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Autore: nephaelibatha    16/07/2015    4 recensioni
Tortuoso sarà il percorso che porterà Lucius e Narcissa al coronamento di un amore travagliato, frutto di incontri-scontri degni di una delle storie d’amore più belle di tutti i tempi. Una relazione segnata da numerose avversità, non ultime i caratteri decisi e forti di entrambi i personaggi; ma l’amore trova sempre un modo per esistere, e nonostante tutto, i due riusciranno finalmente a trovarsi.
Dalla storia:
“Dovrei dirti che al mondo ci sono ragazzi migliori di me, ma sono un terribile egoista, e l’idea che un altro uomo che non sia io possa baciarti o godere della tua vicinanza mi porterebbe alla pazzia. Sono follemente innamorato di te, Narcissa Black, e spero che questo basterà a tenerti al mio fianco.”
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Famiglia Malfoy, Lucius Malfoy, Narcissa Malfoy, Severus Piton | Coppie: Lucius/Narcissa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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23. Cenere




Il grande Salone degli Arazzi di villa Black risuonava di un funereo silenzio.

Un ventaglio ristretto di persone si era riunito in circolo davanti alla parete principale, dove, con pennellate di impareggiabile eleganza, si espandeva l’albero genealogico della famiglia. Narcissa sgattaiolava spesso in quella sala da bambina; stava seduta ore e ore a rimirare gli intrecci che segnavano il passaggio da un nucleo familiare all’altro, e si divertiva a percorrerne il tratto con le sue esili dita, ignara del fatto che dietro a quel disegno vi erano delle vite sacrificate in vista di un bene più grande.
Ora Narcissa sostava sulla soglia, da giovane donna, e il ricordo dei momenti spensierati trascorsi in quella stanza svanì per far posto all’immagine cruda e vivida del presente.
<< Vieni, Cissy, non startene lì impalata. Non puoi perderti questo momento, i nostri genitori hanno bisogno di noi, adesso >> la rimproverò Bellatrix, spuntandole alle spalle e afferrandola per un polso. Narcissa non osò opporre resistenza e si lasciò guidare dalla sorella maggiore, l’unica che le era rimasta ora. Non poteva fare a meno di pensare ad Andromeda, sebbene sapesse perfettamente che avrebbe dovuto dimenticarla per sempre.
Eppure l’immagine del suo volto, così gentile e rassicurante, continuava a tormentarla giorno e notte, senza darle tregua. Come avrebbe potuto cancellare dalla propria esistenza e memoria una persona che aveva fatto parte della sua vita sin dal principio, che aveva seguito i suoi passi per evitare che cadesse, che di notte aveva fatto apparire numerose volte il proprio Patronus per aiutarla ad addormentarsi, e che l’aveva protetta in infinite occasioni dai rimproveri dei genitori? Il nodo che Narcissa avvertiva in gola si serrò ulteriormente nel rievocare tutti i momenti in cui Andromeda era stata presente per lei, in cui non aveva esitato a dimostrarle il proprio amore. E ora la sorella si trovava chissà dove, magari questa volta era lei a necessitare di un aiuto, e Narcissa invece di cercarla stava partecipando al funerale che la famiglia aveva organizzato per eliminarla definitivamente, come se non fosse mai esistita. Conscia che avrebbe rischiato di sfociare nel pianto se avesse perseverato nel nutrire quei tristi pensieri, la fanciulla li scacciò via in fretta, sforzandosi di rimanere presente a se stessa e all’evento in corso; osservò Bellatrix, il viso perfettamente identico a prima che accadesse la disgrazia, gli occhi attenti a non perdere nemmeno il minimo dettaglio del rito che stava per avere luogo. Narcissa decise di imitarla, puntando lo sguardo affaticato dal pianto sulla zia Walburga, che aveva preso parola al posto di Druella, ancora troppo scossa per poter presiedere a quella cerimonia.
<< Carissimi, ci troviamo qui oggi in occasione di un evento che ha inesorabilmente lacerato le nostre vite. La nostra famiglia, in qualità di uno dei più grandi e antichi nuclei Purosangue della storia, è sempre stata costretta a combattere contro chi minava la sicurezza della trasmissione del sangue. Essi sono gli impuri, sono i disdegnati dal destino, e infettano come un morbo il roseto della famiglia. Vanno estirpati alla stregua di erbacce, con un gesto secco e deciso, e cancellati dalla storia delle nostre generazioni mediante un fuoco purificatore. Le fiamme accompagneranno le loro vite, come monito per aver perseguito la strada errata, per aver tradito l’unico legame che rappresenta la vita stessa: il sangue. Isla Black, che sposò il nato Babbano Bob Hitchens; Phineas Black, che supportò i diritti dei Babbani; Marius Black, Magonò; Cedrella Black, che sposò Septimus Weasley ed infine Alphard Black, che lasciò l’eredità al nipote fuggiasco: questi sono i nomi degli scellerati che hanno macchiato con oscenità il sacro nome dei Black. >>
Zia Walburga pronunciò quelle parole lapidarie con crescente disprezzo, osservando attraverso gli occhi ardenti la piccola folla di familiari riunita attorno a lei. Nessuno tra loro aveva osato interromperla o contraddirla, tutti erano stati rapiti e tenuti in pugno dall’abilità oratoria della donna. Le parole della zia erano calate nel silenzio come macigni, e Narcissa poteva avvertire l’eco rimbombare nelle proprie orecchie e confondersi con il battito cardiaco divenuto irregolare.
Quella pausa non era affatto casuale, tutt’altro; i nomi di coloro che avevano rinnegato la famiglia non venivano mai citati, dal momento che era proibito farlo. Zia Walburga li aveva riesumati per un motivo preciso: avvisare coloro che erano rimasti, ricordare che ogni azione sbagliata sarebbe stata marchiata con il fuoco a mo’ di maledizione e al contempo di monito. In quei minuti di silenzio tutti ebbero modo di assorbire quanto detto dalla donna, di recepire il messaggio fin troppo chiaro che trasudava non solo dal discorso pronunciato, ma da ogni angolo della stanza. Narcissa sapeva che gli occhi della zia si sarebbero posati ripetutamente su di lei, così come su sua sorella Bellatrix e sui suoi cugini Sirius e Regulus. Rappresentavano la speranza, i giovani boccioli verso i quali indirizzare la totalità delle aspettative per il futuro della nobile casata Black. E per la prima volta in vita sua, Narcissa avvertì il peso di una responsabilità simile come un carico troppo grande perfino per lei, che aveva sempre messo al primo posto la famiglia.
<< E’ con profonda delusione che oggi un fiore dai petali nuovi appassisce: Andromeda Black ha scelto di tradire tutti noi per perseguire la strada dell’impurità. Da questo giorno sino alla fine dei nostri respiri, ella non farà più parte della nostra casa: nessuno potrà più nominarla, vederla, o intrattenere rapporti con lei, allo scopo di proteggere il nostro sangue da ulteriori attacchi. >>
Narcissa osservò i ritratti di coloro che, come quella sciagurata di sua sorella, in passato erano stati rinnegati dalla famiglia. Al posto dei loro visi dilagavano macchie scure, opera delle fiamme che di lì a poco avrebbero divorato anche il bel volto di Andromeda.
Cinque buchi neri infettavano la storia dei Black, cinque scandali che non potevano essere dimenticati, né cancellati del tutto dalla memoria dei vivi, perché quelle stesse macchie sottolineavano che la loro esistenza aveva avuto luogo e avrebbe perseguitato il resto dei membri familiari in eterno. La fanciulla si costrinse a volgere lo sguardo su quanto stava per accadere: Walburga aveva estratto la propria bacchetta e ora la punta sostava dinanzi al ritratto di Andromeda, troppo delicato ed elegante per meritare una fine del genere.
<< Ego damno te proditionis: male sit tibi et flammae sequantur in omne tempus. >>
Pronunciate quelle parole, una lingua di fuoco fuoriuscì dalla bacchetta della strega ed incendiò la figura della fanciulla, al cui posto, in seguito, rimase solo una macchia scura, del colore della cenere. Narcissa osservò paralizzata la scena, mentre un insopprimibile dolore fisico si dipanava dal petto fino a raggiungere il resto delle membra.
Si sentiva come se una parte di sé fosse stata bruciata insieme al ritaglio di affresco dedicato ad Andromeda.
Al termine dell’esecuzione, uno ad uno i parenti lasciarono la stanza con i volti trasfigurati da un odio che la fanciulla non riuscì a sopportare. Narcissa rimase ferma dov’era, stordita dalle innumerevoli emozioni contrastanti che l’avevano assalita in seguito alla scomparsa di Andromeda e che ancora non l’avevano abbandonata. Si avvicinò di qualche passo al dipinto e posò le dita là dove fino a poco tempo fa il viso di sua sorella fissava serenamente l’osservatore. Ritrasse immediatamente la mano – sebbene il fuoco magico non scottasse – perché ciò che realmente bruciava era la consapevolezza dell’assenza di Andromeda in quella casa, e soprattutto nella sua vita. I suoi genitori e i suoi zii erano soltanto degli illusi: pensavano scioccamente di averla avuta vinta sul tradimento di Andromeda con quell’assurda cerimonia, ma non avevano compreso di aver subito in realtà una perdita insanabile. Andromeda se n’era andata, li aveva abbandonati di proposito; non erano stati loro a bandirla, come erroneamente credevano, bensì lei aveva rifiutato l’idea di far parte della famiglia. Era stata lei a dare fuoco al nome dei Black, e con esso, a tutti gli anni trascorsi in quella casa.
<< Non fingere che ti interessi qualcosa di lei, cugina cara. >>    
La voce sprezzante di Sirius risuonò chiara e aspra nel silenzio doloroso in cui si era rinchiusa Narcissa. La ragazza voltò di scatto la testa in direzione di suo cugino, addossato alla parete opposta nella sua solita posa arrogante.
<< Lasciami in pace >> rispose la fanciulla con astio, tornando a fissare il muro dinanzi a sé e fingendo di non essere mai stata interrotta.
<< Come puoi essere così ipocrita? Andromeda è sempre stata diversa da tutti voi, e nonostante siate dei bastardi egoisti lei non vi ha mai negato il suo affetto.
Ma quando si è trattato di aiutare lei, per una volta, tu sei stata la prima a tirarti indietro.
E ora piangi come una stupida bambina davanti al suo ritratto bruciato! Voi non siete mai stati la sua famiglia … >>
<< Taci! Cosa ne vuoi sapere tu di mia sorella? Io la amavo, e tu non sei degno di pronunciare nemmeno una parola sul legame che ci univa >> urlò Narcissa, stavolta voltandosi interamente in direzione del ragazzo e vomitandogli addosso tutto l’odio covato nei suoi confronti per anni. Sirius credeva sempre di essere dotato di onniscienza sul mondo e in particolare sulle persone che lo attorniavano, e questo gli aveva procurato una mal celata antipatia da parte di Narcissa, sentimento che egli ricambiava volentieri.
Tuttavia, la ragazza non l’aveva mai preso direttamente di mira come faceva Bellatrix, perché non le aveva mai fornito un pretesto per farla scomodare e rivolgergli qualche insulto. Ma stavolta aveva superato il limite; Narcissa era distrutta per la fuga di Andromeda, e lui invece di rispettare il suo dolore continuava ad infierire con quel ghigno strafottente perennemente disegnato sul volto.
<< Io sapevo tutto di Andromeda. Sapevo perfino che amava Ted Tonks e che voleva costruirsi una vita con lui >>
<< Tu lo sapevi?! >>
<< Sì, e l’ho anche incoraggiata a fuggire e ad abbandonare questa prigione una volta per tutte, ma non mi ha dato ascolto. E sai perché? Perché non voleva lasciare la sua adorabile sorellina nelle grinfie dei vostri genitori. >>
Narcissa si sarebbe volentieri uccisa pur di non mostrare a quel suo detestabile cugino un solo briciolo della propria debolezza, ma non riuscì ad evitare di commuoversi per quanto appena udito. La consapevolezza che sua sorella avesse pensato a lei anche in un momento tragico come quello la fece sentire in qualche modo importante, e questo per un attimo la sollevò dal torrente di sensazioni che imperversavano dentro di lei.
<< Poi però si è resa conto di quanto anche tu fossi egoista, esattamente come il resto della famiglia. Prima di Natale ha cercato di confidarsi con te, ma tu eri troppo presa dal tuo mondo di gioielli e feste per accorgerti del tormento che la affliggeva. Quando mi ha raccontato del vostro incontro era distrutta, perché aveva capito di non avere neppure una sorella disposta a mostrarle un po’ di affetto e comprensione. Perciò smettila di frignare, non impressioni nessuno, perché io so che sei di ghiaccio come tutti gli altri! >> esclamò Sirius con un’espressione di forte disgusto che invecchiò di colpo i suoi lineamenti adolescenziali. Quelle parole furono in grado di uccidere lo spiraglio di speranza che si era vanamente aperto nel cuore di Narcissa. All’improvviso le tornò alla mente la breve conversazione avuta luogo con Andromeda nella carrozza qualche giorno prima, e il sangue le si gelò rapidamente nelle vene.
<< E se non ci fosse solo questo, se esistesse qualcosa di più importante? >>
<< Cosa può esserci di più importante della sicurezza e della preservazione del sangue puro che un buon matrimonio offre? >>
Tutto era chiarissimo ora. Ecco cos’era quell’ombra cupa che Narcissa aveva scorto negli occhi color nocciola della sorella. Come aveva potuto essere così sciocca da non accorgersi del segreto che nascondeva una delle persone più prossime a lei? Senso di colpa e delusione investirono violentemente Narcissa, che si ritrovò ad indietreggiare per il colpo sferrato da quel ricordo.
<< Non dici niente, non è vero? >> la provocò Sirius, avanzando verso di lei con un sorriso amaro stampato sulle labbra sottili. Non appena la distanza fra i cugini si ridusse a qualche centimetro, la fanciulla colpì il ragazzo al viso, lasciando l’impronta della propria mano sulla sua guancia imberbe.
<< Di’ un’altra parola contro di me e faccio appendere la tua testa insieme a quelle degli elfi domestici che piacciono tanto a tua madre >> sibilò Narcissa con una voce che stentò a riconoscere. Per una frazione di secondo intravide negli occhi scuri di Sirius un lampo di paura, e questo contribuì ad accrescere il senso di disprezzo che provava verso se stessa.
Distolse lo sguardo da lui e si allontanò dalla stanza in tutta fretta, desiderosa esclusivamente di chiudersi nella sua camera e restarci per sempre. Mentre saliva le scale che portavano al piano superiore, il sentimento crescente di malessere avvertito nei giorni precedenti esplose in tutte le sue forme. Detestava Andromeda per averla lasciata sola senza nemmeno una spiegazione, odiava Sirius per le tremende parole che ancora rimbombavano con crudeltà nella sua testa, ma soprattutto odiava se stessa perché suo cugino aveva ragione: era stata egoista. Aveva ignorato sua sorella, che invece non aveva mai perso l’occasione di prendersi cura di lei, di interessarsi alla sua vita e ascoltare i suoi pensieri.
<< Come puoi essere così ipocrita? Andromeda è sempre stata diversa da tutti voi, e nonostante siate dei bastardi egoisti lei non vi ha mai negato il suo affetto.
Ma quando si è trattato di aiutare lei, per una volta, tu sei stata la prima a tirarti indietro.
E ora piangi come una stupida bambina davanti al suo ritratto bruciato! Voi non siete mai stati la sua famiglia … >>
Quelle parole ribollivano e bruciavano dentro di lei, come le fiamme che avevano divorato irreversibilmente il ritratto sbiadito di sua sorella.



                                                                       ***

La sala Comune dei Serpeverde era deserta, eccezion fatta per la silenziosa presenza di Narcissa, che stava armeggiando con i propri bagagli cercando di fare meno rumore possibile. Solitamente era lieta di poter tornare a scuola in seguito alle vacanze natalizie, perché il clima sereno che si respirava lì si addiceva perfettamente alla propria essenza, tuttavia quell’anno era iniziato nel peggiore dei modi. Lo scandalo che aveva messo in ginocchio la sua famiglia di recente ancora risultava fresco nella memoria del popolo magico, e tutti coloro che aveva incontrato l’avevano guardata di sottecchi, con malcelato stupore. Le occhiate e i commenti indiscreti sul treno erano bastati a Narcissa per farle passare la voglia di partecipare alla cena, così la fanciulla aveva deciso di sistemare per conto proprio la sua roba, senza dare troppo nell’occhio. Questa sarebbe stata la sua politica d’ora in avanti: essere invisibile, in maniera tale da evitare che le voci su di lei e sulla sorella traditrice del proprio sangue non la perseguitassero anche a scuola.
Preferiva non pensare ai mesi infernali che avrebbe trascorso da quel momento in poi, perché la ferita inferta da Andromeda ancora non si era rimarginata, e perché Hogwarts costituiva una sorta di rifugio paradisiaco per lei. Certa che tutti gli studenti fossero a cena, Narcissa si concesse il lusso di lasciarsi andare su una delle poltroncine accanto al caminetto. Solo in quel momento si rese conto di quanto fosse stanca, e di quanto le fossero mancate le mura rassicuranti di quella scuola che per lei e per molti altri studenti rappresentava una vera e propria casa. Appoggiò i gomiti sulle ginocchia e si coprì il volto con le mani, mentre automaticamente alcune lacrime le scendevano giù dagli occhi per bagnare i palmi. Presto il pianto sommesso della fanciulla arrivò a coprire il crepitio del fuoco e qualsiasi rumore circostante. Fu così che la trovò Lucius, nascosta nel suo dolore.
Il giovane si fermò stupito a contemplare la sua figura per un po’, paralizzato di fronte alla vista di tanta sofferenza.
<< Narcissa … >> sussurrò, quasi pregandola di interrompere quel pianto che feriva anche lui. Narcissa alzò di scatto la testa in direzione del ragazzo e poi nascose in fretta il volto nuovamente fra le mani. << Vai via >> disse lei, emettendo un debole suono che somigliava al lamento di un animale ferito.
Contrariamente a quanto chiesto dalla fanciulla, Lucius si avvicinò alla poltroncina dove stava rannicchiata e la prese per le spalle, facendola alzare in piedi.
<< Narcissa >> ripeté di nuovo, scostandole le mani dal volto per poterla guardare negli occhi.
<< Non devi vedermi così … nessuno deve vedermi così! Ti prego, lasciami sola >>
<< Hai ragione, nessuno all’infuori di me può vederti così. La gente non fa altro che mormorare e sparlare, e so quanto possa essere spiacevole, l’ho vissuto sulla mia pelle molti anni fa. Ma tu puoi fidarti di me, Narcissa, e io voglio vedere tutto di te, anche il volto che non riusciresti a vedere nemmeno tu stessa >> mormorò lui, accarezzandole le braccia avvolte dal morbido golfino di lana.
Finalmente la fanciulla alzò lo sguardo sul viso di Lucius, e le parve bellissimo come sempre: gli occhi grigi erano lievemente socchiusi per osservare da vicino i suoi, e le labbra esibivano un sorriso mesto che instillò un moto di tenerezza nel cuore di Narcissa.
<< Lucius >> sussurrò lei senza un apparente motivo. Era talmente felice di rivederlo, dopo quei giorni infernali trascorsi nel clima funereo di villa Black, che anche solo pronunciare il suo nome la fece sentire meglio.
<< Sono lieto che rammenti come mi chiamo, cominciavo a temere che ti fossi dimenticata di me >> le rispose lui asciugando con i propri polpastrelli le lacrime che rigavano le gote pallide della ragazza. Narcissa emise una risata arrochita dal pianto, la prima dopo quella che le parve un’infinità di tempo passata a piangere in camera sua e a detestare il mondo intero per quanto accaduto.
<< Non hai nemmeno risposto alle mie lettere, credevo che avessi ripreso ad odiarmi >> disse Lucius in tono lievemente risentito, mentre la luce nei suoi occhi tradiva l’amore incondizionato nei confronti della fanciulla.
<< Non sapevo che mi avessi inviato delle lettere … i miei genitori hanno tagliato qualsiasi rapporto con il mondo intero dopo che … beh, dopo quello che è accaduto > mormorò lei chinando la testa in segno di scuse.
<< Non devi più pensare ai giorni precedenti, Narcissa, ora siamo insieme e il resto non conta. Ero preoccupato per te perché non ricevevo tue notizie, ma adesso che ti ho vista mi sento sollevato. Non voglio che piangi in solitudine; se devi soffrire, desidero essere accanto a te ad ascoltare il tuo pianto. >>
Nell’udire quelle parole, la ragazza si lasciò andare completamente, singhiozzando come una bambina sull’ampio petto del giovane. << La odio! La odio così tanto … ha rovinato la vita di tutti noi per uno stupido capriccio e mi sento una tale sciocca, perché non riesco a smettere di piangere. Ed è tutto così incerto, il mio futuro e quello di mia sorella sono a rischio per colpa sua, perché nessun uomo vorrà più sposare una Black adesso. E … mi manca, non riesco a fare a meno di pensare che la colpa di tutto questo sia mia. >>
Lucius ascoltò con premura, accarezzando i capelli e la schiena della fanciulla con estrema delicatezza per farle capire che sarebbe rimasto al suo fianco, specialmente in un momento critico come quello. Attese che il suo respiro tornasse regolare, poi le prese il viso fra le mani e fissò i suoi splendidi occhi azzurri per qualche secondo.
<< So esattamente cosa stai vivendo, Narcissa. Ho perso mia madre in tenera età, per via di circostanze oscure perfino alla mia famiglia. Questo ha spinto le persone a seminare malelingue su di noi, in particolare su mio padre. Ho sofferto da solo per moltissimi anni a causa degli sguardi sprezzanti o dei commenti offensivi di chi non aspettava altro che gettare un’ombra sul mio cognome, e non permetterò che a te accada lo stesso. Tu sei più forte delle calunnie che circolano, e hai me; ti proteggerò da tutti gli idioti che oseranno diffondere menzogne sul tuo conto. >>
Lucius parlò con passione, e per la prima volta Narcissa intravide il vero volto della sua sofferenza. Quello che le stava di fronte ora non era il giovane Malfoy che tutti credevano di conoscere: spavaldo, sicuro di sé, fornito delle doti e delle ricchezze che ogni uomo vorrebbe possedere. Quello era il vero Lucius, un ragazzo che era stato solo e che per proteggersi dagli altri aveva costruito una maschera da esibire al posto del suo viso reale.
Per Narcissa quella maschera era sempre stata trasparente, perché Lucius con lei non aveva potuto né voluto usare filtri, sin dall’inizio. Si era mostrato a lei per com’era, e la fanciulla pensò che fosse davvero meraviglioso, con l’insieme di luce e oscurità che lo rendeva l’uomo di cui era innamorata e che allo stesso tempo amava.



Spazio Ringraziamenti: Carissimi! Eccomi con un capitolo fresco fresco (ci vuole con questo caldo torrido effettivamente :D) tutto per voi. Ho provato un'incredibile varietà di emozioni mentre lo scrivevo, perciò spero di riuscire a trasmetterne altrettante a voi. Inoltre colgo l'occasione per scusarmi per la mia assenza in questi mesi; impegni ed esami mi hanno reso difficile dedicarmi alla scrittura, ma adesso finalmente è estate e posso dilettarmi con i miei due eroi. Grazie infinite per tutte le vostre parole, mi dimostrano con quanta fede seguite la mia storia e mi ricordano il regalo più grande di questa passione: le emozioni dei lettori. Un abbraccio non troppo caloroso a tutti voi :)
Buone vacanze!
  
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