La mia ragione sei tu
Seduto
sul cofano di una berlina ammaccata, Zoro beveva una birra, guardando Franky
che smanettava nervosamente con in motore di una moto.
- Ehi tutto ok? – chiese sapendo di ricevere una risposta falsa.
- Si perfetto, è tutto perfetto – mormorò lui stringendo rabbiosamente un
bullone. Dannazione era andato tutto a puttane! Tutto! E pensare che la causa
del suo fallimento era stata proprio Robin... No, non era colpa sua, era stato
lui a essere stato imprudente, ma la prossima volta non sarebbe andata così.
Zoro bevve un sorso dalla lattina convincendosi sempre più della cazzata che Franky
avesse fatto.
- Sei stato un coglione... ma come ti è venuto in mente di incontrarlo – borbottò
scendendo dal cofano. Il meccanico alzò gli occhi dal suo motore, per lanciare
un’occhiata avvelenata al compagno. Zoro avvertì la voglia di Franky di non
parlare di quella faccenda e decise di non farlo. Anche lui aveva qualcosa di
cui non voleva parlare, e quindi era meglio tenere il becco chiuso prima che il
ragazzo tirasse fuori la storia.
- E Sanji, l’hai più sentito? – troppo tardi. Zoro sbuffò a quella domanda
lanciando la medesima occhiata che gli era stata indirizzata poco prima, mentre
gettava la lattina vuota a terra.
- Afferrato – sospirò Franky con il viso sporco di grasso. Un perfetto codice
muto, che ormai avevano imparato perfettamente a vicenda.
- Renditi utile e passami quella pinza – ma Zoro stava già prendendo l’uscita
dell’officina.
- Mi faccio un giro, ci vediamo stasera – mormorò prima di sparire con le mani
nelle tasche. Franky scosse la testa. Anche lui aveva i suoi problemi, ma certo
non andava in giro a vagabondare come un disperato in cerca di una specie di
illuminazione che gli piovesse dal cielo. Ma Zoro era Zoro, e tutto quello che
faceva, aveva ben poco di logico.
Iniziò
a passeggiare per il quartiere calciando le cartacce che gli capotavano fra i
piedi, oppure piegando gli specchietti delle auto parcheggiate ai bordi del marciapiede.
Tutte azioni meccaniche che gli permettevano di pensare indisturbato ai suoi
casini. Erano passati diversi giorni e non l’aveva neanche chiamato. L’aveva
incontrato per caso in un locale in compagnia di Rufy e Nami. Si erano
scambiati due parole, nulla di più, e poi aveva sentito l’impellente bisogno di
andarsene via. Perché? Eppure la faccenda di Ace, stranamente, stava sfumando
pian piano dalla sua mente. Allora cos’era che gli rendeva così difficile anche
solo guardarlo negli occhi? Ma la cosa più assurda di tutte, era che lui in
qualche modo si sentiva in colpa per quell’atteggiamento. Già assurda e
assolutamente stupida!
Si
ritrovò davanti ad un supermarket e pensò bene di comprarsi una bottiglia di whisky ,
da potersi scolare all’istante.
Le porte a sensori si aprirono, e lui si diresse verso quello che sembrava lo
scaffale dei liquori. Diede un’ occhiata veloce e adocchiato il suo whisky
preferito lo afferrò. Una mano gli bloccò il polso facendolo voltare alla sua
destra.
- Ragazzino ce l’hai l’età per bere certe cose? – sibillò un uomo facendo
subito dopo un mezzo sorriso.
- Smoker? Ma che diavolo ci fa qui? – chiese sempre più sorpreso Zoro guardando
l’uomo che indossava un grembiule con il logo del negozio. Smoker gli lasciò
andare il polso ghignando.
- Ehi ti sorprendi che sono fuori, o che ho un lavoro? – Zoro scosse la testa
finendo di prendere la bottiglia di liquore.
- Pensavo ti avessero dato sei anni – mormorò incamminandosi verso la cassa.
- Pensavi male ragazzino – sospirò l’uomo andandogli dietro. Arrivato alla
cassa Zoro mise la bottiglia sul bancone notando che non c’era nessuno alla
cassa. Mise una mano in tasca e tirò fuori una banconota che allungò verso il
bottegaio. Smoker guardò i soldi tenendo le mani incrociate sul petto.
- Ehi, Roronoa. Non sono il commesso, sono il padrone qui dentro – ringhiò
l’uomo sentendosi offeso da quel gesto. Subito dopo una ragazza corse verso la
cassa scusandosi per essersi allontanata.
- Scusi capo, un cliente non trovava i biscotti al latte – Zoro guardò la
ragazza che prendeva posto dietro la cassa, mentre Smoker le faceva una lavata
di capo.
- Ci si vede Zoro. Non fare troppo casini – ridacchiò l’uomo prima di andarsene
a controllare il resto del locale. Zoro scosse la testa pensando che uno che
era stato beccato mentre vendeva armi di contrabbando, era l’ultima persona che
poteva dargli certi consigli. Assorto com’era dai suoi pensieri, non si era
accorto della ragazza alla cassa che lo guardava completamente rapita.
-
Quanto pago? – chiese. Aspettò qualche secondo sperando che la tizia si
“scongelasse” da quell’incomprensibile coma,
ma lei continuava a starsene lì con gli occhi sgranati e le labbra socchiuse
come fosse un pesce. Diede un occhio al cartellino che portava sul petto.
- Tashigi, quanto pago? – ripeté con un tono più alto. A quel punto la giovane
si ridestò.
- Ah si mi scusi... allora questi bastano – balbettò prendendo dalle mani di Zoro
il denaro. Il ragazzo prese la bottiglia ed uscì dal negozio, mentre la moretta
lo guardava con gli occhi che brillavano.
- Che stai facendo? – la voce roca e dura del suo capo la riportarono alla
realtà. Smoker notò il rossore sulle sue guance mentre continuava a toccarsi
nervosamente gli occhiali
-
Io? niente.. scusi capo – l’uomo scosse la testa e lanciò uno sguardo alla
porta
-
Non scusarti per ogni cosa... e ascoltami bene: lascialo stare quello lì, non è
il ragazzo che fa per te – Tashigi divenne ancora più rossa mentre cercava di
negare spudoratamente.
- Ok ok basta ora... piuttosto hai messo l’annuncio?
– spazientito Smoker si passò una mano fra i capelli mentre la ragazza tirava
fuori dalla cassa un foglio rosso con la scritta “CERCASI COMMESSO/A”.
- L’ho appendo subito capo – corse alla vetrina e iniziò ad attaccare il
volantino al vetro, mentre cercava con gli occhi il ragazzo appena uscito.
Qualcuno
bussò alla porta del suo studio e Lucci diede il permesso di entrare. Dalla
porta sbucò Kaku con un’ espressione seria sul viso.
- E’ successo qualcosa? – chiese il moro captando immediatamente i pensieri del
ragazzo. Kaku gli gettò una busta sulla scrivania.
- Sono delle foto che devi assolutamente vedere – sibillò l’avvocato. Sempre
più convinto delle sue sensazioni, Lucci aprì la busta e tirò fuori le varie
fotografie.
- E’ uno scherzò? – ringhiò sfogliandole una dopo l’altra. Kaku puntò le mani
sul legno della scrivania
-
Mi spiace dirti di no... questo qui è l’avvocato di Cutty Flam, ti ricordi? Beh
è difficile riconoscerlo in questa foto, perché non si vede tutti i giorni un ex studente della Columbia che fuma una canna con un barbone del parco... mentre
questo qui... questo è Cutty Flam, oppure dovrei dire Franky – gli occhi di
Lucci si fissarono sulla foto del ragazzo che sembrava lavorare con il motore
di una macchina. I capelli erano azzurri e la tuta sporca di grasso. Ma
nonostante questo non poteva non riconoscere nel suo viso, benché munito di
occhiali neri, la persona che aveva incontrato al Cafè Royal.
- Credevano di prendersi gioco di me...- ringhiò fra i denti il moro. Poi guardò
Kaku che sapeva già quello che voleva chiedergli.
- Non mi sono fidato dal principio di quel tipo. Soprattutto il legale, che
immagino non sia tale, mi insospettiva. Così ho fatto qualche ricerca... Sono
due pezzenti, di cui uno figlio di un avvocato fallito che adesso è dietro le
sbarre per truffa, e l’altro.. beh ti sorprenderà scoprire chi è in realtà
questo meccanico – dalla tasca della sua giacca, Kaku tirò fuori un'altra fotografia.
A differenza delle altre non era nuova, ma bensì di parecchi anni fa.
- Lui è quello che suona la chitarra – mostrò a Lucci la fotografia. Il moro
sentiva la rabbia invadergli le vene e il cuore pompare forte la sua collera.
- Riconosci la ragazza accanto a lui? – aggiunse ancora il biondo
- Maledetta puttana...- il pugno di Lucci stritolò la fotografia con veemenza.
Non poteva essere davvero lei ma quella foto non lasciava adito a dubbi.
L’avrebbero pagata per questo, tutti l’avrebbero pagata, a incominciare da lei.
-
Ci vediamo domani, buona serata – Sanji salutò i suoi colleghi e si avviò verso
casa. Quel pomeriggio avevano chiuso prima, e quindi poteva godersi qualche ora
di “svago”, che voleva dire pensare a Zoro e al perché non lo aveva ancora
chiamato. Bello svago. Si tirò su il cappuccio della felpa mentre un leggero
filo di fumo saliva in cielo. Poteva chiamarlo lui, che male c’era? Ma forse Zoro
avrebbe pensato che volesse mettergli fretta. No, non aveva fretta, glielo aveva
promesso. Si accorse di aver l’ipod in una tasca e pensò bene di ascoltarsi
qualcosa. Chissà perché, quando si è tristi
e malinconici, le canzoni deprimenti sembrano sempre le più adatte. Non
bisognerebbe ascoltarsi qualcosa di allegro per tirarsi su di morale? Dovrebbe
essere così, ma quando hai il cuore giù di tono, non hai per niente voglia di
sentirti uno che ti invita ad alzare le mani e a darti alla pazza gioia. E così
prese a passeggiare fra le strade, mentre i lampioni ancora non si erano accesi
e i negozi erano quasi tutti aperti. La gente gli passava accanto e lui
continuava a ricevere spallate, che avrebbe di certo evitato se non avesse continuato
a camminare con la testa completamente altrove, persa nelle parole
dell’ennesima canzone. Un ragazzo cantava di come era stato capace di ferire una
persona a cui teneva, diceva quanto questo lo faceva stare male e di come aveva
trovato una ragione per reagire, per ricominciate da capo. Anche lui l’aveva trovata.
Sanji sapeva che l’unica ragione che valeva tutto quello, le notti insonni a
fissare il soffitto, le lacrime trattenute e quelle che invece erano troppo
pesanti da rimandare indietro, quel vuoto allo stomaco quando guardava il
cellulare e non vedeva mai una sua chiamata, così come incontrarlo e leggere
nei suoi occhi il desiderio di andarsene, tutto poteva essere sopportato. La
ragione era una, la più semplice ma anche la più importante: era lui. La
ragione per il quale avrebbe fatto qualsiasi cosa, anche distrutto se stesso.
Zoro non gliel’avrebbe mai chiesto ma lui l’avrebbe fatto ugualmente. Amare
qualcuno in modo così profondo da far considerare la propria vita un niente,
senza di lui. Che senso aveva svegliarsi, mangiare anche solo respirare se poi
lui non c’era...
L’ennesima spallata stavolta gli fece rischiare di cadere, inciampò nei suoi
stessi piedi e si poggiò al palo alla sua destra. Nel movimento la cuffia
destra del suo ipod scivolò via dal suo orecchio, permettendogli di ascoltare
il “gentile” verso che la signora che aveva scontrato gli aveva rivolto. Si
voltò per scusarsi, ma lei era già andata via. Strinse forte il mozzicone di
sigaretta, così forte da tranciarlo a metà e poi sputò lontano il filtro. Solo
allora lo vide.
Seduto
su una marciapiede con una bottiglia di whisky a metà, e i suoi capelli verdi
smossi dal vento. Fece prevalere il cuore sul suo cervello che lo invitava ad
andare via. Si avvicinò piano finché lui non alzò gli occhi e se lo trovò di
fronte
-
Ciao – gli sorrise e Zoro spostò leggermente un angolo delle labbra. Anche un
mezzo sorriso gli bastava.
- Non lavori? – il biondo scosse la testa e si poggiò contro una macchina.
-
Oggi abbiamo chiuso prima - Zoro si alzò da terra e si diete una pulita al
pantalone. Notò gli occhi di Sanji indugiare sulla bottiglia che aveva in una
mano, e quasi istintivamente la gettò nel cassonetto alla sua destra.
- Allora... come stai? – chiese poi. Il biondo alzò le spalle. Come poteva
stare? Certo se gli diceva che stava da schifo perché non lo aveva più sentito,
avrebbe solo peggiorato le cose.
-
Sono un po’ stanco... ultimamente stiamo lavorando parecchio. Pensa che ho le
mani completamente rotte – tirò fuori dalle tasche le sue mani che avevano
alcuni cerotti attorno a qualche dita. Sentendosi completamente sciocco e fuori
luogo, le rimise nelle tasche della
felpa, mentre pregava il suo cappuccio di nascondergli la faccia.
- Ma ci vedi da dietro a quel coso? – alzò la testa e si trovò di fronte il
viso divertito di Zoro. In effetti fra i capelli e il cappuccio, aveva la vista
completamente offuscata. Ancora più imbarazzato abbassò la testa. Zoro si
poggiò anche lui contro l’auto rossa alle loro spalle e tirò giù il cappuccio
di Sanji.
-
Così va meglio – sospirò. Quando incontrò i suoi occhi, immediatamente distolse
lo sguardo. Era troppo difficile. Cavoli se lo era.
- Zoro...- si fece coraggio voltandosi a guardarlo almeno quando Sanji lo
chiamò.
-
Volevo dirti che se mai io dovessi morire... saresti l’unica persona che mi
dispiacerebbe lasciare – a quelle parole il cuore di Zoro ebbe un sussulto.
Sanji si voltò a guardarlo notando la sua espressione quasi sconvolta.
- Aspetta non volevo dire che voglio morire o roba simile – iniziò a
gesticolare agitato con le mani quando si accorse di quanto quella frase era
stata ancora più fuori luogo. Lui voleva solo dirgli quando ci tenesse, non
voleva di certo fare la figura del suicida! Zoro rimase in silenzio per qualche
attimo mentre il viso del biondo lentamente sfumava di rosso. Poi abbassò la
testa sorridendo. Un leggero riso che si trasformò in una risata fragorosa
quando Sanji iniziò a guardarlo con gli occhi di chi non ci sta più capendo
niente.
-
Io... non capisco – sospirò il biondo. Zoro cercò di coprirsi la bocca con una
mano mentre Sanji se ne stava lì a guardarlo sempre più rosso. Si rialzò il
cappuccio sulla testa abbassando lo sguardo su un chewingum attaccato sul marciapiede. Era così idiota
che quasi si faceva pena da solo. Ma che diavolo gli saltava in mente di dire?
Cioè se era riuscito a far ridere uno come Zoro in una situazione così
“particolare”, voleva dire che era
proprio patetico. Si morse il labbro mentre la risata del ragazzo si andava
attenuando. Zoro poggiò gli occhi sul di lui che se ne stava fermo, con i pugni
stretti e il cappuccio calato sugli occhi che lasciava vedere solo una ciocca
bionda di capelli. A vederlo così sembrava più un quindicenne in vena di
ribellione, che un pasticciere elegante e sofisticato quale era. Gli venne
naturale, e senza pensare gli poggiò una mano sulla testa
-
Sei proprio idiota... lo sai questo – sospirò mentre gli accarezzava il capo.
Lo sentì ridere e sorrise anche lui. Poi tolse la mano e Sanji alzò la testa
guardandolo negli occhi con una strana luce. Fu in quel momento che quello
strano disagio attanagliò nuovamente Zoro. Quel disagio che lo spingeva a
scappare senza un motivo. Ormai non c’era più neanche Ace nei suoi pensieri, né
quella maledetta notte. Inspiegabile e fastidiosamente soffocante. Era questo
che era quel disagio.
- Ci si vede in giro allora – fece qualche passo indietro e si voltò per andare
via
- Aspetta – si arrestò senza voltarsi. Sperò che Sanji non dicesse qualcosa di
“sbagliato” per quel momento. Non era l’ora per parole dolci o roba simile, e
non sarebbe riuscito ad affrontare nessun altra strana rivelazione. Ma nessuna
parola gli arrivò alle orecchie. Solo due braccia che lo raggiunsero alla vita
e la testa di Sanji che si poggiò contro la sua schiena.
Era
possibile sentire due cuori battere allo stesso tempo dentro un solo corpo?
Forse no, ma era quello che Zoro provava. Due battiti, quasi in perfetta
sintonia che gli pulsavano dentro, come due tamburi. Una sensazione bellissima
che parve far fermare completamente ciò che c’era attorno. Le macchine
camminavano quasi a rallentatore, e le labbra della gente si muovevano in modo
indecifrabilmente lento. Anche il sole smise di tramontare e il vento si
arrestò all’istante. Solo quei due cuori che davano un senso a tutto, e allo
stesso tempo non ne avevano uno. Le
braccia di Sanji si strinsero più forte e in quel momento il suo battito
aumentò. Fu solo per qualche breve attimo, perché presto anche quello di Zoro
prese a galoppare più forte.
- Vuoi stritolarmi? – forse non era il momento di fare battute, oppure era il
momento di far ripartire le cose proprio in quel modo.
- Sei troppo grosso da stritolare – la replica del biondo arrivò presto e lo
fece sorridere.
-
Stasera... ti va di venire con me? – la
testa di Sanji si sollevò dalla sua schiena a quelle parole. Sentì Zoro
ridacchiare.
-
Ehi sei vivo lì dietro? – Sanji tornò a stringerlo forte affondando nuovamente
la testa fra le sue spalle.
-
Vivo come non mai –
Il mondo riprese a muoversi e le macchine a sfrecciare veloci. Il parlottare
delle persone continuò a confondersi con i clacson del traffico, così come il
sole finì col nascondersi dietro ad una nuvola mentre il cielo si arrossava. Il
vento scompigliò i capelli verdi di Zoro, mentre la cuffia di Sanji suonava a
vuoto ancora quelle parole.
Ho trovato una ragione per me,
per cambiare tutto ciò che ero.
Una ragione per ricominciare di nuovo...
e la mia ragione sei tu.
TO BE CONTINUED...
Pace fatta
( o quasi ^.^)
La canzone in
questione è “The
Reason”
dei “Hoobastank”. Ho preferito riportarla in italiano perché mi piaceva di
più che nelle versione originale ^^
Eh già Smokerino e Zoruccio
si conoscono, ve lo aspettavate? Eh eh XDDD (-__- ... vi prego non guardatemi cosi -///-) mentre la
cotta istantanea di Tashigi era molto prevedibile U__U’
e ora che Lucci ha scoperto tutto?...
Questo e altro ancora nel prossimo cap ^-* (sembra la
pubblicità di una puntata di Beautiful
XDDD)
Spero che anche
questo aggiornamento vi sia piaciuto e grazie ancora a tutti >.<
kiss kiss Chiara