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Autore: lillilola    19/07/2015    2 recensioni
Camille è semplicemente bella, Daphne invece, è semplicemente sua sorella; le due hanno una cosa in comune oltre al sangue, il fatto che non si sopportano.
La guerra fredda in casa Shane dura da anni, e come tutte le guerre è destinata a finire prima o poi, e forse, se non fosse stato a causa di una caviglia storta nel momento sbagliato, le conseguenze non sarebbero state così dolorose, ma la teoria del caos è semplicemente questa: quella che a causa di un errore fa credere Daphne di essere la seconda scelta di tutti e come conseguenza fa credere a Camille di poter rubare il cuore a chiunque con il suo sguardo blu.
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E' stata un scena epocale, soprattutto perché continuava a vantarsi di avere vinto la possibilità di poter parlare con il suo idolo, per poi inciampare su uno dei vestiti che avevo lasciato per sbaglio sulle scale, e ruzzolare come un pesce lesso giù per tutta la rampa.
E indovinate chi ha visto tutta la scena? Io.
Indovinate chi ha potuto riprendere tutta la scena? Purtroppo nessuno.
-Camille Shane? – mi chiede la receptionist distraendomi.
Annuisco e mi giro.
-Carta d’identità per favore –.
Spero solo non si accorga che non sono io.
Genere: Commedia, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 8: SCOPERTE
 

 - Daphne – sento sussurrare – Daphne, alzati – mi scuotono dolcemente.
 - Non voglio alzarmi. Voglio dormire – mugolo ancora con gli occhi chiusi.
 - La sveglia è suonata. Devi andare a scuola – continua a dire dolcemente.
Non capisco, ma lui da che parte sta? Vuole che mi svegli o no?
 - Ci sono altre due sveglie-
 - Sono suonate anche quelle -.
Ed è in questo momento che sono fottutamente in ritardo.
Mi alzo di colpo, e la prima cosa che vedo è Ashton in piedi che si veste, che per poco non fa un infarto nel vedermi così scattante.
Guardo il telefono, e so che Maya mi chiamerà tra poco. Esco correndo dalla stanza e per poco non travolgo Mike che gira in accappatoio.
 - Daphne? – chiede confuso –ch…-
 - Non ho tempo. Qual è l’autobus più vicino che porta a casa mia? – lo prendo per le spalle e le mie mani affondano in quell’accappatoio così morbido. Ma perché io non ho un accappatoio così? Sembra di essere abbracciati da un peluche.
Non solo mi sto perdendo nei miei pensieri, ma sono in piena crisi isterica. Se fossi Flash non avrei tutti questi dannati problemi.
Guardo Michael, e sembra andare in crisi anche lui.
 - Io volevo fare una doccia… io… io… - forse ha una crisi di riflesso alla mia, un po’ come i conati di vomito.
 - Daphne! Lascia stare Mike – Ash esce correndo dalla stanza con solo i jeans addosso.
Sono così impegnata a trovare un modo per tornare a casa, che non mi lascio nemmeno distrarre troppo dalla sexy V di Ashton.
 - Se iniziassi a correre? – chiedo –in un’ora e mezzo so…-
 - E se mi lasciassi finire di vestire in modo che ti possa portare a casa in auto?  - mi dice seccato.
Capisco che sia mattina per tutti, ma non dovrebbe essere lui quello seccato.
 - Che ci fai ancora qui mezzo nudo? Vai a vestirti – dico più rilassata ora che ho trovato un modo per tornare a casa.
Sbuffa e mi lancia il tipico sguardo che ogni persona mi fa quando mi vede in cucina: preoccupato di quello che posso fare se nessuno mi controlla.
Guardo Michael che sembra ancora perso nella crisi di riflesso alla mia, mentre Ash torna in camera.
 - Voglio i cereali – dice.
Lo guardo confusa. Forse ha un ritardo mentale.
 - Perché sei qui? –.
 - Avevo voglia di fare un giro – mento – e poi ho le chiavi di casa di Calum - e aspetto con ansia che mi dia anche le chiavi della cassaforte.
 - Dovrei darti le chiavi di casa mia. Abitiamo più vicino a te, circa – sorride – e poi se ci sei tu è più probabile che Ash faccia i waffle – si stringe un attimo nell’accappatoio morbido – Ash fa i waffle solo quando è felice – dice prima di andarsene.
Io davvero non lo so quale sia il problema di Michael, oltre al fatto che siamo nella fascia oraria che lui ritiene un mito, ma credo debba andare da uno bravo. Perché dovrei essere io a rendere felice Ashton quando dispone di una barbie sexy tutta sua?
 - Andiamo Animale – mi dice spingendomi fuori – Calum ci aspetta in macchina-. 
 


Sto quasi per scendere dall’auto e andare verso casa, quando Cal mi ferma.
 - Daphne – mi chiama – questo weekend andiamo a fare un corso motivazionale, venite anche tu e tua sorella -.
Sono quasi tentata di dirgli che Camille non mi considera più sua sorella, se non fosse per la parola corso motivazionale.
 - Ma non ci penso nemmeno. Se hai bisogno di tirarti su il morale fatti prescrivere degli anti depressivi –
Calum ride.
 - Daphne, non era una domanda – mi spiega Ashton che sembra contrario almeno quanto me all’idea del corso – il manager ce l’ha imposto per unire meglio la band, e far sembrare la relazione con Camille vera e…- sussurra quasi dispiaciuto l’ultima frase.
 - E non per questo dovete rovinare il weekend anche a me – dico seccata chiudendo la portiera. 
 
 
Stupido Michael. Stupide torte. Stupida dipendenza da zuccheri.
Mike è seduto affianco a me, e se non fosse per lui e la sua promessa di farmi una torta diversa ogni settimana per due mesi, probabilmente ora sarei in officina a divertirmi.
Con tutti i soldi che hanno questi tipi, avrebbero potuto prendersi anche un panda come partner, ma invece no. Invece di rovinare il weekend a una stupida palla di pelo mangia bambù, hanno preferito rovinarlo a me. O meglio, Michael mi ha rovinato il weekend. Non avrei dovuto cedere così in fretta nelle sue promesse di darmi del cibo.
Dopo all’incirca due ore e cinque fermate a causa della vescica debole di Luke, arriviamo a destinazione: un boschetto, perfetto luogo per sacrifici umani o giochini horror come quelli di Hannibal.
Mi guardo attorno sperando di non essere l’unica a non avere la minima intenzione di andare nel bosco, ma l’unica cosa che vedo, è Camille attaccata al braccio di Ashton. Sembra che voglia diventare il prolungamento del suo braccio, giusto perché quel ragazzo non ha già le braccia lunghe, secondo me è sproporz…
Mi toccano una spalla e torno sul pianeta terra. Questa cosa di avere la testa fra le nuvole mi sta sfuggendo di mano.
Un tizio pelato mi guarda sorridendo, e mi ricorda un po’ Mastrolindo, probabilmente è l’istruttore del corso.
Guarda la sua testa dove posso specchiarmi e no, i suoi capelli non erano abbastanza motivati a restare sulla sua testa a quanto pare.
 - È per te – mi mette in mano un fiore prima di continuare a distribuirli.
Tiro un pugno a Michael.
 - Ti odio – mi guarda confuso – mi hai portato in un bosco, da un tipo che mi dà dei fiori, che indovina un po’? Non posso nemmeno fumare! -.
Calum si avvicina con l’intenzione di tranquillizzarmi.
 - Prova a parlare e dire qualcosa su quanto esperienza possa essere un modo per diventare più amici, e giuro che ti infilo il fiore in gola –
Sbuffa e poi mi mette la mano sulla spalla.
 - Stavo per dirti che non sei l’unica a credere che sta roba sia una stronzata, ma credo che mi allontanerò da te – .
Sorrido contenta, visto che qualcun altro come me si è rovinato il weekend.
Il tipo pelato dopo aver distribuito i fiori attira l’attenzione di quasi tutti i presenti.
 - Ragazzi, la persona che avrà il fiore uguale al vostro, sarà il vostro partner – dice sorridendo – partener per tutta la giornata - .
Cosa?
Sento il panico pervadermi, e la voglia di picchiare Michael in modo brutale farsi più forte, questo perché c’è una remota possibilità che io e la signorina prolungamento del braccio di Ashton possiamo diventare partner.
Tiro un pugno a Michael, che è fortunato a riceve solo pugni, visto che se il tipo pelato mi avesse dato una corda invece di un fiore, ora lo starei abbracciando al collo con quella.
E da “Partner” sarei diventata omicida.
Noto lo sguardo di Camille su di me, e sto quasi per guardare se il suo fiore è uguale al mio, quando per una volta la sfiga ha deciso di guardare da un’altra parte, facendomi diventare la partner di Luke.
Camille finisce con Ashton, e Calum con Michael.
Luke mi si affianca, e noto che anche la sua voglia di vivere non è alle stelle, o forse gli scappa ancora da pisciare. Non saprei.
Il tipo pelato, che per la cronaca non si chiama Mastrolindo, dice di chiamarsi Devon, e ci fa mettere in cerchio per il primo di una serie di imbarazzanti esercizi.
 - A turno direte perché siete qui, e cosa volete riuscire a trovare alla fine del corso – sorride, e io tiro un pugno a Mike.
Di nuovo.
Inizia Mike dopo essere stato colpito.
 - Sono qui perché siamo una squadra. E spero di riuscire a renderci ancora più uniti-
Deve solo ringraziare che ho in mano un fiore e non una corda.
Il giro continua fino a Camille.
 - Sono qui per questi ragazzi, e spero di trovare quello che il mio cuore desidera – guarda Ashton arrossendo, ed è in questo esatto momento che mi accorgo del fatto che mia sorella non è solo una serpe, ma è anche una persona con dei sentimenti veri.
Guardo le sue guance rosse, che non so come, la fanno sembrare bella anche quando è imbarazzata.
Ashton le piace, e forse è adesso che inizio a sentirmi in colpa.
Sono così abituata a sentirmi sola dentro casa mia, che mi sono dimenticata che c’è un altro essere umano che vive con me.
Essere umano solo il 25% delle volte però.
Non solo inizio a sentirmi in colpa, con lo stomaco che si ribella, ma inizio a capire un’altra cosa: che io qui, non centro nulla.
Mi guardo attorno, e mi sorprendo di avere ragione una volta ogni tanto. Io qui non centro proprio nulla.
Mi arriva una gomitata, e noto lo sguardo di tutti su di me, e non credo sia perché sono bellissima, ma probabilmente è il mio turno, e io non ricordo nemmeno quello che devo dire.
 - Sono qui per migliorare me stessa – mi suggerisce Luke, che vedendomi in difficoltà, mi suggerisce come ogni bravo compagno di banco.
Ripeto a macchinetta quello che dice.
 - Grazie Luke – dico una volta finito il giro.
Sorride.
 - Per avere la testa sempre così tra le nuvole dev..-
L’istruttore batte le mani all’improvviso impedendo a Luke di finire quello che voleva dire. Io sarei offesa fossi in Luke.
Ci trascina in una radura, per poi invitarci a fare il gioco della fiducia con il partner, ma al momento l’unica cosa che vorrei davvero fare è autoinvitarmi a tornare a casa.
Io e Luke abbiamo lo stesso sguardo: né io né lui abbiamo intenzione di fare il gioco.
 - Scusi, ma lei ha visto la mia partner? – inizia Luke rivolto all’insegnante – non penso che riesca a reggere il mio peso – non so se il suo è un tentativo di non fare il gioco, o se sta cercando di cambiare partner.In entrambi i casi concordo con lui.
 - Sì insomma, la gravità non è un’opinione- dico sostenendo Luke.
Devon ci guarda, si avvicina a noi, e mette una mano sulla mia spalla e una su quella di Luke.
 - Ma il fiore vi ha scelto – dice sorridendo, e a questo punto capisco tutto: perché lui è sotto effetto di acidi e io no?Guardo Michael con odio, mi tiro via una scarpa e gliela lancio.
 - Ma che diamine fai? – si lamenta una volta dopo essere stato colpito alla gamba.
 - Tu sei un bastardo, e ridammi la scarpa –
Calum ride mentre Mike prende la mia scarpa e se la mette nello zaino.
Mi sa che qui qualcuno vuole essere colpito ancora. E mi sa che qui qualcuno si farà male al piede destro.
 - Liberati della rabbia – mi dice Devon sorridendo.
Come tu ti sei liberato del cervello con gli acidi? Dov’è la tua droga? Perché nessuno condivide la sua felicità con me?  Non tirerei le scarpe in giro se fossi felice!
Luke mi prende per un braccio prima che tiri l’altra scarpa all’istruttore.
Mi dice di restare calma prima di continuare a fare stupidi esercizi per l’autostima e la fiducia, come farsi bendare a guidare dal compagno in giro per il bosco, come se non fosse già difficile fare una cosa simile sull’asfalto.
Finalmente arriviamo all’esercizio “supremo”, nonché l’ultimo.
 - Con il vostro partner, trovatevi un posto tranquillo, e fate il gioco del grazie. Ringraziate voi stessi per quello che siete diventati fino ad oggi –
È in questo momento che decido di non voler giocare più.
Luke mi trascina vicino a un albero, che anche se non vuole ammetterlo, lui si è fatto prendere da questo stupido corso per la squadra, e un po’ mi dispiace di non volerlo assecondare più.
Ci sediamo a terra e sorride, è stato gentile con me tutto il tempo.
 - Inizia pure, so che fremi dalla voglia – gli dico.
 - Chi avrebbe mai detto che passare una giornata con te sarebbe stato quasi divertente – dice ridendo.Io sono uno spasso, okay?
 - Hemmings, vorresti dire che di solito non sono divertente? – gli do una spinta mentre lui ride.
Effettivamente anche io non avrei scommesso molto su una giornata divertente con me. Soprattutto in un corso motivazionale.
 - Piccola Shane , non pensavo iniziassimo ad essere così formali proprio adesso. Insomma, mi hai fatto cadere in una buca quando ero bendato e mi hai fatto da guida. Pensavo fossimo arr..-
Scoppio a ridere ricordandomi della sua caduta.
 - Sai, il mio ginocchio non rideva tanto –
 - Lo dici come se fosse stato tanto grave – sorrido colpevole, è che quella buca proprio non l’avevo vista.
 - Dai dammi le mani e facciamo il gioco – gli porgo le mie mani, e le prende tra le sue, e poi mi fissa lo sguardo nel mio – non distogliere lo sguardo, Daphne – dice ripetendo le parole di Mastrolindo.
Forse non lo sa che io sono terribilmente a disagio.
 - Ringrazio me stesso per non avere mai mollato il mio sogno – sorride orgoglioso – che mi ha permesso di diventare quello che sono oggi – non si è reso conto che mi sta stringendo le mani con più forza, la sua voce si fa più seria – Ringrazio me stesso per non aver ceduto ai bulli durante le medie – Luke sta continuando a stringere le mie mani, gli fa male ricordare – Grazie per non aver mai dato ascolto a quelli che dicevano che non ce la potevo fare, che non sarei mai diventato qualcuno, che non avevo talento, e che valevo meno di una sigaretta finita – gli sorrido io questa volta.
Smette un attimo di parlare, e io sono sempre più intenzionata a non voler fare questo gioco.
Mi guarda.
 - Ti cedo la palla Daphne, inizia pure, finché io cerco di ricordarmi dell’altro -.
 - No, non preoccuparti, vai pure. Non ho fretta – non voglio dire niente, non perché mi vergogno o qualcosa di simile, ma semplicemente perché non ho nulla per cui dirmi grazie.
Dovrei ringraziare Maya, Sam, Kyle, mio padre e forse anche mia sorella in un certo senso, ma me? No, non credo proprio.
Se c’è una cosa che mi è sempre riuscita bene, è quella di scappare dai problemi, e la voglia di andarmene al momento è molto forte, soprattutto perché Luke continua a insistere con quei suoi grandi occhioni azzurri.
 - Senti, non preoccuparti del mio turn...-Mi stringe le mani per intimarmi a stare zitta, e mi tiene giù, visto che ha notato la mia immensa voglia di fuggire.
 - Cosa non va? –
 - Vuoi stare qui a discutere finché io non dirò qualcosa vero? – chiedo seccata da quello sguardo da cucciolo che sembra osservarmi un po’ troppo attentamente.
Mi sento una cavia sotto lo sguardo esperto dello scienziato.
Lui annuisce contento.
Non sarà così tanto contento a lungo se gli colpisco anche l’altro ginocchio.
 - Mi ringrazio per non aver mai preso gli organi a Camille, nonostante la tentazione fosse forte, e mi ringrazio per avere la fedina penale pulita- sbuffo – bene abbiamo finito – mi alzo di colpo lasciando la sua presa – andiamo a casa – grido andandomene.
Sento che si alza, e si avvicina a me.
Mi afferra delicatamente una mano.
 - Daphne, so che non siamo proprio i migliori amici del mondo, ma perché ti comporti così? –
Non ho nulla per ringraziarmi.
Mi giro a guardarlo negli occhi.
Come hai fatto a superare i bulli? Le persone? I tuoi problemi?
Mi porto una mano sul petto, e lo sento. Mi fa ancora male, fa tutto ancora così male.
Luke è un supereroe per quello che è riuscito a superare, mentre io, sono la vittima che rimane nell’ombra cercando di uscirne, ma senza volerlo davvero. Perché dopo un po’ ti ci abitui al dolore, non dico che diventi piacevole, semplicemente ti ci abitui.
Meglio superare il male che senti per poi tornare in qualunque caso nell’oblio e doverti abituare di nuovo, oppure restare lì dove sei?
Io preferisco restare qui.
Luke mi guarda preoccupato, mi lascia la mano e mi abbraccia d’impulso.
 - Cosa stai facendo? – chiedo confusa e allontanandolo.
 - Stai piangendo – mi sorride.
È in questo momento che decido di andarmene.
Mi allontano zoppicando, che la mia scarpa destra ce l’ha ancora Michael.
 - Sono allergica al polline – dico andandomene – non seguirmi – lo intimo momentaneamente consapevole di non riuscire a controllare il pianto.
Faccio una decina di passi lontano da dove c’eravamo messi io e Luke per fare questo stupido gioco, e zoppicare e piangere è difficile. Non riesco a fare le cose allo stesso tempo, e per quanto io voglia smettere di piangere non ci riesco, quindi mi vedo costretta a fermarmi.
Mi appoggio un attimo a un albero, e aspetto che la crisi di pianto finisca.
Inizio a respirare con calma.
 - Mi ringrazio per essere stata capace di superare il lutto di mia madre e di non av… - alzo lo sguardo e vedo Ashton e Camille che fanno il gioco.
Non mi hanno notata, o meglio, Camille non mi ha notata visto che è di spalle, mentre Ashton ha lo sguardo fisso su di me e annuisce ogni tanto giusto per far finta di ascoltare la sua partner.
Mi asciugo le lacrime alla svelta e mi alzo pronta per andarmene.
 - No! Aspetta – lo sento dire mentre mi allontano.
Mi giro a guardarlo e sembra preoccupato, mi nascondo dietro un albero per nascondermi da mia sorella.
 - Cosa succede? – chiede gentile.
Ashton rimane in silenzio un attimo prima di rispondere.
-  Avevo visto un animale ferito – sussurra, e lo so, anche se non lo posso vedere, che sta guardando nella mia direzione.


Ehilà Cimabelline del mio cuore
So che vi sono mancata (e so che in realtà non è vero), comunque eccomi qui. DI NUOVO.
Ho passato tre giorn ia dormire dalla mia migliore amica, visto che i suoi non c'erano, abbiamo ridotto la casa un immondiziaio di cartoni di pizza, tazze sporche di caffè e sigarette. La vita è bella quando succedono queste cose.
Cigarettes, coffee e pizza, penso diventerà il mio motto.
Mi piace come motto.
Ora ho voglia di pizza.
Anyway, dicevo che in tre giorni abbiamo fatto un macello, penso che quando inizierò a vivere da sola, sarà un problema. Vivrò nell'immondizia.
Sono troppo pigra per lavare le tazze, svuotare il portacenere, e buttare i cartoni della pizza.
Tornando alle cose serie.. Avete visto? O meglio avete letto anche voi? Per quanto mi stia antipatica Camille, che tra l'altro è un personaggio che ho inventato io, è pur sempre un essere umano, nonostante la stronzaggine, e sembra essere davvero cotta di Ashton... 
Invece la mia povera Daphne inizia a provare sentimenti nuovi: il senos di colpa nei confronti della sorella. Cosa che non le era mai successa.
Lo so che il capitolo è lunghetto, forse un po' noioso. Mi spiace. Però la frase finale è epica, concordate con me vero? 
Ultima cosa, ho messo il titolo scoperte a questo capitolo, per il semplice fatto che mi sembrava il titolo piuù adatto. 

Un bacio biscottini miei :3 


 
   
 
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