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Autore: Jules_Weasley    16/07/2015    5 recensioni
Penny Shane ha sangue magico nelle vene, ma genitori Babbani. Quando riceve la lettera per Hogwarts resta molto sorpresa. Non discende da nessuno dei personaggi della saga, ma questo non vuol dire che non li incontreremo nel corso della trama. Se volete prendere con me quest'Espresso per Hogwarts, conoscerete Penny e i suoi amici, impegnati nel loro sesto anno. Conoscerete anche le sue dis-avventure sentimentali con il ragazzo per cui, da sempre, ha una cotta. La sua storia, insomma.
Leggete e recensite in tanti, è la prima FF che scrivo, quindi sono graditi pareri di ogni genere.
[Dal Prologo:
"Ne ero quasi sicuro che sarebbe toccato a lei, me lo sentivo fin dalla sua nascita” disse, strizzando l'occhio a Penny. Lei non stava più nella pelle. Suo nonno era un mago. Era arrivata una lettera. Era una strega. Fin troppe cose per essere apprese nell'arco di venti minuti.]
Genere: Commedia, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Nuovo personaggio, Rose Weasley | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione, Teddy/Victorie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Nessun Incanto è pari alla tenerezza del cuore!'
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Capitolo sedici


Cattivi presagi


La domenica mattina Penny si alzò spontaneamente dal letto, non prima di aver gettato un'ultima occhiata nostalgica all'unico vero amore della sua vita: il cuscino.
Si affacciò alla finestra per sbirciare il cielo, e vide piccole gocce di pioggia iniziare scendere e rigare la vetrata. Si accorse di un borbottio di sottofondo che sembrava tanto essere una sfilza di imprecazioni.
"Maledizione!", sibilò Trixy, già sveglia. "Non poteva andare peggio! Non solo ci siamo dovute alzare quasi all'alba, ma piove pure!". Era ancora di cattivo umore: quella lettera l'aveva davvero scossa. Certo, anche Penny era infastidita, ma Trixy sembrava furibonda.
Continuò a guardare fuori ancora per qualche secondo: il cielo era plumbeo e le gocce di pioggia cominciavano a farsi più fitte, sostituendo la pioggerellina di poco prima. Sentì un brivido di freddo percorrerle la schiena e si rese conto di indossare solo il magliettone che era solita utilizzare come pigiama.
"Potresti accelerare? Sembri un bradipo appena uscito dal letargo!", sbraitò Zabini.
Penny le diede un'occhiata in tralice, ma decise che fosse meglio non contraddirla. Si trascinò fino all'armadio e iniziò a vestirsi, optando per i jeans più caldi che riuscì a trovare e un maglione rosso, donatole da Molly Weasley a natale dell'anno prima. Quella donna spediva maglioni a tutti i nipoti e agli amici dei nipoti: probabilmente passava il resto dell'anno a confezionarli, pensò, visto quanti erano in famiglia. Prese il giaccone e l'occhio le cadde sul cappello di James; prese anche quello, infilandoselo in tasca. Stando attente a non svegliare Alice e Rose, le due scesero in Sala Grande a fare colazione.
La scuola era deserta, ma c'era da aspettarselo; quale studente sano di mente avrebbe fatto colazione alle sei e mezza di domenica mattina? Maledizione al Quiddich!
Penelope si guardò intorno, ma di James non c'era la minima traccia. Probabilmente, Baston l'aveva costretto ad un'alzataccia peggiore della loro, per presidiare il campo nel timore che le Serpi cercassero di precederli.

Varcarono il grande portone di quercia e vennero colpite da una folata gelida e dalla pioggia che cadeva controvento. Trixy imprecò violentemente, mentre Penny estrasse il cappello rosso e oro dalla tasca del giaccone e vi immerse il naso, inspirando forte l'odore di James.
"Stai... annusando il cappello?", biascicò Trixy, sgranando gli occhi alla vista di quella scena.
"Non essere sciocca! Certo che no, perché dovrei?", mentì, non molto convincente. "Andiamo, o Baston ci farà a fette!", aggiunse per levarsi dall'imbarazzo.
Bardate dalla testa ai piedi si avventurarono oltre il cortile, sotto le grosse gocce di pioggia che ora cadevano lente e regolari; la infastidivano. Avrebbe quasi preferito un violento acquazzone a quella specie di tortura cinese, una goccia alla volta.
"Come faremo a giocare in queste condizioni?", sbottò Trixy.
Penny non rispose, perché non aveva in serbo alcuna risposta soddisfacente.
In compenso evocò un ombrello abbastanza grande perché potessero ripararsi entrambe: la pioggia cominciava ad essere davvero troppo fitta.


Quando giunsero al campo, si avvidero che non tutti i giocatori erano arrivati puntuali come loro: e loro avevano ben dieci minuti di ritardo! La nebbia e la pioggia non aiutavano per niente nella visuale, ma Penny scorse ugualmente Sam Baston, che aveva l'aria di chiedersi "perché a me?".
"Capitan Quiddich!", lo salutò.
Baston saltellava sul posto impaziente, e rispose con un sorrisetto tirato e un cenno della mano.
Penny già non stava più prestando attenzione; si guardava intorno – senza scorgere la testa riccia che le interessava vedere – quando qualcuno alle sue spalle le posò una mano sugli occhi. Quel contatto inaspettato le causò un brivido lungo la schiena, e non certo dato dal freddo. Solo una persona poteva farle quell'effetto.
"James...", mormorò con un gran sorriso che – fortunatamente per lei – il ragazzo non poteva scorgere, visto che gli dava le spalle. Le tolse le mani dagli occhi.
"Buongiorno", bisbigliò suadente, vicino all'orecchio destro di lei.
Se continuava così si sarebbe distratta dal Quiddich, tentata com'era di girarsi e gettargli le braccia al collo!
"Ehm... ciao", cercò di darsi un contegno e si girò, ma quello che le uscì fuori sembrò più uno squittio che una voce umana.
Non era possibile che fosse così bello anche di prima mattina! Lei non aveva avuto tempo di specchiarsi, ma era certa di sfoggiare una orribile faccia assonnata e due occhiaie degne di un panda.
"Ti avevo detto che ti sarebbe stato utile", osservò Potter indicando il proprio ex cappello con una certa dose di orgoglio. Lei arrossì lievemente: aveva quasi sperato che non lo notasse.
"Già... mi sono accorta di aver perso il mio, così uso il tuo". Bugiarda.
Il cappello grifondoro di Penny faceva bella mostra di sè al dormitorio, rinchiuso nel baule, e lì stava bene. Il giorno in cui era uscita per andare a Hogsmeade l'aveva davvero dimenticato alla Torre, ma da quando James le aveva regalato il proprio, l'aveva definitivamente dismesso.
"Allora è stata una fortuna che ti abbia dato il mio".
"Uhm... già", biascicò lei. Il sorriso che Potter sfoggiava in quel momento faceva parte delle cose in grado di scollegarle il cervello dalla bocca, impedendole di mettere ineieme quattro parole sensate. Si stava sforzando di interrompere il silenzio, ma ci pensò Baston per lei. Chiamò James, che si allontanò strizzandole l'occhio. Quando ci furono tutti, ovvero dieci minuti più tardi, i giocatori si diressero agli spogliatoi per cambiarsi. Aleggiava un'aria sonnolenta, confermata dalle facce sbattute di tutti, che probabilmente con la testa erano ancora sotto le coperte. Uscirono in divisa e iniziarono l'allenamento senza perdere tempo: non fu facile, nonostante ognuno autopraticasse l'incantesimo Impervius per proteggere il viso dalla pioggia. Baston guardava rabbioso le nubi grigie che incombevano su di loro, come se le credesse un sortilegio dei Serpeverde, o un brutto segno. Forse era ciò che erano, si disse Penny. Come un cattivo presagio.


Non si riposarono mai, finchè, nel pomeriggio, dovettero sgomberare il campo per lasciarlo alle bisce, dato che anche loro avevano il diritto di allenarsi.
"Ho bisogno di una doccia!", esclamò una sfinita Bellatrix.
"Mai stata più d'accordo! Leviamoci queste divise e andiamo al castello; devo passare almeno una mezz'ora a letto prima di scendere per la cena". Penny iniziò a svestirsi, letteralmente stremata.
"Non vorrei deluderti, ma non andrà così".
"Perché no?", chiese lei con una nota di panico nella voce.
"Non ti ricordi la montagna di compiti che abbiamo per domani e che non abbiamo ancora avuto il tempo di svolgere?", sospirò Trixy.
"Oh no!", fu l'unica, disperata esclamazione. Addio letto!
"Oh sì... abbiamo giusto il tempo di una doccia al volo, altro che riposo!".
Uscita dallo spogliatoio vide James lanciarle un'occhiata fugace ed ebbe l'impressione che si volesse avvicinare, ma Angie lo bloccò mettendogli una mano sulla spalla. Che diavolo ci faceva al campo di Quiddich?
In quel momento odiò sia quella civetta che se stessa; il fatto che James avesse un atteggiamento gentile non era sintomo di un interesse maggiore: doveva ficcarselo in testa! Si affrettò ancora di più a raggiungere l'aria aperta, respirando a pieni polmoni e imprecando contro la pioggia, Potter senior, Angie e il Quiddich!
"Ehi... guarda che è Angie che ci prova con James, non il contrario", disse indovinando i suoi pensieri. "Lo sanno tutti". Trixy evocò di nuovo un ombrello e ce la tirò sotto, visto che Penny sembrava trovare interessante l'erba davanti a sè.
"Sì, ma lui ci sta!", si riscosse. Tirò l'amica per un braccio; voleva tornare alla Torre prima che le venisse la tentazione di spaccare la faccia a entrambi.


"Rosie!", la salutò Penny scendendo dalla scala a chiocciola del dormitorio femminile, con i libri e le pergamene sottobraccio. La Sala Comune era accogliente come sempre, rotonda e con i camini accesi, gremita di studenti chini sui libri o intenti a chiacchierare.
"Come va?", le chiese quella, alzando gli occhioni azzurri verso di lei.
"Meglio, ora che ho un aspetto umano", scherzò. "Una doccia fa miracoli, Weasley".
Rose ridacchiò, facendole posto accanto a sè.
"Non posso...", le rispose Penny dispiaciuta, "devo fare i compiti per domani".
"Oh giusto!", fece quella arricciando il naso, cosparso di efelidi. "Ti do una mano...", si alzò dal divano per dirigersi con l'amica ad uno dei tavoli di legno, dove Penny si lasciò cadere su una delle panche, posando i libri davanti a sè.
"Come mai sola soletta? Il tuo ragazzo ti ha abbandonata?", la punzecchiò. Rose sbuffò con aria infastidita. A quanto pareva aveva fatto centro...
"Sì, ha detto che deve studiare, che non sta facendo abbastanza per i M.A.G.O. e non so che altro...", borbottò accigliata. Penny ridacchiò, divertita dalla faccia dell'altra.
"Non gli credi, suppongo".
"Nemmeno una parola, ma mi fido di lui..." disse dolcemente. "E poi", aggiunse molto meno dolce, "se dovessi scoprire che – anche solo per un millisecondo – ha pensato di mettermi le corna... gli trancerei le...".
"ROSE!", la ammonì Penny, disgustata dall'immagine che l'amica aveva appena evocato nella sua mente.
"Sì?", rispose quella sbattendo le ciglia, angelica. "Va bene... sto buona e ti lascio studiare", le concesse con estrema riluttanza.
Sperò che mantenesse la parola, perché non aveva tempo da perdere. Doveva fare un tema per Victoire Lupin sulla Pozione Ricostituente e un'altro per Vitious, sull' incantesimo di Disillusione. In aggiunta aveva delle predizioni da scrivere per la Cooman, ma quelle non erano un problema. Penny non aveva mai "ampliato la mente", come la professoressa ci teneva a ricordarle ogni santa volta; e di conseguenza, tutte le sue predizioni erano inventate, come del resto quelle di Al e Rose. Si limitò a scrivere qualunque idiozia catastrofica le venisse in mente (come piaceva alla Cooman). Sarebbe stato meglio predire cose positive per il futuro – una volta tanto. Invece finiva sempre a scrivere di stragi ed eventi alquanto sinistri, pensando fosse saggio accontentare quella vecchia pazza. Sarebbe stato perfino meglio scrivere i propri desideri per il futuro, più o meno riassumibili in un solo nome: James.


"Potter, ti senti bene?", gli chiese Lorcan sull'orlo di una crisi di nervi.
"Ehi, sono io quello in crisi! Quindi sopportami!", scattò James, senza motivo. Lorcan pensò che gli ricordava tanto una donna di mezz'età verso il periodo della menopausa, suscettibile com'era.
No, pensò James, il biondo non poteva farlo sentire una merda solo per essere piombato di nuovo tra i Corvi, costingendolo ad ascoltare le sue lamentele – ancora una volta. Anzi, non si stava neanche lamentando; per lo più produceva dei mugugni senza senso.
"Potter, se non formuli una frase non credo di poter capire cosa ti affligge!", berciò spazientito il biondo. "Ho dato buca alla mia ragazza per te: quindi dacci un taglio!", gli intimò, cercando di mostrarsi convincente.
James smise di fare sù e giù per la stanza di Lorcan, fissando il proprio sguardo sulla vetrata. La pioggia batteva ancora forte, come quella mattina. Avevano anche saltato il pranzo per allenarsi, e stava morendo di fame; forse era quella che gli dava alla testa.
"Ok, ma non prendermi in giro", disse infine.
Il biondo inarcò un sopracciglio, senza afferrare.
"Perché dovrei?", domandò.
"Al l'ha fatto... quindi prometti di non prendermi per pazzo". Lorcan annuì convinto: avrebbe venduto l'anima al diavolo se fosse servito a farlo smettere di mugugnare insensatezze. Era un prezzo ragionevole perché Potter la finisse di fare sù e giù per la stanza come uno yo-yo impazzito.
"Ho detto ad Al che ho cambiato idea sul dire quello che sai a Penny. L'avrei fatto stamattina, ma abbiamo avuto gli allenamenti per tutto il tempo; e domani è lunedì. Oltre alle lezioni dovremo anche allenarci e ho deciso di vuotare il sacco dopo la partita", narrò velocemente.
"Saggia decisione, ma...?", chiese spiccio.
"Ma non riesco a togliermi di dosso un brutto presentimento, come se qualcosa dovesse andare storto e non riuscissi a farlo neanche martedì", buttò lì. "Forse è questo tempo di merda che mi rende pessimista", tentò di trovare una spiegazione razionale. Deglutì rumorosamente, aspettandosi una risata.
"Ora ti sei messo a credere ai cattivi presagi?", fece osservandolo in tralice. Non poteva credere di aver dato buca alla sua ragazza per ascoltare quei vaneggiamenti!
"Non sfottere!", lo avvisò puntandogli l'indice contro e guardandolo in cagnesco.
Lorcan non aveva alcuna intenzione di morire così giovane, perciò alzò le mani in segno di resa ed evitò di ridere.
James continuò a trascinarsi per la stanza con le mani in tasca, nel silenzio più totale. Lanciava occhiate schizzate in giro, e Lorcan ci mise un po' a trovare il coraggio di parlare.
"Che cavolo significa brutto presentimento?", chiese il biondo.
"Non lo so". Sospirò pesantemente e scivolò su una sedia di legno addossata al muro, scompigliandosi i capelli con la mano in un gesto che era appartenuto al nonno.
"Un bel niente! È la paura che parla al tuo posto!".
"La paura?", gli fee eco, incerto. Non era sicuro che fosse quello il punto.
"Proprio così", rispose annuendo. "Ora ti calmi, ce ne andiamo a cena e poi ci dormirai sù. Tra neanche quarantotto ore potrai fare quello che fino a qualche giorno fa definivi una pazzia". Gli stava dando implicitamente del lunatico con l'ultima frase; James emise quello che sembrava tanto un grugnito, uscendo dalla stanza.
Almeno a cena avrebbe rivisto Penny dopo il patetico tentativo di conversazione che aveva intavolato prima che Sam lo disturbasse con le sue stronzate di gioco.
Quando giunsero in Sala Grande si divisero: Lorcan al tavolo dei Corvonero e James a quello dei Grifondoro. Gettò un'occhiata veloce a Penny, indeciso se andarsi a sedere da quelle parti oppure no. Alla fine – poiché lei non lo degnò di uno sguardo - optò per il solito posto accanto a Baston, anche costretto dall'amico che lo stava praticamente tirando per la maglia, desideroso di comunicargli qualcosa. Ovviamente si trattava di Quiddich.


Penny sbocconcellava qua e là: briciole di pane, qualche cucchiaiata di minestra, un morso di torta al cioccolato. Tutto in maniera estremamente svogliata, nonostante dopo l'allenamento avesse avvertito una gran fame.
I suoi pensieri erano concentrati sulla possibilità che quell'idiota di Angie fosse davvero la ragazza che aveva rincitrullito James tanto da convincerlo – uno come lui – a non uscire con altre. L'aveva incrociata in Sala Comune prima di cena, rispondendo al suo "ciao" con una certa fatica e una gran dose di buona volontà.
Era davvero gelosa marcia! Aveva sempre pensato di non voler conoscere il nome della "ragazza" di James, ma non ne era più tanto sicura.
La curiosità uccise il gatto, pensò tra sè e sè, nel disperato tentativo di infondersi un po' di saggezza – termine che, quando si trattava di Potter senior sembrava sparire dal suo vocabolario.
"Perché non fai altro che sospirare e giocare con il cucchiaio?", mormorò Rose.
Si stava gingillando con le posate da circa un quarto d'ora, quindi quella domanda era più che lecita.
"Penso a James", sospirò l'altra sconsolata. "Non guardarmi così, l'ho detto perché so che è inutile negarlo, non perché sia felice di ammetterlo", puntualizzò.
"Non ho fiatato...", le fece notare la rossa, "e sappi che vengo in pace!".
"Ti senti bene? Non hai mangiato quasi niente...", il solito Al preoccupato.
"Sì, è tutto a posto". Sì, Penelope, tutto a posto e niente in ordine...
Quando giunse il momento di andare a letto – che quella sera agognava particolarmente – Penny si infilò la sua maglia larga e si rintanò sotto le coperte. Il vento ululava forte fuori dalla finestra, e le incuteva una certa inquietudine. Ma finché era lì sotto, niente poteva farle del male. Glielo diceva sempre il nonno quando era bambina, per tranquillizzarla durante i temporali; si metteva vicino a lei e le raccontava un sacco di storie strane. Se chiedeva ad Anne e Jack di ripeterle loro non sembravano avere la minima idea di cosa stesse dicendo.
Solo quando aveva scoperto di essere una strega aveva capito il perché di quella discrepanza tra le fiabe dei suoi genitori e quelle di Arnold. Erano le fiabe di Beda il Bardo, note solo nel mondo dei maghi. Suo nonno le raccontava a lei perché diceva di aver sempre sentito che, a differenza di Anne, Penelope avrebbe fatto parte di quel mondo. Ripetendosi mentalmente Ghiozza la Capra Zozza con le stesse identiche parole che usava Arnold quando era piccola, spense la candela e si addormentò con il sorriso sulle labbra.


"Smettila di poltrire! Il mattino ha l'oro in bocca!", strillò Rose, strappandola -poco delicatamente- dal bellissimo sogno che stava facendo. Aveva tirato le tende e la luce feriva gli occhi di Penny senza ritegno.
"Fottiti! Stavo sognando!", si lamentò, alzandosi di scatto dal letto.
"Posso immaginare il soggetto", fece la rossa, ridacchiando. "Tranquilla, non ho usato un Legillimens, ma può essere solo James, o non saresti così scorbutica". Aveva ragione, ovviamente. "E per l'amor di Godric, vestiti!".
Non perse tempo a insultarla o a rinfacciarle ancora di averla svegliata. Si preparò alla svelta e scese con le altre per la colazione, dato che non ci teneva a farsi scannare dalla sua migliore amica. Sarebbe stata una lunga, lunghissima giornata...
"Ho una fame da lupi", mugugnò sentendo lo stomaco brontolare.
"Ti credo...", le rispose Rose, "ieri sera non hai mangiato quasi nulla".
"Mi rifarò adesso. Oggi ho lezione e allenamento intensivo di Quiddich", le ricordò.
"Giusto! O ti nutri o cadrai come una foglia", osservò, "e Baston non te lo lascerebbe fare... figurati se lascia James coperto da quella schiappa del tuo sostituto", ghignò.
"Siete tutti perfidi con quel ragazzo... non è così scarso!", provò a difenderlo.
Rose si girò e inarcò le sopracciglia, ammutolendola con un solo sguardo di sbieco.
"Ok", ammise, "gioca da schifo!".
La rossa sfoggiò un sorrisetto di trionfo e si sedette a tavola. Penny la imitò, senza risparmiarsi nel "nutrirsi": aveva la scusa della giornata pesante.
Si versò del succo di zucca, la sua bevanda analcolica preferita – se ci fosse stato del Whiskey Incendiario l'avrebbe sicuramente assaggiato per farsi coraggio – accompagnandolo con un bel po' di biscotti, una fetta di torta di uvaspina e una ciambella ripiena.
"Cavolo, avevi un bel po' di fame!", commentò Al ridendo, dopo averla vista trangugiare tutta quella roba. Lei sorrise, senza poter aprire la bocca, ancora piena di cibo.
"In effetti avevo appetito", replicò con un risolino.
"Beh, comunque dobbiamo darci una mossa. Abbiamo Pozioni e Victoire non ama i ritardatari!", annunciò Al bevendo un ultimo sorso di succo di zucca – già in piedi.


Quando entrarono trovarono la professoressa a scribacchiare sulla lavagna qualcosa sulla Pozione Ricostituente. Si sedettero in fretta e furia agli ultimi banchi, cercando di fare meno rumore possibile: Victoire non sarebbe stata più tenera solo perché Al e Rose erano i suoi cuginetti.
"Finnegan", chiamò.
Il ragazzo rimase estasiato nel sentir pronunciare il proprio nome dalla creatura che adorava di più in tutta Hogwarts, tanto che – letteralmente – corse alla cattedra.
"Sì?", sospirò: pendeva letteralmente dalle labbra di Victoire.
"Potresti ritirare i temi che avevo assegnato?", domandò senza alcuna traccia di imposizione. Penny adorava quel modo di fare, sia in lei che nel marito: non avevano bisogno di imporsi con la forza, in quanto venivano rispettati per la propria gentilezza.
"Subito, professoressa", rispose Finnegan.
"Matt è totalmente cotto di tua cugina, lo sai?", ghignò Penny, rivolta ad Al.
"Non è il solo a Hogwarts. Mia cugina somiglia a Fleur anche più di Dominique e Louis, quindi è logico che faccia girare la testa agli uomini", asserì.
Penny ridacchiò, pensando che non era l'unica della famiglia ad essere in grado di far perdere la testa all'altro sesso: James ci riusciva benissimo, anche senza traccia di sangue Veela nelle vene.


La lezione di Pozioni era passata relativamente in fretta, non contando il fatto che il calderone di Finnegan era esploso due volte e che quello di un'altra ragazza aveva preso fuoco. A Penny la pozione era riuscita piuttosto bene, perciò poteva ritenersi soddisfatta, e si recò con piacere nell'aula di Incantesimi.
"Prima di tutto", esordì Vitious quando furono tutti ai loro posti, "gradirei visionare le pergamene". Passò a ritirare i compiti lui stesso e Penny dovette sforzarsi di non ridere: era talmente basso che a stento riusciva a tendere le mani abbastanza da raggiungere i banchi – per ironia della sorte – più rialzati di quelli delle altre classi.
"Perché diavolo non usa un semplice Accio?", borbottò Rose, contrariata da quella inutile perdita di tempo.
"Evidentemente oggi voleva provare l'ebbrezza di raccogliere i compiti col metodo babbanofilo", ipotizzò l'altra con un'alzata di spalle.
"Bene! Le esercitazioni per la Disillusione non finiscono qui; le riprenderemo più avanti. Oggi praticheremo l'Incantesimo di Tacitazione", annunciò.
Cinque minuti dopo erano tutti intenti ad azzittire rane e corvi, con la formula "Silencio". Il risultato fu un gran baccano per tutta la classe – dato che non tutti riuscivano a far tacere gli animali. Il rospo di Alice gracidava in maniera inverosimile, mentre il corvo di Rose faceva dei versi irriproducibili e non sembrava intenzionato a smettere, spaccando i timpani di Penny. Lei fu più fortunata: la sua rana era relativamente tranquilla e riuscì a tenerla a bada dopo appena cinque minuti di esercizio.
"Silencio!", le imponeva agitando la bacchetta.
"Molto bene, signorina Shane!", la elogiò Vitious.
Anche Al riuscì perfettamente nell'incantesimo, mentre Trixy sembrava così assente -probabilmente per via della partita di Quiddich – da rendersi a stento conto di dove fosse. Quando Vitious lì congedò, furono finalmente liberi di recarsi a pranzo in Sala Grande. Sedersi e potersi abboffare nuovamente fu un gran sollievo per Penny - nonostante l'abbondante colazione della mattina, aveva di nuovo una gran fame. Che avesse contratto il verme solitario? Sentiva un buco allo stomaco.
Poco dopo invece, sentì che lo stomaco le si contorceva in maniera diversa, alla vista di Angie che prendeva posto accanto a James e gli sorrideva svenevole. Senza neanche rendersene conto, sbattè un pugno sul tavolo e imprecò in maniera poco signorile.
"Che ti prende?", le chiese Al, aggrottando la fronte.
"Niente", farfugliò ritraendo la mano, per giunta dolorante.
Rose aveva seguito la scena e fece cenno ad Al di guardare verso James, in modo che gli fosse chiaro che ad infastidirla era stata l'eccessiva vicinanza di Angie a James. Ma Albus, che la sapeva più lunga di entrambe, non si allarmò eccessivamente. Di lì a poco le sofferenze amorose della sua migliore amica si sarebbero concluse con un lieto fine, perciò non si preoccupò neanche di consolarla. Dopo il pranzo, si diressero in cortile per una mezz'ora di pausa, sedendosi in un punto riparato.
"Merlino!", esclamò Penny indignata. "Perchè diavolo di motivo quella ventosa non gli si scolla di dosso?", chiese più a se stessa che agli altri.
"Penny", provò a dirle Trixy sbuffando, "ti ho già spiegato che è lei a provarci... lo sanno tutti".
"E io ti ho già risposto che lui però ci sta!", non ascoltava ragioni. Le si contorcevano le viscere nello stomaco; aveva la fortissima tentazione di andare a dividerli e mettersi in mezzo. Bellatrix decise che era meglio non controbattere, se ci teneva a una vita lunga.
"Che cosa diamine fa?", gracchiò Penny, con gli occhi fuori dalle orbite. Angie aveva poggiato -casualmente- una mano su quella di James e un minuto dopo lo stava abbracciando, o qualcosa di simile.
"Io vado", disse irata, subito seguita a ruota dagli altri. Marciò a passo spedito verso l'aula di Divinazione. Con quello scatto di gelosia, si perse la parte migliore della scena, ovvero James che ritraeva la mano con noncuranza, spostandosi più in là.


L'ora di Divinazione -per fortuna una sola- fu tremendamente noiosa. La Cooman lesse le loro predizioni, trovando soddisfacenti solo quelle di due o tre persone. Ovviamente, Penny non era tra queste. Non possedeva la Vista!
Glielo diceva fin dal terzo anno, ormai c'era abituata. Non sapeva neanche lei perché continuasse a frequentare le lezioni. Molto probabilmente perché non aveva alcuna voglia di sostituire una materia semplice con una complicata come Aritmanzia, per esempio. Lei e i numeri non erano fatti per trovarsi sullo stesso pianeta. Ciò non toglieva che -come sempre- uscì da lì esasperata dalle idiozie della professoressa, che riteneva più un'impostora che una veggente.
"Per l'amor di Godric, Trix! Non fare quella faccia!", la supplicò mentre si dirigevano al campo da Quiddich, pronte a immolarsi sull'altare delle paturnie di Baston.
Si aspettavano di trovarlo teso come una corda di violino, e non si sbagliavano. Aveva una pessima cera ed era intrattabile. Restarono neutrali, sperando che prima o poi sarebbe rinsavito dall'ossessione di vincere la Coppa Del Quiddich.
"Insomma, sarebbe fico", ammise Trixy mentre si cambiavano, "ma non può ridursi in questo stato!".
"Già... è una specie di zombie che cammina e il peggio è che possiamo solo..."
"Vincere", concluse Bellatrix esasperata.

Fu un allenamento estenuante, se possibile ancora peggiore di quello del giorno precedente. James non era riuscito a scambiare neanche una parola con Shane e, come se non bastasse, Angie continuava a tallonarlo ovunque si trovasse. Perfino allora, la poteva chiaramente distinguere sugli spalti. Lo salutava con la mano, Merlino! Come doveva fare per chiarirle che non era interessato? Non poteva fare niente per lei, a meno che non cercasse una spassionata amicizia. Se era così era di certo molto brava a nasconderlo. Riflettendoci non aveva mai avuto un' "amica femmina". Cioè, amica–amica. Forse non era capitato, o forse era troppo impegnato a pensare alle ragazze in un altro senso. Invece ora gli sarebbe piaciuto; invidiava il rapporto di Al e Shane e – a parte quel demenziale sprazzo di immotivata gelosia che aveva provato – sapeva quale affetto li legasse, dato che li aveva sotto gli occhi da sei anni. Sbuffò, mentre cercava di lottare contro quella maledetta pioggerellina che gli colava addosso. Nonostante avesse praticato un incantesimo Impervius sulla propria faccia -proprio per evitare che la pioggia gli appannasse la vista- le cose non erano migliorate di molto.
Quando finalmente smontarono dalla scopa, fece per dirigersi verso Penny che gli scoccò un'occhiata fugace di disapprovazione prima di ritirarsi negli spogliatoi. Restò parecchio interdetto dall'atteggiamento di lei, del quale non sapeva spiegarsi la ragione. La ragione che lui non poteva comprendere, si palesò un secondo dopo alle sue spalle.
"Ciao James!", lo salutò Angie zuccherosa. Oh, Morgana santissima! Gli dispiaceva perfino: a differenza di Jessica, che era un'idiota patentata, Angie gli era simpatica.
"Ehm... ciao", non trovò di meglio da dire. Lei non si scoraggiò, anzi.
"Che ne diresti di andare a fare un giro?", chiese senza giri di parole.
Dallo sguardo che gli scoccò James comprese che era più avanti di quanto non fosse sano per lei, e necessitava di essere disillusa all'istante.
"Ehm...vedi", balbettò. Ma da quando aveva cominciato a rifiutare ragazze?
"Sì?", fece lei speranzosa. Oh, lo sapeva da quando! Dannata Shane!
"Vedi, se non ho capito male tu vorresti uscire con me", si fermò per controllare la reazione di Angie. Non negò, nè abbassò lo sguardo. Si limitò ad annuire.
"Però, ecco...", si stava incartando. "Da me non puoi avere quello che cerchi..."
"Oh", rispose visibilmente delusa. "Non ti piaccio..."
"Non sei tu... è che non mi piacciono più le ragazze in generale". Angie sgranò gli occhi e inarcò le sopracciglia, perplessa e scioccata. Solo allora si rese conto delle parole alquanto equivoche che aveva usato. Non mi piacciono più le ragazze?
"Prego?", disse esterrefatta.
"Non...", scosse il capo disperato, "non ho cambiato sponda", puntualizzò infastidito dalla propria idiozia. "Mi sono espresso male, intendevo dire che ormai me ne piace una sola, ecco", spiattellò con noncuranza.
"Oh", esclamò nuovamente. "Beh... sei stato sincero, lo apprezzo", fece un sorrisetto.
Wow! Non solo non si era incazzata, ma aveva anche apprezzato il suo comportamento. Uno a zero per la sincerità: doveva ricordarselo più spesso.
Angie non disse altro, si limitò a guardarlo, gli scoccò un bacio sulla guancia e si allontanò fulminea. Girandosi, James vide Shane marciare verso l'esterno del campo insieme a Trixy. Maledizione, pensò: ancora una volta non era riuscito a parlarle!


"Ora lo bacia anche!", sbraitava durante il tragitto dal campo all'interno della scuola. Di volta in volta Trixy provava a replicare alle assurdità che stava lasciando uscire dalla bocca, ma lei non le dava tempo.
"Sai una cosa?", proseguì acida. "Non mi interessa minimamente! Ho capito che è lei ad interessarlo, perciò il mio piano di non sapere il nome della tizia per non odiare nessuno", e qui imprecò nuovamente, "è bellamente andato in fumo!".
"Penny, ma ti vuoi calmare?", strillò a un tratto Trixy per sovrastarla.
"Scusa", farfugliò l'altra, rendendosi conto di stare urlando.
"Era solo un maledetto bacio sulla guancia! Tu e Al ve ne siete dati un miliardo; perchè James non può farlo?". Non avrebbe dovuto dirlo, lo sapeva.
"Non provare a difenderlo!", sbottò puntandole contro l'indice, minacciosa. "Sai benissimo che non è la stessa cosa: lo dici solo per farmi calmare! Al è il mio migliore amico, mentre James non ha mai avuto un' amica intima. Tutte le ragazze con cui interagiva erano pazze di lui, e lui non faceva niente per cercarne una che non lo fosse. Anche se ha delle conoscenti donne che non gli piacciono in quel senso, non ha con loro un rapporto paragonabile a quello che io ho con Al".
Trixy sbuffò, non trovando un'argomentazione valida a cui appigliarsi per farla smettere. In effetti era vero: James non aveva una "migliore amica", con la quale avesse un rapporto tanto stretto da abbracci e baci senza che ci fosse un secondo fine. Questo era il motivo della gelosia universale di Penny.
"Forse Angie è quella giusta per fare amicizia!", azzardò allegramente, pentendosene subito dopo. Penny si girò verso di lei, fulminandola con lo sguardo.
"Ti ha dato di volta il cervello? Non hai visto come lo guarda? Lo fissa con gli occhi a cuoricino. Questa me la chiami amicizia?!", berciò irritata oltre misura.
Trixy non riuscì a trovare una risposta che non facesse incazzare Penny ancora di più, perciò prese la saggia decisione di lasciar perdere.
"Te lo dico io: se James vorrà mai fare amicizia con una donna, con la fotuna che mi ritrovo, sceglierà me!", concluse catastrofica. Trixy scosse la testa senza ribattere.
"Melograno fatato", mormorò la parola d'ordine alla Signora Grassa, sempre senza controbattere.
Ormai erano in Sala Comune e la sfuriata di Penny dovette per forza concludersi, con un certo sollievo da parte di Bellatrix, che in seguito non potè fare a meno di raccontarla a Rose e Alice. Entrambe concordarono sul fatto che la situazione stesse degenerando e, quando Penny uscì dalla doccia avvolta nel candido asciugamano bianco, se le trovò tutte e tre davanti. Deglutì rumorosamente e cercò di sorpassarle un paio di volte.
"Cosa ho fatto per meritare un tale schieramento?".
"Noi pensiamo che tu debba dire a James quello che provi".
"Ma bene Rosie! Ora che conosco la vostra opinione in merito lo farò non appena lo incontrerò, contaci!", rispose caustica.
"Rose ha ragione", sbuffò Alice. "Non puoi restare un anno a torturarti, chiedendoti chi sia la stramaledetta fiamma di James".
Penny si sottrasse a quegli sguardi, svicolando verso sinistra e dirigendosi al proprio letto per cambiarsi.
"Non ho intenzione di farlo; sparite dalla mia vista o cambiate argomento!".
"Non vedi che effetto ti ha fatto vederlo con un'altra? Non facevi così quando pensavi fossero solo di passaggio!", le fece notare Trixy.
"Certo...", aggiunse Rose, "non ne eri felice, ma ora sei agitata come uno Schiopodo Sparacoda!", la accusò. Penny le scoccò uno sguardo torvo, schifata dal confronto.
"Non posso credere che tu mi abbia paragonato a quei mostriciattoli!", fece schioccare la lingua, spazientita. "Ad ogni modo, mie care, SCORDATEVELO!".
Ormai completamente vestita, scese in fretta le scale e uscì dalla Torre per sfuggire a quel maledetto accerchiamento. Sperava solo che una volta a cena le sue amiche si scordassero di illustrarle nuovamente i vantaggi di dichiararsi. La prospettiva, ai suoi occhi, si configurava solo come una colossale figura di merda!







SPAZIO AUTRICE

Salve gente,

avevo detto che avrei pubblicato entro due/tre giorni e invece non ce l'ho fatta, quindi Sorry!

Eccomi a voi con un nuovo schizofrenico capitolo, in cui Penny e James continuano imperterriti nel loro Cha Cha Cha – un passo avanti e uno indietro. In realtà Penny sta facendo tutto da sola, perché devo dire che James si comporta bene ormai – tranne fare figure di merda mettendo in dubbio la sua stessa sessualità davanti alle proprie pretendenti. Un dettaglio trascurabile, direi. Il risultato sperato però è stato ottenuto: Angie terrà le grinfie lontane da James.

Comunque prima che mi dimentichi di dirlo, non sono pazza (credo) e la lettera che Trixy ha ricevuto (e il suo conseguente umore nero) non verrà più nominata in questa storia. Sono la base per una OS che è in cantiere – nata davvero all'improvviso. Non svelo altro per il momento, ma presumibilmente la pubblicherò dopo l'ultimo capitolo di Una Strega In Famiglia MA prima dell'Epilogo e spero che mi farete l'onore di leggerla e recensirla. Tutto ciò a meno che la mia mente non cambi i programmi che ha fatto. Anyway, questi pochi giorni prima della partita sono stati faticosi con gli allenamenti e tutto il resto, e i nostri piccioncini si sono guardati da lontano, mentre i Cattivi Presagi non smettono di assillare James. L'ho fatto apposta a descriverli così lentamente, per farvi capire come si sentono, soprattutto lui – che non vede l'ora che passino. È pazzo e paranoico come dice Al? Può darsi: lo scoprirete solo leggendo! *si ritira consapevole di aver scritto solo cavolate*

Aggiornerò la settimana prossima, quindi per ora Addio!

Baci baci :*

Jules


Note:

-gli Schiopodi Sparacoda sono animaletti nati da Hagrid, che fa sempre incroci strani :)

-l'Impervius è un incantesimo che Harry pratica sui propri occhiali per evitare che si bagnino e si appannino


  
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