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Autore: canyoukeepasecret___    16/07/2015    0 recensioni
Da quando nella sua vita è arrivato Neymar, a Cat niente era mai sembrato così bello. Il vivere spensierata, per metà nascosta e per metà sotto i riflettori, non le pareva difficile come dicevano. Tuttavia un giorno, i giornali di tutto il mondo annunciano una incredibile scomparsa che distrugge la vita della ragazza come un castello di carte. Intraprende così un viaggio lunghissimo, durante il quale viene a contatto con realtà e persone molto diverse, dalle quali apprenderà valori importantissimi.
Eppure Cat sembra essere scivolata in un abisso senza fondo, dal quale difficilmente potrà risalire.
«Rialzati. Per te e per lui, la battaglia comincia ora. Ed è un gioco al quale non hai scelto di giocare, ma devi vincerlo a tutti i costi. O potreste non uscirne mai.»
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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DENYS




Marcia era ancora nel camerino quando, in seguito ad un fruscio delle spesse tende blu, Ed uscì con fascicoli di fogli scritti e andò a sedersi sul bordo del palcoscenico. Cominciò a guardare tali carte con un interesse frenetico e ansioso. I secondi erano scanditi dal ritmico ondeggiare delle sue gambe, che terminava con un piccoli rumori dovuti all’incontro dei tacchi di legno delle scarpe.
Le cineprese e il materiale di scena erano già pronti. Denys sognava questo momento da settimane, ormai: trascorreva ogni giorno con l’incontrollabile voglia di sfruttare ogni attimo libero per immaginarselo. Quando di sera si stendeva sul letto e si copriva con le coperte di cotone, chiudeva gli occhi e passava circa una mezzora a pensare a come sarebbe stato entrare nel teatro, con tutti gli occhi addosso, come un adone. Sarebbe sceso dalle scale e, seguito dalla luce di un faro di scena, per niente impacciato, si sarebbe diretto verso i camerini, lanciando un ultimo sorriso alla folla.
Da quando aveva ricevuto quella chiamata e aveva accettato di recitare quella farsa, Denys si era sentito sempre più sotto i riflettori mondiali. Già si figurava, qualche anno dopo, quando tutto fosse venuto a galla, con un paio di occhiali da sole scuri sulla copertina della più famosa rivista di gossip. Tutta questa situazione non faceva che incrementare la sua dose di autostima: Denys si guardava allo specchio pensando di essere il più bello. Si girava, si rigirava, e ogni posa lo valorizzava al massimo.
Una buona parte delle sue aspettative era svanita quando aveva fatto ingresso nel teatro. Un luogo chiuso, umido e puzzolente di stantio come pane vecchio. Era a forma di cerchio, si rese conto camminando, ed era molto alto. Le file di balconi erano nove, e il soffitto sembrava troppo lontano perché le parole pronunciate dal palco potessero essere udite dagli ultimi balconcini. Nonostante ciò, testò che l’acustica era buona. Il luogo, anche con tutte le luci accese, era troppo buio.
Dalle quinte si levarono delle voci. Marcia, accompagnata da Julia e la truccatrice, entrò in scena mille volte più bella di prima. I capelli neri e lisci le scendevano lungo le spalle fino a metà schiena, e i suoi grandi e vivaci occhi azzurri erano ben visibili anche dall’ultimo piano. I suoi denti erano talmente bianchi e belli che vederla sorridere provocava un senso di beatitudine che saliva dal cuore. Anche se le sue gambe, troppo corte e un po’ grasse in proporzione al suo corpo quasi per uno scherzo del destino, non la rendevano armonica, Marcia aveva un viso troppo bello per essere equilibrato.
Julia era l’opposto: capelli biondi corti, occhi marroni, pelle scura. Alta e magra. Adorava tatuaggi e piercing, e ne portava uno sul naso, mentre Marcia, con quel suo fare spaesato, dolce e disincantato, non portava altro che un paio di orecchini ai lobi. A differenza delle altre ragazze della sua età, non aveva piercing né tatuaggi.
«Mia madre mi ha raccontato degli spettacoli al teatro. Mi sono subito piaciuti. Dovevo provare. Dice che ho talento, ma non credo di averlo notato.»
«Tua madre dice il giusto. Mi sono appassionato al teatro quando ho studiato letteratura italiana.»
«Già.» Marcia si sedette a gambe incrociate sul palcoscenico. Si guardò intorno. «Luigi Pirandello, per esempio.»
«Uno dei migliori, non c’è dubbio. Qualcosa da bere?»
Marcia e gli altri rifiutarono. Quando il regista lo chiese a Denys, anche lui rifiutò, ma si alzò dalla sua poltrona in fondo al teatro ed educatamente si avvicinò ai colleghi sul palco. Conoscenti e non, li salutò tutti con una stretta di mano. Subito dopo, cominciarono a recitare.
Ma quella non era l’unica farsa che Denys stava recitando.

. . .


Uscito dal teatro, dopo una lunga e stancante giornata di prove, Denys era salito sul primo taxi in sosta accanto al marciapiede e aveva chiesto di accendere il riscaldamento. Il tassista, un uomo in carne sulla sessantina, palesemente infreddolito, aveva obbedito senza esitare un momento e poi aveva cominciato a sfrecciare per i borough della città.
Fuori dal finestrino, grandi fiocchi di neve cadevano e si posavano silenziosamente su qualsiasi superficie, imbiancando New York come lo zucchero al velo su una torta. Poggiando il palmo della mano sul vetro, piccoli refoli di fumo, frutto della condensa, si alzarono. Fuori, le luci scorrevano veloci.
Denys aprì l’iPad per leggere le ultime notizie. Con il tempo, aveva preso l’abitudine di controllare diverse testate di quotidiani per farsi un’idea tutta sua sull’attualità. Ogni giornale, infatti, mostrava di una notizia solo ciò che gli tornava utile.
Dall’edicola, cliccò sull’anteprima del The New York Times. Fece velocemente zapping tra le pagine, fermandosi a leggere le news più importanti.
«Oggi il giornale è pieno di roba. C’è stato un crollo a Wall Street, ieri notte. Dow Jones, mi pare. Quei parassiti dei notai erano così presi dal rialzo delle azioni di Apple dopo il lancio del nuovo telefono che nel frattempo, alle loro spalle, le altre società per azioni hanno avuto così tanta libertà che sono finite per crollare.» Il tassista alzò ancora un po’ il riscaldamento. «Cretini.»
«Lo so, l’ho appena letto» rispose il ragazzo «ci sono davvero tante notizie. In Europa, la moneta comunitaria ha acquistato ancora altro valore.»
«L’Europa è bella», affermò l’autista svoltando in una strada secondaria «o almeno, a me piace. Lì ci sono le più belle città del mondo, altro che America.»
«La Grande Mela è bella ed offre tante possibilità, ma niente che si possa paragonare a Parigi o Roma.»
«Esattamente,» riprese il tassista «anche se è il vecchio continente. Ma sai chi gliel’ha affibbiato quest’appellativo? Noi americani! Io penso sia perché un po’ siamo sempre stati invidiosi. L’Europa è la culla delle civiltà, ed è così bella. Anche se a dire il vero, non ci vivrei. Non fa per me quel dannato Euro di merda.»
Dopo poco, la nostra discussione sull’Europa si concluse, e Denys, sfogliando il giornale digitale, passò alla sezione gossip, sezione che lui non amava per niente, ma che in quella strana situazione nella quale era precipitato per colpa di un’altra persona era in dovere di consultare. Man mano che le pagine giravano, la sua ansia cresceva, e culminò quando notò che su oltre metà della pagina ventisei campeggiava un’immagine. O meglio, l’immagine. Ritraeva Neymar e una ragazza sconosciuta.
Chiuse l’iPad ed attese che il taxi parcheggiasse al numero 36 della settantaduesima strada ovest di New York. Lì, in un enorme palazzo, Denys aveva acquistato, con tutti i soldi guadagnati nell’ultimo mese, un appartamento con una veduta a trecentosessanta gradi sullo skyline di New York.
Poggiò la cartellina sul tavolo, poi si diresse in bagno, dove si spogliò, lavò i denti e indossò il pigiama. Arrivato in camera da letto, si stese e mise le mani dietro la testa, restando a guardare il panorama fatto di piccole luci ultra colorate che erano la sua città.
Prima di addormentarsi, pensò alla foto che aveva visto sul New York Times e a Neymar e alla ragazza. Poi, grato, pensò a tutto ciò che aveva potuto comprare nell’ultimo mese. Stava per cadere tra le braccia di Morfeo quando quel solito pugno di paura andò a posizionarsi nello stomaco e ad accelerare i suoi battiti.

Lui, quella ragazza, la conosceva.
  
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