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Autore: 50shadesofLOTS_Always    15/07/2015    1 recensioni
Stüttgart. 870 km a nord da Firenze. Due ore in aereo per perdonare qualcuno in una stanza d'ospedale. Due settimane per dirsi addio...
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Un amore piú forte del Destino'
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La camera patronale é stata in parte bloccata con nastri gialli adesivi. Resto fuori dalla porta,osservando i poliziotti esaminare la scena. Mi avvicino al comandante << Mi scusi,sono la Dottoressa Nocentini. Sono la tutrice legale dei bambini,i figli della Signora Rossi... - ci stringiamo velocemente la mano - Crede che si tratti di suicidio? >> chiedo con la bile che mi sale per l'espfago << Beh... Non ci sono prove che smentiscano ciò. Inoltre il movente é chiaro... >> << La morte del marito... - finisco la frase al suo posto - Posso dare un'occhiata alla casa? >> chiedo con discrezione << Sí,certo. Dottoressa,volevo informarla che forse i miei agenti potrebbero farle delle domande >> << Nessun problema. Il prima possibile,visto che dovrei tornare a Stüttgart per lavoro... >> dico seria << Sarà fatto >>. Mi allontano silenziosamente ed inizio a dare uno sguardo all'appartamento. Entro nel bagno ed osservo le mattonelle di un intenso color azzurro,che ricoprono il pavimento e le pareti. Mi avvicino allo specchio e vedo il mio riflesso,immaginando Marco appena dietro di me con un sorriso a fior di labbra. Mi volto,ma ovviamente non c'é nessuno. Sospiro e cerco di non guardare il mio pessimo aspetto. Ho le occhiaie evidenti e gli occhi gonfi per il pianto. Per non parlare della sensazione delle membre intorpidite,come se fossi ferma da giorni. Torno lungo il corridoio ed entro nella stanza di Andrea ed Anna. Una camera grande con due letti singoli ai lati opposti. Una grande porta finestra da' su un piccolo terrazzo e un armadio di modeste dimensioni,occupa buona parte di una parete. Cammino sulla moquette,osservando i giocattoli messi in ordine e le foto sui comodini e sul grande cassettone. Mi avvicino ad esso guardo le foto. Vedo Marco che li stringe a sé in compagnia di Elisa e dietro di loro,c'é l'entrata di Mirabilandia. In un'altra invece sono a Disneyland Paris,nel castello delle Principesse ed Anna é vestita come Belle. L'abito giallo-oro le dona davvero mentre Marco la tiene per mano e la guarda con amore. Mi lascio sfuggire un secondo sospiro mentre esco dalla cameretta.

*****

Dopo un breve interrogatorio,i poliziotti se ne vanno portando con sé il corpo silenzioso di Elisa. Guardo Andrea ed Anna prima di circondarli con le braccia mentre si stringono attorno alle mie gambe. Laura mi si avvicina << Che farai adesso? >> << Li porterò con me. Non posso abbandonare il mio posto a Stüttgart... - lei annuisce,posandomi una mano sulla spalla - E poi restare qui a Firenze,sarebbe una tortura perfino per loro... >> rispondo cercando di evitare i suoi occhi << Lo sai,per qualsiasi cosa... Puoi chiamarmi anche alle quattro di mattina >>. Ci sorridiamo prima che mi lasci sola con Andrea ed Anna,in questo appartamento silenzioso. Li guardo << Venite,devo dirvi una cosa >>. Entriamo nella loro cameretta e lascio che si siedano su uno dei letti mentre mi chino di fronte a loro. Andrea mi guarda con intensità,sapendo già le mie prossime parole << Sentite... Io ho fatto una promessa al vostro papà >> esordisco << Che promessa? >> chiede Anna con la sua voce infantile,quanto tenera << Ora,i vostri genitori sono in un posto migliore di questo. Ecco,perché il vostro papà mi chiesto di badare a voi... Però per farlo,devo portarvi con me >>. Sento come un grande macigno sul cuore << E dove andiamo? >> << Andiamo in un altro paese,che si chiama Germania. Nella città di Stüttgart,dove io ho un posto di lavoro >> dico cercando di spiegarmi nel modo piú delicato possibile << Non torneremo piú a Firenze? >> chiede Andrea << No. Però se vorrete,vi ci porterò per le vacanze... - abbassano lo sguardo mentre sfuggono loro delle lacrime,che porto via con una carezza - Lo so che sembra spaventoso,ma vi assicuro che vi troverete bene... Andrete a scuola e vi farete tantissimi nuovi amici >> << E Stutcar é un posto bello? >> domanda Anna sollevando i suoi smeraldi. Sorrido << Sí. Ci sono tanti parchi dove poter giocare e tanti negozi >>. Lei sembra accennare ad un sorriso,rincuorata forse nel sapere che non sarà sola << E quando partiremo? >> << Partiremo domani pomeriggio. Ho già prenotato un volo... Ma dovreste preparare le vostre cose >> dico rivolta soprattutto ad Andrea << Possiamo portare i peluche? >> chiede Anna ed io le accarezzo i capelli << Certo,però lasciate anche dello spazio per i vestiti... >>.

Li osservo per un attimo prima di lasciarli nella loro stanza a preparare gli zainetti. Continuo il mio giro della casa e comincio a prendere diverse foto sui mobili in salotto. Quelle coi bambini ed una del matrimonio per portarle con me. Voglio che conservino un buon ricordo di loro. Il resto delle fotografie le lascio al loro posto. Mentre sistemo le cornici nel mio zaino,mi soffermo a guardare Marco vestito da sposo. Accarezzo il suo volto,impresso nella carta e nascosto dietro ad un pezzo di vetro. La giacca nera ed elegante ed il papillon gli danno un'aria quasi aristocratica. Sorrido togliendo il dito dal suo volto e metto la foto nello zaino. Poi con riluttanza,entro di nuovo nella camera padronale. L'odore di sangue é ancora palpabile nonostante abbiano pulito. La luce filtra dalla finestra,leggermente oscurata dalle tende di lino bianche. Guardo la stanza,quasi impietrita prima di avvicinarmi al letto dove vi é adagiata una maglietta da uomo. La afferro mentre la stoffa fredda si arriccia sotto la presa delle mie dita. Porto l'indumento vicino al viso,inspirando profondamente il profumo caratteristico di Marco. Un profumo che sa' di casa. Di menta e di caffé. Piego la maglietta infilando anche quella nello zaino. Mi sento una ladra,ma ho bisogno di qualcosa che sia suo. Apro l'armadio solo per curiosità,osservando gli indumenti appesi alle grucce,stirati con cura. Noto diversi completi giacca e cravatta,alcune tute e gli abiti di Elisa. Abiti modesti,ma pratici ed adatti a tutti giorni. Ma in particolare una felpa cattura la mia attenzione. Nera,di taglia enorme e con una scritta sulle spalle "Marco Rossi". Sotto il numero 4,quello della sua maglietta di quando giocava a calcio. E sul petto,la classe delle medie. Ho anch'io una felpa simile. La facemmo fare come ricordo delle medie. Tutti i membri della classe ce l'hanno,ognuna personalizzata. La tolgo dalla gruccia,la indosso in fretta come per paura di essere scoperta. Non so nemmeno cosa sto' facendo, ma una volta chiusa la zip mi lascio scivolare a terra,sedendomi sulla moquette. Improvvisamente,il peso di tutto il mondo sembra crollarmi sulle spalle. Il tempo perde di significato,la situazione e il luogo in cui mi trovo sembrano paranormali. Estranei a me,tranne la felpa che indosso ancora impregnata del profumo di Marco. Non so nemmeno se quello che sento,sia un'immaginazione. Resto secondi o meglio minuti,che sembrano ore,seduta sul pavimento col viso affondato nelle maniche della felpa che mi rientra almeno due volte. La morte di Marco mi ha strappato qualcosa nel profondo ed ora,questa felpa sembra l'unica cosa che possa  rattoppare quello squarcio. É morto da sole dodici ore e già mi manca. I suoi gesti,le sue parole dell'ultimo giorno che ha vissuto mi tornano in mente e si sovrappongono a vecchi ricordi lontani,nel tempo e nello spazio. 

Ti avrei sposata se le cose fossero andate diversamente. 

Mi lascio andare al pianto. Un pianto liberatorio. Non piangevo cosí da anni. Non piangevo cosí dagli anni del liceo,quando mi separai da Marco. Ora non lo vedrò mai piú per davvero. Questo solo pensiero alimenta a vecchie e nuove immagini di lui,come se su un fuoco ci butti la benzina. Il turbine di ricordi nutre a sua volta il mio dolore,che già ha provocato una voragine dentro di me. Mi sento vuota,completamente. Dopo interminabili minuti,il mio respiro si placa. Mi asciugo il viso con le maniche dell'enorme felpa e mi alzo in piedi. Faccio per chiudere l'armadio,ma noto una scatola da scarpe di un giallo pallido,sbiadito. La prendo e mi inginocchio di fronte al letto,poggiando la scatola sul materasso. La apro e dentro trovo altre foto. Molto piú vecchie. Prendo la prima del mucchio. C'é Marco vestito discretamente ed un capello da laurea in testa,che sorride davanti al Battistero di Firenze. Le guardo velocemente e noto che diverse sono di quando eravamo ragazzini,durante le gite o le uscite scolastiche << Puoi prenderle,se vuoi >>. La voce di Andrea mi fa' sobbalzare. Lo guardo << Andrea,mi hai spaventata... - lui mi guarda ed accenna ad un sorriso - Se non ti da' fastidio,le prenderei volentieri... >>. Lui sorride un pò di piú << Puoi prendere anche le foto incorniciate. Nonna Paola le ha giá in duplice copia,perciò non ci sono problemi >> fa' spallucce << Okay... >> mormoro un pò sorpresa dalle sue parole << Vado a prendere le altre foto... >> annuncia dandomi le spalle << Aspetta... - lui si volta di nuovo verso di me - Tua nonna,Paola é qui a Firenze? >> << Certo. Se vuoi,la puoi chiamare. Anche se credo che l'abbiano già informata... >> dice tristemente prima di allontanarsi in salotto.

****

Quando ho trovato un grosso trolley nell'armadio ho subito proposto ai bambini di usarlo per i vestiti,dando loro la possibilità di portare il resto dei loro giocattoli o almeno,quello che desiderano. É già abbastanza difficile doverli portare in un luogo diverso da Firenze. Mentre ripiego con cura uno dei maglioncini di Andrea,qualcuno suona alla porta. Li lascio continuare con la valigia e mi alzo dalla moquette, avviandomi alla porta. La apro e resto di sasso. Una donna che conosco bene mi osserva altrettanto stupita di vedermi,coi suoi occhi nocciola. Ha i capelli ingrigiti rispetto al bel castano che ricordavo e ci sono alcune rughe,ma niente che sconvolga l'immagine che avevo di lei. Lei,Paola. La madre dell'uomo che amo e da cui ha ereditato quegli occhi caramello << Paola... >> sussurro mentre lei si porta una mano alle labbra << Oh,Gesú... Giada... >>. Ci abbracciamo per farci forza. Ci stacchiamo e mi accarezza le braccia,notando la felpa di molto tempo fa che avrà lavato diverde volte tempo addietro. Mi sorride comprensiva,carezzandomi il viso con fare affettuoso. La invito ad entrare quasi in silenzio e la osservo posare la borsetta sul tavolo della cucina << Ti offrirei qualcosa,ma... Non é casa mia e... >> farfuglio cercando di non piangere. Rivederla é come vedere Marco,cosí come ogni volta che guardo Andrea << E ci viveva Marco... >> conclude al mio posto con un sorriso agrodolce. Annuisco incapace di dire una sola parola di piú mentre si avvicina ad un credenza per prendere un bicchiere e riempirlo con dell'acqua fresca. Me lo porge << Grazie... >> dico prendendolo con mano tremante. Lo poso subito per evitare di farlo cadere,indietreggiando per sedermi su una delle sedie poste intorno al tavolo << Oh,cara... - mormora sedendosi di fronte a me   - Tu eri ancora innamorata,non é cosí? >> << Paola,ho cercato di salvarlo... Ho fatto tutto quello che era in mio potere,ma non é bastato... >>. Esplodo in un pianto,ancor piú straziato di quello che ho avuto nella stanza matrimoniale << Lo so,ma ci sono cose che non si possono evitare... >> dice posando una mano sulla mia. La guardo << Gli ho promesso che mi sarei presa cura di Andrea ed Anna,ma io... Io non so se ce la faccio. Non so cosa significhi essere mamma... - cerco di respirare fra i singhiozzi - Ogni volta che guardo Andrea,lo rivedo... Mi sembra di aver perso il controllo della mia vita,come se fossi diventata pazza... >> << Giada,se ti ha chiesto di farlo significa che ti riteneva all'altezza... E il fatto che Andrea gli somigli,dovrebbe farti forza... - mi porge un fazzoletto - So che non é facile per te,ma so che Marco non avrebbe affidato a chiunque i suoi bambini... >> << Sai cosa mi ha detto? Che mi avrebbe sposata se le cose non fossero andate cosí... E quando... Quando ho trovato Elisa,mi sono sentita uno schifo. Gliel'ho portato via... >>. Abbasso lo sguardo,liberando le lacrime che ormai mi gonfiavano gli occhi << No,no,no... Non pensarlo nemmeno... - sussurra sollevandomi il mento - Ho sempre cercato di riportarlo da te,perché volevo di nuovo quel Marco dodicenne quando tornava a casa e mi parlava di te. Ogni pomeriggio,dopo scuola mi raccontava quello che disegnavi. Diceva che avevi le mani d'oro e gli si illuminavano gli occhi quando pronunciava il tuo nome. Non so se era innamorato inconsapevolmente,ma non avevo mai visto il mio bambino cosí felice... - dice stringendomi una mano fra le sue - Tu sai quanto poteva essere testardo ed orgoglioso. Non sai le litigate per invogliarlo a chiamarti... Dopo un pò,smise di rispondermi. Ma io continuai ad insistere,di piú ogni volta che si vedeva con Elisa. Non che non fosse una brava ragazza,ma lo vedevo che non era davvero contento... - racconta con triste nostalgia nella voce - Una volta mi guardò dritta nelle pupille e mi disse "Le ho fatto del male e tornerà piú indietro"... Ora mi ripeto,che dovevo insistere ancora nonostante le sue parole... >>. Tiro su col naso,asciugandomi gli occhi << Pensi che sia normale amare la stessa la persona per quattordici anni ed oltre? Pur senza vederla o senza nemmeno sapere dove sia... >> << Chi può dirlo... - fa' spallucce - Io so solo che mi sarebbe piaciuto averti come nuora... >> risponde facendomi arrossire. << Però l'ha amata davvero per un pò... - torno seria - Non ci si sposa per affetto >> dico quasi confusa << Io non lo so se l'ha amata davvero. So solo che tu lo ami ancora... >> << É morto >> bisbiglio con amarezza << No. Non se lo credi davvero... >> dice con vaga speranza nelle parole,come se da un momento all'altro potesse comparire sulla soglia della porta << Tuo marito,Paolo? >> << Se n'è andato qualche anno fa. Due mesi dopo il matrimonio del nostro Marco... >> dice con rammarico << Mi dispiace tanto... >> rispondo frettolosamente con voce contrita << Senti,dove porterai i miei nipotini? Nella tua terra,immagino... >> chiede con curiosità per cambiare discorso. O forse paura << Sí,a Stüttgart. Due ore di volo... Posso pagarti il biglietto quando avrai voglia di venirli a trovare. Io potrò portarli in Italia solo per Luglio ed Agosto a causa del lavoro e delle regole statali >> dico sollevando le mani con impotenza << Andrà benissimo... - dice con un sorriso - Un'altra cosa. Domani dopo la cerimonia,faremo cremare Marco. Diceva di volere cosí... Se vuoi,possiamo dividere le ceneri e puoi portarle con te... >>. Annuisco nonostante il nodo alla gola nel parlare di cremazione << Sí... Grazie >>. Le parole mi escono flebili,quasi un sussurro leggerissimo. Improvvisamente,Andrea appare sulla porta della cucina << Nonna! >> << Andrea,piccolino >> esclama mentre le si getta fra le braccia,seguito da Anna. Li osservo con un lieve sorriso mentre mi stringo nella felpa.

Finisco di sistemare l'ultimo indumento di Anna e chiudo la zip del trolley,per poi metterlo in piedi sulle rotelle facendo attenzione a non smuoverlo troppo. Avendo messo le foto,quasi costretta da Paola,ogni volta temo che si rompano le cornici. Nonostante le rassicurazioni della donna,mi sento di aver svaligiato l'appartamento della proprio vitalità << Ecco fatto >> sorrido ai bambini e a Paola,che mi ha aiutato a sistemare la valigia. Della cameretta sono rimasti solo i mobili. Diverso indumenti dall'armadio di Marco sono scomparsi a causa mia e di Paola. Ci siamo guardate,convinte di essere accusate di non saper staccarci da lui. Mi é sembrata una situazione assurda ed ancora mi sento a disagio,solo a ripensarci << Visto che partite domani pomeriggio,dopo la funzione... Perché non venite a casa da me? >>. Anna mi guarda con un'espressione da cucciolo << Possiamo andare da nonna? >> << Ma certo! Non sono domande da farsi... >> rispondo cercando di essere allegra. Paola ridacchia ed usciamo dall'appartamento.

*****

Dopo cena,mentre i bambini guardano i cartoni animati,Paola mi fa' cenno di seguirla. Abita ancora nell'appartamento del terzo piano in un paesino poco distante da Firenze. Il paesino dove ho vissuto la mia infanzia ed adolescenza. Lo stesso appartamento dove ho condiviso momenti memorabili con Marco. La seguo,osservando che tutto,dal tavolo in legno della cucina al divano nero in pelle,é al proprio posto come la prima volta che lo vidi. Scendiamo una piccola scaletta e ci ritroviamo in una sorta di secondo appartamento,che fungeva piú che altro da ufficio. Paolo era una banchiere,ma spesso Marco "abusava" di questo spazio,usandolo come bottega di un artista. Mi guardo intorno e noto che la scrivania,il cavalletto ed i mobili piú ingobranti sono stati coperti da grossi teli bianchi,su cui risalta lo spesso grigiore della polvere che svolazza quando Paola,toglie il panno dal cavalletto. Lí sopra,c'é ancora un disegno affisso. Un disegno incompleto che ha tutta l'aria di un ritratto,compiuto a carboncino. La tecnica preferita da Marco. Osservo meglio il disegno e noto che il ritratto mi somiglia << Ogni volta che veniva a trovarmi.si chiudeva qui dentro e lavorava a questo ritratto. Si arrabbiava di volta in volta,poiché gli anni passavano e lui non sapeva come fossi diventata... Mi diceva che avrebbe voluto avere una tua foto piú recente,solo per il gusto di vedere se eri cambiata come si aspettava... Lo puoi portare con te,se vuoi >> dice sfiorandomi un braccio << Ti sto' derubando praticamente. >> dico con lieve sarcasmo << Ho già le foto del suo matrimonio e dei bambini. Ho ancora i suoi vestiti,quelli che usava quando tornava da me di tanto in tanto. Un disegno non mi cambierà certo la vita... >> risponde con un sorriso ancor piú caloroso.

Mi accerto che siano al caldo sotto le coperte mentre dormono sul divano,rannicchiati l'uno contro l'altro come a volersi consolare. Li osservo ancora un attimo prima di seguire Paola in una vecchia cameretta. Una cameretta che ricordo bene ed anch'essa non é mutata << Ho pensato che ti avrebbe fatto piacere dormire qui... Cosí ho cambiato le lenzuola e ti ho preparato il letto. Spero che dormire dove un tempo dormiva lui,riesca a farti stare meglio... - mormora porgendomi un pigiama,che presumo usasse Marco,vista la taglia sull'etichetta - Buonanotte,cara... >> << Buonanotte,Paola... >> dico prima di spogliarmi. Mi avvio nel piccolo bagno,legandomi i capelli in una crocchia improvvisata entrando nel box doccia,uscendone piú rilassata. Mi metto il pigiama e sorrido vedendo che mi sta grande, tanto che la scollatura a v sembra piú profonda di ciò che é in realtà. Per un istante,immagino come il pigiama dovesse stare su Marco. Sospiro, cercando di non pensarci e mi infilo sotto le coperte dopo aver spento la luce,entrando poi in un sonmo tormentato da incubi e rimorsi.

 

 

 

   
 
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