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Autore: Marianna 73    16/07/2015    12 recensioni
Una riflessione non prevista che porterà Oscar a scrutare nel suo cuore e la farà giungere ad una conclusione inaspettata.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Axel von Fersen, Oscar François de Jarjayes
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 8 - Vivere


Oscar aprì gli occhi lentalmente, svegliata da un rumore di zoccoli e grida, proveniente dall'esterno.
Era ancora molto presto, la luce filtrava appena, tra gli scuri socchiusi e le tende di garza. E non c'era fretta, ricordò, non doveva alzarsi all'alba, non ce n'era bisogno.
Quello appena trascorso era stato il suo ultimo giorno a Versailles.
Provò a muoversi ma il corpo possente di Andrè, nell'abbandono del sonno, la teneva imprigionata.
Si erano addormentati nella posizione in cui il piacere li aveva colti e poi lasciati stremati, a cercare il sonno, uno sulla bocca dell'altra. Era supina e lui le stava addosso, le gambe intrecciate alle sue, le mani ancora allacciate, abbandonate sul cuscino di lei.
Mosse piano la testa e riuscì a voltare il viso, sfiorando con la guancia quella ispida di lui, graffiandosi un poco.
Le sfuggì un sorriso: le piaceva quel contatto un pò ruvido, durante l'amore. Le ricordava la loro prima volta, nelle scuderie di Palazzo Jarjayes, in quella lontana alba di quasi otto anni prima.
Erano successe così tante cose da quel giorno...

Si erano presi per mano quella mattina, lei ed Andrè, e da allora non si erano lasciati più. Avevano vissuto il loro amore, a dispetto della differenza di rango, delle difficoltà, di tutto quello che, intorno a loro, li avrebbe voluti separati ed inavvicinabili.
Oscar aveva deciso di continuare a comandare le Guardie Reali, per poter restare al servizio della Regina Maria Antonietta, sempre più sola ed addolorata, dopo la partenza di Fersen, sempre più in balia di cortigiani corrotti ed opportunisti.
Ma non era stato facile.
Gli scandali si erano susseguiti a Corte e l'immagine della Sovrana era andata via via sgretolandosi. La regina era diventata il bersaglio del malcontento generale, osteggiata e denigrata da quel popolo che invano aveva sperato in lei per risollevare le sue sorti.
Oscar sospirò. Per quanto ci avesse provato, nel corso di quegli ultimi anni, non era mai riuscita a far capire fino in fondo a Sua Maestà quanto la situazione della Francia fosse grave...
Lei stessa, quando lo aveva constatato di persona per la prima volta, aveva faticato a crederci.
Era successo durante il processo per il cosiddetto Scandalo della Collana.
Oscar ne era rimasta suo malgrado invischiata. L'imputata principale, Jeanne Valois deLa Motte, infatti, l'aveva indicata, insieme alla Contessa di Polignac, come una delle orchestratrici occulte della truffa. E aveva rincarato la dose dichiarando che " la strana donna vestita da uomo" era anche una delle tante amanti della Regina.
Era stato un periodo terribile per lei e per Andrè.
Le maldicenze sul loro rapporto, da sempre oggetto di illazioni e pettegolezzi, erano cresciute a dismisura. Ovunque, al loro passaggio era un fiorire di bisbigli, risatine ed ammiccamenti. Non c'era stato più spazio nemmeno per un sorriso, per uno sguardo, per un'innocente passeggiata nei giardini della Reggia.
Avevano rischiato di impazzire.
Era stato in quel periodo che avevano deciso di abitare stabilmente a Parigi. Per provare a dimenticare quel fango, per chiudere fuori le menzogne, le illazioni, la malvagità.
Aveva funzionato. Avevano ritrovato il loro amore intatto, puro come acqua di fonte, malgrado il viscidume in cui erano stati trascinati.
Ma la vita a Parigi aveva aperto loro gli occhi su un'altra realtà che, seppur immaginata, mai avevano visto nella sua sconcertante tragicità.
La miseria, la fame, la disperazione dei parigini li aveva travolti, sconvolgendoli.
Le strade erano piene di mendicanti, i salari non bastavano più a garantire la sopravvivenza, i furti nei forni e nei granai pubblici erano all'ordine del giorno. Parigi stava agonizzando e, con lei, la Francia intera.
Più o meno nello stesso periodo avevano iniziato a partecipare alle riunioni clandestine in cui si chiedeva giustizia, si proponeva di mettere fine allo strapotere della Monarchia ed ai privilegi feudali della nobiltà che avevano condotto la Francia sull'orlo del baratro.
E, sempre di più si erano sentiti parte di quel desiderio di cambiamento.
Incontro dopo incontro, mese dopo mese, avevano capito che questa volta il Terzo Stato non si sarebbe più accontentato delle briciole.
Gli oratori che spiegavano ai popolani i loro diritti, che parlavano loro di libertà e di uguaglianza erano preparati ed appassionati e raccoglievano via via sempre più consensi.
Oscar e Andrè col passare dei mesi avevano stretto amicizia con alcuni di loro e, nei loro salotti, avevano ampliato le loro conoscenze liberali e sempre più si erano convinti che un cambiamento era alle porte. La loro cultura e la loro intelligenza, unite ad un profondo senso di giustizia, li portava ad essere interlocutori attenti ed obbiettivi e il loro punto di vista era tenuto sempre in grande considerazione.
Erano stati mesi esaltanti, passati a discutere quasi ogni sera su quanto si potesse fare per migliorare le condizioni di vita del popolo. Di quanto quella nuova Francia avrebbe potuto essere migliore per tutti, un paese finalmente unito, senza sopprusi e tasse inique. Senza distinzioni tra nobili e plebei. Un paese in cui un attendente avrebbe potuto innamorarsi di una contessa senza rischiare la forca...
Tornavano a casa a tarda notte, percorrendo abbracciati le vie di quella Parigi morente ma bellissima, confortati dall'idea che presto quelle assurde divisioni di classe sarebbero cadute e che, per loro, nulla sarebbe stato più impossibile. Forse avrebbero potuto addirittura sposarsi...
Ma un cambiamento di quella natura passava per un profondo mutamento della struttura politica del paese.
Oscar era consapevole che la Monarchia e la nobiltà avrebbero dovuto rinunciare a molti dei loro privilegi per evitare che il malcontento generale sfociasse in pericolose rivolte e, in quel periodo ancor più che in passato, aveva provato a mettere al corrente la Regina della situazione, cercando di convincerla ad ascoltare il suo popolo stremato, a farsi carico delle sue sofferenze, suggerendole di nominare nuovi ministri di vedute più illuminate, che potessero tentare di sanare la disastrosa situazione finanziaria del Paese. Ma non era mai stata ascoltata.
Versailles, con i suoi stucchi dorati, la sua corruzione, la sua opulenza e la sua ipocrisia le era sembrata ancora più irreale, più difficile da accettare.
Ma esitava ad andarsene. 
L'affetto che la legava da quasi vent'anni a quella donna bella ed infelice le impediva di prendere l'unica decisione che la sua coscienza le gridava essere quella giusta.
Poi, un'altra volta, il destinto aveva deciso per lei, per loro.
Lo stesso destino, meraviglioso e beffardo, che le aveva impedito di raggiungere quella nave, anni prima, e l'aveva obbligata ad ascoltare il suo cuore. Lo stesso che aveva suggerito ad Andrè di comportarsi come si era comportato, che aveva consentito loro di ritrovarsi in quella notte lontana.
Trattenne l'ennesimo sospiro mentre, pian piano, scivolava via dal corpo caldo di Andrè, ancora profondamente addormentato. Ne sentiva il respiro regolare e percepiva il sentore della sua pelle, mescolato all'aroma ferroso dell'amore. Sorrise e, con un movimento lieve, mosse la mano e si sfiorò il grembo.
Chissà se era stato il destino o, semplicemente, l'amore. La vita che reclamava un suo spazio...
Il sorriso le si fece più ampio ed un calore meraviglioso la invase.
Portava in grembo il figlio di Andrè.
Portava, dentro, il figlio di quell'amore che non avrebbe dovuto essere mai, che lei per prima aveva provato a negarsi, che aveva resistito agli attacchi di chi lo voleva inammissibile, colpevole, inaccettabile.
Chiuse gli occhi, mentre la mano, delicata, continuava la sua carezza. Nulla ancora si notava, solo, un poco da un lato, se premeva piano con le dita, avvertiva sotto alla pelle una consistenza diversa nella morbidezza della carne. Lo aveva accarezzato anche Andrè, quel piccolo nido, e le sue dita, piume su di lei, avevano dapprima esitato, poi si erano fatte calde e dolci, già gonfie d'amore per quel figlio che racchiudeva tutti i loro sogni.
Lo avevano scoperto insieme, del suo arrivo, qualche settimana prima.

Ricordava il suo ufficio, in Caserma, gli ordini di servizio da firmare e Girodel, in piedi, davanti a lei.
Poi, lentamente, il viso di lui si era dissolto.
Si era risvegliata tra le braccia di Andrè, che correva verso l'infermeria. E di colpo l'aveva capito.
"Mettimi giù, Andrè" aveva detto, tranquilla "Ti prego, non c'è bisogno del medico."  
Lui l'aveva ignorata "Sei svenuta, Oscar" aveva risposto continuando a camminare stringendola forte " certo che c'è bisogno del dottore".
Lei aveva continuato "No, davvero ti prego...mettimi giù... Lascia che ti spieghi."  Andrè si era fermato e l'aveva deposta a terra. Lei lo aveva guardato fisso negli occhi, poi gli aveva preso una mano e se la era appoggiata sul ventre, incurante di Girodel che li osservava, imbarazzato. "Non è nulla di grave, Andrè. Lo sospettavo già da un pò, ma ora ne sono certa." aveva mormorato. "È solo amore..." Lui l'aveva abbracciata, stretta, senza riuscire a dire nulla, la bocca perduta tra i suoi capelli, il cuore impazzito nel petto.

La decisione era stata facile, a quel punto.
Aveva lasciato il suo posto di Comandante e aveva lasciato Versailles.
Senza rimpianti.

Riaprì gli occhi ed un altro sospiro, gonfio di felicità, le sfuggì dal petto. 
Tutto quello che desiderava era lì, dentro di lei, e in quel letto.
Non sarebbe più stata un soldato, mai più.
Ma avrebbe continuato a ccombattere, con la forza delle sue idee, insieme ad Andrè, per quel nuovo mondo in cui entrambi credevano.
"Sarà bellissimo, Andrè..." aveva sussurrato. E lui, con un respiro profondo aveva aperto gli occhi  "Cosa sarà bellissimo?" le aveva chiesto, la voce impastata di sonno, attirandola a sé.
Far nascere questo bambino, farlo crescere uguale a te, insegnargli il rispetto e l'uguaglianza, raccontargli il nostro amore...avrebbe voluto rispondere.
Ma era un discorso troppo lungo. E Andrè le stava cercando il seno, con la bocca, una mano grande, protettiva, sul suo grembo. 
"Amarci" aveva risposto allora, mentre gli cingeva il collo con le braccia e gli si abbandonava "E vivere."



Angolo dell'autrice.
Eccomi, sono arrivata a scrivere la parola fine.
Ho portato i "miei"  Oscar e Andrè dove volevo, senza immaginare per loro altre battaglie. Perdonatemi se non sono stata coraggiosa e li ho resi troppo "normali". Ma è così che me li sono immaginati, sin dalla prima parola.
Grazie, ancora una volta, a tutte/i coloro che mi hanno letto e seguito, che hanno commentato con entusiasmo e sincerità, non avrei mai immaginato che questa piccola avventura mi regalasse tante emozioni e il merito è tutto vostro!
Un abbraccio ancora e buone vacanze!






 
 
   
 
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