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Autore: Elder_Tea    18/07/2015    0 recensioni
Quando la piccola Helga sparisce dal paesino di Éadrom, avventurandosi nella foresta al di là del fiume, i paesani pensano al peggio: sparita come i boscaioli nella selva che per anni aveva alimentato leggende e superstizioni. Ma Niclas non la pensa come loro.
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 2
LA VECCHIA LIBRAIA

 
 

Leggere goccioline di pioggia battevano sui vetri della casa, trasportate dal caldo vento di luglio. Il leggero fiato di Niclas poteva delinearne il contorno. Il suo viso sfiorava la finestra e gli occhi color azzurro scrutavano la strada sterrata, dove un cavallo brucava i piccoli ciuffi d'erba appena ricresciuti sul bordo, vicino al muro delle stalle.
La stufa della cucina scoppiettava e si poteva cominciare a sentire il lieve rumore del bollitore. Niclas si girò per controllare. Rimase per qualche secondo fissando il vuoto, ascoltando solo i rumori di fondo che emetteva la casa. Sentiva il vento passare tra le assi di legno della porta, i topi camminare sulle travi del soffitto. Sentì dei passi scendere le scale e subito di voltò verso di esse, accogliendo la madre con occhi serrati, grandi come quelli di un cerbiatto. La madre, con le braccia colme di panni, lo guardò dubbiosa e subito riprese a camminare verso la sala, indaffarata dalle sue faccende domestiche. Niclas continuò a guardare per un'attimo la porta dell'altra stanza, seguendo le ombre della madre. Si alzò piano, quasi a non voler far rumore quando i suoi piedi toccarono terra. Si diresse con calma verso le scale: non fece in tempo a farne metà che sua madre ricomparve in cucina. Niclas le voltava le spalle, ma sentiva che era dietro di lui, con aria severa e le braccia incrociate:

- Quand'è che smetterai di pensarci? - disse lei.
- Come? - rispose Niclas, fingendo di non capire. Comprendeva benissimo, ma si sentiva ripetere le stesse cose ormai da due mesi.
- Quando smetterai di pensare a quella ragazzina? Ti comporti come se fosse stata colpa tua.
- Ma lo è stata! -
- No invece! Tu per lei non eri né un fratello, né un amico, a quanto ricordo. Ti limitavi a guardarla ogni sera, mentre tornava a casa. -
- Mi sentivo responsabile, mamma. Quanti giorni ho passato guardandola attraversare il fiume, sperando che non cadesse in acqua? Quante volte l'ho osservata sperando che un lupo non comparisse dalla foresta e la sbranasse, proprio sull'uscio di casa sua? Quante... -
La madre lo interruppe – Troppe! Ma lei non ti ha mai visto. Non sapeva chi tu fossi, dove abitassi, cosa facessi! -
Niclas si sentiva sminuito. Per mesi l'aveva accudita da lontano, senza mai preoccuparsi di farglielo sapere. Ma forse la ragione era dalla parte di sua madre. Se Helga avesse saputo che lui la controllava, avrebbe mai fatto quello che aveva fatto? Niclas ne dubitava. Helga sarebbe comunque fuggita, in un modo o nell'altro, verso la foresta. E le prove dimostravano che la scomparsa della ragazzina era tutt'altro che involontaria o frutto di un rapimento: la barca posizionata nello stesso punto, con lo stesso nodo di riconoscimento, la lanterna lasciata ad un ramo non molto alto, il mantello ben ripiegato. Tutto faceva presumere che Helga si fosse avventurata da sola nella buia selva. Il perché era all'oscuro di tutti, perfino di Niclas.
Ma allora perché Niclas si preoccupava tanto? Oramai Helga, senza nulla, sarebbe già morta da un pezzo. Questo turbava Niclas, ma non perdeva la speranza: per lui Helga era ancora viva. Era all'oscuro di dove fosse, ma Helga respirava ancora. Era questo forse che lo mandava avanti ma, senza una barca per attraversare il fiume e senza legna da utilizzare per costruirne una, tutti i suoi piani per ritrovarla non si sarebbero mai realizzati. Dal giorno della scomparsa della ragazza, il padre si era costruito un nuovo mulino sulla sponda sud, meno efficiente ma con meno rimpianti per la scomparsa di sua figlia. Ora il pane lo consegnava di persona, di casa in casa, ricevendo ogni giorno le condoglianze per la sua perdita. Il peso di quella perdita era diventato insopportabile. Così, esattamente un mese dopo, il padre di Helga venne trovato impiccato alla ruota del mulino. Il fatto sconvolse ancora di più il piccolo paese, che rimase in lutto fino a che, pochi giorni prima, si era presentata una novità: un'anziana signora, proveniente dalla vicina città, aveva deciso di staccarsi dalla vita mondana e di trasferirsi, assieme al suo negozio libri, nel piccolo paesino di Éadrom. Il fatto incuriosì molte persone, che solo in quel momento si accorsero del fatto che il paesino possedeva una scuola parrocchiale ma nessuno dei bambini aveva libri su cui esercitarsi.
Per Niclas, l'apertura di un nuovo negozio fu un momento di svago, che per un'attimo lo distolse dal pensiero di colpevolezza per la scomparsa di Helga.
Ma pian piano, quel piccolo antro di cultura lo incuriosì a tal punto da passarci due ore ogni mattina, tra la colazione e l'ora di pulizia delle stalle. L'anziana signora si stupiva per il così grande interesse di un normale contadino alla letteratura, seppure fossero solamente libri di vecchie fiabe e racconti per bambini. Forse per Niclas era un modo inconscio di ricordare la piccola Helga, ma lui non ci faceva molto caso. Restava molto meno a fissare la finestra, ricordando le sere di due mesi prima, e leggeva con grande interesse i piccoli libri che prendeva in prestito dal nuovo negozietto. La madre di Niclas si sentì sollevata, nonostante tutta quella lettura lo distogliesse dai compiti più elementari, quali la semina e il taglio della legna.
E fu così che il giovane ragazzino crebbe, tra libri di fiabe e piccole favole fino a diventare un ragazzo alto e forte, passando tra libri d'avventura e romanzi cavallereschi, fino ad arrivare ai saggi sulla natura dei grandi filosofi internazionali. Niclas divenne un'uomo forte, capace di badare a sé stesso ma anche colto, grazie all'anziana signora e alle sue centinaia di libri nel suo botteghino.

Niclas, raggiunti i diciotto anni, era diventato molto più alto di quando aveva dieci anni: il suo metro e ottantacinque permetteva di aiutare sua madre nelle faccende domestiche, ma anche l'anziana signora del negozio di libri a sistemare i ripiani più alti, dove i vecchi libri prendevano polvere e venivano legati assieme da ragnatele lunghe decine di metri. I capelli neri si erano arricciati e creavano una folta cornice che si univa alle piccole basette che ricoprivano le guance rosee. Gli occhi azzurri avevano perso il velo opaco acquistato dopo la scomparsa di Helga, ed erano tornati quelli grandi e luminosi di un cerbiatto. Le braccia erano diventate forti, le vene a vista sotto la pelle candida, frutto di ore e ore di legna tagliata assieme a suo padre. Il duro lavoro aveva forgiato il suo corpo, i libri la mentre. Al momento, sua madre adorava descriverlo come il ragazzo più ambito dalle fanciulle del paese. E questo Niclas non poteva negarlo: molte ragazze lo seguivano nei momenti liberi e più di una si era offerta di preparare dolci, cucire vestiti o creare lavori all'uncinetto per il lui. Ma nessuna di loro scalfiva il suo cuore. Non che appartenesse a nessuna in particolare; Niclas era molto solitario, non era ancora pronto, e non lo sarebbe stato mai, a innamorarsi. O almeno così credeva lui. Secondo sua madre presto una di loro avrebbe rubato cuore e ragione al giovane figlio.
Differente era l'idea della vecchia signora del negozio di libri: secondo lei il suo unico amore doveva essere il cervello.

- Ragazzo, con il tuo cervello ci muori. Ho visto gente in città che dopo la morte della moglie, dopo la guerra ma anche dopo anni di lavoro, perdeva la testa! E, vedi, nessuno di loro ha mai goduto del piacere di un buon libro. Tutti a lavorare in quelle piccole scrivanie di legno, sempre negli stessi posti, tutti giorni. Lo sai perché leggo? Per mantenermi sana di mente. E lo sai perché sono venuta qui? Perchè la mia mente non ne poteva più del solito trantran, della città, degli stessi luoghi, tutti i giorni. Volevo avvicinarmi alla natura, ma non troppo. Quel poco che bastava per tenermi buono il cervello, per mantenere il lume della ragione. Perciò ascolta ragazzo: libri e libertà nella natura. Perchè i libri parlano e la natura ascolta. E tu non devi dire assolutamente nulla. Perchè le voci, le continue critiche, i commenti, i consigli, la gente in generale, parla. Parla senza dire nulla. I veri libri derivano da ciò che la natura descrive. I mari incontaminati, le avventure sulle montagne: tutta natura. La natura è più veritiera di ogni altra persona. Ascoltala e troverai ciò che cerchi! -
La signora aveva ragione, secondo Niclas: non si era mai sentito più compreso di quando rimaneva a fissare la natura. La natura era la sua casa: quanti anni passati a chiedersi come poteva essere il mondo oltre lo specchio d'acqua che ogni mattina vedeva dalla finestra di casa sua.
Non si era mai sentito compreso, prima dell'arrivo dell'anziana signora, all'interno del paesino. A ogni festa si ritrovava circondato da persone che vivevano la natura come qualcosa di maligno, qualcosa da evitare. Vedevano in essa una creatura antropomorfa, che con le sue verdi mani aveva tolto mariti, figli e fratelli a molti degli abitanti. Nessuno si era mai chiesto di chi era la colpa: era sempre della foresta, solo perché era lì davanti a loro e rappresentava l'ultimo luogo visibile, da cui nessuno faceva ritorno. Nessuno si era mai chiesto se all'interno ci fosse qualcosa di marcio. Per gli abitanti di Éadrom tutto ciò al di là del fiume, tutto ciò che si separava da quella piccola parte di civiltà del paese, era il male. La foresta, con le sue luci, la sua rugiada cristallina e le sue farfalle variopinte rappresentavano un miraggio, un'immagine desiderata per dei poveri contadini che vivevano in mezzo a moltitudini di toni bruni. La foresta attirava, ingannevole, le persone, attirandole nella sua tela per non lasciarle mai più.
A molti era stato insegnato, spesso imposto, di resistere ai sussurri dell'altra sponda, costringendosi a voltarsi verso la città e a pensare ai propri doveri. E così la foresta, attraverso anni di superstizioni, era passata dall'essere un luogo fiabesco a uno da racconti del terrore. Tutto perché nessuno voleva guardare oltre la prima fila di alberi.
Secondo Niclas, che traeva conclusioni dai saggi discorsi della vecchia libraia, tutto ciò era dettato da storie spesso create senza il lume della ragione da persone incolte e superstiziose, legate alla tradizione orale locale piuttosto che alle personali supposizioni. E la cosa positiva delle supposizioni è che spesso si rivelano veritiere, al contrario delle vecchie storie tramandate oralmente davanti a dei camini accesi. E così si riaccese in Niclas una piccola fiamma, non avrebbe saputo dire se nella sua testa o vicino al cuore.
Le storie dell'anziana donna avevano ricordato a Niclas le moltitudini di storie che giravano attorno alla foresta.
Ricordarono la fine dei boscaioli scomparsi e della fuga di Helga. Perchè dopo anni passati sui libri e in compagnia di una signora che l'aveva fatto ragionare, quella di Helga non era stata una fuga involontaria, colpa della foresta, che attirava persone con la sua falsa bellezza. No. Helga era andata volontariamente verso la foresta perché, nel suo piccolo corpicino incorniciato dalla cascata di ricci rossi, si celava un cervello e una prontezza di spirito rare per la sua età, che l'avevano spinta, secondo Niclas, a voler esplorare ciò che per anni era stato un tabù per tutti quelli che conoscevano. Tranne lei.
Il solo vivere così vicino a quel luogo misterioso, aveva allontanato la bambina dalle storie locali e l'aveva avvicinata al luogo magico e incantato che faceva da sfondo alla sua casa. E così, sentendo il richiamo della foresta, aveva deciso di allontanarsi, senza però farsi vedere. Perchè se si fosse diffusa la voce di una fuga verso l'altra sponda a mente lucida, suo padre ne avrebbe risentito. Decise così di scappare senza dare nell'occhio, così suo padre avrebbe vissuto un'esistenza senza persone che lo additavano, definendolo un cattivo esempio. Se la deduzione di Niclas era giusta, non avrebbe mai biasimato Helga. Ma la domanda principale che si poneva ora era se la bambina fosse ancora viva; e se lo era, perché non era tornata indietro?

 

  
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