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Autore: whitemushroom    19/07/2015    4 recensioni
Una raccolta di one-shot dedicata ai mitici Cavalieri d'Oro di tutte le serie, coloro che ci hanno sempre fatti sognare estendendo il loro Cosmo fino ai nostri cuori.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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FudoL




Personaggio: Virgo Fudo
Serie: Saint Seiya - Omega
Genere: Introspettivo, Malinconico, Missing Moments.
Rating: Giallo, ma potrebbe vertere sull'arancione.
Avvertimenti: la nazionalità di Fudo non è specificata, dunque per buona tradizione dei cavalieri della Vergine ho deciso che sarà in India. Fa troppo caldo per correggerla e scriverla in maniera migliore, quindi accontentatevi di ciò che è venuto fuori.


Red Salvation

La foglia si solleva, tremola in aria e poi ricade a terra. Per lei la brezza della mattina è violenta come un monsone, così come i piedi degli uomini sono violenti come i passi di un demone. Lentamente apre il palmo della mano. Lui ha tempo, la foglia ha tempo.
Qualcuno potrebbe dire che posseggono tutto il tempo del mondo. È senza dubbio quello che pensa l’uomo davanti a lui: da sotto le ciglia riesce a scorgere la sua espressione stanca ma comunque carica di determinazione, le mani intrecciate dietro la schiena mentre aspetta in piedi una sua risposta. Ma l’uomo può attendere ancora un po’.
La foglia si abbandona di nuovo alla carezza dell’aria. Il vento la culla come se si trattasse di una neonata e la lascia cadere nel suo palmo; Fudo ispira il profumo del tramonto e sfiora i contorni della foglia, ne cerca le sottili venature, si sofferma su quel minuscolo strappo che ne rovina la forma così perfetta. Il ramo su cui è nata è stato spezzato.
Cinque uomini hanno abusato di una ragazza e l’hanno impiccata al suo albero. La foglia è rimasta accanto a lei, l’ha sentita muovere le gambe in aria per l’ultima volta. Ha ascoltato le urla del padre e della madre finché l’albero stesso non se ne è nutrito, finché il ramo è stato abbattuto e la ragazza avvolta in un telo color della notte. Se ne è andata via con la brezza, indignata.
Fudo vede i lineamenti della ragazza nei ricordi della foglia. È bellissima nel suo dolore. È perfetta anche nella morte, anche quando il sari azzurro giace strappato ai piedi dell’albero ed il choli color della neve pende dal suo corpo distrutto. Fudo piange per quella ragazza.
Fudo piange anche per l’altra bambina, quella nella fotografia che l’uomo davanti a lui tiene nel portafogli. Piange per quella creatura nata in un mondo così orribile, dove gli uomini fanno di tutto per non ottenere la salvezza che pure lui invoca tutto il giorno insieme agli altri Re della Luce. Piange perché nel Kangyur, nel Tengyur, nel Suttapiṭaka, negli insegnamenti del Buddha non c’è nulla che gli mostri come salvare un mondo dilaniato dal Male e dai demoni, dove ancora gli esseri umani si uccidono perché due etnie non riescono a vivere sotto lo stesso cielo, o due religioni non hanno il coraggio di pregare nello stesso tempio. Buddha forse non ha mai concepito il Male di un mondo in grado di creare armi in grado di cancellare una città e trasformarla in nulla più che una nuvola nera ed un lampo di luce.
“Qualcosa non va?”
L’uomo lo sta osservando.
Il tramonto ormai è soltanto un ricordo, e vi sono soltanto le stelle sopra loro due.
La foglia ha narrato la sua storia e se ne va, gridando il suo dolore alla notte. Il visitatore sembra accorgersi di qualcosa, perché i suoi occhi chiari seguono il volo della piccola forma ed un’espressione amara gli attraversa i lineamenti prima che la foglia venga inghiottita dall’oscurità carica di tutto l’orrore che il domani sta preparando. “Ha una risposta alla mia domanda, saggio Fudo?”
“No, non ce l’ho”.
L’uomo è venuto dall’Europa solo per parlare con lui. Ha abbandonato per qualche giorno il suo lavoro pieno di impegni, la sua bellissima moglie, la bambina che ormai vede meno di una volta a settimana soltanto per immergere le sue costose scarpe nel fango ai piedi della reincarnazione di Fudo Myōō ed implorare una risposta ai suoi sogni.
Fudo dovrebbe avere la risposta per quel penitente. Buddha ha sempre detto che la Verità appartiene a chi la cerca, e in quella persona riesce ad intravedere il bisogno, la mano tesa ed umile alla ricerca di qualcosa che il suo denaro, i suoi studi e la sua bella valigia di pelle non possono offrirgli. Coloro che si prostrano di fronte alla Grandezza meritano un aiuto, ma gli anni di meditazione gli hanno insegnato che il mondo è ingiusto.
È ingiusto che lui non abbia una risposta per quei sogni. Non sa cosa voglia dire quel pianeta rosso avvolto dalle fiamme che cala sulla Terra distruggendola con il suo potere: non riesce a dare un volto a quel gigante solitario, quello che l’uomo vede in piedi su quel pianeta avvolto in un mantello color sangue mentre le stelle si specchiano contro il suo petto ed un fuoco arde sulla sua testa rischiarando la notte. Avrebbe voluto mostrargli che la sapienza del Buddha arriva dove i dottori, gli psicologi ed i ciarlatani inventano risposte più disparate, ma la meditazione rimane in silenzio e dunque solo il silenzio può offrire al penitente. Un silenzio che non lo ripagherà dei sacrifici per giungere ai suoi piedi. “Non ho una risposta per te. Torna a casa”.
“Comprendo” risponde. Potrebbe persino giurare di sentire una nota di sollievo in quella voce forte. “Se nemmeno l’uomo più vicino al Buddha ha una risposta vuol dire che questi miei sogni non sono nulla di cui preoccuparsi, giusto?”
“Forse”.
La verità è che lo inquieta questo silenzio. Ha dedicato la sua vita ed il suo corpo alla ricerca del Vero e del Giusto ed attraverso la Retta Via ha sempre trovato ciò che desiderava, perché il mondo non è mai stato più di un testo sacro alla portata di chi sappia leggerlo ed abbia il coraggio di sfogliare quelle pagine fatte di Guerra, Dolore e Morte. Ma adesso il libro è bianco, e per quanto le sue dita ne sfiorino la copertina non riesce a trovare una pagina che parli dei sogni di quell’uomo e del fuoco che sembra avvolgerlo quando socchiude gli occhi. “O forse no. L’unica verità che posso offrirti è che io non possiedo la Verità”.
“Beh, siamo un passo avanti” sorride. “Almeno non sento storie fantastiche di marziani che invadono la Terra come sostengono gli strizzacervelli. Non pensavo che avrei trovato l’unico uomo onesto al mondo in un buco sperduto dell’India. Mi chiedo cosa possa sognare una persona così retta e sincera”.
La verità è che Fudo sogna ad occhi chiusi anche senza dormire. Quando le palpebre si abbassano può vedere un mondo dove la gente canta con lo sguardo rivolto al cielo tenendosi per mano; vede mitragliatori, bombe e veleni sprofondare nell’oscurità dell’oceano. Vede il mondo sommerso di abbondanza, dove tutti danzano nel cibo e nell’oro. Sente soltanto grida di gioia, gente che si ama, la vita che scorre negli alberi e nelle bestie così come negli uomini: non ci sono genitori che si disperano, non ci sono padri che seppelliscono le proprie figlie gridando vendetta. Quando chiude gli occhi gli esseri umani sono creature degne di ascendere al Nirvana, esseri così puri da non aver bisogno delle lacrime di Fudo Myōō per raggiungere il culmine luminoso del ciclo della vita.
È per questo che detesta aprirli.
Semplicemente non gli piace quel mondo che non è come lui desidera.
“… la salvezza” si ritrova a sospirare, quasi incredulo di aver risposto a quel semplice uomo. “Se proprio ti interessa, il mio più grande sogno è la salvezza di tutto il genere umano”.
“Allora buona fortuna …”
Solleva la testa, raccoglie la sua valigia e si prepara ad andar via. Da sotto le ciglia Fudo lo vede scendere i primi passi verso il sentiero, ma per poco non apre gli occhi, incredulo, quando l’uomo si ferma e lo osserva, carico di un’aura di sentimenti forte che fino ad un’istante prima nessuno dei suoi sensi era riuscita ad individuare. “Ma mi consenta un pensiero, saggio Fudo. Io sono un uomo materiale, non so nulla dell’Illuminazione, ma qualcosa sui sogni la vita l’ha insegnata anche a me. Se davvero ha un desiderio così bello e grandioso …”
Si volta verso l’alto, quasi ad osservare con un unico sguardo tutte le costellazioni. “… non può rimanere qui tutta la vita. Lei è una persona diversa da chiunque altra io abbia mai incontrato: ma non credo che meditare e piangere per le miserie dell’umanità sia il modo migliore per raggiungere questo obiettivo. Ho imparato sulle mie spalle che è solo con i gesti e con le azioni che una persona può davvero modificare il corso della sua vita. Ma questo è solo il pensiero di un umile profano”.
Stavolta si allontana sul serio; la sua forma robusta sparisce oltre le foglie, e dopo qualche minuto i versi della giungla coprono i suoi passi, l’unica cosa che rimane a testimoniare che in quel minuscolo angolo di mondo vi è stata un’altra persona oltre a lui, uno strano sognatore che probabilmente domani mattina prenderà il primo volo per l’Europa, stringerà al petto le sue donne e senza dubbio tra qualche mese avrà dimenticato tutto, i suoi sogni spenti come la fiamma di una candela al passaggio dei monsoni.
Fudo sospira, assaporando sotto le sue palpebre chiuse le parole dell’uomo, cercando di vedere sul serio quei sogni, quel gigante, quel pianeta rosso che divora ogni cosa. Si chiede se ci sia qualcosa in quelle parole che forse non ha afferrato, se davvero l’incontro di questa sera è stata soltanto una delle miriadi di possibilità che l’universo ci pone davanti ogni giorno oppure un qualcosa di più, un filo caduto dal gomitolo del Buddha che dovrebbe chinarsi a raccogliere.
Fudo si chiede se Ludwig Schuster possa essere uno dei tasselli che condurrà alla salvezza del genere umano.

 
  
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