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Autore: Black_92_e_Hale_95    20/01/2009    3 recensioni
Ff a 4 mani. La storia narra di due "ragazze", ognuna con un segreto che non può essere svelato
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jacob Black, Jasper Hale, Nuovo personaggio
Note: OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Ciao, sono Sabrina, l'altra scrittice

Ecco anche la mia parte ^_^

Spero vi piaccia =)

 

 

La notte ha una limpida luna piena, un’ insolito silenzio regna per le strade.

Io sono seduta su una delle tante tombe del cimitero, in attesa del vampiro di turno, che sembrava non volersi far vedere.

Intanto giocherello, ormai spazientita da tanta attesa, facendo dondolare le gambe.

Scusate, non mi sono presentata, mi chiamo Kayla Wood, ho sedici anni e sono un’ammazzavampiri.

Di recente, appena ieri mi sono trasferita con il mio osservatore, in questo sputo paese, invece che a Seattle, meta che io avrei preferito a questo mini paese chiamato Forks, dove vedere il sole sembra sia un evento più  unico che raro.

La cosa più assurda è che non vi sembra ci siamo vampiri, almeno per ora non ne ho incontrati, ma il signor. Jenkins mi ha comunque spedita a fare la ronda, anche se è la più noiosa che abbia mai fatto.

Ormai sono quasi le tre, dato che non c’è nessun vampiro in vista e domani ho il primo giorno di scuola, scendo dalla tomba, successivamente raccolgo la borsa, per poi avviarmi a passo svelto verso casa.

Arrivati davanti casa, infilo la chiave nella serratura,  cercando di fare il minor rumore possibile, per quanto mi riesca, entro e, altrettanto delicatamente, mi chiudo la porta alle spalle.

Attraverso il salone per imboccare le scale, attenta a non fare neanche il più piccolo rumore, svoltando poi a destra diretta verso la mia camera.

Vi entro, la camera non è troppo piccola, contiene quello che io considero lo stretto necessario, un letto ad una piazza e mezza, un armadio che vi è posto di fronte,  una scrivania con sopra qualche cd ed il portatile, il resto delle cose sono ancora da sistemare.

Indosso il pigiama e vado a dormire, domani mi aspetta una delle prove più dure: il primo giorno in una nuova scuola.

 

*********************

 

La sveglia sta suonando, mi sforzo di staccarla e di alzarmi.

Una volta in piedi, vado dritta in bagno per assicurami l’ acqua calda e faccio una doccia veloce.

Terminata la doccia, mi avvolgo un asciugamano, successivamente mi avvicino allo specchio, dove noto che le occhiaie, da poco sonno che si fanno notare in una maniera terribile, soprattutto data la mia carnagione chiara, mi affretto ad asciugare i capelli, che lego velocemente in una coda alta, mi dirigo in fretta nella mia camera, cambiandomi il più veloce possibile, dato che dovrò andare a piedi, non mi va di tardare già al primo giorno.

Arrivata in cucina trovo il signor. Jenkins che sorseggia il suo solito thè, mentre distrattamente legge il giornale.

Quando si accorge della  mia assonnata presenza mi saluta con uno svelto “Buongiorno” per poi riprendere il giornale.

Io, intanto, afferro a volo una tazza di caffè con tanto zucchero, l’ unica cosa che mi può aiutare contro una sonnolenza come questa.

Saluto e mi affretto a varcare la soglia di casa.

Osservo malinconica il cielo, talmente nuvoloso che sembra voglia far piovere da un momento all’altro, a malincuore scaccio di restare a casa e mi affretto ad avviarmi verso scuola.

Percorro le strade di quel mini paese, notando quando faccia freddo e quanto io sia stata stupida a  non mettere qualcosa di più pensante di una semplice maglia a maniche lunghe di cotone.

Raggiungo, non senza difficoltà, la mia meta.

L’edificio appare strano, oppure dovrei dire gli edifici, dato che sembra una piccola schiera di casette con i mattoncini rossi.

Mi dirigo verso il primo, che sarebbe dovuto essere la segreteria, almeno il cartello che vi è affisso così dice.

Apro la porta, successivamente entro dirigendomi ad una scrivania, dove dietro sembra ci sia una donna con folti capelli rossi e spessi occhiali.

“Posso esserle di aiuto?” mi chiede in un tono assolutamente neutro, come se l’avesse posta già tante volte da trovarla quasi stancante

“Sono Kayla Wood, sono nuova” le risposi leggermente impacciata.

Subito la vidi provvedere a passarmi l’orario delle lezioni ed una piantina della scuola.

Raccolgo le due cose, la ringrazio e mi affretto ad andare in classe, tentando goffamente di mettere al sicuro sia l’orario che la cartina all’interno della mia caotica borsa.

Affrettandomi ad andare alle lezioni.

 

*********************

 

Terminate le lezioni, a mio parere molto barbose ma in ogni caso avrei dovuto seguire tutto con attenzione.

A parte la noia, era filato tutto liscio, i soliti compagni che si presentano e fanno domande, le solite oche pettegole che non vedono l’ora di farti venire il mal di testa con i loro gossip, di cui stranamente a te non importa niente, insomma come ogni scuola che si rispetti.

Mi dirigo verso la mensa, mi procuro qualcosa da mangiare, che il mio stomaco reclama disperatamente, per poi sedermi ad un tavolo libero.

Inizio a mangiare quando noto dei ragazzi all’ultimo tavolo, incredibilmente pallidi e con nessuno difetto apparente.

Anche qui!!! Non pensavo che i vampiri si abbassassero a frequentare il liceo.

Neanche le cacciatrici lo fanno, in effetti, ma a me mi tocca, quindi, devo.

Mi accorgo che uno di loro sta rivolgendo lo sguardo verso di me, per poi sussurrare qualcosa ad una ragazza che gli è accanto, con corti capelli castani, molto bassina, dalla pelle spaventosamente bianca, anche lei sembra essere una vampira.

Li osservo quando mi accorgo che un ragazzo mi si è seduto accanto e aspetta impazientemente che io lo noti, quando gli rivolgo lo sguardo mi saluta sorridendo.

Il ragazzino, non dimostra più di quindici anni, ha i capelli castani e gli occhi del medesimo colore.

“Non ti dispiace se mi siedo qui, vero?” mi chiede, io intanto cerco di ricordare se per caso l’ho già visto, ma proprio non ricordo.

Mi limito a fare segno di no con la testa, per poi tornare a rivolgere lo sguardo verso lo strano gruppo dell’ultimo tavolo.

“Mi chiamo Justin, frequento il primo anno, anche io sono nuovo in questo liceo” continua a dire, apparentemente non notando che io ascolto poco o niente di quello che sta dicendo, almeno ora so perché non ricordavo di averlo mai incontrato.

“Tu come ti chiami?” mi chiede.

Anche se non ho molta voglia di chiacchierare, controvoglia mi volto verso di lui

“Kayla Wood, secondo anno” gli rispondo cercando di essere gentile.

Appena finisco di parlare, inizia a farlo lui, di una noia terribile, per fortuna il fatto che ho ancora sonno, mi aiuta a capire poco di quello di cui sta blaterando.

Termino in fretta il pranzo, ascoltando poco di quello che dice Justin, in parte perché i pettegolezzi di Forks non mi interessano, ne ho dovuti sopportare già troppi da parte delle ochette che ho incontrato a lezione.

Mi alzo, lo saluto con un cenno della mano e me ne vado senza attendere una sua risposta, ripongo il vassoio vuoto accanto agli altri e mi affretto ad uscire dalla mensa, prima che il ragazzino mi raggiunga e mi peggiori il mal di testa a suon di barbosi pettegolezzi.

Proseguo il resto delle lezioni e quando alla fine esco dall’ultima aula sono felice che il primo giorno sia finito.

Quando esco nel parcheggio, ovviamente a me tocca andare a piedi, così come sono arrivata, noto che ci sono anche i tipi strani della mensa.

Uno di loro fa segno ad una ragazza, con lunghi capelli castani ed una carnagione molto chiara, di attendere un attimo, per poi vederlo dirigersi verso di me.

Poco dopo mi accorgo che con lui c’è anche la ragazza che sembra un piccolo folletto ed uno invece che sembra enorme.

Non faccio niente per evitarli, resto lì ad attendere, sono per la curiosità di sapere cosa vogliano da me, ed in pochi attimi me li ritrovo di fronte.

“Ciao” mi dice la ragazza con un sorriso luminoso sulle labbra, a cui io rispondo con un cenno della mano cercando di sorridere a mia volta.

Poi noto che si scambiano delle occhiate tra di loro, non mi piace, se sono davvero vampiri, non esiteranno ad attaccarmi.

“Non ti faremo del male” a parlare questa volta è stato il ragazzo con i capelli bronzei.

Gli lancio un’occhiata interrogativa, fingendo di non aver capito a cosa si riferisca, ma non credo che riesca ad ingannarlo.

Ora il suo sguardo sembra indecifrabile, il colore degli occhi è normale, non sono neri, quindi, se è un vampiro non ha sete.

Se mi ucciderà sarà solo perché è un vampiro ed io sono la cacciatrice, il principale obbiettivo di quasi tutti i mostri come lui.

Li vidi scambiarsi altre occhiate tra di loro, sembravano non sapessero come comportarsi.

“Scusa, non ci siamo presentati” disse in tono, che a me sembra falsamente gentile, sempre il ragazzo con i capelli che danno sul rosso.

“Io sono Edward Cullen” prosegue, nel suo tono fastidiosamente melenso

“Lei è Alice, mia sorella” disse indicando la ragazza folletto, che in risposta sorrise nuovamente

“Lui è Emmett” questa volta indicò quello grosso.

“Io sono Kayla Wood” gli risposi accennando un sorriso, per quanto mi venisse forzato.

“Dovremmo parlarti, ma questo non sembra il luogo adatto” continua a dire.

Adesso la faccenda mi puzza molto più di prima.

“Tranquilla, non hai nulla da temere, non siamo come gli altri della nostra specie” mi rispose con un sorriso.

C’è anche una variante dei vampiri? Quelli che vanno a scuola ed accoppano così le loro vittime?

“No, non è come credi” disse.

Qui ebbi l’impressione che stesse rispondendo a ciò che penso, la cosa è strana, davvero strana.

Accetto di seguirli, infondo è preferibile a dover camminare di nuovo a piedi, ma presto attenzione ad ogni loro mossa, anche la più piccola.

Dopo incontro anche una certa Rosalie ed un Jasper, che sembrano essere come loro, a parte la bionda che sembra essere una di quelle oche vanitose.

La ragazza castana, invece, sembra essere umana, anche se data la carnagione molto chiara, non sono sicura che sia così.

Il posto in cui mi conducono sembra attraversare il bosco, non è una normale abitazione di quelle parti, la casa è notevolmente grande e con molte finestre.

Scendo dall’auto, notando che Edward, sta aiutando la sua ragazza a scendere, io non ci bado a loro e vado ad osservare la casa.

La bionda non smette di lanciarmi occhiatacce, devo starle proprio antipatica, dato che essendo anche io bionda ho la fortuna che non hai tu: il cervello.

I vampiri parlano tra di loro, a me non interessa, finchè, non iniziano a ragionare su chi di loro dovrà mangiarmi.

Mi si avvicina Emmett, sembra squadrami, poi vedo che inizia a ridere

“E tu sarei una cacciatrice di vampiri?” mi chiede, senza neppure cercare di nascondere le risate.

“Direi proprio di si” rispondo convinta, lanciandogli un’occhiataccia.

Lo so che effettivamente non ha tutti i torti, sono bassina e piccolina per sembrarlo, ma.. non credo siano affari suoi.

“Pensavo saresti stata più… alta e magari anche muscolosa” continua a dire

“Invece non è così, spiacente di averti deluso” gli rispondo sarcastica

“Perdonalo, noi non abbiamo mai incontrato una cacciatrice, non sapevamo che aspetto avessi potuto avere” si intromette Edward.

Tra loro, lui è quello in cui non riporresti mai la tua fiducia, sembra strano, a volte è freddo a volte no, sembra che risponda ai pensieri delle persone.

Non riesco a capirci più niente in questa faccenda, ho un dubbio soprattutto in merito ad una cosa: perché non hanno ancora cercato di uccidermi?

“Non lo faremo, te l’ho detto, noi non siamo come gli altri vampiri, non abbiamo alcun motivo di odiarti” mi risponde in tono gentile Edward.

Lo squadro ancora più sicura della mia teoria: il belloccio legge i pensieri.

“Indovinato” mi rispose.

“Allora saresti così gentile da evitare di farti un giro panoramico nella mia testa? Non è particolarmente emozionante sapere che qualcuno sente i tuoi pensieri, direi che la cosa potrebbe essere considerata fastidiosa“ gli rispondo con un lieve impeto di rabbia.

“Non è una cosa che posso controllare” afferma con tono fermo e calmo

Alzo gli occhi al cielo spazientita, quando noto che la vampira-folletto gli lancia un’occhiata, alla quale lui risponde.

Cosa gli avrà detto? Non saranno di certo affari miei e non mi interessa.

“Avete capito cosa sono, ora posso andarmene?” gli chiedo, non sopportavo più di stare in quel posto, non mi va di rimanere nella tana dei vampiri.

“Lascia che ti accompagni a casa” mi dice Edward, accennando un sorriso per mostrarsi gentile nei miei riguardi,

“Non serve, camminerò un po’, non potrà farmi altre che bene” gli rispondo cercando di avere un tono gentile nel rifiutare la sua offerta.

Ma sapevo che c’è un altro motivo per la quale ho rifiutato: non mi va di dovergli alcun favore.

Mi volto, senza aggiungere altro e mi avvio di corsa verso la foresta.

Ho come l’impressione che mi seguano, mi volto ma non vedo nessuno.

Improvvisamente sento uno spostamento d’aria ed ho come l’impressione che siano loro, quando sentendo dei rumori provenire dalla parte più inoltrata della foresta, non ho più dubbi, di sicuro qualcosa o qualcuno mi ha seguita.

Spinta da una morbosa curiosità, mi affretto ad andare nel punto in cui ho sentito i rumori.

Poi sento uno sparo, di sicuro non è nulla di buono, accelero la corsa, per cercare di arrivare il prima possibile sul luogo.

Raggiunto il posto, ciò che trovo mi sconvolge: due uomini morti.

Mi avvicino ai loro corpi e dalla ferita è facile dedurre chi li abbia uccisi: vampiri.

Mi guardo intorno cercando l’autore dei due delitti, non trovo nessuno e questo mi fa capire di essere arrivata troppo tardi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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