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Autore: FREEDOMDARIA    19/07/2015    0 recensioni
Erika era sempre stata una ragazza esuberante, spensierata e amichevole. La sua vita non poteva andare meglio: una migliore amica perfetta ed un bel appartamento vicino la scuola dei suoi sogni.
I suoi genitori partirono per l'America e lei decise di rimanere a Londra per non perdere le sue amate radici.
Era contentissima di varcare la soglia della London High School, ma non sapeva che la sua felicità si sarebbe presto trasformata in qualcos'altro.
Conobbe Harry, un ragazzo a dir poco spaventoso e inquietante. Odiato da tutti e tenuto alla larga per il suo passato altrettanto oscuro.
Erika sarà l'unica in grado di avvicinarlo, capirlo, amarlo. Tenterà in tutti i modi di scoprire cosa si cela dietro quel misterioso ragazzo.
Il destino li porterà a confrontarsi, mettendo a luce le loro differenze.
Per una qualche ragione vivranno sotto lo stesso tetto e la convivenza eliminerà le maschere che entrambi si erano costruiti col tempo.
Scopriranno passioni, segreti e amori l'uno dell'altra e comprenderanno che un brutto passato alle spalle non può compromettere uno splendido futuro.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Tuffai una mano dentro una delle tasche del mio zaino e cominciai a tastare il fondo alla ricerca delle chiavi del mio palazzo. Dopo un paio di secondi sentii tra le mani un qualcosa di estremamente soffice e peloso. Un lieve sorriso nacque sul mio volto riconoscendo il portachiavi di James Sullivan, uno dei personaggi del film d'animazione che adoravo guardare da piccola. Lo tirai fuori facendo tintinnare le chiavi. Aprii la grande e possente porta ed entrai.
Strisciai i piedi sullo zerbino e cominciai a salire le scale. Mi ritrovai innanzi la porta dell'appartamento di Harry, quando la suoneria del mio cellulare ruppe il silenzio, diffondendo il suo suono, che echeggiava. Lo tirai fuori dalla tasca e vidi sul display una chiamata da parte di mio padre.
"Pronto papà?"
"Piccola mia! Come va a Londra?" mi chiese euforico.
"Qui tutto bene" mentii, naturalmente. Non potevo mica dirgli della mia situazione in quel periodo. "Come mai sei così contento?" chiesi infine.
"Oggi è il nostro anniversario di matrimonio e tua madre mi ha preparato davvero una bella sorpresa" mi spiegò.
Sapevo a cosa alludeva, era fin troppo chiaro. L'argomento, sinceramente, non mi interessava granché, specialmente se dovevo parlarne con i miei genitori. Era davvero troppo imbarazzante.
"Oh, capisco. Allora vi lascio. Divertitevi" dissi tagliando corto. Sapevo che mio padre moriva dalla voglia di chiudere la telefonata e correre tra le braccia di mia madre. 
"Grazie tesoro, ti saluta anche la mamma. Comunque domani passerà zio Peter a vedere se va tutto bene all'appartamento. Un bacio" concluse.
"Vi voglio bene."
A quelle parole mi commossi leggermente. La vita da sola era divertente, sorprendente e spensierata, ma comunque sentivo la loro mancanza. Certo, erano passati solo poche settimane dalla loro partenza, ma era come se mancassero già da molto tempo.
La schermata della telefonata si chiuse, mostrandomi la home del cellulare. Una piccola icona in alto attirò la mia attenzione. Andai a vedere tra i messaggi ricevuti e ne notai uno di Harry.

Da Harry Styles: Ti aspetto dopo le lezioni per comprare il cibo per stasera. Non tardare. 

Mi colpii la fronte con il palmo della mano, facendomi imprecare per il dolore. Come avevo fatto a non accorgermi del messaggio?
Presi le chiavi ed aprii la porta dell'appartamento. Entrai e poggiai lo zaino e la giacca sul mobile accanto all'ingresso, mentre riflettevo su quale scusa inventare da dire ad Harry. Non ero un'ottima bugiarda. Non lo ero mai stata.
Visitai tutte le stanze dell'appartamento, guardai persino in bagno, ma lui non c'era. La casa era completamente vuota. Sembrava che non fosse nemmeno tornato. Tutto era in perfetto ordine, nessun abito sparso per la sua stanza, nessun paio di boxer lasciato sul pavimento del bagno accanto alla cesta della biancheria sporca e il televisore era ancora sintonizzato su Real Time. Harry odiava quel canale, diceva che trasmettevano solo programmi senza senso. A me, invece, piaceva e una sera, dopo una piccola guerra in casa, riuscii a convincerlo a guardare con me Il Boss delle torte. Tutto mi faceva pensare che non avesse messo piede in casa e che quindi era ancora in giro. Sospirai sollevata, di certo avevo più tempo per pensare a cosa dirgli.
Nel frattempo, però, decisi di andare a fare una doccia, mi aiutava sempre a riflettere.
Mi lasciai cadere gli indumenti ai piedi ed aprii l'acqua. Era ancora fredda quando mi misi sotto il getto, il che mi provocò un leggero brivido lungo tutta la schiena.
Cominciai a lavarmi canticchiando una delle mie canzoni preferite.
"When you feel my heat, look into my eyes, it's where my demons hide, it's where my demons hide..."
Erano infinite le emozioni che quella canzone riusciva a trasmettermi ogni volta che l'ascoltavo.
"Don't get too close, it's dark inside. It's where my demons hide, it's where my demons hide..."
Ma quella volta, mentre cantavo a squarciagola il ritornello, mi apparve l'immagine di Harry, dei suoi occhi verdi, dell'urlo muto che mi giungeva attraverso il suo sguardo e che mi diceva di stargli lontana. Non dovevo avvicinarmi, dovevo scappare finché ero in tempo, fuggire e non guardare indietro, perché se l'avessi fatto, avrei rivisto i suoi occhi e non sarei più stata capace di continuare, sarei sicuramente tornata da lui. Lui, che era la mia salvezza e la mia rovina. Perché doveva tenersi tutto dentro? Perché non voleva parlarne? Condividendo i suoi demoni con me, forse il peso sulle sue spalle si sarebbe alleggerito, non sarei riuscita a cacciarli definitivamente, ma almeno avrei sofferto con lui, provando la stessa sua paura di mostrarsi veramente per quello che è: un ragazzo meraviglioso che non aspettava altro che uscire e ricominciare a respirare.
 

Terminai la mia lunga doccia e mi avvolsi nella morbida spugna dell'accappatoio di Harry. Il mio era rimasto in camera e avrei preso freddo se fossi andata a prenderlo. Così lo tamponai su tutto il corpo e, asciutta, andai in camera. Mi sedetti sul letto e poggiai sulle mie gambe il mio borsone. Aprii la cerniera e tirai fuori dei pantaloni da yoga e una felpa bordeaux con un grosso smile sorridente al centro. Legai i capelli in uno chignon e fermai i ciuffetti di capelli che mi cadevano dalle tempie con due forcine.

Andai in cucina e posai lo sguardo sull'orologio accanto ad un quadro che raffigurava dei fantastici girasoli.
Erano le venti passate ed Harry non era ancora tornato. Iniziai a preoccuparmi, ma sapevo come era fatto. A volte spariva senza dare notizie, ma alla fine si faceva sempre vivo.
In quell'istante il ronzio del citofono si espanse per tutta la stanza. Pensai subito ad un suo possibile ritorno, ma l'immagine che vidi dal piccolo schermo distrusse le mie speranze.
Vidi una ragazza con i capelli scuri e corti e un paio di occhi azzurri. Era agitata, sicuramente attendeva una risposta.
"Si?" chiesi.
Lei sembrò sorpresa nel sentire la mia voce, probabilmente si aspettava una voce di gran lunga più virile e profonda.
"C-ciao, mi chiamo Coraline, sono... un'amica di Harry" rispose con voce tremante.
Ebbi un'illuminazione. Harry non mi aveva parlato di lei, ma forse lei poteva dirmi qualcosa in più su di lui, lo conosceva da molto più tempo di me e presumibilmente conosceva il suo passato. Non mi lasciai scappare l'idea ti farla salire per concretizzare le mie teorie.
"In questo momento Harry non c'è. Puoi aspettarlo con me, se ti va" risposi cordiale. Sorrise leggermente ed accettò. La feci entrare e ci accomodammo sul divanetto in salotto. A primo impatto mi sembrò una ragazza abbastanza gentile e socievole. Era vestita molto bene, truccata e tirata a lucido, sembrava essere figlia di qualche personaggio importante e ricco.
Le offrii qualcosa da bere, ma declinò, dicendomi che era solo di passaggio e che sarebbe andata via molto presto.
"Be' credo di non essermi ancora presentata" dissi lievemente in imbarazzo, "io sono Erika Brown e sono anch'io una sua amica."
"Come hai conosciuto Harry?" mi chiese e nei suoi occhi potei notare un bagliore di curiosità.
"Conobbi Harry a scuola. Diciamo che il nostro incontro non è stato uno dei migliori, ma siamo diventati amici" spiegai con un sorriso in volto.
Lei annuì, poi continuò:
"Capisco. Sai ripensandoci, credo che accetterei volentieri una tazza di caffè, freddo possibilmente."
"Te la preparo subito" risposi scattando in piedi.
Andai in cucina e afferrai una delle tazze che avevo lavato quella mattina. Presi il boccale con dentro il caffè e ne versai un po' nella tazza. Tornai in salotto e mi sedei accanto a lei, porgendole la bevanda.
"Oh, grazie infinite" mi disse con un grande sorriso.
"Tu come hai conosciuto Harry?" chiesi a mia volta.
"E' una lunga storia" rise portandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio, "Harry ed io facevamo parte dello stesso gruppo d'amici. C'è sempre stata una grande intesa tra noi due e, col tempo, è sbocciato l'amore" spiegò con un filo di malinconia nelle sue parole, come se quei momenti le mancassero.
"Oh." Fu l'unico suono che riuscii ad emettere. Rimanemmo per un paio di secondi in silenzio, poi lei stessa lo dissolse.
"E' passato un po' di tempo, ormai l'ho superata. In fondo lui era perfetto, sono stata io a rovinare tutto..." continuò fissando le sue mani stringere la tazza.
"Cosa è successo, se posso chiedere?" mi azzardai, nonostante fosse un argomento delicato.
"Erano passati pochi mesi da quando io e Harry ci eravamo messi insieme. Tutti i nostri amici si congratulavano con noi, erano felici nel vederci così contenti ed innamorati. Era tutto perfetto, tutto sembrava ricordare una di quelle favole con il lieto fine. Poi, però, per un errore, uno stupido errore, ho rovinato tutto. Ho distrutto tutto quello che avevamo costruito insieme. Per colpa mia, Harry ha dovuto attraversare momenti difficili. Fino ad oggi non mi perdono per quello che ho fat-"
Sentimmo aprirsi la porta e vedemmo Harry spuntare da dietro essa.
"Coraline! Che ci fai qui?" quasi urlò lui.
"Harry, ti prego lasciami spiegare" disse supplicante, scattando in piedi e andando verso di lui.
"Non c'è niente da spiegare. Io non voglio più vederti!" ribatté tenendo la porta aperta, "Va' via!"
"Harry, aspetta! Lasciala parlare" mi intromisi mettendomi in mezzo.
"Tu non hai il diritto di intrometterti nelle mie faccende, non immischiarti" urlò anche contro di me.
"Harry ti supplico" insistette afferrandogli le mani.
"Non toccarmi! Non hai ancora capito che non voglio più avere nulla a che fare con te?"
"Harry" sussurrò con ormai le lacrime agli occhi.
"Vattene" disse impassibile indicando la porta.
Lei prese la sua borsa e mi rivolse uno sguardo rassegnato e riconoscente, per aver cercato almeno un po' di aiutarla. Uscì dall'appartamento e se ne andò.
 

Harry era furioso, sentivo il suo respiro affannato squarciare il silenzio che era sceso su di noi. Presi la tazza, che era rimasta sul tavolino, e la posai dentro il lavello.

"Harry, io-" tentai di dirgli.  

"Non dire niente. Perché l'hai fatta entrare?" chiese rivolgendomi due occhi che mi parsero fiamme. "Era così gentile e aveva chiesto di te, così le dissi di aspettarti dentro" spiegai cercando di sostenere il suo sguardo.

"Non devi farti ingannare dall'apparenza. Lei è una ragazza spregevole! Non hai idea di quello che mi ha fatto!" alzò la voce di nuovo.
"Come facevo a saperlo se tu non mi dici niente della tua vita?" risposi a tono.
"La mia vita non ti riguarda! Ci conosciamo da qualche settimana e già credi che ti racconterò tutto?"
Quelle parole mi spezzarono il cuore. Davvero la pensava così? Davvero pensava che tutto quello che era successo tra di noi non valeva niente?
Lacrime calde corsero generose sulle mie guance.
"Non ti ho mai chiesto di raccontarmi tutto. Ma almeno non arrabbiarti con me, io non ho colpe! Sei tu quello che continua a fare il giochetto del ragazzo misterioso pieno di problemi! Se proprio vuoi sentire la verità, te la dirò: mi fai pena, continui a vivere con i tuoi scheletri e non riesci a lasciarteli alle spalle. Vivrai nel passato fino a quando non ne sarai completamente sommerso."
Gli disse quelle parole di getto, come se mi fossi liberata da un grosso peso. Non so se le parole che dissi quella sera erano veritiere o meno, ma per una volta mi sentii orgogliosa di me stessa per avergli detto quello che pensavo in faccia.
Presi la mia giacca e scappai di casa, superando il suo sguardo incredulo. Sapevo di averlo ferito con quelle parole, ma non m'importava. Quella con il cuore spezzato ero io e non avevo nessuna intenzione di tornare indietro per chiedergli scusa.

   
 
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