Ciao, sono Sabrina, l'altra scrittice
Ecco
anche la mia parte ^_^
Spero vi piaccia =)
La
notte ha una limpida luna piena, un’ insolito silenzio regna per le
strade.
Io
sono seduta su una delle tante tombe del cimitero, in attesa del vampiro di
turno, che sembrava non volersi far vedere.
Intanto
giocherello, ormai spazientita da tanta attesa, facendo dondolare le
gambe.
Scusate,
non mi sono presentata, mi chiamo Kayla Wood, ho sedici anni e sono
un’ammazzavampiri.
Di
recente, appena ieri mi sono trasferita con il mio osservatore, in questo sputo
paese, invece che a Seattle, meta che io avrei preferito a questo mini paese
chiamato Forks, dove vedere il sole sembra sia un evento più unico che raro.
La
cosa più assurda è che non vi sembra ci siamo vampiri, almeno per ora non ne ho
incontrati, ma il signor. Jenkins mi ha comunque spedita a fare la ronda, anche
se è la più noiosa che abbia mai fatto.
Ormai
sono quasi le tre, dato che non c’è nessun vampiro in vista e domani ho il primo
giorno di scuola, scendo dalla tomba, successivamente raccolgo la borsa, per poi
avviarmi a passo svelto verso casa.
Arrivati
davanti casa, infilo la chiave nella serratura, cercando di fare il minor rumore
possibile, per quanto mi riesca, entro e, altrettanto delicatamente, mi chiudo
la porta alle spalle.
Attraverso
il salone per imboccare le scale, attenta a non fare neanche il più piccolo
rumore, svoltando poi a destra diretta verso la mia
camera.
Vi
entro, la camera non è troppo piccola, contiene quello che io considero lo
stretto necessario, un letto ad una piazza e mezza, un armadio che vi è posto di
fronte, una scrivania con sopra
qualche cd ed il portatile, il resto delle cose sono ancora da
sistemare.
Indosso
il pigiama e vado a dormire, domani mi aspetta una delle prove più dure: il
primo giorno in una nuova scuola.
*********************
La
sveglia sta suonando, mi sforzo di staccarla e di alzarmi.
Una
volta in piedi, vado dritta in bagno per assicurami l’ acqua calda e faccio una
doccia veloce.
Terminata
la doccia, mi avvolgo un asciugamano, successivamente mi avvicino allo specchio,
dove noto che le occhiaie, da poco sonno che si fanno notare in una maniera
terribile, soprattutto data la mia carnagione chiara, mi affretto ad asciugare i
capelli, che lego velocemente in una coda alta, mi dirigo in fretta nella mia
camera, cambiandomi il più veloce possibile, dato che dovrò andare a piedi, non
mi va di tardare già al primo giorno.
Arrivata
in cucina trovo il signor. Jenkins che sorseggia il suo solito thè, mentre
distrattamente legge il giornale.
Quando
si accorge della mia assonnata
presenza mi saluta con uno svelto “Buongiorno” per poi riprendere il
giornale.
Io,
intanto, afferro a volo una tazza di caffè con tanto zucchero, l’ unica cosa che
mi può aiutare contro una sonnolenza come questa.
Saluto e mi affretto a varcare la soglia di casa.
Osservo
malinconica il cielo, talmente nuvoloso che sembra voglia far piovere da un
momento all’altro, a malincuore scaccio di restare a casa e mi affretto ad
avviarmi verso scuola.
Percorro
le strade di quel mini paese, notando quando faccia freddo e quanto io sia stata
stupida a non mettere qualcosa di
più pensante di una semplice maglia a maniche lunghe di
cotone.
Raggiungo,
non senza difficoltà, la mia meta.
L’edificio
appare strano, oppure dovrei dire gli edifici, dato che sembra una piccola
schiera di casette con i mattoncini rossi.
Mi
dirigo verso il primo, che sarebbe dovuto essere la segreteria, almeno il
cartello che vi è affisso così dice.
Apro
la porta, successivamente entro dirigendomi ad una scrivania, dove dietro sembra
ci sia una donna con folti capelli rossi e spessi
occhiali.
“Posso
esserle di aiuto?” mi
chiede in un tono assolutamente neutro, come se l’avesse posta già tante volte
da trovarla quasi stancante
“Sono
Kayla Wood, sono nuova”
le risposi leggermente impacciata.
Subito
la vidi provvedere a passarmi l’orario delle lezioni ed una piantina della
scuola.
Raccolgo
le due cose, la ringrazio e mi affretto ad andare in classe, tentando goffamente
di mettere al sicuro sia l’orario che la cartina all’interno della mia caotica
borsa.
Affrettandomi
ad andare alle lezioni.
*********************
Terminate
le lezioni, a mio parere molto barbose ma in ogni caso avrei dovuto seguire
tutto con attenzione.
A
parte la noia, era filato tutto liscio, i soliti compagni che si presentano e
fanno domande, le solite oche pettegole che non vedono l’ora di farti venire il
mal di testa con i loro gossip, di cui stranamente a te non importa niente,
insomma come ogni scuola che si rispetti.
Mi
dirigo verso la mensa, mi procuro qualcosa da mangiare, che il mio stomaco
reclama disperatamente, per poi sedermi ad un tavolo
libero.
Inizio
a mangiare quando noto dei ragazzi all’ultimo tavolo, incredibilmente pallidi e
con nessuno difetto apparente.
Anche
qui!!! Non pensavo che i vampiri si abbassassero a frequentare il
liceo.
Neanche
le cacciatrici lo fanno, in effetti, ma a me mi tocca, quindi,
devo.
Mi
accorgo che uno di loro sta rivolgendo lo sguardo verso di me, per poi
sussurrare qualcosa ad una ragazza che gli è accanto, con corti capelli castani,
molto bassina, dalla pelle spaventosamente bianca, anche lei sembra essere una
vampira.
Li
osservo quando mi accorgo che un ragazzo mi si è seduto accanto e aspetta
impazientemente che io lo noti, quando gli rivolgo lo sguardo mi saluta
sorridendo.
Il
ragazzino, non dimostra più di quindici anni, ha i capelli castani e gli occhi
del medesimo colore.
“Non
ti dispiace se mi siedo qui, vero?”
mi chiede, io intanto cerco di ricordare se per caso l’ho già visto, ma proprio
non ricordo.
Mi
limito a fare segno di no con la testa, per poi tornare a rivolgere lo sguardo
verso lo strano gruppo dell’ultimo tavolo.
“Mi
chiamo Justin, frequento il primo anno, anche io sono nuovo in questo liceo”
continua
a dire, apparentemente non notando che io ascolto poco o niente di quello che
sta dicendo, almeno ora so perché non ricordavo di averlo mai
incontrato.
“Tu
come ti chiami?”
mi chiede.
Anche
se non ho molta voglia di chiacchierare, controvoglia mi volto verso di
lui
“Kayla
Wood, secondo anno”
gli rispondo cercando di essere gentile.
Appena
finisco di parlare, inizia a farlo lui, di una noia terribile, per fortuna il
fatto che ho ancora sonno, mi aiuta a capire poco di quello di cui sta
blaterando.
Termino
in fretta il pranzo, ascoltando poco di quello che dice Justin, in parte perché
i pettegolezzi di Forks non mi interessano, ne ho dovuti sopportare già troppi
da parte delle ochette che ho incontrato a lezione.
Mi
alzo, lo saluto con un cenno della mano e me ne vado senza attendere una sua
risposta, ripongo il vassoio vuoto accanto agli altri e mi affretto ad uscire
dalla mensa, prima che il ragazzino mi raggiunga e mi peggiori il mal di testa a
suon di barbosi pettegolezzi.
Proseguo
il resto delle lezioni e quando alla fine esco dall’ultima aula sono felice che
il primo giorno sia finito.
Quando
esco nel parcheggio, ovviamente a me tocca andare a piedi, così come sono
arrivata, noto che ci sono anche i tipi strani della
mensa.
Uno
di loro fa segno ad una ragazza, con lunghi capelli castani ed una carnagione
molto chiara, di attendere un attimo, per poi vederlo dirigersi verso di
me.
Poco
dopo mi accorgo che con lui c’è anche la ragazza che sembra un piccolo folletto
ed uno invece che sembra enorme.
Non
faccio niente per evitarli, resto lì ad attendere, sono per la curiosità di
sapere cosa vogliano da me, ed in pochi attimi me li ritrovo di
fronte.
“Ciao”
mi dice la ragazza con un sorriso luminoso sulle labbra, a cui io rispondo con
un cenno della mano cercando di sorridere a mia volta.
Poi
noto che si scambiano delle occhiate tra di loro, non mi piace, se sono davvero
vampiri, non esiteranno ad attaccarmi.
“Non
ti faremo del male”
a parlare questa volta è stato il ragazzo con i capelli
bronzei.
Gli
lancio un’occhiata interrogativa, fingendo di non aver capito a cosa si
riferisca, ma non credo che riesca ad ingannarlo.
Ora
il suo sguardo sembra indecifrabile, il colore degli occhi è normale, non sono
neri, quindi, se è un vampiro non ha sete.
Se
mi ucciderà sarà solo perché è un vampiro ed io sono la cacciatrice, il
principale obbiettivo di quasi tutti i mostri come lui.
Li
vidi scambiarsi altre occhiate tra di loro, sembravano non sapessero come
comportarsi.
“Scusa,
non ci siamo presentati”
disse in tono, che a me sembra falsamente gentile, sempre il ragazzo con i
capelli che danno sul rosso.
“Io
sono Edward Cullen”
prosegue, nel suo tono fastidiosamente melenso
“Lei
è Alice, mia sorella”
disse indicando la ragazza folletto, che in risposta sorrise
nuovamente
“Lui
è Emmett”
questa volta indicò quello grosso.
“Io
sono Kayla Wood”
gli risposi accennando un sorriso, per quanto mi venisse
forzato.
“Dovremmo
parlarti, ma questo non sembra il luogo adatto”
continua a dire.
Adesso
la faccenda mi puzza molto più di prima.
“Tranquilla,
non hai nulla da temere, non siamo come gli altri della nostra
specie”
mi rispose con un sorriso.
C’è
anche una variante dei vampiri? Quelli che vanno a scuola ed accoppano così le
loro vittime?
“No,
non è come credi”
disse.
Qui
ebbi l’impressione che stesse rispondendo a ciò che penso, la cosa è
strana, davvero strana.
Accetto
di seguirli, infondo è preferibile a dover camminare di nuovo a piedi, ma presto
attenzione ad ogni loro mossa, anche la più piccola.
Dopo
incontro anche una certa Rosalie ed un Jasper, che sembrano essere come loro, a
parte la bionda che sembra essere una di quelle oche
vanitose.
La
ragazza castana, invece, sembra essere umana, anche se data la carnagione molto
chiara, non sono sicura che sia così.
Il
posto in cui mi conducono sembra attraversare il bosco, non è una normale
abitazione di quelle parti, la casa è notevolmente grande e con molte
finestre.
Scendo
dall’auto, notando che Edward, sta aiutando la sua ragazza a scendere, io non ci
bado a loro e vado ad osservare la casa.
La
bionda non smette di lanciarmi occhiatacce, devo starle proprio antipatica, dato
che essendo anche io bionda ho la fortuna che non hai tu: il
cervello.
I
vampiri parlano tra di loro, a me non interessa, finchè, non iniziano a
ragionare su chi di loro dovrà mangiarmi.
Mi
si avvicina Emmett, sembra squadrami, poi vedo che inizia a
ridere
“E
tu sarei una cacciatrice di vampiri?”
mi chiede, senza neppure cercare di nascondere le risate.
“Direi
proprio di si”
rispondo convinta, lanciandogli un’occhiataccia.
Lo
so che effettivamente non ha tutti i torti, sono bassina e piccolina per
sembrarlo, ma.. non credo siano affari suoi.
“Pensavo
saresti stata più… alta e magari anche muscolosa”
continua a dire
“Invece
non è così, spiacente di averti deluso”
gli rispondo sarcastica
“Perdonalo,
noi non abbiamo mai incontrato una cacciatrice, non sapevamo che aspetto avessi
potuto avere”
si intromette Edward.
Tra
loro, lui è quello in cui non riporresti mai la tua fiducia, sembra strano, a
volte è freddo a volte no, sembra che risponda ai pensieri delle
persone.
Non
riesco a capirci più niente in questa faccenda, ho un dubbio soprattutto in
merito ad una cosa: perché non hanno ancora cercato di
uccidermi?
“Non
lo faremo, te l’ho detto, noi non siamo come gli altri vampiri, non abbiamo
alcun motivo di odiarti”
mi risponde in tono gentile Edward.
Lo
squadro ancora più sicura della mia teoria: il belloccio legge i
pensieri.
“Indovinato”
mi rispose.
“Allora
saresti così gentile da evitare di farti un giro panoramico nella mia testa? Non
è particolarmente emozionante sapere che qualcuno sente i tuoi pensieri, direi
che la cosa potrebbe essere considerata fastidiosa“
gli rispondo con un lieve impeto di rabbia.
“Non
è una cosa che posso controllare”
afferma con tono fermo e calmo
Alzo
gli occhi al cielo spazientita, quando noto che la vampira-folletto gli lancia
un’occhiata, alla quale lui risponde.
Cosa
gli avrà detto? Non saranno di certo affari miei e non mi
interessa.
“Avete
capito cosa sono, ora posso andarmene?”
gli chiedo, non sopportavo più di stare in quel posto, non mi va di rimanere
nella tana dei vampiri.
“Lascia
che ti accompagni a casa”
mi dice Edward, accennando un sorriso per mostrarsi gentile nei miei
riguardi,
“Non
serve, camminerò un po’, non potrà farmi altre che bene” gli rispondo cercando
di avere un tono gentile nel rifiutare la sua offerta.
Ma
sapevo che c’è un altro motivo per la quale ho rifiutato: non mi va di dovergli
alcun favore.
Mi
volto, senza aggiungere altro e mi avvio di corsa verso la
foresta.
Ho
come l’impressione che mi seguano, mi volto ma non vedo
nessuno.
Improvvisamente
sento uno spostamento d’aria ed ho come l’impressione che siano loro, quando
sentendo dei rumori provenire dalla parte più inoltrata della foresta, non ho
più dubbi, di sicuro qualcosa o qualcuno mi ha seguita.
Spinta
da una morbosa curiosità, mi affretto ad andare nel punto in cui ho sentito i
rumori.
Poi
sento uno sparo, di sicuro non è nulla di buono, accelero la corsa, per cercare
di arrivare il prima possibile sul luogo.
Raggiunto
il posto, ciò che trovo mi sconvolge: due uomini morti.
Mi
avvicino ai loro corpi e dalla ferita è facile dedurre chi li abbia uccisi:
vampiri.
Mi
guardo intorno cercando l’autore dei due delitti, non trovo nessuno e questo mi
fa capire di essere arrivata troppo tardi.
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