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Autore: Mary P_Stark    17/07/2015    2 recensioni
Anno 2034. Cameron e Domenic Van Berger, rampolli della famiglia omonima e giovani di brillante talento, si ritrovano loro malgrado nel mezzo di un intrigo internazionale. Sarà Cameron a farne le spese in prima persona, e Domenic tenterà di tirarlo fuori dai guai, utilizzando tutte le sue conoscenze tecniche... e non. Un segreto che, ormai da anni, cammina con lui, si rivelerà determinante per la salvezza del fratello. E della donna che ama. Antiche amicizie si riveleranno solo meri inganni, e questo porterà Domenic e Cameron a confrontarsi con una realtà che non avrebbero mai voluto affrontare. Chi è veramente il nemico, di chi possono fidarsi, i due gemelli? - SEGUITO DI "HONEY" E "RENNY" (riferimenti nelle storie precitate)
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Honey's World'
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XX. Confessions.
 
 
 
 
 
Quando Nickolas si era trovato ad affrontare il volto serioso di Ekaterina Stanislovska, la sua sorpresa era stata massima.

Ricordava molto bene quegli occhi di un gelido color ghiaccio, così in contrasto con quelli caldi e morbidi della moglie, che pure avevano la stessa tonalità di colore.

Ekaterina era una donna provata nell’animo da un'infanzia difficile, così come da dolorosi trascorsi adolescenziali, eppure aveva sempre trovato la forza di andare avanti.

Di essere vincente.

Il matrimonio con Noboru Tashida l'aveva elevata socialmente, le aveva fatto toccare vette di eleganza e stile che mai si sarebbe immaginata di poter raggiungere.

Noboru, invece, aveva avuto al suo fianco una donna splendida, intelligente, fedele e madre devota dei suoi quattro figli.

Gli anni, e la consapevolezza di non poter più vivere assieme, però, aveva gradualmente allontanato Ekaterina e Noboru, alla fine, l'aveva lasciata libera.

Con un appannaggio degno di una regina, la donna aveva però rinunciato a qualsiasi coinvolgimento con l'azienda del marito.

Non erano quelli i suoi interessi.

Di comune accordo, lei avrebbe avuto la possibilità di vedere i figli in qualunque momento, e questo era bastato perché si lasciassero da amici.

Negli anni, la loro era divenuta una gradevole convivenza e, più di una volta, Noboru aveva invitato l'ex moglie e i suoi compagni per le feste in famiglia.

Questo, però, non era bastato a tenere Nobu lontano dal lato oscuro del potere, che una famiglia come i Tashida aveva detenuto quasi per diritto di nascita.

Quando Nickolas aveva fatto entrare la donna e i suoi due figli minori – Kaneda e Shunsuke – era stato per ricevere delle scuse per l'uso maldestro di quel potere.

Ekaterina aveva anche provato a inginocchiarsi a terra, al pari dei suoi figli, ma sia Nickolas che Hannah li avevano bloccati sul nascere.

Invitatili a entrare in salotto, avevano poi chiesto spiegazioni circa la loro presenza a Los Angeles.

Controllati a vista dall'unico agente CIA rimasto in villa – Matthew Perkins – avevano ascoltato la confessione della donna.

Le mani strette in grembo e il volto percorso dallo sconforto, Ekaterina aveva parlato loro dei suoi primi dubbi, della paura di aver perso il controllo su qualcosa di vitale.

Era stato in quel momento che l'auto di Cameron e gli altri era giunta in villa, e l'intero gruppo si era spostato nell'atrio per attenderli.

E ora, di fronte a tutti loro – sorpresi da quelle presenze inaspettate – l'orgogliosa Ekaterina fece ciò per cui era giunta in America.

Prima che chiunque dei presenti potesse fermarla, si inginocchiò a terra, mani e fronte poggiate sul pavimento in espressione penitente, e mormorò: «Ti devo tutte le scuse di questo mondo, Cameron. Non avrei dovuto permettere che mio figlio arrivasse a tanto!»

Se trovare la famiglia Tashida nell'atrio della villa, lo aveva sbalordito, il gesto della donna risvegliò Cam dal torpore in cui era caduto.

Si affrettò perciò a piegarsi su un ginocchio e, afferrata una delle mani di Ekaterina, la riportò gentilmente in piedi e replicò: «Non puoi farti carico degli errori degli altri, Ekaterina. Solo Nobu-san è responsabile per ciò che ha fatto. Così come Noboru-san

A quell'accenno, Kaneda e Shunsuke reclinarono mesti il capo e quest'ultimo, torvo in viso, mormorò: «Se mamma è da scusare perché non era in azienda, noi non lo siamo altrettanto, Cameron-chan. Avremmo dovuto accorgerci che nostro fratello e nostro padre complottavano qualcosa. Avremmo dovuto capire che stava succedendo qualcosa di losco.»

Lasciato da parte il temporaneo stordimento, fu la stessa Yuki a parlare.

Dopo aver sorriso a Domenic, lasciando il suo fianco, si avvicinò ai fratelli e replicò: «Io stessa ho faticato ad accettare ciò che avevo scoperto. E non crediate sia stato facile fare quello che ho fatto.»

«Ma tu l'hai scoperto! E hai agito di conseguenza!» ribatté Kaneda, lanciando un'occhiata sconfortata a tutti i presenti.

Fu Domenic a rispondere, a quel punto.

Le mani in tasca e l'espressione stanca, mormorò: «Ci sono stati molti tradimenti in questa storia, Kaneda-chan, ma non ha senso rimuginare sul passato. Non può essere cancellato. Si può solo tentare di rimediare agli errori commessi da altri, sperando che questo basti a risolvere le cose.»

Ekaterina annuì, ora più sicura di sé e, dopo un attimo di tentennamento, dichiarò: «E' per questo che siamo qui. Per riportare a casa Yuki-chan e ricominciare tutto daccapo.»

La giovane e Domenic sobbalzarono per la sorpresa e lo sgomento, guardandosi vicendevolmente con espressione preoccupata.

Subito, Yuki cercò la mano del ragazzo che, lesto, si avvicinò a lei per stringerla a sé, protettivo.

Questo gesto colse di sorpresa non poche persone, e portò Nickolas a dire pensieroso: «Credo che qualcuno debba dirci qualcosa. E non è proprio il caso di parlare nel bel mezzo dell'atrio di casa.»

 
§§§

Di tutti gli scenari che si era prefissato nella mente, quello proprio non lo aveva considerato.

Aveva immaginato di dire a sua madre e suo padre che, da molto tempo, il suo cuore batteva solo per Yuki.

Ma, di certo, non aveva pensato di farlo di fronte a quella che, per numero, pareva più la platea in un auditorium.

Seduti sul divano, l'uno accanto all'altra e le mani intrecciate nel mezzo, i due giovani oggetto del contendere stavano osservando i membri delle loro famiglie senza sapere bene cosa dire.

O da dove iniziare.

Come spiegare tutto ciò che li legava, senza confessare la loro commistione con la CIA?

C'erano già fin troppe persone che sapevano di Domenic. Non era necessario che sapessero anche di Yuki.

«Yuki-chan, io capisco bene che, in un momento di sconforto – vista la situazione di pericolo – tu ti sia avvicinata a Domenic-chan che, di sicuro, è un bravo ragazzo e un amico di vecchia data. Ma non credi che la tua decisione di rimanere qui con lui sia un po' affrettata?» le domandò Ekaterina, il tono di voce calmo e assertivo.

La giovane storse il naso nel sentirsi trattare come una bambina, ma comprese perfettamente anche le motivazioni della madre.

Dopo quello che era successo, desiderava solo tenere al sicuro i suoi figli, anche se erano già adulti e indipendenti.

Voleva salvare quel po' di famiglia che le era rimasta.

«Mamma, senti, con tutto il rispetto, ma non credi che sia abbastanza grande per decidere di me stessa? Pensi davvero che rimarrei qui solo perché Domenic-kun ha un bel faccino e ha una famiglia ricca che potrebbe mantenermi? Pensavo avessi un'opinione un po' più alta di tua figlia.»

Quel commento fece sorgere un sorrisino sul viso di molti e, Dom, dandole di gomito, asserì: «Grazie per il bel faccino

Lei storse le labbra e borbottò: «Dammi una mano, piuttosto!»

Il giovane le sorrise bonario e, nel lanciare un'occhiata curiosa in direzione dei genitori, li vide entrambi rilassati e con un divertito sorriso stampato in viso.

Evidentemente, quella scena li stava divertendo un mondo.

O forse, erano semplicemente felici per lui. Chissà.

Di sicuro, doveva trovare il modo per non dire tutto sulla loro interconnessione, e spiegare al tempo stesso quanto si conoscessero nonostante la distanza che li aveva sempre separati.

Almeno in apparenza.

Lappandosi le labbra per prepararsi a parlare, Domenic iniziò col dire: «Ekaterina... potrebbe rassicurarti sapere che amo tua figlia, e che ne sono innamorato da quando avevo diciassette anni?»

Quella confessione sorprese molti, e fece sospirare sia Phie che Minami, che ricevettero per diretta conseguenza uguali occhiatacce da parte di Cameron e Bryce.

Non era il momento di fare le svenevoli.

Ekaterina, però, non badò loro e, come colta da un'intuizione, mormorò: «Il Capodanno nell'Hokkaido, vero?»

Domenic assentì, sorridendole.

«E hai taciuto ogni cosa perché la nostra Yuki-chan, all'epoca, era impegnata.»

Il giovane assentì nuovamente, imperturbabile.

«Non mi sarei mai messo in mezzo. Sarebbe stato poco... onorevole. Ma questo non vuol dire che io non sia rimasto in contatto con Yuki-chan, negli anni.»

La ragazza si volse immediatamente nel sentire il proprio nome e, sorridendogli con affetto, poggiò un momento il capo contro la sua spalla prima di rimettersi diritta.

Aveva colto perfettamente il senso di quel cambiamento.

«Mi sono accorto solo ora quanto fosse stupido continuare a chiamarti Yuki-necchan. Perdonami. Davvero non ti vedo più come una sorellona, poco ma sicuro» ironizzò il giovane, occhi negli occhi con lei.

«Speravo te ne accorgessi...» sorrise divertita lei, scostando lo sguardo da quel volto tanto amato per affrontare gli occhi inquisitori di sua madre. «Io e Domenic-chan siamo rimasti in contatto per anni, mamma, e questo ha fatto crescere il legame tra di noi. Non devi pensare che io stia agendo spinta da un qualsiasi genere di impulso del momento.»

Sorrise a Domenic, e scrollò le spalle.

Visto che lui aveva cambiato suffisso, poteva farlo anche lei.

«Lo spererei, visto quanto la nostra famiglia ha già fatto soffrire i nostri amici» replicò lapidaria Ekaterina, richiamando così la sua attenzione.

Shunsuke, a quel punto, sorrise alla sorella minore e asserì: «Visto come stringi la mano di Domenic-chan, temo che dovremmo tagliartela, per riportarti a casa.»

Lei assentì, rispondendo con calore al sorriso del fratello.

Fra di loro, c'erano poco meno di due anni di differenza ma, da sempre, non c’era mai stata molta affinità.

Vederlo così preoccupato per lei e sì, interessato alla sua felicità, le diede però la speranza di poter creare un rapporto con lui, ora che erano entrambi adulti.

Il lavoro all’estero lo aveva tenuto spesso lontano da casa, ma vederlo così coinvolto e partecipe del suo futuro, le scaldò il cuore.

Dopotutto, anche lei aveva una famiglia amorevole. Per lo meno, una parte di essa.

«So quanto sia importante stare uniti, dopo un evento del genere, ma non voglio abbandonare il fianco di Domenic-chan. Cercate di capirmi. Non sto agendo d'impulso.»

Kaneda allora rise sommessamente e replicò: «Un po' lo vorrei, in effetti. Sei sempre stata così morigerata, nei sentimenti! Ma è pur vero che compensavi con gli sport estremi, a dirla tutta.»

Il tono volutamente leggero del giovane giapponese smorzò, e di molto, la tensione tra madre e figlia, e portò l'intero gruppo a ridere spensieratamente.

«E va bene, ho capito! Non stai agendo dissennatamente, o in risposta a un evento traumatico. Ma cerca di capire anche me, tesoro... io ho sempre dato per scontato che due persone dovessero conoscersi e frequentarsi in carne e ossa, prima di innamorarsi.»

Ekaterina le sorrise benevola, e Yuki la ringraziò con lo sguardo.

Non poteva dire a sua madre che, effettivamente, lei e Domenic si erano visti più negli ultimi due anni, che nei precedenti quindici, e tutto grazie alla CIA.

Quello, sarebbe rimasto un segreto tutto loro.

«Dovresti esserne contenta, invece, Ekaterina, perché questo dimostra che, prima di tutto, è la nostra mente a essere importante, e non il corpo» ironizzò Domenic, facendo arrossire un poco Yuki.

«Domenic-chan, non cercare di indorarmi la pillola, per favore. Non voglio neppure sapere cosa combinate, coi vostri computer, ma dubito servano solo per pigiare dei tasti» lo redarguì bonariamente la donna, facendo scoppiare a ridere tutti.
Yuki si coprì il viso, imbarazzata, esalando: «Dio, ti prego, mamma!»

La donna finalmente si unì alla risata e, nel dare una pacca sulla spalla alla figlia, asserì: «Cerca solo di non farlo scappare, cara.»

«Mi impegnerò al massimo, te lo prometto» replicò allora la giovane, tornando a guardarla con un sorriso sincero e pieno di aspettative.

Ekaterina assentì e, nello spegnere la propria risata, mormorò preoccupata: «C'è solo una cosa che mi rimane da dirvi, e di certo non è bella come la notizia che mia figlia pare aver trovato il grande amore.»

Domenic avvolse impulsivamente le spalle di Yuki, come presagendo ulteriori guai.

Un attimo dopo, fu Kaneda a parlare, torvo in viso non meno della madre.

«Nobu-san risulta latitante. La polizia non è riuscita a trovarlo e, dopo aver arrestato nostro padre, ha spiccato un mandato di cattura internazionale nella speranza di coinvolgere anche altri Stati nella sua ricerca, nel caso in cui fosse riuscito a scappare all'estero.»

La gaia ilarità dei presenti si spense all'istante e Bryce, ligio al suo dovere, domandò: «Si sa dove sia stato visto l'ultima volta?»

«Sappiamo soltanto ciò che ci ha detto sua moglie, Midori-san» asserì Shunsuke, spiacente. «Ci ha riferito che, circa sei giorni fa, è uscito dal suo studio come se fosse stato inseguito dai leoni. Pareva spiritato, e non le ha dato alcuna spiegazione in merito. E' uscito di casa, ha preso l'auto e, da quel momento, non si è più saputo nulla di lui.»

Domenic fu il primo a parlare.

«Sei giorni fa eravamo in Alaska.»

«Byron» asserì in un sussurro Yuki, comprendendo cosa potesse essere successo.

In qualche modo, Nobu era venuto a sapere della morte dell'amato, e questo l'aveva fatto impazzire di dolore.

Guardando preoccupata Dom, la giovane esalò: «Se scopre che tu e Cameron avete...»

Yuki preferì non proseguire, essendo ancora presenti tutti i loro familiari, ma Domenic comprese subito cosa non avesse potuto dire in quel momento.

Se Nobu avesse scoperto che loro avevano ucciso Byron, nessun posto sarebbe stato troppo sicuro, per loro.

Rimasto immobile fino a quel momento, l'agente Perkins lanciò un'occhiata significativa a Domenic e, un attimo dopo, uscì dalla stanza.

Dopotutto, non era finita.

E cercare una scheggia impazzita, in un pianeta di oltre sette miliardi di persone, avrebbe potuto essere difficile persino per uno come Domenic.

 
§§§

Dopo aver parlato fittamente con Perkins, Domenic tornò assieme alla famiglia e, scrollando le spalle, disse: «Eriksson ha già fatto partire una squadra di agenti per far circondare nuovamente la villa. Pare che dovrete sopportarli in giro ancora per un po'. Mi spiace.»

«Fosse solo questo, il problema!» sbottò Hannah, poggiando le mani sui fianchi con espressione irritata.

Cameron si sfregò le mani e dichiarò: «Che venga pure. Lo stenderò a mani nude!»

Il 'Cameron!' che seguì la sua dichiarazione bellicosa lo portò a storcere il naso, imitare la posa della madre e replicare: «Sono stanco di accucciarmi come un gattino, in attesa che mi colpiscano. Ora basta!»

«Non ne hai molto del gattino, credimi» asserì ironica Phie, carezzandogli un braccio per chetarlo.

«E' inutile andare a nascondersi. Tanto vale aspettarlo al varco, pronti a colpirlo prima di essere colpiti. Ha ragione Cam» dichiarò a quel punto Domenic, sorprendendo tutti, e ricevendo il plauso del gemello.

«Stai diventando troppo bellicoso. Prima, l'ammutinamento alla villa, ora questo» protestò Yuki, bonaria.

Lui le sorrise sornione, replicando: «Agisco sempre nel modo più sensato. Entrare nel bunker sarebbe stato un errore, e gli eventi ci hanno dato ragione. Allo stesso modo, tornare in una casa protetta e attendere che Nobu-san ci trovi, mi sembra stupido. Perderemmo del tempo prezioso, nascondendoci come topolini impauriti, ed è esattamente ciò che non siamo.»

«Abbiamo tirato su due teste calde. Pensavo che solo Cameron avesse prurito alle mani, ma invece...» esalò Nickolas, scoppiando a ridere.

Perkins ghignò e, rivolto un sorriso a Domenic, dichiarò: «Il ragazzo ha ragione. Meno tempo impieghiamo a stanare Mr Tashida, meno tempo passerete voi in stato di assedio.»

«Tua madre e i tuoi fratelli?» si informò a quel punto Dom, osservando la fidanzata.

Yuki scrollò le spalle, asserendo: «Ho preferito rispedirli a casa. Meno persone sono coinvolte nella follia di Nobu-san, meglio è.»

Tutti assentirono e Hannah, con un sospiro, disse: «Basta che non mi distruggiate il giardino.»

Perkins allora si mise sull'attenti e replicò: «Signorsì, signora. Saremo delicati.»

«Lo spero» mormorò la donna, prendendo sottobraccio Yuki per poi dirle: «Vieni con me. Vediamo di sistemarti nella camera degli ospiti, per il momento.»

«Grazie, Hannah» le sorrise la giovane, andandosene con lei.

Phie si accodò a loro un attimo dopo.

Quando non furono più a portata d'orecchio, Nickolas dichiarò: «Vostra madre è un asso nel capire quando creare un diversivo.»

«Contavo su questo, in effetti» annuì Domenic, lanciando un'occhiata a Perkins.

Quest'ultimo assentì e disse: «Gli ultimi aggiornamenti ci dicono che Nobu Tashida è stato visto sulle Isole Curili, presumibilmente giunto lì in barca. Un Viewscan lo ha inquadrato nei pressi del porto. Da lì in poi, se ne sono perse le tracce.»

Dom annuì, pensieroso. «Tyler ha accennato a una collusione di Nobu-san con i militanti del Medio Oriente, ma può essere in contatto anche con altre cellule illegali. Separatisti mongoli, o nordcoreani. Forse, addirittura pasdaran afghani.»

«Non dimenticarti i tong cinesi. Dalle Isole Curili, può benissimo sbarcare sia in Russia che in Cina, e da lì dirigersi indisturbato praticamente ovunque. Lì ci sono migliaia di chilometri quadrati di territorio sprovvisto di Viewscan, perciò avrebbe campo libero… e tempo per raccimolare un mezzo esercito.»

Assentendo a Bryce, che aveva esposto quell'ultimo problema logistico, Domenic dichiarò: «Non passerebbe mai lo Stretto di Bering, per infiltrarsi poi dal Canada. Troppo pericoloso. Cina e Russia sono le uniche vie di fuga possibili. E da lì, raggiungere le cellule con cui è in contatto per la vendita illegali di armi, gli risulterà facile.»

«Come la mettiamo con i soldi? Per muoversi nell'ombra, avrà bisogno di parecchio denaro contante» fece notare Bryce.

Fu Perkins a rispondere. «Blue sta già lavorando sui suoi conti bancari. Avremo la risposta nel giro di un'ora. Velvet, invece, sta controllando gli ultimi scambi commerciali dal conto cifrato in Svizzera.»

«Se mi dai un PC, mi metto all'opera anch'io, Domenic-san» dichiarò determinata Minami.

Lui annuì, ringraziandola, e disse: «Cam, accompagna Minami-chan nella mia stanza nel seminterrato. Io arriverò tra breve.»

La giovane lo ringraziò con un sorriso eccitato e tallonò dappresso il ragazzo. Insieme, scomparvero oltre il profilo del corridoio.

«Spiegami un po', ragazzo. Lei sì, e per noi ci vuole il permesso scritto?» ironizzò Nickolas, cercando di alleggerire l'atmosfera.

Domenic scoppiò a ridere e, scrollando le spalle, dichiarò: «Lei è un'addetta ai lavori, papà.»

 
§§§

Veder parlare a raffica Minami mentre, con le mani, digitava dati su dati, era uno spettacolo.

Il suo interlocutore, Yu, altresì detto Blue, era di fronte alla webcam del suo PC, a Portland, in uno degli uffici della CIA, e stava discorrendo dei suoi risultati assieme alla connazionale.

Domenic, dopo essersi sincerato che tutto si stesse svolgendo nel modo giusto, si avviò per tornare al piano superiore ma, a metà strada, trovò ad attenderlo Yuki.

Sorridente e con le braccia conserte, lo osservò con aria inquisitoria e il giovane, ghignando spudoratamente, dichiarò: «Chi ha parlato?»

«Ho torturato Cameron-kun

«Dovevo saperlo che non sarebbe stato zitto. Non può resistere, di fronte agli occhi di una donna» scosse il capo il ragazzo, ridacchiando.

Lei lo raggiunse, sospingendolo contro il muro e, puntatogli un dito sotto il mento, Yuki replicò: «Non voglio mai più che tu mi tenga nascosto qualcosa, Domenic-chan, altrimenti la nostra storia finirà alla svelta. Per quanto brutta, io voglio sapere tutta la verità.»

Lui annuì, reclinò il capo fino a poggiare la fronte contro quella della giovane e mormorò: «Te l'avrei detto... ma volevo capirci qualcosa, prima. Hai già sofferto anche troppo, a causa di Nobu-san

«E tu no?» ribatté sardonica Yuki.

«Posso sopportare contraccolpi per entrambi» sussurrò lui, tappandole la bocca con una mano prima che lei potesse replicare. «Ti voglio attenta e lucida, perché ho intenzione di fare una cosa, di per sé, piuttosto pericolosa.»

«Cosa?» esalò lei, non appena Dom la liberò dalla sua mano.

Più determinato che mai, Domenic le spiegò ogni cosa.

«Non permetterò mai a Nobu-san  di avvicinarsi alla mia famiglia, e la villa di Malibù è troppo esposta. Tre lati su quattro sono rivolti verso la scogliera che, per quanto impervia, può però essere attaccata comodamente sia dal cielo che dal mare.»
Yuki assentì, ora completamente presa dalle parole di Dom.

«Nobu-san ha sicuramente ancora i dati del tuo segnalatore, e seguirà te, per ottenere entrambi noi. Ormai sa che siamo insieme, perciò vorrà colpire uno per ferire l'altro. Dopotutto, gli abbiamo strappato il suo amore, no?»

«Già» annuì la giovane, le mani poggiate sul torace del ragazzo. Il suo cuore batteva lentamente, non lasciando trasparire la minima traccia di ansia.

«Bryce e Perkins sanno già tutto. Perkins si occuperà di tenere bloccata la mia famiglia, in modo tale che non ci seguano, mentre Bryce seguirà noi in separata sede, quando ci allontaneremo da qui.»

«Per questo, hai fatto smobilitare un mezzo esercito per tenere sotto controllo la villa. Non per difenderli, ma per tenere dentro i tuoi!» esalò Yuki, a bocca spalancata per la sorpresa.

Lui assentì, scrollando una spalla.

«Entrambe le cose, per la verità. Non posso dare del tutto per scontato che Nobu-san seguirà solo noi. Devo comunque difenderli, ti pare?»

Yuki, a quel punto, sorrise divertita e ammise: «D'accordo, hai messo in piedi quella messinscena per tranquillizzare la tua famiglia, eh?»

«Esatto. Li ho resi partecipi, escludendo di proposito te, per far credere loro che saremmo rimasti tutti qui, e che io avrei protetto te dalla verità.»

«Cominci a farmi paura, sai, Domenic-chan?» ironizzò la giovane.

«Difetto del sistema. Se stai con lo zoppo, impari a zoppicare» scrollò le spalle il giovane, ammiccando.

«Quando si parte?»

«Stanotte. Ho già fatto preparare un'auto a schermatura totale. Non voglio che Nobu-san possa colpirci durante il tragitto. Ci troverà solo quando lo vorrò io.»

«Posso sapere la destinazione, però?»

Domenic allora sorrise e, nel darle un bacio sul naso, sussurrò: «Andremo nello chalet di famiglia, sul lago Tahoe.»

«Mi è sempre piaciuto, quel posto.»







Note: Per quante di voi non l'avessero letto, vi rimando alla OS 'Decisioni', per sapere cos'è avvenuto il Capodanno nell'Hokkaido di sei anni addietro, quando Domenic ha dato voce per la prima volta ai suoi sentimenti per Yuki.
Per quanto riguarda la storia attuale, invece, direi che ci aspetta la fatidica battaglia all'ultimo sangue. Nobu non lascerà nulla di intentato per colpire coloro che gli hanno rubato la sua unica ragione di vita, e Domenic lo sa, per questo deve allontanarsi con Yuki da Los Angeles.
Resta da vedere chi sorprenderà chi, e in che modo.
Per ora, ci salutiamo. Riprenderò con gli aggiornamenti i primi giorni di Agosto, perciò colgo l'occasione per augurare buone ferie a chi mi imiterà o a chi mi ha già preceduto.
Grazie per avermi seguita fino a qui!
  
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