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Autore: Axem Harash    17/07/2015    1 recensioni
Una poesia con uno stile dantesco. Credo si capisca lo stesso. Spero apprezziate.
Genere: Avventura, Fantasy, Poesia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Scur fu l’aere e levaronsi onde alte 
Com se a navigar si ponesse veto 
E l’acqua invase il velier molte volte. 

Poscia che divenne ‘l pelago quieto, 
Finalemente ‘l sol splendente parve 
E di vederlo fu ogn’om nel legno lieto. 

Come quando si schiudono le larve, 
Sicchè gli insetti infin vedon la luce, 
Cotai i marinai poscia le onde torve 

E la triste vista di ciel sì truce, 
Rividero ‘l sole bello e splendente 
E ‘l pelgo più non fecesi feroce. 

Quattro volte ‘l sol s’alzò da levante 
Pria che mirasser dell’isola le coste 
E ivi veddeser sconosciute piante. 

Io dico che se ivi voi stati foste 
Con quella compagnïa o con un altra 
Certo meravigliati vi sareste. 

Come le volpi dalla mente scaltra 
Subito trovan e uccidon nell’aia i polli, 
Cotai vider piante da foglia verdastra 

Su cui crescevan frutti buoni e belli, 
Che ormai ëran divenuti maturi. 
Dopo percorser terreni non brulli. 

Parea non aver vissuto anni oscuri 
Di carestïe o guerre sanguinose 
Quell’isola in cui vider non tuguri 

Poveri, poco spazïosi e sozzi, 
Ove è miser gente sol colla prole, 
Ma marmoree dimore e alti palazzi. 

Vider la città e le sue famigliole, 
Poscia che ‘l sol di nuovo si fu alzato, 
Come in ogni mattino fare suole. 

Giunser davanti a un ingresso dorato 
Su cui battean del sol raggi radianti 
Che da vigili guardie era vegliato 

Dicendo: “Chi siete voi, oh uomini erranti?” 
Fermolli sanza minacciar una guardia 
Ch’aveva armatura e lama lucenti 

“Oh uom della città che oggi il sol irradia, 
Da lande oltre il pelgo noi siam qui giunti, 
Dopo un’avventura che nemmen’or mi tedia.” 

Poi quello con passi distesi e lenti 
“Fateci passar se nessun lo vieta” 
Disse rivolto alle guardïe ivi stanti. 

Chi parlava aveä vestito di seta, 
Nîrwir era ‘l nom chë a lui fu dato. 
Per primo egli amò quella terra lieta. 

Le guardie, poi che andar ebber lasciato 
Tutti quegli stranieri venturieri, 
Che per molto tempo avean navigato, 

Apriron e, tornando ai lor mestieri, 
Äuguraron lor buona fortuna. 
I venturieri con passi leggeri 

Subito entraron sanza paura alcuna 
E della città percorser le strade 
Sinchè scese il sol e fu alta la luna. 

Poscia aver percorso quelle contrade 
Ed esser giunti a quella città bella, 
Una locanda alloggïo lor diede. 

Ivi salutaronsi in lor favella 
E dal sonno ïnfine vinti fuoro 
Mentre in cielo riluceva ogni stella.
   
 
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