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Autore: Toms98    15/07/2015    0 recensioni
Un cavaliere di drago comandato dagli istinti e un'erede al trono dal cuore di ghiaccio si uniranno per riportare la pace nel regno di Urigan, ma intrighi e trappole sono dietro l'angolo. E un oscuro mistero aleggia a corte...
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Poi l’occhio cadde sulle sette righe indicategli poco prima dal Mastro Bibliotecario. Era scritta quella che a prima vista pareva una profezia insensata:
Quando colui che porta il fuoco nel sangue
E colei che porta il ghiaccio nel cuore
Uniranno le forze, la pace tornerà.
Ma per ottenere ciò
Il cuor di lui di fuoco si riempirà
Il sangue di lei di ghiaccio sarà
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[STORIA IN GARA PER IL CONCORSO THE ANCIENT TALES (http://freeforumzone.leonardo.it/d/11055156/The-Ancient-Tales-Contest-Fantasy-Pacchetti-Immagini-/discussione.aspx)]
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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LA BAMBINA
Il cielo era sferzato da un forte vento. Fortunatamente per Zondur, spirava nella direzione a lui propizia. Nonostante la possibilità per lui e Calamicus di riposarsi, entrambi andavano al massimo della loro potenza. Era forse questo che li aveva uniti, la loro istintività e iperattività, o forse semplicemente il destino. Una nuvola incrociò il loro volo, ma fu completamente spazzata via dal muso affusolato del rettile. Solo in quel momento, uscendo dai brandelli di nuvola, il cavaliere si accorse che stava per sorgere il sole. Le prime luci del mattino illuminarono poco a poco le squame color rubino. Quella luce fece intuire all’uomo di aver percorso già un bel po’ di miglia durante tutta la notte. Non sapeva abbastanza bene quanto fosse distante la città principale di Urigan, né aveva pensato di dover fare un piano di volo.
Stava volando più basso quando la città di Helakt si stagliò all’orizzonte. Una semplice cittadina del regno di Urigan a prima vista, ma in realtà era la città più potente del regno, fredda e circondata da montagne, incastonata in una valle scavata da un ghiacciaio. Si era sempre chiesto come facessero a vivere così al freddo quegli stupidi abitanti di un freddo Paese. Le alte mura innevate furono la prima cosa che riuscì a mettere a fuoco, il grande palazzo del potere fu la seconda, e dopo una ad una tutte le strane case, profondamente diverse dalle case di mattoni del suo regno. Queste case erano tutte in roccia lavorata, con un tetto spiovente di un qualche tipo di legno, quercia a giudicare dalla grande quantità di alberi che circondava la cinta muraria.
Atterrò in uno spiazzo all’interno vicino ad una delle porte principali ad una tale velocità che le sentinelle, lanciato l’allarme appena visto il drago, non fecero neanche in tempo ad armarsi che lui aveva già mostrato il sigillo di Lord Wiser. << Poteva anche aspettare fuori, tanto che fretta c’è? >> gridò una delle sentinelle, mentre lui scendeva dall’esile corpo affusolato. Lui si limitò a sbuffare. Non aveva certo tempo da perdere con dei semplici soldatini, quindi la ignorò semplicemente, mentre Calamicus riprendeva quota per accamparsi nella boscaglia. Zondur si diresse verso la prima persona che trovò sulla sua strada, una signora con una decina di anni in più di lui e un bambino al seguito. << Scusi, sa dirmi dove si trova la casa della bambinaia? >> mentre diceva la frase si diede dello stupido da solo, avrebbe almeno potuto chiederne il nome. << Sta parlando di Eletria, straniero? >> chiese la donna sorridente. Zondur odiava essere chiamato straniero, ma mandò giù il magone e si sforzò di non sfogarsi. Lei le indicò gentilmente una casupola lì vicino, lui la ringraziò sommariamente e si diresse a passo svelto verso l’anonimo edificio, identico in tutto e per tutto alle case lì vicino.
Bussò potentemente alla porta. Ad aprirgli venne la bambinaia, una donna anziana e senza un po’ di denti, che si reggeva con un bastone. Non appena vide Zondur, capì subito quello che stava per succedere. Lasciò entrare l’uomo in casa, poi disse: << Mi dispiace, ma la persona che cerca è al mercato. Tornerà a breve. Posso offrirle qualcosa? >> Senza pensarci due volte Zondur chiese un bicchiere del primo distillato che la vecchietta avesse trovato. Aspetto lì per almeno un’ora, mentre la bambinaia spiegava che l’erede da lui cercato era molto schivo e riservato, e non parlava mai con nessuno, nemmeno con lei, ad eccezione di poche frasi.
Finì il discorso quando qualcuno entrò dalla porta di casa. << Sono io! >> disse con un filo di voce angelica la persona dietro di lui. Zondur si voltò e vide una fanciulla dal corpo esile come un filo d’erba, di carnagione bianca come mai aveva visto. Le mani, esili e piccole, sbucavano fuori da una vestaglia marrone che indicava la povertà della famiglia in cui viveva. Il viso, dai lineamenti delicati, era circondato da un caschetto di capelli lisci e neri, con sfumature blu. Gli occhi erano azzurri come mai aveva visto, e sotto gli occhi si delineava un piccolo naso appuntito, e sotto ancora due sottili labbra rosa facevano da conclusione al viso più bello che Zondur avesse mai visto. Non riuscì a trattenere la sua mascella e spalancò la bocca stupito.
<< Salve! >> si limitò a dire la ragazzina, poi consegnò i panieri alla bambinaia e si mise a sedere di fronte all’uomo.  Nessuno stupore e nessuna proccupazione trasparivano da quel viso. << Ok, sarò veloce e preciso. Lei non è tua madre o comunque chi credi che fossero i tuoi genitori non lo sono veramente. Tu sei figlia dei re deceduti ormai da anni ed io ho il compito di accompagnarti fino al giorno del tuo insediamento a palazzo. >>
Un minimo di stupore si percepì da quello sguardo di ghiaccio, subito coperto da un altro tentativo di rimanere inespressiva. Zondur segnò mentalmente la sua paura per le emozioni, poi si alzò e ordinò alla ragazza di farsi trovare un’ora dopo davanti al palazzo.
Lui si diresse a grandi passi verso il palazzo e chiese del lord. << L’ha trovato? >> chiese l’uomo, visibilmente emozionato. << Spero non sia un problema, ma è una ragazza >> L’uomo parve deluso, ma poi tornò a sorridere. << Sempre erede è! Certo che un maschio avrebbe reso tutto più facile… >> il lord pensò un po’, poi chiese, anzi pregò: << So che non faceva parte degli accordi, ma le chiedo di rimanere qui finché la ragazzina non sarà in grado di governare. >>
<< Significa ancora per tre mesi? >> chiese con una sottile nota d’indispezzione il cavaliere.
<< La pagherò quanto vorrà! >> disse il nobile, recitando pari pari le quattro paroline magiche che fanno fare ad un mercenario qualsiasi cosa. Zondur sorrise ed accettò la modifica al patto. Dopo un paio di minuti arrivò anche l’erede. << Salve, maestà. Il consiglio è quasi incominciato, ma lei non può presentarsi così. Non è adatto alla futura regina. A proposito, come si chiama? >> chiese servizievole Wiser, condendo il discorso con inchini, baciamano e riverenze varie. La ragazzina parve non gradire tutta quella servilità da parte di un uomo molto più grande di lei, ma la sua faccia non lo diede a vedere. Piccoli gesti facevano capire come si comportava, talmente piccoli che solo un uomo abituato ai dettagli come Zondur poteva percepire. La ragazza ci mise un bel po’ a rispondere, ma alla fine disse con voce quasi celestiale: << Alaya >>.
Qualcosa si mosse dentro Zondur, come era già successo prima, quando l’aveva vista. Qualcosa che lui non sapeva spiegare. La scortò all’interno dell’enorme palazzo fino alla rampa di scale che portavano agli alloggi regali. Nel frattempo, Lord Wiser aveva comandato ad una servetta di seguire la ragazza, per poi accompagnare il cavaliere nella Sala del Consiglio.
Una grande sala si aprì dinanzi ai suoi occhi. Alta almeno quattro metri, larga altrettanto e lunga il doppio, la sala conteneva un tavolo semicircolare a cui si stavano sedendo vari uomini, tutti vestiti come il lord che lo aveva accompagnato lì. Davanti al semicerchio era posto un seggio, finemente intagliato sui lati con scene di battaglia. I due erano in piedi dietro le sedie, sul lato a sinistra del seggio. Wiser, una volta che tutti e nove i suoi colleghi si furono seduti, li additò uno ad uno e comunicò i loro nomi a Zondur. << Quello più distante è Lord Jinax, molto amico dei vecchi regnanti. Lui non dovrebbe darci problemi. Gli altri invece sono tutti abbastanza soddisfatti dal comando di Lord Oronak, quello al centro. I due ai suoi lati sono i suoi leccapiedi, Lord Poltum e Lord Solant. Fra Solant e Jinax ci sono Lord Contanor e sua moglie, Lady Enelia, che fa parte anche lei del Consiglio. Dall’altra parte abbiamo nell’ordine Lord Thomer, Lady Anety e Lord Leenard. >>. Zondur notò che tutti i posti erano stati occupati, quindi chiese al lord dove sedeva lui. << Vedi, i posti non sono fissi. Nove di noi stanno seduti, mentre uno resta in piedi e presiede la riunione. Solo un posto è fisso, quello di Oronak. >> rispose con un po’ di rabbia il lord. << E quando deve presiedere lui? >> chiese l’uomo. Wiser lo guardò, facendogli capire che Oronak non presidiava mai, poi si diresse verso il centro della stanza.
<< Mylords e myledies, sono qui per portarvi una grande notizia. >> cominciò sicuro, gesticolando con le mani << Ho ritrovato una lettera datata diciassette anni fa e firmata dal re in persona. >>
<< Come fa ad essere sicuro che è stata scritta dal re? Chiunque potrebbe aver falsificato la firma. >> chiese Lord Polton.
<< Certo, la firma è falsificabile. Ma non il sigillo reale che porta questa busta. >> disse mentre mostrava la ceralacca sulla busta. << Questa può essere fatta solo con l’Anello Regale. Anello che è consegnato da guardie esperte al re solo il giorno dell’incoronazione. Nessuno può averne accesso, anche per il fatto che le suddette guardie sono conosciute solo dal re in persona! Ciò porta, almeno che qualcuno di voi non abbia corrotto tutte le guardie del palazzo, che nessuno di noi può aver scritto di suo pugno questa lettera con l’intento di ingannarci. >>
<< Cosa è scritto in quella lettera, Lord Wiser? >> chiese Anety, una delle persona più curiose di quella stanza.
<< E’ una lettera in cui il re comanda a Eletria, la bambinaia sulla via principale, di allevare e accudire nel massimo segreto la figlia della regina. Nella lettera non è specificato se sia figlia anche del re o meno, ma secondo le leggi è comunque considerata erede del trono regale. >>
<< Concordo in pieno! >> disse Jinax con un marcato accento francese << Dobbiamo andare subito ad assicurarci della sua salute. >>
<< Non ce n’è bisogno. Sono andato fino nel regno di Sirozuff per assoldare un mercenario che potesse trovarla e portarla da noi. Zondur, del gruppo di cavalieri di drago più noto al mondo: i Falchirossi. >> Detto ciò indicò con un gesto l’uomo, che avanzò di qualche passo. Nella sala scoppiò il caos. I leccapiedi di Oronak gridavano allo scandalo, mentre gli altri generalmente esprimevano solo la loro opinione, ma ad un tono di voce sbagliato per un consiglio. Solo l’aspirante re Oronak stava silenzioso, mordendosi il labbro. Il vociare continuò, con Wiser che provava a riportare l’ordine, fin a quando Alaya non fece il suo ingresso nella stanza.
Portava un mantello bianco manicato e orlato con pelli di ermellino. Al collo aveva una sciarpa grigio chiaro annodata a formare una treccia che portava dietro il mantello. Un corsetto azzurro le copriva il busto fino alla sciarpa, mentre una cintura le teneva fermo il mantello alla vita. Un paio di pantaloni corti e chiari copriva un altro paio blu notte sotto. Ai piedi portava degli stivali argentati.
Wiser si avvicinò alla ragazza e la invitò a sedersi sul trono. Lei vi si adagiò titubante, osservando uno ad uno i lord nella sala. Una guardia si avvicinò alla giovane e le porse un diadema in cui era incastonato un raro rubino di colore blu. Weiser si schiarì la voce, quindi affermò, ben attento ad usare un tono di voce molto alto: << Lunga vita alla principessa Alaya! >>.
   
 
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