Victoria...Elisabeth è qui
-Victoria...se tu solo sapessi, è il tuo ritratto...- l'anziano uomo disciolse nel languore di una lacrima il frutto del dolore covato per anni, di fronte alla giovane figura che si protendeva verso di lui.
In diciassette anni la monarchia era stata privata del più sfavillante tesoro di cui si potesse vantare, la dignità, pensò Ernest.
Sotto lo sguardo vacuo del popolo, Mark I, l'allora Marcel, aveva istaurato un nuovo regime totalitario, uccidendo l'ultima regina e proclamandosi il solo degno erede.
Sua Maestà Victoria Eloise Chantall, , aveva subito, secondo le losche manovre di sir. Mark, un" ineccepibile processo patrocinato dalla moralità pubblica", rea di aver dato alla luce una bambina, mescolando il suo fluido sangue ceruleo, a quello di un comune servo.
"Adultera"! Il popolo aveva brandito il suo orgoglio ferito e rigurgitato sulla donna i liquami dell'astio, dell'ira, della più profonda esasperazione, di certo generati da mali maggiori, non imputabili alla regina. Fu facile per il "conciliatore" Marcel Fryer, deliberarne un'ingrata pena.
Re Ernest I non si pronunciò, assistette esanime alla lenta lapidazione di sua moglie nell' ardente Trafalgar Square, la guardò trascinare il corpo lacerato sul selciato, e comprese che la sofferenza provata da Victoria era più che surreale.
La donna aveva smesso di vivere da tempo.
L'aveva vista inghiottire ansimante il sangue di sua figlia, che le lucidava indelebile le labbra molli, in quei baci sciolti in lacrime di cordoglio su quel visino.
Far capolino nel mondo per essere soffocata dalle brame di potere altrui, sarebbe stata la condanna della giovane Elisabeth.
Victoria, l'aveva stretta a sè, dopo il parto, premendola contro il suo corpo esausto, abituandola al calore. Le fu strappata da un uomo senza volto. Senza volto perché non riuscì a vederlo, sebbene lo scrutasse con orrore, non ne distinse i lineamenti.
Ernest non fece a meno di pensare ''il male ha un volto convesso, dai lineamenti confusi."
Si ribellò alla sua debolezza, lo aggredì, graffiò la carne, sentì il sangue dell'uomo fra le unghie e urlò dalla disperazione, si sentì infetta, insozzata dal putridume della sua anima. Mai come in quel momento fu conscia della sua purezza.
Ernest si era sentito un inetto, lì, mentre sua moglie combatteva per la vita, per il trionfo della rettitudine. Quello era, un conflitto fra bene e male, fra la consueta giustizia e lo sfaldamento degli ideali.
In seguito la vide inerme, sprofondata in un sonno d'attesa, delirante, leccarsi ripetutamente le labbra, arrossate dai resti sanguigni del sacco amniotico, ultimi residui di quella vita che era appartenuta a sè, al bene, a un ventre profanato.
Un dottore l'aveva schernita, condannando quel gesto, aveva deliberato:
-Grottesco, è una belva senz'anima-
D'istinto aveva risposto placidamente- E' una donna che ha amato.-
"Ha amato fino ad annullare se stessa per il frutto del suo seno."Pensò "Il frutto del nostro amore". Marcel, al quale in seguito continuò ad inchinarsi come suddito, aveva inscenato il tradimento di sua moglie per spodestarla dal trono, sapendo della sua debolezza ed arrendevolezza, che non gli avrebbe fatto muovere posizioni per ribellarsi. E così aveva fatto, si era sottomesso.
Ma Elisabeth...Elisabeth era sua figlia, e grazie a Dio, era viva. ************************************ Buon Giorno ragazzi, siamo arrivati al 4 capitolo e muoio dalla voglia di sapere cosa pensate di questa storia!^_^ Non siate timidi! Se avete consigli da dare, o critiche da fare, saranno ben accetti! Let me Know! Elena