Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: horjzons    19/07/2015    2 recensioni
E il sapere è la più grande arroganza, la più grande pecca di ogni uomo. Ci sono persone che uccidono perché sanno e altre che vengono uccise perché anche loro, sanno. Ci sono persone che vengono pagate perché sanno e persone che vivono nell’anonimato pur sapendo. Non importa se sei vecchio o giovane, non importa se sei un fallito o un grande, non importa se sei vivo per miracolo o se stai per morire, agisci perché sai, o credi di sapere. Ogni cosa che facciamo è influenzata dal sapere.
-------------
-Siamo tutti deboli, chi più chi meno. E ognuno di noi ha un metodo per mascherare la propria sofferenza-
-------------
TRAILER: https://www.youtube.com/watch?v=2PL9SDi9myY&list=UU875_BDGjrIt2J7pYUjzl0Q
Genere: Romantico, Song-fic, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A




TRAILER 


I'LL STAND BY YOU
 


POV BELLA
3 LUGLIO 2014
11.30 DI MATTINA
La luce penetra sulle mie palpebre.  Apro gli occhi debolmente. Cerco di alzarmi dal letto, ma non ci riesco.
-Dove credi di andare, Bella?-
Niall compare sull’uscio della porta. Indossa solo i boxer, si sta passando un asciugamano sui capelli, probabilmente si è appena fatto la doccia.
-Cerco solo di alzarmi-
Lui si avvicina con un piccolo sorrisetto sul volto. Poi prende una maglietta da una sedia e se la mette addosso.
-Forse con un braccio e tre vertebre rotte, hai bisogno di una mano-
Guardo il mio busto: sono ricoperta da gesso e fasciature. Mi passo una mano sulla testa e mi ritrovo con un pezzo di garza tra le dita.
-Ah già, dimenticavo! Ti hanno anche messo tre punti in testa-
Rido anche se ho male dappertutto, anche se mi sembra che mi stiano martellando sui capelli. Lui si siede sul letto vicino a me e si mette ad accarezzarmi la coscia.
-Sei stata … -
-Impulsiva? Stupida? Imprudente?-
-Io avevo in mente coraggiosa, ma fa niente-
Si sporge verso di me e mi lascia un piccolo bacio a stampo sulle labbra.
-Temevo che non avrei più assaporato questo gusto- dice lui accarezzandomi dolcemente la guancia. Il suo respiro mi cade sulla pelle e io mi nutro di quell’aria calda che punge appena il mio collo.
-Ieri quando sei partita con la moto per disattivare la bomba, mi hai detto una cosa, te la ricordi?-
Cerco di pulsare tra i miei ricordi, ma non riesco a trovare niente. Devo aver preso una bella botta in testa.
-No, non mi ricordo. Cosa ti ho detto?-
Lui fa una faccia un po’ delusa. Poi lascia scivolare la sua mano dalla mia guancia alla mia pancia. Si alza e fa per andarsene.
-Niente, non mi hai detto niente di importante-
Cerco di farmi forza sul braccio non ingessato, e mi alzo anch’io dal letto. Lo fermo afferrandogli la mano e costringendolo a girarsi verso di me e a guardarmi negli occhi.
-Forse non so cosa ti ho detto ieri, ma so cosa ti dico adesso: ti amo-
-Ti amo anch’io, Bella-
Metto una mano intorno al suo collo e avvicino la sua testa alla mia. Le sue labbra pulsano contro le mie facendomi sovvenire il suo calore. La sua lingua si posa delicatamente sulla mia rinfrescandomi con un delizioso gusto alla menta, molto simile a quello del dentifricio.
-Ho indovinato?- chiedo io.
-Cosa?-
-Cosa ti ho detto ieri-
-Sì, era la stessa cosa-
Posiziona la testa nell’incavo del mio collo e, sollevandomi il lembo della canottierina,  mi lascia qualche bacio umido sulla spalla. Mi stringe a sé afferrandomi per i fianchi. Le sue mani entrano nella mia maglietta e si mettono ad accarezzarmi la schiena.
-L’avere paura di averti perso mi ha portato a pensare una cosa. Nella vita ci possono succedere cose inaspettate, sia belle che brutte, ma comunque inaspettate. E voglio sfruttare più tempo possibile che ho, con te. Lo so che ce ne succederanno altre migliaia di sorprese del genere, come la bomba. Siamo due poliziotti, questo è il nostro compito, ma non per questo voglio rinunciare alla cosa più importante della mia vita. Lo so che stiamo insieme da pochi giorni e non abbiamo neanche avuto il tempo di riflettere su di noi ed è per questo che se tu non accetterai, ti capirò e se non accetterai subito, ti capirò lo stesso e continuerò ad amarti comunque, ma...-
La sua voce inizia a tremare. Si distacca dal mio contatto e si inchina ai miei piedi. Prende una piccola custodia rossa dalla tasca dei pantaloni. La apre.
-Bella Norregst, mi vuoi sposare?-
Rimango a fissare i suoi occhi per qualche secondo. La richiesta mi spiazza lasciandomi senza parole. Persino una poliziotta, che dovrebbe prevedere le azioni degli altri, non è riuscita a decifrare il discorso di Niall. Non penso a niente. So già che porterà abbastanza scompiglio la cosa e non so nemmeno se sto facendo la cosa giusta. So che sono giovane e che mio padre mi sta maledicendo dal Cielo perché sono ancora la sua piccolina per fare certe cose. So che se fosse qui con noi, criticherebbe il mio ragazzo e si lamenterebbe per i suoi capelli tinti. Ma nessuna cosa che so, è più importante della certezza che ha il mio cuore: io amo Niall Horan.
-Sì, lo voglio!-
Emozionatissimo, con una piccola lacrima di gioia che gli scende sulla guancia, con le mani tremanti e una faccia incredula, posiziona il piccolo, ma delicato anello, sul mio dito. È un diamante azzurro. Mi ricorda i suoi occhi e la loro vivacità. Mi abbraccia contentissimo, come un cane che sta facendo le feste. E mi bacia, mi bacia, mi bacia, finché non gli manca il respiro.

 
“Quando ti trovi ad un bivio
E non sai quale strada scegliere
Lascia che ti accompagni”

-Bella, forse noi dovremmo andare in commissariato - sussurra lui continuando a mangiucchiarmi l’orecchio. Questa frase risveglia i miei neuroni, completamente in estasi per la dolcezza del mio futuro sposo –Dobbiamo chiarire molte cose con FURIOUS -
Faccio cenno di sì con la testa e poi mi dirigo in bagno, con ancora un sorrisone sul volto.
 
12.00 DI MATTINA
IN COMMISSARIATO
Tutti i miei colleghi mi accolgono trionfalmente e James stappa anche una bottiglia di champagne.
-Ora che la bomba è stata disinnescata, inizieremo i lavori di trivellazione alla Casa Bianca, per prelevarla. Il presidente, intanto, è tornato in patria con la sua famiglia ed ha mandato un telegramma di ringraziamento alla nostra squadra e, soprattutto, al nostro capo!- urla Perrie con voce squillante sgolandosi un bicchiere di vino. Io ringrazio per tutti i complimenti. Non mi importa se la gente non saprà mai del mio salvataggio, mi basta che lo sappiano le persone a cui voglio più bene. Ogni “grazie” uscito dalle loro bocche, è qualcosa di speciale. Forse è per questo che sono una poliziotta. Non per catturare i criminali, o far marcire intere vite in galera. Non lo faccio per essere un eroe, né per apparire in tv. Lo faccio per garantire a tutti quelli che se lo meritano, sicurezza. Non voglio niente in cambio, se non un minuscolo stipendio a fine mese, giusto per tirare avanti.
-Ma ora, temo che arrivi il momento che tutti stiamo aspettando, è ora di farsi una chiacchierina con FURIOUS-
Mentre aspetto fuori dalla sala degli interrogatori, di entrare, lo osservo attentamente. È ovvio che ci ha mentito, ma fino a che punto? E, soprattutto, perché? Niall mi si avvicina.
-Se vuoi ci parlo io-
-È una questione tra me e lui-
Mi lascia un piccolo bacio sulla guancia e poi, entro nella sala. Mi siedo di fronte a FURIOUS. Ci fissiamo per qualche istante. Stranamente è serio, non mostra nessun sorrisetto beffardo. Che abbia paura? Qualunque fosse il suo piano, sempre che ce lo avesse, è fallito.
-Lo sai vero che ci devi un po’ di spiegazioni -
-No, non lo so, me lo dica lei-
-Non fare finta di non aver paura, non fare finta che sia tutto sotto controllo, non fare il superiore perché abbiamo abbastanza prove per sbatterti dentro anche senza che tu dica una parola. Ma se sconterai qualche anno in meno, se una volta uscito dal carcere, avrai la possibilità o meno di rifarti una vita, tutto dipende da quello che ci diremo qua dentro-
-Cosa devo dire?- chiede lui passandosi una mano sugli occhi.
-Solo la verità-
Sospira e poi ci riflette qualche minuto. Io non muovo un muscolo, aspetto che sia lui a parlare.
-L’hai disinnescata tu la bomba?-
-Sì e già questo contraddice cosa ci avevi detto il 22 giugno, ricordi? Avevi detto che solo tu potevi disattivare la bomba in quanto l’avevi progettata proprio tu, e potevi farlo solo da un piccolo dispositivo nella moto di STRONGER. E invece, sorpresa! L’ho disattivata io superando i 480 km. Sei in grado di spiegarci questa magia?-
-L’ho davvero progettata io quella bomba, ma vi ho mentito sulla sua progettazione. Non volevo che scopriste che, non solo si poteva prelevare dalla Casa Bianca con una serie di trivellazioni, ma che era anche possibile disattivarla senza di me-
Mi fermo ad osservare ogni suo minimo gesto. Devo capire se sta dicendo la verità, o se sta solo raccontando una delle sue.
-Perché volevi che scoppiasse la bomba? Avevi qualcosa contro il presidente?-
Lui abbozza un sorriso.
-Il presidente, il presidente! Chi se ne fotte del presidente! È solo un’entità lontana che comanda me, come comanda te e come comanda il biondino con cui tra qualche mese ti sposerai- serro la mascella mentre lui indica Niall fuori dal vetro.
-Però, che buon osservatore!- commento io fredda.
-Sicuramente meglio di te. Ti ho mentito per giorni e non ti sei accorta di niente!-
-Sarebbe interessante continuare questo dialogo fatto di battutine sfuggenti, ma continua, ti prego, qual’era il tuo piano?-
Si strofina la barba con la mano. Poi si gratta appena i capelli.
-Bella, vero?- faccio cenno di sì con la testa –Bene, Bella. Parlerò in termini che tu possa capire. Pensa se il tuo biondino là fuori, fosse innamorato di un’altra. Tu  sei cotta di lui e gli sei sempre appiccicata. Cerchi di raggiungerlo, ci sei sempre così vicino, ma poi arriva qualcuna e ti soffia il posto. E allora scatta dentro di te qualcosa. Scatta come una molla che ti fa dimenticare cosa la vita ti offre di buono, e ti fa soffermare solo su questo. Tu non ce la fai più, la testa ti sta per scoppiare e tu marcisci dietro ad un unico pensiero che prima ti fa prudere appena, e dopo ti brucia dentro come un fuoco. Un unico pensiero, un’unica idea: la vendetta. Capisci che intendo?-
Muovo la testa in segno di affermazione. Trattengo il silenzio, non voglio rovinare tutto, mentre sta per confessare.
-Io mi sentivo così, sempre vicino alla vittoria, ma superato, sempre. Nelle corse clandestine non esiste un secondo posto: o sei il primo, o te ne vai a casa con le tasche vuote. Prima vincevo un sacco, accumulavo banconote giorno dopo giorno, ma poi, è arrivato STRONGER. Sempre con questo casco in testa, nessuno sapeva chi fosse e nessuno osava scoprirlo-
Fa una pausa mentre una piccola lacrima gli bagna il volto e si infiltra tra i peli della barba.
-Ho iniziato a perdere, i miei amici dicevano di smetterla lì, visto che stavo perdendo troppi soldi, ma io ero ossessionato da STRONGER. Volevo che marcisse all’inferno! Ho pensato di ucciderlo, ma, dopo ogni gara, lui se ne scappava subito, non me ne dava mai il tempo. Allora ho progettato un piano che non solo lo uccidesse, ma che lo facesse anche ricordare come il carnefice di tutto. Lui doveva essere ricordato nei libri di storia, tra migliaia di anni, come un pazzo che scatenò la sua ira su una popolazione inerme. Volevo che lui fosse odiato da ogni bambino al quale questa bomba avrebbe tolto i genitori, volevo che STRONGER fosse il cattivo della situazione!-
-Dunque- intervengo io –Come si è svolto il piano?-
-Ho progettato la bomba, sono un ingegnere meccanico, ormai fallito da tempo. Si tratta di una bomba in uso in altri paesi più avanti in questo settore. Io ne ho migliorato le qualità in modo che lo scoppio si propagasse per più km e la bomba si attaccasse a metri e metri di profondità. Poi l’ho inserita nella Casa Bianca, non ancora attiva-
-Come hai fatto a intrufolarti alla Casa Bianca?- lo interrompo io.
-Il marito di mia sorella è un addetto delle pulizie alla Casa Bianca, gli ho rubato i pass-
Faccio cenno di continuare.
-Poi sono andato alla corsa clandestina. Grazie a Dio c’era anche STRONGER. Ho approfittato di un attimo in cui era distratto a parlare con un nuovo motociclista, un ragazzo, un certo Tomlinson. E così ho inserito nella sua moto il dispositivo che avrebbe fatto attivare la bomba. Si trattava di una bomba di grande portata, non bastava un pulsante per attivarla, c’era bisogno di molto di più: bisognava raggiungere una velocità che avrebbe compensato con la potenza della bomba, esattamente 480 km orari. Ora, io non vado a quelle velocità, quasi nessuno ci va, è totalmente da pazzi. Ma se c’era qualcuno che poteva farlo, quello era STRONGER. Mi sono servito di lui per attivare la bomba e non c’era occasione migliore per vendicarmi-
Noto che FURIOUS continua a parlare di STRONGER al maschile. Possibile che non l’abbia ancora capito?
-Farsi prendere da noi quella sera faceva parte del piano?- chiedo io sporgendomi leggermente verso di lui. L’interrogato apre le mani in segno di resa e confessione, poi aggiunge:
-Certo, dovevo sviare le vostre indagini e l’unico modo per farlo era agire dall’interno-
-Direi che ci sei riuscito-
-Non come avrei voluto. Mi sono inventato la storia che STRONGER teneva in ostaggio la mia famiglia, era solo per rendere più pulita la mia posizione ai vostri occhi. Dovevate fidarvi di me!-
Abbasso gli occhi fissando il bicchierino di caffè sul tavolo spoglio. Per tutti questi giorni mi sono fidata di un delinquente pur di aggrapparmi a qualche misera certezza. Ho persino dimenticato qual è la prima qualità che un poliziotto deve avere: distinguere tra ciò che giusto e ciò che non lo è.
-Ma ci hai detto che STRONGER era uno dei tre scappati, che era la verità-
-Sapevo che voi avreste interrogato tutti gli altri motociclisti. Nessuno di loro poteva affermare quello che non era, nessuno di loro poteva vantarsi di essere STRONGER-
-Noi ti abbiamo mostrato le foto dei tre che sono scappati. Erano Tomlinson, una ragazza e Payne. Tu ci hai detto che STRONGER era Payne, perché?-
-Sapevo bene che voi non mi avreste creduto per tanto, Payne, da stupido, usava il suo cognome per le gare clandestine, non il nome di STRONGER. Ma era l’unico modo per farla pagare a qualcuno che, comunque, non si meritava le vittorie che ha ottenuto. STRONGER probabilmente era scappato via, si era diviso dagli altri. Mandandovi sulle tracce di Payne, non solo sviavo le vostre ricerche, ma la facevo pagare ad un figlio di papà viziato che, dopo STRONGER, forse, era il più bravo. La mia vendetta su STRONGER si sarebbe comunque portata a termine, visto che avrei fatto credere a tutti che era lui il carnefice di tutto e, vendicarmi di Payne, non era una brutta idea-
-Due piccioni con una fava, giusto?- chiedo io arricciando le sopracciglia.
-Giusto-
-Tu non volevi distruggere la persona, tu volevi distruggere STRONGER, il motociclista. Hai combinato tutto questo, per vendetta contro una minima parte di una persona-
Lui sospira senza degnarmi di uno sguardo.
-Dove l’avete trovato quel bastardo?- chiede lui parlando di STRONGER.
-Ti ho mostrato tre foto. Ma tu ne hai prese in considerazione solo due-
-Di che stai parlando?- chiede lui sporgendosi verso di me. Io mi alzo in piedi, raccolgo le cartelle sul tavolo e il bicchierino di caffè.
-Sai qual è stato il tuo errore più grande?-
Fa cenno di no con la testa, affannando qualche respiro.
-Sottovalutare il sesso femminile-
Lui si alza in piedi e cerca di raggiungermi, ma le catene lo fermano.
-In che senso?-
-Marcirai in prigione, probabilmente per il resto dei tuoi giorni, perché non hai creduto che una ragazza potesse essere più forte di te-
Lui ride istericamente.
-Quella ragazza della foto! Era lei STRONGER, vero?-
-Già-
-Impossibile, impossibile!- si passa nervosamente una mano tra i capelli. Sembra impazzito –Nooo! Era un piano perfetto!-
-Ogni piano ha la sua pecca, e ognuno può essere migliore di te. Non devi scoraggiarti FURIOUS. In carcere troverai persone come te, che sono state mosse dallo stesso desiderio. La vendetta è presente in ogni uomo, ma spetta a noi disintegrarne i frutti e disseminarne i semi. Dobbiamo estirpare i suoi fiori perché qualcun altro non si nutri di essi, ma dobbiamo stare attenti a non essere troppo tentati. Non è la fine, questa. È solo l’inizio di una nuova vita. Vedila così, se quella bomba fosse scoppiata, non avresti avuto questa seconda possibilità. Sei un ingegnere meccanico di grande prestigio, non sprecare queste doti. Ci vediamo fuori da qui, un giorno-
Lui scoppia a piangere. Io apro la porta, ma lui mi ferma sull’uscio.
-Bella, sei una brava poliziotta-
Esco dalla sala interrogatori con un retrogusto amaro in bocca. Pensavo che l’avrei odiato per aver messo a repentaglio non solo la mia vita, ma quella di migliaia di persone. Pensavo che lo avrei voluto vedere morto per aver cercato di incastrare mia sorella, per avermi mentito quasi sempre. Pensavo che lo avrei mandato tra le sbarre di una cella triste col sorriso sulla faccia, ma alla fine FURIOUS non è altro che un uomo. Un uomo consumato dalla vita e dai suoi lati negativi. Un uomo che avrebbe sacrificato il suo stesso cuore che batte, per i propri desideri oscuri, per la propria vendetta. Ogni volta che andrò a dormire da adesso in poi, mi sovverranno le parole di FURIOUS: “Sei una brava poliziotta”. Sì, lo so.
-Bella- mi chiama Niall appena fuori dalla sala interrogatori –Hanno chiamato dall’ospedale. Zayn è stato rilasciato questa mattina, sta bene, ha solo qualcosa di rotto-
-Bene, sono felice per lui-
-E Sam- trattengo il fiato mentre il biondino finisce la frase –Sam si è risvegliata dal coma-


POV SAM
3 LUGLIO 2014
13:30

Da piccola passavo i miei pomeriggi estivi sotto l'albero in fondo al giardino di casa. Mi piaceva sentire l'odore dell'erba e il cinguettio degli uccellini appena nati. Ricordo ancora le innumerevoli ore che passavo in quello che chiamavo il "mio nascondiglio segreto". Avevo circa 6 anni quando iniziai ad intrufolarmi in quel foro che, in seguito, allargai. A volte restavo lì giornate intere a pensare, mi sentivo sola giá allora. I miei genitori lavoravano e, quando tornavano, mi salutavano a malapena. Bella, cercava in ogni modo di giocare con me, ma io rifiutavo sempre e, alla fine, aveva rinunciato trovandosi altre compagne di gioco. Io rimanevo lì, in quel minuscolo buco e mi sentivo me stessa. Passarono gli anni e quel buco si trasformò in quello che è un deposito dei miei segreti. Ogni sera, passando dalla rete del giardino per non fare rumore, mi fermavo e deponevo le chiavi della moto, la tuta e i guanti. Nessuno lo ha mai scoperto ed era l'unico posto in cui potevo agire indisturbata.
Ora quel buco é vuoto. Si è rotto. I miei segreti sono stati scoperti. Le gare clandestine e la moto non sono più da mettere in quel foro. Ormai sono usciti allo scoperto e tutti ne sono a conoscenza. Potrei definire questo un bene. Finalmente non dovrò più nascondermi. Grazie a tutto questo ho conosciuto, quello che definirei amore. Sì, perché io amo Louis, nonostante tutto. Perché sono cambiate tante, troppe, cose. E, anche se sono distesa su un lettino di ospedale. Anche se quasi non sento il mio corpo. Anche se nella mia testa sento un rumore assordante. Io sono felice. Felice perché Dio non ha voluto punirmi. Perchè mi ha fatto toccare l'altro mondo, ma all'ultimo, quando, ormai le porte si stavano aprendo, mi ha tirato indietro per riportarmi qui, in questa stanza. Forse per il semplice motivo che voleva farmi capire alcune cose che, in altri modi, non ci sarei riuscita. Perchè ho compreso una cosa che mi sembra impossibile, eppure è vero. Ho capito che voglio bene a Bella. Perché, ora, improvvisamente, mi accorgo di tutti i suoi sforzi a parlarmi, a comprendermi, a volermi bene risultati vani per colpa mia. Ho capito che, alla fine, Harry è un ragazzo dolce e premuroso. E ho capito che, non è una moto, un casco e una tuta in pelle a rendere felice. Sono l'amore, l'amicizia, la fratellanza a far una ragazza in grado di sorridere. Ma non uno di quei sorrisi messi come scudo. Uno di quelli in cui ti sorridono anche gli occhi.
-Sam Noregst, non fare finta di dormire perché lo so benissimo che sei sveglia!- una voce rauca mi distrae dai miei pensieri riportandomi alla relatà.
Spalanco gli occhi, forse anche un po' per lo spavento. La luce mi invade mentre un uomo dai capelli brizzolati mi guarda, con un sorriso stampato in faccia. Le sue pupille grigie mi fissano quasi minacciosi e, per un momento, mi fanno paura.
-Stavo riflettendo su quanto sono stata fortunata- rispondo con un tono basso.
-Questo lo dico anch'io! Come ti senti?- mi chiede mentre sistema la flebo collegata alla mia pelle.
-Decisamente meglio anche se, in pratica, non sento il mio corpo.-
Il dottore accenna una piccola risata prima di iniziare a parlare.
-È normale, Sam. Il tuo braccio e la tua gamba destra sono fratturati. Alcune vertebre si sono rotte e ti abbiamo dato cinque punti in testa. Ora, aspetteremo le analisi per vedere come sta il bambino. Non sappiamo ancora niente, ma abbiamo fatto il possibile.-
Abbasso la testa. Vorrei poterlo salvare. Vorrei poterlo tenerlo in braccio tra nove mesi. Vorrei farlo nascere e costruire una famiglia con Louis. E lo so che sono giovane, che avere un bambino alla mia etá é roba da pazzi. Ma lui è, o forse era, sangue del mio sangue e, nonostante tutto, gli voglio bene. E vorrei sentirlo chiamarmi mamma e venire da me quando si fa male. Lo desidero davvero, ma non posso fare niente per ciò e quindi quello che mi resta da fare è aspettare quelle analisi sperando con tutta me stessa.
-Ora non pensarci. Ti ho portato una sorpresa- esalta il dottore felicemente.
-Perchè ho la vaga sensazione che lei mi stia trattando come una bambina?- faccio una smorfia.
-Piccola peste. Tu non ti ricordi di me, ma ti conosco come le mie tasche. Ti avrei voluto aiutare molte volte. Ogni mattina ti vedevo attraversare la strada diretta alla scuola con la testa bassa e le cuffie nelle orecchie. Volevo aiutarti, ma non ne ho mai avuto la forza. Ho cercato di salvare i tuoi genitori, ma non ci sono riuscito. Ora, ho salvato te. E di questo ne sono felice. Hai tanto bisogno di vivere, di essere amata e coccolata. Cosa che credo tu non abbia mai ricevuto. Ma ora è arrivato il momento ed è per questo che ti tratto un po' come una bambina. Voglio che tu sia felice una volta per tutte. Sai, mi ricordi molto la mia adorata figlia che ha preferito volare lontano da me. Si sentiva anche lei come te, ma io non me ne sono mai accorto e l’ho persa. Quando ti ho visto quella sera seduta per terra nella sala d'attesa senza versare neanche una lacrima, mi hai ricordato molto lei. Sguardo malinconico. Vestiti ribelli. Avrei voluto aiutarti, ma non mi è stato possibile- fa un piccolo sospiro.
Lo guardo per un momento. Fisso ogni suo particolare. È una brava persona. Il suo breve discorso mi fa riflettere, davvero dei vestiti e uno sguardo possono far intuire lo stato d'animo di quella persona? Il che mi sembra  assurdo, eppure mi rende felice. Perché, di fronte a me, ho una persona, apparentemente sconosciuta, ma che in realtà mi conosce meglio di me stessa.
E così sorrido, non parlo. Vorrei dirgli grazie per tutto, per avermi salvato la vita, per avermi osservata, per la sua voglia di rendermi felice e per avermi studiata. Non ci riesco perchè è come se mi mancasse la voce per dire qualunque cosa e preferisco restare zitta, immobile. Sorridendo solamente, con la vana speranza che possa capire che quell’incurvamento delle mie labbra significhi "GRAZIE".
-Ora,- interrompe il silenzio- bado alla ciance. Ti ho portato una sorpresa, anzi due!- si avvia verso la porta e la apre con forza. Lo sento parlare prima che di fronte a me compaiano due figure. Due figure prima sfocate, poi nitide. Hanno un sorriso in volto a trentadue denti, gli occhi lucidi. Mi guardano per un tempo indecifrabile. Sorrido. Sorrido incurvando le labbra più che posso perchè davanti a me ho due persone che mi hanno cambiato la vita, due persone che devo ringraziare per tutto quello che hanno fatto per me. Davanti a me, esattamente a pochi metri di distanza dal letto su cui giaccio inerme, c'è Bella, una sorella maggiore che molti desidererebbero, ma che io non ho mai saputo apprezzare. C'é Louis, la persona che più devo ringraziare per il semplice fatto di avermi catturata nel suo mondo, perchè mi ha aiutata quanto ne avevo bisogno, mi ha tirato su quando mi sono sgretolata, ha unito i miei pezzi e mi ha reso più forte di prima.
-Bella. Louis.- quasi sussurro.- Cosa hai fatto per ridurti così?- chiedo rivolgendomi a mia sorella.  
Accenna una piccola risatina prima di iniziare a parlare.
-Sicuramente sono messa meglio di te- ironizza.
Mi faccio scappare una piccola risata prima di spostare lo sguardo su Louis: capelli più spettinati del solito, barba incolta, labbra secche, una maglia uscita da chissà dove, i pantaloni sporchi arrotolati fin al ginocchio, ai piedi delle scarpe mai viste prima.
-E tu? Come sei combinato?- sorrido.
Lo sguardo stanco di Louis parla senza che emetta alcuna parola, li guardo entrambi negli occhi prima di abbassare lo sguardo sorridendo.
Appoggio le mani sul materasso cercando di trovare la forza per sistemarmi meglio e sedermi decentemente. Ci provo, ma la mia pelle tira troppo. I punti ancora freschi, le ferite ancora aperte mi impediscono di fare ciò facendomi ricadere sul lettino e emettere un piccolo gemito strozzato di dolore.
-Aspetta ti aiuto io- Louis si avvicina a me velocemente.
Mi alza dolcemente e, facendo attenzione a non farmi male, mi fa appoggiare la schiena più in su. Sistema i cuscini in modo tale che riesca ad appoggiare il mio corpo.
-Sei ancora debole, non puoi fare certe cose- mi sorride puntandomi i suoi occhi azzurri.
I nostri visi sono vicini e quasi si toccano. Gli accarezzo la guancia dolcemente e lui sembra affogare.
Ci guardiamo e intorno a noi tutto sembra essersi fermato, a malapena ci accorgiamo che Bella è uscita dalla stanza per lasciarci soli.
Louis si siede sul bordo del letto non smettendo di guardarmi e sorridermi.
-Ho avuto paura di perderti e ,credimi, è stato orribile- abbassa la testa.
Gli prendo la mano e inizio a giocherellare con le sue dita.
-Vedi, Louis. Ho avuto paura anch'io. Ero su quella moto a 400 km/h, stavo scappando e ti stavo lasciando. Me lo avevi detto tu di andarmene, ma il fatto è che, io ci sarei anche riuscita, però come vivevo dopo? Come potevo lasciarti? La tua immagine mi è comparsa davanti: dietro quel vetro di quella macchina, il tuo viso pieno di lacrime, i tuoi occhi che mi guardavano imploranti. Avrei potuto abbandonarti lì, probabilmente ti avrei rivisto anni dopo o...-
Il suo indice si posa delicatamente sulla mia bocca fermando la mia voce.
-Non importa cosa è o sarebbe successo, siamo qui insieme ed è quello che conta-
Fisso le sue pupille dilatate di chi non ha dormito neanche un’ora, intreccio le nostre mani prima di abbassare lo sguardo.
-Hai ragione-
Con un gesto veloce solleva il mio viso per sorridermi debolmente.
-Ho un sonno da fare schifo- esclama dopo essersi buttato malamente sulla sedia in plastica proprio vicino al letto.
Accendo una piccola risatina per poi accennare qualche parola –Cosa succederà, Louis?- sollevo gli occhi incontrando i suoi.
Uno sbuffo infastidito esce dalla sua bocca –Non lo so, troveremo una soluzione a tutto- si alza a fatica dalla sedia dirigendosi verso la porta per aprirla.
Lo guardo: quasi non si regge in piedi, si trascina su se stesso come se gli fosse passato un carro armato sopra. Mi lancia un piccolo sguardo mentre esce dalla stanza. La figura di mia sorella compare nella visuale con un uno sguardo quasi rilassato e felice. Con le mani nelle tasce posteriori si avvicina a me sedendosi sul bordo del letto.
-Hei, come ti senti?-
-Ora meglio-
Abbassa la testa e inizia a torturarsi le mani.
-Ho distrutto la tua moto- mantiene la testa bassa.
-Non mi importa, Bella. In questo momento nella mia mente c’è il caos, troppe cose mi tormentano ancora e non so cosa fare- una lacrima mi riga il viso.
Velocemente raggiunge la mia mano per afferrarla con forza –Ascoltami Sam, se me lo permetterai voglio starti accanto sempre, vorrei recuperare anni persi con te. Quello che posso dirti in questo momento è che io sono qui e con me c’è anche quel ragazzo che, te lo posso giurare, non ho mai visto qualcuno più premuroso di lui-
Non riesco più a trattenermi, le lacrime invadono il mio viso mentre alcuni singhiozzi prendono il possesso di me. Bella si avvicina a me afferrando la mia testa per portarla al suo petto, mi accoccolo tra le suo braccia che, per la prima volta, mi fanno sentire protetta. Il suo mento appoggia sul mio capo intanto che le lacrime divorano anche lei.
-Ho paura- riesco a dire solamente, riferendomi al bambino.
Le sue braccia mi cullano –Tutto andrà bene, te l’ho prometto-      
                                                                    
“Non vergognarti di piangere
Lascia che ti guardi dentro
Perch’è ho passato anch’io dei momenti bui”

Ci stacchiamo solo pochi minuti dopo, quando i singhiozzi, ormai, sono spariti. Appoggio nuovamente la schiena al cuscino, mi asciugo le ultime lacrime e porto lo sguardo sulle mie mani appoggiate sul mio busto ingessato.
-Tutto questo mi sembra assurdo- attiro l’attenzione di Bella dopo alcuni minuti di silenzio.
-Lo sembra anche a me- fa un piccolo sospiro –cosa c’è ancora che ti tormenta, Sam?-
Sorrido amaramente prima di alzare lo sguardo per afferrare la sua mano e portarla proprio sopra la mia pancia. Mia sorella mi guarda con gli occhi lucidi  mentre stringo le nostre dita, incrociandole.
Passano alcuni minuti prima che, sposti gli occhi sul vetro delle stanza intravedendo Louis seduto malamente sulle sedie di fronte alla camera. Bella si accorge della mia distrazione e, con un sorriso, inizia a parlare.
-Cos’è successo tra voi due?-
-Lo amo, Bella- deglutisco guardandola negli occhi.
Lei sorride –È una bella cosa, perchè me lo dici così tristemente?-
-Insieme siamo le persone più smielate che esitano su questo pianeta, almeno lo eravamo fino a due giorni fa. Ora mi sembra distaccato e se dovessi perderlo sarebbe l’incubo peggiore- rivelo, infine, riportando lo sguardo su Louis.
Bella allarga la sua bocca in sorriso –Sam, è solamente stanco. Non so da quante ore non dorme, è distrutto-
Le sorrido, ma non faccio in tempo a risponderle che il dottore spalanca la porta della stanza con dei fogli in mano. I miei occhi si dipingono di terrore, nel momento in cui afferma che le analisi sono appena arrivate. Louis, trascinandosi, ci raggiunge nella stanza avvicinandosi a me per prendermi la mano e darmi un bacio sulla fronte.
La pressione del sangue batte nelle vene, il cuore prendere una velocità alta. Bella mi lancia un sguardo rassicurante, come per dirmi “stai tranquilla”.
-Il tuo bambino è salvo. Sei stata forte-
---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
 
CIAO
Esatto, siamo tornate. Ci scusiamo enormemente per il grosso ritardo, ma abbiamo avuto molti impegni e non siamo riuscite a dedicarci un po’ alla scrittura.
In ogni caso, siamo arrivati quasi alla fine. Questo che avete appena letto è il penultimo capitolo e vi annunciamo che presto arriverà l’ultimo (tra l’altro già scritto).
Speriamo come sempre che vi sia piaciuto (alla fine siamo state fin troppo buone) e che vi ricordiate ancora di noi. Se così fosse vi invitiamo a lasciarci alcuni vostri pareri.
Come sempre trovate il link del trailer a inizio capitolo (basta schiacciare sopra la scritta trailer) e qua sotto alcune gifs.
Inoltre vi annunciamo che abbiamo già incominciato una nuova fan fiction di cui vi lasciamo il 
LINK .
Un bacio e a presto <3






(Bella)


(Sam)

 
 
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: horjzons