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Autore: King_Peter    17/07/2015    10 recensioni
{ Interattiva | Tremate, tremate, i mezzosangue sono tornati! | Storia completa }
Il Tartaro ha inghiottito tutti.
Innocenti si sono smarriti, peccatori sono affogati, dannati si sono perduti.
Gli dei si sono indeboliti, consumati dalla loro smania di potere, prede indifese della tanto ambita vendetta dei loro nemici.
Il mondo è sulla soglia di una nuova grande guerra e, dopo la sconfitta di Madre Terra, i semidei, sia romani che greci, dovranno affrontare una minaccia ben più grande di Gea, una minaccia che segnerà la loro vittoria.
O la loro fine.
♦ ♦ ♦
Dal testo: Sangue, Corpo, Cuore.
Le parole di Elena acquisivano finalmente un senso, mentre Lion assisteva riluttante a quel rito macabro ed antico come la terra stessa: serviva il sangue di un figlio degli Inferi, il corpo di qualcuno che era andato spontaneamente verso il proprio destino ed, infine, il battito di un cuore puro che potesse riportare sui suoi passi anche la morte.
Genere: Azione, Drammatico, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Ade, Gli Dèi, Nuova generazione di Semidei, Nuovo personaggio, Semidei Fanfiction Interattive
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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11. Lazzaro risorge
Successus improborum, plures allicit.

 
 
Nel momento stesso in cui lo diceva, si rese conto della pessima battuta che aveva fatto.
Si morse l'interno delle guance per la sua stupidità e sentì il sapore amaro e metallico del suo stesso sangue prima in bocca e poi scendergli, come una macabra bevanda, lungo la gola.
Sentiva che stava accadendo qualcosa di brutto, qualcosa a cui loro non dovevano assistere, ma adesso la sua richiesta era stata espressa e Lion voleva vedere se Lilith e Nives rispettavano fino in fondo i patti che stringevano.
La bionda sorrise, malvagia, lasciando che l'aspide le scorresse lungo il corpo, poi alzò le mani all'altezza delle spalle e cominciò a cantilenare, la pupilla degli occhi che lasciava posto solo al bianco, come quello degli occhi di Caelie nel suo incubo.
Indietreggiò, impaurito, sotto lo sguardo sconcertato della figlia di Apate.
Colse solo alcune parole isolate, come morte, ombra e tenebra che gli fecero rizzare i capelli sulla testa. Sbatté più volte gli occhi, quando si accorse che l'aria all'interno di quella sala si stava facendo incandescente ed iridescente al tempo stesso.
Un sortilegio, non c'era dubbio.
Lilith continuò a cantilenare, gli occhi completamente bianchi e il serpente che le davano l'aria di essere uno di quei demoni di cui John Milton aveva parlato nella sua opera. Si, Lion aveva letto anche il Paradiso Perduto, per sua grandissima fortuna ed era abbastanza sveglio da ricollegare il nome della ragazza a quello della prima moglie di Adamo, progenitore della razza umana secondo la teologia cristiana.
E ne era profondamente imbarazzato.
All'improvviso, dove prima non c'era altro che ombra e polvere, comparve il blocco di ghiaccio in cui erano imprigionati Alec e Wolf, stretti nel loro ultimo abbraccio. Lo spesso strato di metallo non sembrava essersi sciolto per niente e Lion li ricordava esattamente nello stesso modo, con il cuore che gli si strinse in una morsa di tristezza e amara consapevolezza.
« Tutto qui? » chiese, sperando che la sua voce non lo tradisse, « Intendevo liberi da quel masso di ghiaccio, se non si era capito. »
In tutta risposta, Lilith volse la testa verso di lui e lo guardò con gli occhi bianchi, imbastendo un sorriso freddo e calcolatore. L'aspide sul suo braccio aprì le fauci, mostrando l'interno della bocca colorato di rosso e di rosa, come quella di un normale essere umano.
Nives si avvicinò al blocco, il portamento regale che la faceva assomigliare ad una sorta di dea, la veste blu notte che scorreva sul pavimento di pietra con grazia e senza peso, come le tenebre che li circondavano. Quando fu vicino al blocco, Lilith prese a cantilenare più forte, la sua voce aumentata in un tono e molto più arrabbiata, come se qualcuno le avesse appena pestato un piede.
Gli occhi di Nives scintillarono, poi toccò il blocco e ritrasse il dito, lasciando che dal punto in cui si era posato il suo dito cominciassero a formarsi crepe e a cadere il ghiaccio. Un fragore penetrò le orecchie di Lion, esattamente quando pesanti blocchi di ghiaccio caddero a terra, infrangendosi sulla superficie fredda del pavimento di pietra.
Il cuore di Lion sembrò fermarsi.
Non era possibile, non era umanamente possibile: Wolf era seduto a mezzobusto su Alec, il volto trasognato e confuso, mentre si guardava attorno e incontrava lo sguardo dei suoi amici. Lion gli corse incontro, continuando a stringere la mano a Caelie, rischiando anche di piangere.
« Wolf, Wolf miei dei! » ansimò Cassie, aiutandolo ad alzarsi, e sorreggendolo sulla sua spalla, « Pensavo di non vederti mai più. » continuò, la voce incrinata per l'emozione. Lui sorrise, il suo tipico sorriso storto che aveva fatto innamorato il figlio di Mercurio ancora a terra.
Lion lasciò la mano di Caelie e si avvicinò ad Alec e, quasi con timore reverenziale, gli sfiorò il viso, freddo come il ghiaccio che li contornava. Aveva le braccia e parte del ventre sfregiato dal fuoco, ma il suo petto si alzava ed abbassava, cosa che portò Lion ad abbracciare un corpo semisvenuto.
« Non avrai mica intenzione di rubarmi il fidanzato? » scherzò Wolf, riprendendo quella che era la sua solita tonalità di voce, puntando gli occhi verso Lion. Zheng lo aggiornò velocemente su quello che era successo da quando lui ed Alec erano bloccati in quel blocco di ghiaccio e, quando arrivò, alla parte di Alexis, il volto di Lion si rabbuiò.
« Ehi, amico, mi dispiace. » disse lui, la voce dispiaciuta,  « Sono felice che tu abbia usato il tuo desiderio per salvarci. »
Lion soffocò una lacrima, tirando su col naso e affidandogli il corpo svenuto di Alec tra le braccia, prima di alzarsi e voltarsi, per non farsi vedere piangere dagli altri.
« Lion, non fare così. » lo confortò la voce di Caelie, le dita leggere che andavano ad asciugargli le lacrime che si erano assiepate intorno ai suoi occhi, « Devi essere forte e se non riesci ad essere forte per te stesso, devi essere forte per gli altri. Ne hanno bisogno. »
Lion guardò il volto felice di Wolf, quello di Cassie, Castiel e anche quello un po' ombroso di Zheng, annuendo a quello che gli aveva appena detto Caelie.
« Sii forte per me, Lion. »
Solo in quel momento Lion si accorse che Lilith e Nives si erano già messe all'opera e adesso, oltre al primo altare, ne campeggiavano altri due. Erano tutti occupati, quello a sinistra dal corpo svenuto di Federica, i capelli rossi riversi sul marmo nero, quello a destra da una coppa scintillante di sangue e, l'ultimo, quello al centro, dal corpo pallido di una ragazza dai capelli corvini.
Impossibile.
Aveva voglia di urlare, piangere e battersi il petto, tutto contemporaneamente, quando si accorse che quel corpo era di Alexis, la figlia di Ade, la sorella che si era immolata per lui per riportare in vita Enea. Tutta la rabbia e il dolore dentro di lui non riuscirono che a produrre un urlo soffocato, quasi muto, che gli si strozzò in gola e quasi non lo fece affogare.
Non poteva essere, non poteva essere.
« Lasciatela andare, adesso. » ordinò Lion risoluto, facendo scattare il suo forcone di oro imperiale. I suoi occhi erano duri come due sfere d'acciaio, la presa sulla sua arma così forte da fargli sbiancare le nocche.
Lilith alzò gli occhi in maniera impercettibile, mentre sopra di loro il soffitto della stanza si apriva in un cerchio perfetto, riversando nelle tenebre un mare di luce che accecò gli occhi di Lion: i tre altari erano perfettamente illuminati dalla luce dell'aurora, ancora troppo pallida per mutarsi in giorno, i volti delle due ragazze distesi come se stessero sognando.
Il sangue nella coppa, quello di Lion, scintillò con più forza, reagendo alla luce del sole come se fosse  una sottospecie di sangue vampiro, visto che prese a bollire e a schiumare.
« Questi sono affari che non ti riguardano, semidio. » rispose Lilith, impedendogli ogni movimento grazie ad un muro di energia che gli impediva di avvicinarsi. Lion lottò con tutte le sue forze, lasciandosi poi scivolare contro di esso per osservare il rito più macabro al quale avesse mai assistito.
Nives prese la coppa con il suo sangue, mormorando parole che non capiva mentre intingeva due dita nel liquido rosso e li portava sul corpo di Alexis, cominciando a disegnare rune e simboli mistici sul suo volto, sul petto, le braccia e le gambe nude.
Il cuore di Lion ebbe un singulto.
Adesso Lilith aveva afferrato l'aspide con una delle sue mani e lo teneva fermo per la testa, mentre il serpente tentava di liberarsi attorcigliandosi intorno al suo braccio. Nessuna esitazione: la lama cadde sul suo collo, inesorabile come la morte, mentre sangue e veleno gocciolavano sugli occhi chiusi di Alexis.
Adesso Lion era a terra, piangente, mentre batteva frustrato i pugni contro il muro invisibile con cui doveva fare i conti, mentre gli altri si assiepavano intorno alle sue spalle, come a dargli conforto. Zheng aveva gli occhi sgranati, mentre Nives si faceva strada verso il corpo di Federica e le metteva una mano sul cuore, temendo che avesse voluto strapparglielo.
Cassie si tappò le orecchie, Castiel chiuse gli occhi, mentre Nives premeva sul suo petto come se stesse effettuando una specie di massaggio cardiaco, accompagnata dal cantilenare crescente di Lilith, piegata sul petto di Alexis.
Vomito.
Il petto di Federica si alzava ed abbassava ritmicamente, mentre la bionda cominciava lo stesso trattamento che Nives stava riservando alla rossa, ma sul corpo senza vita di  sua sorella, i capelli corvini legati in una treccia che le cadeva sulle spalle pallide.
Sangue, Corpo, Cuore.
Le parole di Elena acquisivano finalmente un senso, mentre Lion assisteva riluttante a quel rito macabro ed antico come la terra stessa: serviva il sangue di un figlio degli Inferi, il corpo di qualcuno che era andato spontaneamente verso il proprio destino ed, infine, il battito di un cuore puro che potesse riportare sui suoi passi anche la morte.
E le streghe, adesso, avevano tutti gli ingredienti per risvegliare la coscienza del dio Tartaro.
Il tempo sembrò fermarsi, la luce dell'aurora farsi più carica, mentre sui tre altari appariva l'ombra rotonda degli otto pianeti perfettamente allineati, accumulando una quantità di potere abbastanza grande in modo da suggellare per sempre il rito di resurrezione.
Si udì un fragore, come un fulmine a ciel sereno, squarciare l'aria, a cui seguì il suono dei polmoni di una persona che si riempivano di aria e la immagazzinavano, il suono della vita stessa.
Tartaro.
O meglio, Tartaro nel corpo di Alexis era scattato a mezzo busto sull'altare nero, rimirando la sua nuova forma. Poi posò gli occhi su Lion e fu allora che capì che, sin da quando erano partiti dal Campo Mezzosangue, non avevano fatto altro che fare ciò che loro volevano, giocare secondo le loro regole.
Caelie urlò, piegandosi in due dal dolore e Lion sospettò anche di sapere il perché quello stava succedendo. Sentì l'ombra della morte sulle sue spalle, mentre osservava gli occhi completamente neri di Tartaro, sensazione che, forse stavano provando tutti, persino le due ancelle Lilith e Nives, che si erano prostrate ai piedi del loro dio in segno di adorazione.
Faceva male, faceva davvero male vedere Tartaro muoversi nel corpo di Alexis, mostrando una parvenza di normalità agli occhi di Lion, un leone che aveva smesso di combattere, troppo esausto e consumato da tutto quello aveva passato.
Tartaro scese con grazia dall'altare, terminando di bere il sangue rimasto nella coppa, inebriato dal suo odore troppo dolce e mortale. Lasciò cadere il contenitore a terra, calpestandola con i suoi piedi e riducendola in milioni di schegge di oro imperiale sparse a terra, avanzando verso di loro.
Lilith parve delusa per non essere stata nemmeno ringraziata, un reticolo di sangue di serpente che correva sul suo braccio, come un guanto di pizzo rosso.
« Ho assaggiato il tuo sangue, semidio, e ne voglio ancora. » sostenne, camminando proprio come avrebbe fatto Alexis, la lunga spada di ferro dello Stige che batteva sulle sua gambe nude, coperte solo da un lembo di drappo nero che impediva la vista della parte superiore del suo pallido corpo.
Lion si alzò goffamente, afferrando un mano che gli veniva porta, vedendo quando fosse pericolosamente vicino a loro.
Nessuna delle loro armi sarebbe stata in grado nemmeno di ferirlo, figuriamoci ucciderlo. Lo guardò con sconcerto, mentre, alle sue spalle, Caelie si stringeva al suo braccio.
« Ti offri volontario o devo venire lì e staccarti la testa con queste mani? » chiese, alzando le mani all'altezza delle spalle, quelle stesse mani che avevano fasciato le sue ferite, curato i suoi tagli. Lion indietreggiò, rabbrividendo, non riuscendo a pensare così velocemente ad una via di fuga, se mai ci fosse stata.
« Fai bene ad avere paura, Lion Davis. » disse, la voce atona, per niente umana, « Io sono il più antico fra le entità di questo mondo, vivo da millenni e sono pronto ad annientare tutto ciò che esiste, riportandolo allo stato di Caos in cui vigeva anni or sono. »
Mosse un passo, una maschera di sangue e veleno che si era raggrumata intorno ai suoi occhi completamente neri, le ombre e le tenebre più oscure che vi si aggiravano dentro, attirandolo come una sorta di buco nero.
Più grande eri, più in fretta bruciavi.
« E poi riplasmarlo a mio piacimento. »
La sua voce era un'accozzaglia di metalli sfregati su metalli, lo sciamare delle api e il suono della morte stessa, mentre Lion non faceva altro che indietreggiare e Tartaro sfuggiva al muro trasparente che Lilith aveva creato, oltrepassandolo come se fosse gelatina.
« Consegnati, Lion Davis, consegna il tuo cuore alle tenebre o i tuoi amici moriranno. »
Poi, prima che Lion svenisse dalla paura, si sentì afferrare per le scapole e catapultare tra le tenebre, accompagnato dall'urlo di rabbia che si sprigionava dalla bocca senza fondo di Tartaro.
 
 
Batté la testa, rannicchiandosi in posizione fetale prima che la caduta potesse causare altri danni.
Ebbe timore ad aprire gli occhi, ma la paura che aveva provato davanti al dio degli abissi più profondi era sparita, lasciando il posto alla rabbia: si trovavano al piano terra di una casa che conosceva bene, schegge di vetro e pezzi di ghiaccio affollavano il pavimento, esattamente come Lion lo ricordava.
Betsy.
Serena era atterrata poco lontana da lui, le gambe all'aria, i capelli castani riversi a terra, una cascata dello stesso colore delle assi di legno sotto di loro. Cassie mugugnava dolorante alla sua destra, mentre Lion si dava la spinta e si rialzava in piedi, porgendo una mano a Castiel e il suo cucciolo Felix, il piccolo mostriciattolo che si agitava tra le sue braccia nude.
Sentì qualcosa passargli in mezzo alle gambe e strusciarsi affettuosamente lungo il tratto in cui i suoi jeans si erano strappati, lasciando vedere la sua gamba nuda e villosa. Sobbalzò, quasi pestando il gatto randagio che prima si era appostato davanti quella casa e lo aveva aspettato, come un fedele cane da guardia.
Si voltò, cercando con lo sguardo Caelie, distesa accanto alle scale, per poi chiedersi come avessero fatto ad arrivare lì, visto che nessuno di loro era in grado di teletrasportarsi o viaggiare nell'ombra.
Rabbrividì.
Una sequenza degli occhi di Tartaro sfarfallava davanti ai suoi occhi, mentre il rito si compiva e lui tornava finalmente alla vita, annientando tutto ciò che era rimasto di Alexis.
Adesso era impossibile riportala indietro.
La sua stessa essenza era stata consumata da quella di Tartaro, gli ultimi barlumi della sua coscienza avevano abbandonato totalmente il suo corpo, rendendolo solo un volgare contenitore per tutta la potenza distruttiva del dio stesso.
Lion non si era mai sentito così debole.
Per un momento si lasciò scivolare lungo la parete coperta di buchi, mentre qualche lacrima scorreva lungo le guance, bagnandogli le labbra. Si sentiva vecchio come non mai, anche se aveva solo diciassette anni, come se il tempo stesso lo avesse afferrato e lo stesse facendo invecchiare più velocemente del dovuto, spezzando le sue ossa, piegando i suoi muscoli forti.
Non c'era più nulla per cui lottare, nulla per cui valesse davvero la pena continuare a combattere. Tartaro, oltre ad averlo privato per sempre di sua sorella, gli aveva rubato qualcosa di più importante, qualcosa che gli sarebbe mancata per sempre.
La determinazione che faceva parte del suo carattere, il coraggio che lo induceva a ribellarsi alle regole, la stessa caparbietà con la quale aveva affrontato una marea di situazioni, a partire da quando era arrivato al Campo Giove, dove aveva deciso di restare e sentirsi parte di una famiglia.
Ora era tutto perduto.
Il leone aveva smesso di combattere, un uomo lo aveva ferito con il suo fucile e lo aveva lasciato a morire nel bosco, sotto lo sguardo di tutti i suoi sudditi.
« Lion. »
La voce dolce di Caelie lo riportò alla realtà, risvegliandolo dalla sorta di trance in cui era caduto. La guardò negli occhi, ricacciando indietro le lacrime a cui era poco abituato, mentre di avvicinavano anche Alec e Wolf, in piedi dietro di lei.
Caelie si era inginocchiata accanto a lui e gli teneva la mano, massaggiandogli l'incavo tra pollice ed indice con una delle sue dita, in maniera quasi meccanica.
« Stai bene? »
Che razza di domanda era? Ovvio che non stava bene, ma annuì lo stesso, appoggiando stanco la testa alla parete crivellata di buchi, dove la carta da parati aveva ceduto. Caelie lo guardò titubante, poco prima che Lion sentisse il clangore di una spada sguainata dal nulla e il sibilo di una frusta nell'aria.
Si maledisse silenziosamente, imprecando in latino.
Si era completamente dimenticato di Charlie ed Hic, i due semidei che aveva atterrato quando aveva rapito Federica. Adesso dovevano essersi svegliati ed era sicuro che stessero per chiedere vendetta.
Prima che potesse anche solo pensare di far scattare il suo anello, una voce sussurrò alle loro orecchie, facendoli desistere dai loro propositi.
« Non credo sia il momento adatto per combattervi tra voi, mezzosangue. » disse, la voce tipica di coloro che non hanno tempo, « Vi conviene risparmiare le forze per la grande battaglia. »
Una dea, non c'era dubbio.
E questo spiegava anche come erano riusciti ad arrivare lì, ovviamente. Lion fece in tempo a vedere Hic abbassare la sua frusta quando, al centro della stanza, apparve la figura di una donna dai lunghi e fluenti capelli corvini tra lo scintillio della luce e il fragore di un fulmine.
Era bellissima.
I capelli, fra il riccio e il mosso, le ricadevano spontanei sulle spalle, estremamente in contrasto con il peplo bianco puro che la dea indossava. Ai suoi piedi calzava sandali d'oro, fibbie dello stesso materiale mantenevano la sua veste, mentre un fiocco chiaro la cingeva appena sotto il seno, esaltando le sue forme, reggendo una testa raccapricciante posta sul petto.
Il volto era delicato e finemente cesellato, due labbra rosee accompagnavano la linea morbida della mascella, gli occhi, dello stesso colore del cielo in tempesta, erano incastonati in quella che Lion definì la maschera più bella che avesse mai visto.
« Eroi. » chiamò lei, muovendo un passo altero nella stanza, sotto lo sguardo stupito di tutti e avvicinandosi a Lion, il quale aveva gli occhi sgranati sulla sua figura. Lei sorrise, uno di quei sorrisi che avrebbero potuto oscurare il sole, porgendo una mano di porcellana verso il figlio di Plutone.
Lui, sporco e sudato, guardò confusa il profilo attraente e severo della dea, aggrottando le sopracciglia per lo stupore, ma si alzò lo stesso, aiutato dalle mani forti della donna.
« Tartaro è sorto e voi siete chiamati alle armi. » continuò, la stessa voce degli arringatori che Lion aveva sentito a Nuova Roma.
Per quanto cercasse di capire l'identità di quella dea, il suo nome continuava a sfuggirgli: Bellona? Giunone? O forse Trivia? In tutta risposta la donna continuava a sorridergli complice, gli occhi preoccupati eppure compiaciuti allo stesso tempo, le sottile rughe che avrebbero caratterizzato il volto di un essere umano non esistevano, dandogli un aspetto etereo.
« Scommetto che mi conosci più nella mia forma romana, Lion. » osservò la dea, alzando un sopracciglio come se gli stesse leggendo nel pensiero, « Non sono mai stata in buoni rapporti con i Romani, però sono pronta a fare un'eccezione aiutando te e i tuoi amici. »
Robin gli lanciò un'occhiata, i suoi occhi contornati da cerchi scuri e pesanti, e Lion vide che lo stesso sguardo confuso si agitava anche sul suo volto.
Chi era quella dea?
« Davvero non mi riconosci? » chiese lei, la voce un po' offesa, « Eppure hai combattuto la grande guerra contro Gea, dovresti aver visto la mia statua. »
All'improvviso Lion ricordò il volto di quella dea, i capelli nascosti sotto un elmo sormontato da cavalli e sfingi, una statua di Nike alata sul palmo aperto della mano, l'egida e il serpente ai suoi piedi, facendo di lei la figlia Tritogenia di Zeus, il signore del cielo.
« Atena. » sussurrò, come per paura di sbagliare il nome e scatenare di nuovo l'antica faida tra greci e romani. Lei annuì soddisfatta, mentre la sua immagine tremolò e il suo corpo si rivestiva per un attimo dell'armatura di guerra.
C'era qualcosa che lo attraeva, in quello sguardo temporalesco, e che lo spaventava al tempo stesso.
« Non abbiamo molto tempo, eroi. » disse, affrettandosi, « La guerra è alle porte e il consiglio degli dei teme che, forse, questa potrebbe essere l'ultima che combatte. »
Quelle parole riuscirono a gelare il sangue nelle vene di Lion, il tono serio della sua voce che caricava l'aria di tensione e di pericolo.
« Gli dei vogliono aiutarci? » chiese Castiel, il cucciolo di chimera che si agitava dinanzi all'aura di potere della dea. Atena lo guardò titubante, come se non volesse deludere le sue aspettative, ma doveva farlo lo stesso.
« Padre Zeus ha mandato me ad avvisarvi. » spiegò, la carnagione così chiara da sembrare quella di una bambola, anche se Lion non sapeva se Atena avrebbe accettato il complimento, « In questo stesso momento mia sorella Artemide sta avvisando il Campo Mezzosangue e Mercurio tutti i mezzosangue romani rimasti ancora liberi. »
Guardò Lion con i suoi profondi occhi grigi in cui si stava agitando una tempesta.
« Dovete fermare Tartaro prima che raggiunge la sua forma completa, ovvero prima che consumi il corpo della figlia di Ade per poter assumere la sua vera forma divina. » continuò, il tono grave, « E voi sapete cosa succede, guardando la vera forma di un dio, vero? »
"Si muore." pensò Lion, deglutendo a fatica il groppo che gli si era formato in gola e faticò a farlo come se stesse ingoiando della sabbia. Atena, come se gli avesse letto nel pensiero, annuì tetra.
« Ma come, divina Atena? » chiese Serena, i capelli totalmente in disordine che non erano affatto da lei. La dea guardò il figlio di Plutone e i due si scambiarono uno sguardo di assoluta complicità.
« Lion ha la risposta. » annunciò, alzando le mani, « Non mi è concesso dirvi altro, le Parche filano questo giorno da secoli e io non posso intervenire. »
« E se non fossimo in grado di farlo? » domandò Zheng con interesse, gli occhi che luccicavano di una luce sinistra, « Che cosa succederà? »
Atena abbassò lo sguardo, mesta. « Temo che tu conosca già la risposta, figlio di Ecate. » disse, il volto cereo come una maschera, « Non rimarrà più niente di voi, e di noi dei stessi. »
Per un attimo ci fu il silenzio più assoluto, interrotto solo dal sussurro roco di Alec all'orecchio di Wolf e dal volto preoccupato di Caelie che si voltava verso di lui, l'angoscia che caricava i suoi occhi. Poi Lion annuì, come se dentro di lui stesse cominciando a capire.
« Perché è venuta proprio lei a dircelo, mia signora? » chiese, la domanda che gli era uscita spontanea dalla bocca, senza neanche pensarci. Gli occhi della dea scintillarono, mentre lei scostava con una mano i capelli davanti alla sua fronte.
« E perché ti interessa tanto, Lion? » domandò a sua volta, fissandolo e mettendolo in soggezione. Lion, per quanto fosse sporco e ferito, riuscì a sostenere il suo sguardo, solo la rabbia che lo teneva in piedi  e gli dava la forza necessaria per reagire.
« Voglio sapere perché non è venuto direttamente mio padre a dirmelo. »
Atena lo osservò, come se fosse una cavia da laboratorio, portandosi una mano dove doveva essere il suo cuore. « Plutone non verrà, Lion. »
« Perché? Perché no? »
Lei lo guardò triste.
« Perché tuo padre non esiste più. » rispose, la voce incrinata eppure così severa, « Tartaro lo ha
distrutto. »
 
 


Note: il motto latino significa "Il successo dei malvagi alletta molti."
 
#King'sCorner.
 
Beh, adesso dobbiamo cominciare ad avere davvero paura!
Il signor male in persona è risorto e le cose si mettono davvero male, visto che, non si sa perché (io lo so AHAHAHAHAH), Tartaro vuole il cuore di Lion :c
Credo che adesso abbiate capito anche il motivo per cui io abbia ucciso Alexis, vero? uu E la cosa mi fa stare male, ma era necessaria :c
Le streghe hanno compiuto il rito, il quale spero vi sia piaciuto visto che io mi sono flashato molto mentre lo scrivevo e, prima che possiate digerire la comparsa di mr. Tartarus, yeah! Un'altra bella notizia (?)
Plutone is dead.
...
...
...
...
Ok, uccidetemi pure, però posso dirvi che le cose si rimetteranno a posto! Odio tenervi così sulle spine (non è vero MUAHAHAHAHAHAH)
Però una buona notizia c'è, ovvero abbiamo avuto indietro Alec e Wolf! Applausi, prego uu Ah, Wolf, spero davvero che la ricomparsa in scena tia sia gradita, dimmi se avrei potuto fare di meglio AHAHAHHA (Littles capirà :3)
Il banner l’ho fatto io e lo manterrò fino alla fine della storia, spero vi piaccia! (texture by thisslight and damiensoul)
Ho voluto rappresentare Lion come una sorta di angelo vendicatore perchè, ehm, è proprio questo che è uu
MUAHAHAHAHAHAHAH
Beh, posso dirvi che ho concluso di scrivere proprio adesso l'ultimo capitolo, più l'epilogo che mi ha fatto venire le lacrime agli occhi c.c Cioè, ragazzi, ha fatto piangere me (che non piango mai), farà piangere anche voi!
Che dire, da adesso in poi ci saranno degli aggiornamenti prestabiliti, quindi vi do i giorni in cui posterò gli ultimi capitoli e voi potete regolarvi! Tranquilli, vi darò il tempo per leggere e recensire :')

 

Capitolo 12 - "Strade di Fuoco" (martedì 21 Luglio)
Capitolo 13 - "Fratelli di Sangue" (sabato 25 Luglio)
Capitolo 14 - "Autodistruzione" (mercoledì 29 Luglio)
Capitolo 15 - "Epilogo" (domenica 2 Agosto)
Ringraziamenti, più sopresa misteriosa (mercoledì 5 Agosto)
 
 
Bene, questa è la tabella di marcia!
Avevo detto che ci sarebbero stati 17 capitoli, ma per esigenze ho dovuto stringere. Comunque non è escluso che riprenderò Immortals in mano, magari facendo un prosieguo :) Soprattutto con quello che leggerete nell'epilogo :3
Grazie a tutti, ragazzi! Siete davvero cucciolosissimi ♥
 
 
King.


 
  
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