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Autore: Niglia    16/07/2015    3 recensioni
[Kagome/Sesshoumaru]
In cui Kagome Higurashi cade nel pozzo da bambina, un piccolo Sesshoumaru la trova e decide di tenerla per sé.
Una storia raccontata a piccoli pezzi.
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: inu taisho, Kagome, Sesshoumaru, Signora Madre | Coppie: Kagome/Sesshoumaru
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Angolo Autrice. Buonasera! Che bello essere arrivata al terzo capitolo xD *Vorrei però mettere le mani avanti, dicendo che per ora gli aggiornamenti stanno procedendo in modo fluido e rapido ma solo perché ho i primi cinque-sei capitoli più o meno pronti, e che i problemi e la lentezza inizierà non appena quelli finiranno, temo*
I ringraziamenti, come sempre, sono d'obbligo: grazie mille a Himeyasha 95, Aury_chan e _sesshomary per aver recensito lo scorso capitolo, e un grazie va anche a chi legge in silenzio! Che farei senza di voi *_*
Bando alle ciance, vi lascio al capitolo - buona lettura! Vostra,
Niglia.





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{3}
Decision








Sesshoumaru sollevò lo sguardo verso l’uscita del pozzo, notando che il tramonto era ormai arrivato e passato, e il cielo iniziava già a tingersi lentamente di nero. Non aveva che da rimproverare sé stesso per quella deviazione che gli aveva impedito di portare a termine il compito assegnatogli da suo padre, eppure…
Forse la caccia non era stata un completo disastro. Chissà che cosa avrebbe detto suo padre quando gli si fosse presentato davanti con un’umana al posto della banale selvaggina che sicuramente ci si aspettava da lui?
Sarà di certo orgoglioso, decretò tra sé, prendendo una decisione.
Sesshoumaru le diede le spalle e si accucciò davanti a lei. «Aggrappati», le disse. «Ti porto fuori.»
Attese per un'interminabile manciata di secondi che la bambina racimolasse il coraggio sufficiente per salirgli sulla schiena come suo padre aveva fatto diverse volte con lui; alla fine udì il fruscio dei suoi vestiti, un debole sospiro, e un paio di mani minuscole posarglisi sulle spalle per mantenersi in equilibrio.
D’istinto allungò le braccia all’indietro e afferrò l’umana sotto le gambe, la sistemò meglio contro di sé in modo che non scivolasse e si raddrizzò per controllare che la sua presa fosse salda. Lo era: le sue braccia morbide e sottili gli si strinsero immediatamente intorno al collo con una stretta decisa, e se fosse stato umano l’avrebbe quasi strozzato.
«Tieniti», le ripeté. Quando la sentì annuire contro la propria spalla, saltò.
Benché non avesse ancora padroneggiato l’accorgimento di manipolare il proprio youki e renderlo solido sotto i propri piedi, metodo prediletto da suo padre per spostarsi rapidamente, Sesshoumaru vantava una forza notevole in ogni singolo muscolo del suo corpo, tale da renderlo l’invidia di youkai ben più anziani di lui; per cui, uscire dal pozzo con quella piccola spinta si rivelò una sfida decisamente misera.
Eppure, nell’udire il gemito strangolato dell’umana pieno di terrore e meraviglia, e nel sentire le sue dita aggrapparsi come piccoli artigli nella stoffa del suo haori, non poté fare a meno di provare una fitta d’orgoglio.
Una volta che furono nella radura, Sesshoumaru socchiuse gli occhi ed espanse la sua aura in cerca di potenziali minacce per la sua preda. Quando le spire di youki serpeggiarono dal centro del suo essere e scivolarono all’esterno, alla stregua di fili d’acqua che si impadronivano man mano del terreno, la bambina tremò contro la sua schiena come se ne avvertisse il formicolio sulla pelle.
«Mh… Freddo», sussurrò, seppellendo il viso nel suo collo.
Incuriosito, il giovane youkai imbrigliò nuovamente la propria aura che sparì come se l’avesse risucchiata. Subito la piccola cessò di tremare, emettendo un sospiro di sollievo.
Hn, pensò Sesshoumaru.
L’umana lo distolse subito dalle sue contemplazioni. «Grazie, ah… non mi hai detto il tuo nome», realizzò a mezza voce, senza cambiare posizione.
«Sesshoumaru», rispose lui distrattamente. Perché non l’aveva ancora fatta scendere dalla sua persona?
«Mh», mormorò lei. «Hai un buon profumo, Sesshoumaru-chan.»
Prima che lui potesse ribattere con qualche aspra protesta, rimproverandole l'improvviso sfoggio di familiarità, la piccola umana scivolò in un sonno profondo.




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