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Autore: GreenStrength    18/07/2015    1 recensioni
Dopo aver combattuto contro Ultron, gli Avengers si troveranno ad affrontare una minaccia lasciata ancora in sospeso, ossia l'HYDRA, che stavolta avrà intenzione di creare e guidare un esercito di potenziati al finale di governare il mondo. Dopo essersi divisi, gli eroi più potenti della Terra torneranno tutti insieme, con l'aiuto di tre giovani ragazzi: Christian, Jade ed Assia, che dovranno lasciarsi alle spalle il loro passato, per poter difendere il futuro di molte altre persone!
Dal testo:
Bruce Banner era in viaggio. Non sapeva dove fosse diretto, né tanto meno gli interessava, tanto in qualsiasi posto si fosse trovato, qualsiasi pericolo gli fosse accaduto, l’Altro avrebbe sempre trovato il modo di uscire fuori. Era una maledizione, la sua maledizione. Ed ormai non avrebbe potuto farci più niente. Aveva perso la speranza, ma mai la perseveranza. In fondo quella vita non era fatta per lui. Hulk non era un supereroe e non lo era mai stato. Quanto riguardava sé stesso, l’impresa più eroica che avesse mai potuto compiere era stata… beh non se la ricordava. L’unica cosa che ricordava perfettamente era la rabbia. Lui era sempre arrabbiato.
(Post Age of Ultron)
Genere: Azione, Guerra, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bruce Banner/Hulk, Nuovo personaggio, Tony Stark/Iron Man, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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                                                         CAPITOLO 2: ITALIA
La luce dell’alba svegliò Jade, che si mise ad annusare l’aria di mare che le entrava fresca nei polmoni. Il suo volto pallido, nonostante le poche ore di sonno, sembrava riposato, come se le bastasse quel poco tempo a recuperare le energie. Guardò Assia e Christian che dormivano beatamente. Erano tutti asciutti ormai, e il fuoco creato la sera prima era stato spento da qualcuno. Si ricordò quindi di Bruce e si mise a cercarlo con lo sguardo, ma una voce la fermò.
“Soffri di insonnia, non è così?” Si trattava del dottore, seduto poco dietro ai tre giovani. Alla vista improvvisa dell’uomo, Jade si ricompose, ed irrigidì i muscoli facciali, raddrizzando la schiena.
“Anche lei deve soffrirne a quanto pare” constatò Jade.
“Stanotte non mi andava proprio di dormire” aggiunse solo Bruce. Ed era vero. Era rimasto svenuto così tanto tempo dopo essere ritornato normale in seguito alla trasformazione, che la sola idea di chiudere gli occhi non lo allettava tanto.
“Capisco” aggiunse la ragazza, dopodiché tra i due ci fu un silenzio che durò una manciata di minuti, fino a quando Bruce si alzò, mentre Jade cominciò a fissarlo.
“Beh direi di dover andare ad osservare un po’ meglio le coste, per capire dove ci troviamo” disse l’uomo, allora Jade si alzò a sua volta.
“Vengo con lei” disse. Non aveva alcuna intenzione di perdere d’occhio Bruce. Il fatto che l’uomo si fosse allontanato anche solo per poco, avrebbe potuto fornirgli l’occasione di chiamare l’HYDRA o chiunque altro con cattive intenzioni.
“Non ti fidi di me, non è così?” domandò Bruce, pur sapendo di conoscere la risposta.
“No” rispose Jade con semplice disinvoltura.
Il dottore rimase interdetto. La ragazza aveva pronunciato quella singola parola senza minimamente preoccuparsi di fingere. Fece una smorfia, e scosse la testa.
“Dopo di te” disse, dopo aver allargato le braccia e aver fatto cenno alla giovane di andare avanti.
“Dopo di lei” ribatté Jade. Doveva tenerlo costantemente sott’ occhio.
“D’accordo” concluse infine Bruce, e i due si incamminarono.
Dopo che i due si furono allontanati, lentamente anche Assia cominciò a svegliarsi. Si guardò intorno a sua volta, e non trovando né il dottore né l’amica, si spaventò. Pensò di svegliare Christian, ma ripensandoci non sarebbe stata una buona idea. Quanto lontano sarebbe potuto andare con la gamba in quello stato? Inoltre semmai fosse capitato qualcosa a lei e a gli altri, almeno sarebbe rimasto qualcuno a chiamare soccorsi. Decise quindi di incamminarsi da sola, molto cautamente, guardandosi alle spalle ogni tanto. Si mise a seguire le impronte di Bruce e Jade sulla spiaggia, e dopo un po’ riuscì a trovarli intenti ad osservare le coste. Qualcosa non le quadrava. Perché i due si sarebbero dovuti allontanare tutto d’un tratto? Rimase comunque sollevata dal fatto che entrambi stessero bene. Nessuno dei due si era accorto di lei, quindi decise di rimanere in disparte ad ascoltare la loro conversazione.
“Allora, sei riuscita a capire dove ci troviamo?” sentì domandare da Bruce.
“No, se l’avessi capito gliel’avrei già detto!” rispose Jade in un modo scontroso.
Il dottore decise di non fare troppo caso al tono della giovane.
“Purtroppo anche io non ne ho la ben che minima idea. Dovremmo allontanarci. Forse è meglio se torniamo indietro dai tuoi amici e vediamo come sta Christian, o se almeno riesce a camminare” propose Bruce.
“Li lasci dormire ancora per qualche ora. Si meritano un po’ di riposo” disse Jade.
“Tieni tanto a loro, vero?” domandò il dottore.
“Lei come si comporterebbe con i suoi amici, se foste precipitati da un veicolo e uno di loro fosse stato punto da una medusa, mentre l’altra stesse stando per annegare?” domandò a sua volta la ragazza.
Incredibile. Aveva di nuovo risposto alla sua domanda, con un’altra domanda.
“Devo dire che sei davvero brava a nascondere le emozioni. Te l’ha insegnato l’HYDRA oppure hai un talento naturale?” domandò di nuovo, ma  Jade lo ignorò.
“Ho avuto a che fare con persone che mi hanno portato a sviluppare questo “talento” in realtà” rispose la ragazza dopo un po’.
“Capisco. Mi dispiace, ma devi stare tranquilla. L’HYDRA avrà quello che si merita”
“NON SONO STATI QUELLI DELL’HYDRA A RENDERMI COSI’!” urlò la ragazza, zittendo Bruce, e persino Assia che stava ancora origliando, rimase stupita dalla reazione dell’amica.
“Non c’è bisogno di essere così scontrosi, lo sai vero?” cercò di calmarla il dottore.
“E’ solo che il suo comportamento da psicologo mi da sui nervi! Lei si presenta, ci salva, questo glielo concedo,  e poi pretende di sapere tutto su di noi! Beh, io sono così e lei non può pretendere di conoscermi!” spiegò Jade sinceramente irritata.
Questo Bruce non se l’aspettava, quindi rimase semplicemente in silenzio. Assia decise quindi di uscire allo scoperto e di intervenire, prima che le cose cominciassero a prendere una piega peggiore. Per lei Jade non avrebbe dovuto rivolgersi ad un estraneo in quel modo.
“Ehi! Jade, Dottor Bana!” urlò Assia ai due, che si voltarono di scatto.
“Assia” la chiamò Jade, che le andò in contro.
“Finalmente vi ho trovati. Mi sono svegliata un po’ di tempo fa e, non vedendovi mi sono preoccupata ed ho deciso di venirvi a cercare” spiegò Assia.
“Poteva essere successo qualsiasi cosa e tu hai deciso di venirci a cercare da sola?” domandò Jade stupita.
“Perché? Non avrei dovuto?” domandò Assia senza capire il motivo della precedente domanda dell’amica.
Jade si passo una mano tra i capelli sconvolta.
“Oddio ma davvero tu… sei così ingenua?” domandò.
“Perché scusa?” chiese Assia, a quel punto indignata.
“Lascia stare” si arrese infine Jade.
Alla vista della scena, Bruce si ritrovò a sorridere. Quelle due ragazze erano l’una l’opposto dell’altra, eppure andavano d’accordo. Il carattere gentile ed ingenuo di Assia andava in contrasto con quello scontroso e serio di Jade, ma pareva che si completassero a vicenda.
“Ragazze, cosa dite di andare da Christian? Bisognerebbe svegliarlo” propose Bruce.
“Concordo” disse Assia.
“Ok” acconsentì Jade. Così tornarono dove avevano lasciato Christian ancora dormiente.
“Ehi, ehi” sussurrò Assia all’amico, che però non dava segni di essersi svegliato.
“Lascia fare a me!” disse Jade, e si ritrovò a scuotere Christian molto violentemente, gridando:
“Se non ti svegli ti do un pugno!”
A quel punto il ragazzo si svegliò, leggermente scosso, con gli occhi spalancati.
“E’ successo qualcosa?” domandò poco prima di sfoderare gli artigli affilati.
“No, tranquillo, non è successo niente. Ce ne dobbiamo andare da qui. Dobbiamo pur capire dove ci troviamo! Come stai con la gamba? Spero bene, altrimenti ti lasciamo qua” spiegò e minacciò allo stesso tempo Jade.
“COSA?” chiese Christian, spaventato.
“Ehi, stava solo scherzando, vero Jade?” disse Assia.
“Ma certo. O forse no? Chi può dirlo?” aggiunse Jade sorridendo malignamente.
“Sta scherzando, sta scherzando” ripeté Christian a se stesso, per tranquillizzarsi.
“Allora come ti senti?” domandò Bruce al ragazzo.
“Ah… io… abbastanza bene sì” rispose Christian.
“Sei sicuro? Non si guarisce così su due piedi da una puntura di medusa, figurarsi da più di una. Non ti dispiace se do un’occhiata, vero?” domandò il dottore.
“Oh, no si figuri” fu la risposta del ragazzo.
Ottenuto il consenso, Banner sfilò la fasciatura dalla gamba del ragazzo, scoprendo una cosa che lo fece rimanere di stucco. La ferita di Christian, infatti, era completamente guarita!
“Questo è… impossibile!” disse Bruce, rimanendo a fissare ancora quella scena strepitosa.
“La ferita è completamente guarita. Come?” aggiunse poi, guardando il ragazzo negli occhi.
“Io non… non lo so!” rispose semplicemente Christian.
“Riesci a camminare o no?” gli domandò Jade.
Christian allora si alzò in piedi e mosse qualche passo, molto prudentemente, aspettandosi comunque qualche fitta improvvisa, ma al contrario non sentì nulla.
“Direi di si” rispose poi, ma Bruce non era ancora convinto.
“Beh, sta bene. Dovremmo esserne tutti felici no?” disse Assia.
“Certo…” acconsentì Bruce, tuttavia dentro di sé cominciò a capire che la situazione di quei ragazzi era molto più grande di quanto immaginasse. Sicuramente avrebbe dovuto fare qualche analisi in più, e per questo avrebbe avuto bisogno di un laboratorio. E gli unici in grado di offrirglielo sarebbero stati gli Avengers. Non c’era più tempo da perdere. Avrebbe dovuto contattarli, suo malgrado, il prima possibile. La parte più difficile sarebbe stata convincere i giovani, specialmente Jade, a venire con loro.
“Direi che possiamo andare” disse Jade, interrompendo i pensieri di Bruce.
“Si, certo. Allora andiamo” acconsentì Bruce, e così i tre si avviarono.
Jane, Christian ed Assia con Banner davanti a tutti.
Durante il viaggio silenzioso, e abbastanza lungo, Jade non distoglieva lo sguardo nemmeno un secondo da Bruce, mentre Christian fissava Jade, ed Assia si lamentava per il tragitto troppo lungo, rimediando soltanto occhiate divertite da parte di Bruce. Alla fine si ritrovarono tutti in un paesino molto affollato. C’erano negozi ovunque e di ogni genere, e persino persone che vendevano oggetti in mezzo alle strade. Per Bruce non fu niente di non già visto nella sovrappopolata New York; Jade osservava col suo solito sguardo indagatore, ma senza far trapelare alcuna emozione;  Christian al contrario sembrava molto affascinato dal tutto, ma allo stesso tempo spaventato. C’erano davvero tante persone ed un odore di buon cibo inebriava l’aria. Al ragazzo venne l’acquolina in bocca. Assia invece era stranamente silenziosa, ed osservava tutto in maniera pensierosa.
“A qualcuno sembra familiare questo posto?” domandò Bruce.
“Non mi dice nulla” affermò Jade.
“Neanche a me, però è bello!” disse Christian.
Assia invece stette ancora in silenzio.
Si allontanò leggermente dal gruppo, finché notò una scritta su di un manifesto pubblicitario. Era uno slogan tipico di una marca di shampoo per capelli che diceva “Perché noi valiamo”. Assia la lesse bene, e continuò a leggere altre di queste scritte, senza alcuna difficoltà, perché quella lingua non le risultava per niente estranea. Giunse quindi ad una conclusione, che le fece emanare un sorriso a trentadue denti sul giovane volto. Corse immediatamente dagli altri.
“Ragazzi! So dove siamo!” urlò felice.
“Davvero? Che aspetti a dircelo?” domandò Jade.
“Ma naturalmente in Italia no?” disse Assia.
“Come fai a dirlo?” domandò Christian.
“E’ facile. Guardate bene le scritte sui manifesti pubblicitari. Sono tutti scritti in lingua italiana!” spiegò, ancora più felice.
Bruce allora tentò di leggere qualche parola, e per esperienza, capì che si trattava davvero di parole scritte in italiano.
“Ha ragione. Siamo in Italia” concordò il dottore. “L’HYDRA vi ha insegnato anche questa lingua?” domandò poi.
“No no, la conosco solo io” disse Assia.
“E dove l’hai imparata?” domandò ancora Bruce.
“Qui. Questo è il mio paese di nascita!” spiegò la giovane, stavolta euforica.
“Questa poi. Sei nata in Italia e non ce l’hai mai detto” commentò Christian.
“Voi non me l’avete mai chiesto” disse Assia, facendo spallucce.
“Beh sappiamo dove siamo. Questa è un’altra cosa a nostro favore” affermò Jade.
Assia però ormai aveva già smesso di pensare. Ogni sua preoccupazione era scomparsa. Si trovava nel suo paese, da dove era stata portata via due anni fa. Avrebbe potuto rivedere ogni cosa che conosceva durante l’infanzia, rincontrare i suoi compagni e chissà, magari anche la sua famiglia. Le vennero quasi le lacrime al pensiero di poter riabbracciare sua madre, suo padre e suo fratello.
“In che parte d’Italia ci troviamo esattamente?” domandò Bruce.
“Questo non lo so, dovremmo chiedere in giro. Da bambina ho viaggiato in molti paesi d’Italia e se siamo in uno di essi vuol dire che la fortuna è dalla nostra parte” spiegò Assia.
L’Italiano Bruce lo conosceva. Aveva avuto modo di studiarlo, ma non masticava particolarmente la lingua.
“Aspettate qui” detto questo Assia si allontanò leggermente dal gruppo, per chiedere informazioni. Si avvicinò ad un uomo, e cominciarono a conversare in Italiano, dopodiché la ragazza salutò l’individuo e si congedò per rivolgersi ai suoi compagni.
“Ho una buona notizia ed una cattiva notizia. Da quale delle due comincio?”
“Qual è la cattiva?” domandò Jade.
“La cattiva notizia è che ci troviamo in Sardegna, che come sapete, è un isola. Quindi senza soldi non credo potremmo attraversare il mare” spiegò Assia.
“Questa non ci voleva” commentò Christian.
“E la buona notizia?” domandò Bruce.
“La buona notizia è che fortunatamente qui vivono i miei zii. Quindi possiamo chiedere aiuto a loro. Saranno felici di vedermi” spiegò Assia, con un tono più allegro rispetto a prima.
“Però…” continuò.
“C’è anche un però?” domandò Jade.
“Si trovano piuttosto lontani da qui. Ci metteremo tutta la giornata ad arrivare a piedi” concluse di spiegare Assia.
“Oh grandioso!” disse Jade in tono sarcastico.
Bruce nel frattempo si era perso nei suoi pensieri. Da quel che gli avevano raccontato, sapeva che Assia non era stata sottoposta a nessun tipo di esperimento da parte dell’HYDRA, quindi sarebbe stato inutile portarla dagli Avengers, dato che aveva anche i suoi zii ad aspettarla poco lontano. Sarebbe stato meglio chiamare subito la squadra oppure accompagnare prima la ragazza a casa? I suoi pensieri però vennero nuovamente  interrotti.
“C’è solo un problema” disse Christian.
“Vale a dire?” domandò Jade.
“Dovrei andare in bagno” rispose il ragazzo imbarazzato.
“Non puoi trattenerla?” domandò così seccata Jade.
“E’ da stamattina che la trattengo quindi no!” rispose Christian.
Assia scosse la testa divertita.
“Ci sono dei bagni qui. Puoi chiedere in qualche bar” disse.
“E come faccio se non conosco l’Italiano?” domandò Christian.
A Bruce allora venne in mente un’idea.
“Lo accompagno io” propose. “Ho studiato l’italiano in passato e ricordo ancora come si formulano molte frasi, per questo potete stare tranquilli” spiegò il dottore.
“Non se ne…” cominciò Jade, ma venne interrotta da Christian, che tirò Bruce per un braccio, avviandosi in cerca di un bar.
“Ci vediamo dopo” salutò il giovane e si avviò con Banner.
“Lo spero per te!” lo minacciò Jade.
Era fatta! Accompagnando il giovane Christian, Bruce avrebbe avuto modo di contattare gli Avengers.
A Jade però l’idea di lasciare l’amico da solo con il dottore non allettava tanto, e mostrava un’espressione per nulla compiaciuta. Assia se ne accorse.
“Ehi, tutto bene?” domandò all’amica.
Jade la guardò e sospirò.
“Secondo te è normale avviarsi da solo con uno sconosciuto?” domandò ad Assia.
“Ascolta, so che non ti fidi del dottor Bana, ma a me sembra un tipo apposto. Inoltre devi smetterla di preoccuparti per Christian. E’ in gamba, e lo sai bene. Diavolo è sopravvissuto da continue punture di medusa!” la rassicurò Assia.
“Forse hai ragione tu, ma non credi che infondo Christian sia imprudente?”
Stavolta Jade non ebbe nessuna risposta dall’amica. Assia infatti stava fissando un punto preciso, con gli occhi e la bocca spalancati.
“Ma mi stai ascoltando? Assia? Assia ci sei?” domandò Jade.
“Non ci posso credere!” mormorò Assia.
“Cosa?” domandò Jade.
“Lo vedi quel ragazzo biondo laggiù? Scommetto tutti i soldi del mondo che si tratta di mio cugino Marco” disse allora Assia.
“Davvero?” domandò l’altra.
“Si non c’è dubbio. Deve essere lui!” confermò Assia, così si allontanò dall’amica per chiamare il cugino.
“Marco! Ehilà Marco! Sei tu? Sei proprio tu?” domandò.
Il ragazzo allora si girò, ed Assia corse ad abbracciarlo.
“Ti ricordi di me? Sono Assia, tua cugina. Cavolo è da anni che non ci sentiamo!” disse Assia.
A quel punto il ragazzo sciolse l’abbraccio.
“Hai proprio detto Assia? Si mi ricordo di te, ma che ci fai qui? Tu dovresti essere morta!” disse.
A quelle parole persino Jade, che osservava la scena in lontananza, rimase interdetta.
“Ma che diavolo stai dicendo Marco? Perché dovrei essere morta?” domandò Assia sinceramente stupita.
“Avresti dovuto fare la fine della tua famiglia” disse ancora il ragazzo.
“Non… non capisco. E’ successo qualcosa alla mia famiglia? Tu lo sai? Dimmelo ti prego!” pregò Assia, quasi urlando.
A quel punto Marco sorrise.
“Così non sai nulla. Sei qui da poco vero?” disse.
“Non hai risposto alla mia domanda!” gli urlò contro Assia.
“Come vuoi. Ti dirò quello che è successo alla tua famiglia. Semplicemente quei fetenti si sono messi contro chi non avrebbero dovuto.  Hanno osato mettersi contro la malavita, e così sono rimasti schiacciati. Sono tutti e tre morti, mia cara Assia” spiegò Marco, con tutta la cattiveria che potesse avere.
Jade desiderò che quel ragazzo finisse arrostito, ma guardò l’amica fare una mossa che non si sarebbe mai aspettata da lei. Assia infatti aveva preso Marco per la maglia con una mano, e nell’altra teneva ben serrato un pugno pronto da scagliare.
“Tu stai mentendo, maledetto!” disse.
“Levami le mani di dosso lurida…” Marco non ebbe il tempo di finire la frase, che ricevette un pugno dritto in faccia, facendolo sanguinare dal naso. A quel punto il ragazzo diede un calcio ad Assia dritto sulla pancia e la costrinse a piegarsi dal dolore e a finire in ginocchio. Marco si pulì il naso gocciolante con il dorso della mano ed estrasse una pistola.
“E’ tempo che tu faccia la stessa fine della tua lurida famiglia!” disse, puntando l’arma alla testa di Assia.
Jade allora scagliò una fiamma verso la mano di Marco, che si ustionò, ed emanò un urlo di dolore, facendo cadere la pistola. Marco allora lasciò stare Assia e concentrò tutta la sua attenzione su Jade.
“I tuoi poteri… stai con l’HYDRA! Perché mi attacchi? Rispondi!” le urlò contro il cugino di Assia.
Avevano ragione. L’Italia ormai era scesa a patti con l’HYDRA.
“Perché lei è mia amica!” rispose Jade.  “Ora vattene, se non vuoi finire male!” lo minacciò.
Marco scoppiò a ridere.
“Tu ti credi invincibile, non è vero, potenziata? Beh ti sbagli. Ricordati che sarai sempre uno scarto di laboratorio!” dichiarò. Jade lanciò nuovamente raggi di fuoco in direzione di Marco, che li schivò tutti prontamente.
“Invece di essere così sicura di te dovresti guardarti le spalle ogni tanto” disse Marco.
Jade non ebbe nemmeno il tempo di riflettere sulla frase dell’avversario, che si ritrovò stordita da una botta dietro alla testa. A dare il colpo era stato un uomo adulto biondo. Doveva essere il padre di Marco.
“L’HYDRA pagherà un occhio della testa per riaverla indietro” dichiarò l’uomo. “Avanti prendila!” disse al cugino di Assia. Marco si avvicinò alla giovane, ma venne fermato da un urlo.
“Non toccarla!” Era la voce di Assia. La ragazza era riuscita a riprendersi e a recuperare la pistola caduta di mano al cugino.
Marco allora alzò le mani.
“Assia, calmati. Possiamo parlarne!” disse con un finto tono preoccupato.
L’uomo sentendo il nome Assia si stupì.
“Nipote mia! Quanto tempo!” disse.
“Getta subito la pistola zio, altrimenti sparo!” lo minacciò Assia.
“No, gettala tu. Altrimenti per la tua amica di fuoco si metterà molto male!” Detto questo l’uomo puntò la pistola contro Jade e stava per premere il grilletto, quando Assia urlò nuovamente.
“NO!” e a quel punto lo fece. Sparò alla mano dello zio. Le gocce del suo sangue caddero a terra, e i suoi lamenti furono talmente strazianti che tutto il quartiere li percepì. Persino Bruce e Christian, che era riuscito a trovare il bagno tanto agognato. Riconoscendo il rumore della pistola, il “no” di Assia e i lamenti di dolore dello zio della giovane, il ragazzo e il dottore si guardarono negli occhi e corsero immediatamente nel punto da dove arrivavano i rumori.
“Che cosa hai fatto?” domandò arrabbiato Marco ad Assia.
Il ragazzo prese la pistola del padre da terra e la impugnò contro la cugina.
“Fermati!” lo minacciò Assia, e notando che questi era intenzionato a sparare, premette il grilletto per prima. Purtroppo dalla pistola non uscì nessun proiettile, nonostante Assia riprovò e riprovò.
Allora Marco rise nuovamente.
“Dì le tue ultime preghiere!” la canzonò.
Si metteva davvero male!





Angolo dell'autrice.
Salveh! Alle 6.00 del mattino come mio solito sono riuscita a pubblicare il nuovo capitolo. Qui finalmente i nostri amici scoprono di trovarsi in Italia, paese di origine di Assia, che però viene a sapere una triste verità sulla sua famiglia. Mentre Bruce e Christian sono lontani, Jade ed Assia si trovano in un grosso guaio. 
Spero vi piaccia questo capitolo, che lascia un po' in sospeso lo so, ma in caso contrario accetto qualsiasi tipo di critica. 
Ringrazio anche solo chi legge, un abbraccio stritolatore e alla prossima! :D
  
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