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Autore: thesoulofthewind    20/07/2015    0 recensioni
dal testo:
< Grandi occhi marroni, quasi neri.
Percy si sentì come se avesse appena preso un pugno nello stomaco.>
Nico Di Angelo è sempre stato un ragazzo normale fin che una tragedia famigliare non lo porterà a chiudersi in se stesso. Ora, dopo un mese dall'accaduto è pronto ad affrontare tutto a denti stretti.
Forse, stavolta non da solo.
Pernico.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Quasi tutti
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Capitolo 12

(NICO)

Di certo, mentre si lasciava prendere dal momento e si affidava a Percy, non aveva neppure dato un’occhiata hai dintorni.
Beh, avrebbe dovuto.
Se lo sarebbe ricordato, la prossima volta, quando il taglio al labbro gli sarebbe guarito.
E, cavolo, avrebbe tanto voluto dire a Percy che era causa dei suoi baci piuttosto passionali, ma avrebbe mentito.
Dopo aver perso le ore di scuola, se ne era tornato a casa a crogiolarsi nell’imbarazzo di esser ceduto alle tentazioni del proprio neo ragazzo, e a curarsi dalle ferite inflitte da un suo certo ex-amico.
Non che Nico abbia mai pensato a Luke come ad un vero amico, ma di certo, una persona che t’aspetta fuori da scuola per renderti peggio di uno straccio non poteva essere chiamato amico, tanto meno ex-amico.
Oh, si. Avrebbe davvero dovuto essere più cauto. Cosa gli era venuto in mente? Pomiciare amabilmente con un altro ragazzo, dove chiunque saltasse l’ora di lezione avrebbe potuto vederli?
‘Sei un maledetto idiota, Di Angelo.’
Beh, comunque ormai non poteva starsene a piangere sul latte versato. Si era nascosto le ferite il più possibile, ma il taglio sul labbro era rimasto, ed era estremamente visibile.
Aveva tentato di nascondere il tutto con una ridicola sciarpa, ma senza ottenere nulla.
Si sentiva così idiota!
Aveva fatto a piedi la strada per la scuola, con la paura che sull’ autobus Percy facesse domande. Aveva saltato la colazione per non farsi vedere da Hazel, e era passato dalla palestra per non imbattersi in Luke e la sua comitiva.
Sperava davvero di non esser notato, mentre fumava l’ennesima canna appoggiato all’entrata sul retro della scuola.
Gli suonò il cellulare, la suoneria che infestava l’aria.
Nico.
Nico! Sono Percy
Ho il tuo numero, sai? So di mio che sei tu..
Si beh,.. eh.. senti. Non ti ho visto in autobus, tutto bene?
Si.
Ah..ecco. mmh.. sei già a scuola?
No.
Ah.. ero sicuro di aver visto una testolina nera che andava sul retro.. beh, ora entro e..
no, volevo dire.. si. Sono a scuola.
Bene! Sai, pensavo che stavi bruciando con Castellan e.. è che.. insomma non sono esattamente delle persone affidabili..
Infatti. Beh, datti una mossa se vuoi che entriamo insieme.
Nico si morse la lingua, sussultando e diventando rosso.
Io…  volevo chiedertelo io! Non sai quanto..insomma, bene! Arrivo!
Percy terminò la chiamata, nella sua voce era palpabile l’euforia.
Nico era certo di essersi scavato la fossa da solo, e tra poco ci sarebbe sprofondato.
Il viso di Percy gli si presentò in lontananza, e Nico sorrise senza neppure rendersene conto. Arrossì bruscamente, per poi iniziare a sentire il suo cuore andare a mille.
Si sentiva così idiota. Una parte di lui odiava Percy, perché gli ricordava tutto quello che aveva perso. Aveva dato a lui la colpa, perché non aveva idea di come andare avanti senza addossare il tutto a qualcuno che non fosse sé stesso. Alla fine aveva preso ad odiarlo un po’ troppo, a notare come i suoi odiosi capelli fossero lucenti e come i suoi insopportabili occhi lo lasciassero sveglio la notte.
Da li all’esserne innamorato pazzo, il passo era stato corto.
i giorni passati all’ospedale psichiatrico erano stati orribili, e tutto il tempo passato in noia aveva pensato al maggiore, a come picchiarlo e fargliela pagare una volta visto.
Beh, poi aveva pensato a come le sue labbra meravigliose l’avrebbero pregato di smettere, di come le sue belle mani …
-Nico!-
Cosa?
La sua testa era in completa confusione.
Una bomba nucleare aveva distrutto il suo cuore, gli organi interni si erano sciolti e piano le sue gambe si lasciavano andare.
Con un sorriso accecante Percy gli era corso incontro. L’aveva abbracciato. L’aveva baciato a stampo.
Solo quando Percy lo smosse un po’ e si mise a ridere per la sua espressione, si rese conto di essere ancora vivo.
Si guardò introno, frastornato, per poi intercettare lo sguardo di Annabeth che li fissava a debita distanza, accanto a Jason e Leo che, come sue emeriti idioti, si avvicinavano a lui con un gran sorriso e i pollici alzati. 
 
Come scottato, con un movimento fulmineo alzò la sciarpa nera sul viso, all’altezza del labbro inferiore. In contemporanea, notò lo sguardo di Annabeth accendersi d’interesse per poi fissarlo con aria saputa, ma allo stesso tempo inquietante. Nico rabbrividì inconsciamente, per poi portare lo sguardo su Percy, regalandogli un’occhiataccia.
-non provare a farlo mai più.-
Vide Percy ridere.
Lo guardò ancora peggio, guadagnandosi un’ occhiata stranita da Leo.
-cosa cazzo c’è da ridere? Razza di idiota.-
Percy sorrise, uno di quei sorrisi che scaldavano il cuore del minore come un fuoco acceso.
-alza il viso e dammi un bacio, Neeks.-
Nico divenne ancora più rosso e, boccheggiando, gli tirò uno spintone sotto le risate di tutti.
Intanto, Piper aveva raggiunto il fidanzato e ora insieme guardavano l’atipica coppietta.
-sai, Nico, non sapevo tu fossi gay.-
-infatti.. beh, ma avresti mai visto Nico con una ragazza?-
Nico divenne ancora più rosso.
-in effetti.. ma me lo immaginavo come una creatura asessuata.-
Il diretto interessato cacciò una pedata all’ispanico imprecando.
-guai a te se mi tocchi, Jackson. -
Poi, seguito a ruota dal maggiore e i suoi amici che lo guardavano inteneriti e divertiti, entrò stizzito a scuola.
 
 
 
Quando si rese conto della situazione di merda in cui si stava cacciando si bloccò d’istinto, mentre gli altri presero ad andare avanti per il corridoio.
Quando poi i suoi amici si resero conto che si era fermato , erano tornati in dietro. Fortunatamente quella manciata di secondi l’aveva aiutato a pensare attentamente a cosa fare.
Per questo, quando furono davanti al suo armadietto, gli si fiondò addosso attaccando la schiena ad esso, sperando che il modo di fare sbadato di Percy non permettesse al rgazzo di notare la stranezza di quel movimento.
-beh.. ora puoi andare. C-cioè.. devi fare lezione, giusto? Anche io ho lezione.. abbiamo tutti lezione.  Insomma, è una scuola ecco… beh, devo..-
-prendere i libri, Nico? Sicuro. Ora andiamo.. beh, ci vediamo a pranzo. Ci vediamo a pranzo, vero?-
Lo sguardo di Percy lo fece arrossire, per poi annuire con un occhiataccia allegata.
-okay.-
Il maggiore fece per dagli  un..bacio sulla guancia? Nico lo scacciò con la mano, in un attimo di paura.
Se aveva pensato che il suo neo fidanzato si sarebbe arrabbiato sbagliava. Sorrise, per poi abbassare la voce e sussurragli all’orecchio:
-okay. Niente contatto fisico in pubblico… okay. Amo i jeans che hai addosso.-
Poi, scomparve assieme al resto del gruppo. Nico stava ancora assimilando l sensazione del fiato di Percy su di sé, così vicino.
E sapeva che non erano esattamente i jeans, quelli che erano piaciuti al maggiore. Arrossì al pensiero di Percy che gli osserva attentamente i jeans.
Mormorando qualcosa simile ad un brontolio fra sé e se, si scostò dall’armadietto e l’aprì, pescando all’interno il libro e il quaderno di letteratura, poi lo richiuse.
-quindi è questo che nascondevi a Percy.-
Una voce tagliente lo fece girare di scatto.
Annabeth lo stava fissando, passando gli occhi di ghiaccio dal suo viso all’armadietto.
Cazzo.
-c.cosa?-
Disinvolto.
-no, non nascondo nulla a Percy.-
Dio, Nico, che deficiente.
-quindi se lo chiamo ora, non si sorprenderà di vedere ..questo?-
Annabeth indicò l’anta dell’armadietto del minore, ricoperto d’insulti fatti con l’indelebile.
Tutti, con la scrittura di Luke e Ethan.
Strinse i pugni lungo i fianchi.
-forse no. Forse ci sono pure sul suo armadietto.-
-forse. Hai disinfettato quel taglio?-
Nico sussultò. Ad Annabeth non sfuggiva nulla, ah?
-certo.- fece per andarsene subito lanciandole un’occhiataccia, ma poi si bloccò prima di sparire dalla su visuale.
-senti, preferirei che…-
-Percy non lo sapesse? Certamente.- Annabeth lo scrutò per poi mettersi una mano sul fianco.
-è una cosa tra te e lui, io non centro. Solo, Di Angelo,vedi di non fare casini.-
Nico deglutì, teso, sotto lo sguardo calcolatore della ragazza.
Poi se ne andò prima che potesse incenerirlo con lo sguardo.  
 
 
 
 
 
 
 
 
(PERCY)


Davvero non capiva il motivo per cui tutti lo fissavano.
Passava nei corridoi, e la gente si fermava e lo osservava.
Entrava in classe, e la gente gli mandava occhiate allusive.
Ma a che cosa alludevano?
Percy proprio non lo sapeva e, solo pensarci, sentiva già un gran mal di testa.
Un’altra cosa che aveva notato era il modo in cui i presunti amici del suo ragazzo, tutti tipi che Percy avrebbe preferito non conoscere, erano appostati fuori dalla palestra.
Quell’ora Nico aveva educazione fisica e Percy, con grande felicità, era venuto a sapere dell’assenza del suo professore di biologia, e aveva un’ora di buco.
Chissà che faccia felice avrebbe fatto Nico, nel trovare il suo ragazzo ad aspettarlo con un caffè ancora caldo in mano?
Solo al pensiero del bel sorriso del minore, Percy si sentiva un’energia partigli dal petto e investirlo.
Quando mancarono dieci minuti al suono della campana Ethan venne spinto da Luke verso la porta, parlottando.
Dopo di che, il ragazzo scomparve dietro la porta.
Percy sentì una strana sensazione trafiggergli la colonna vertebrale. Il ghigno di quei due non era troppo promettente.
Poco dopo, Ethan tornò con in mano un sacchetto, che precedentemente era vuoto, ora pieno.
Pieno di cosa?
Percy stava andando fuori di testa.
Quando suonò la campanella, la classe di Nico si riversò tutta fuori dalla palestra, e i corridoi si riempirono di ragazzi bisognosi di mettere sempre più spazio tra la propria classe e se stessi.
Nico non arrivava.
Ethan e Luke ridevano, ma apparentemente senza motivo.
A NICO:
dove sei? Sono fuori dalla palestra. Perché non sei ancora uscito?
Nessuna risposta. Degli amici dei due bulli si erano avvicninati e avevano preso a ridere e parlare tra di loro. Alla fine, Luke e Ethan mostrarono il contenuto del sacchetto agli amici.
Sempre sotto gli occhi di Percy, ridendo come deficienti, aprirono la posta della palestra e iniziarono ad entrare tutti insieme.
Percy era sicuro che non fosse perché avevano lezione.
Con le dita tremanti, si decise a seguirli. Era ormai ovvio che stava succedendo qualcosa a qualcuno, e Percy forse sapeva chi.
Entrò subito dopo gli altri ragazzi.
Sentì una botta nello stomaco quando li vide entrare nello spogliatoio maschile.
Piano, si accostò alla porta di esso e iniziò ad origliare.
la voce di Luke sembrava bassa, stava come intimando a qualcuno di fare qualcosa.
Dio, Percy ora più che mai sapeva esattamente cosa stava succedendo.
Un classico.
Aprì la porta, trovandosi a spalancare gli occhi.
Si era aspettato una cosa simile, ma dal pensiero a.. a quello, ce ne stava di strada.
Non poté neppure dire qualcosa che, ridendo, i ragazzi lasciarono la stanza. Non prima di aver scattato qualche altra foto e chiamarlo ripetutamente ‘fottuto frocio’.
Foto. Foto.. aspetta. Chi era il soggetto?
Si addentrò di più nello spogliatoio.
Le ginocchia iniziarono a tremargli, quasi cadde.
Il viso di Nico gli riempiva le iridi.
Il ragazzo stava seduto sul pavimento freddo e piastrellato, con le gambe strette al petto.
Indossava solo un paio di boxer blu scuro che, in altre circostanze, avrebbero fatto piacere a Percy.
In quel momento, gli fecero solo venire brividi lungo tutta la schiena, che andavano a ritmo con i singhiozzi del ragazzino.
Era immobile, non sapeva che fare.
Eppure, la sua testa aveva già preso a collegare insieme le cose.
Erano entrati, gli avevano rubato gli abiti e l’avevano tenuto fermo mentre gli facevano parecchie foto.
La sensazione che quest’ultime avrebbero tappezzato la scuola entro il giorno dopo, fece rabbrividire Percy.
Si inginocchiò piano.
Senza accorgersene stava già abbracciando il suo ragazzo che, avvolto da un senso di vergogna misto ad umiliazione, tremava nelle sue braccia.
Si accorse solo a quel punto che aveva ripetuto il suo nome tante volte.
‘Nico..’
‘Nico..’
-Percy.-
Nico lo stava fissando negli occhi arrossati.
Percy venne investito da un senso du vuotezza assurdo.
Nico, il suo Nico, lo fissava con gli occhi rotti, come specchi in frantumi. Facevano quasi male, e Percy sentiva che ogni singolo pezzo di quei vetri si conficcava nel petto di entrambi, lentamente.
Solo in quel momento si accorse che sul petto diafano del ragazzo c’erano tante piccole botte, un graffio sulla spalla, uno sul labbro. Alcune recenti, altre più vecchie.
Non era la prima volta, quindi.
Evidentemente fece una faccia piuttosto significativa, perché Nico si rese conto della scintilla che aveva attraversato i suoi occhi smeraldini e ora lo fissava serio.
-io..i..io.. scusa. Te lo avrei detto. Solo… è così..-
Percy rise amaramente.
Nico si preoccupava di quello ora?
-ehi. Basta.-
-no davvero io..-
-non voglio sentirti dire una parola, Di Angelo.-
Disse, poi lo strinse a se, per poi alzarsi.
Si levò la felpa blu scuro, passandogliela goffamente.
Arrossì, avendo una maggior visuale del corpo semi nudo del minore. Deglutì a fatica per quella visione.
Nico si alzò goffamente, infilandosi la felpa che gli arrivava fino a mezza coscia. Fece per cercare dei pantaloncini nell’armadietto dei cambi per la squadra di Football, ma il suo ragazzo lo fermò, afferrandogli il polso.
Percy aveva capito tante cose.
Ad esempio, che ora non aveva voglia di far altro che rimanere in quella semi oscurità, durante la semi giornata scolastica, con il suo ragazzo semi vestito.
Percy amava il suffisso ‘semi-’.
Nico lo fissava ad occhi aperti. Sfruttò la sua impotenza per stringerlo ancora di più, nella morsa delle sue braccia.
-Percy..-
-ti ho detto di non parlare.-
Differentemente da come potevano sembrare,quelle parole suonavano dolcissime nelle orecchie di Nico.
Percy decise di non muoversi più d li.
Non l’avrebbe fatto.
Avrebbe abbracciato Nico, ora così piccolo e fragile, per tutta la giornata.
La consapevolezza che il peggio dello scherzo doveva ancora arrivare  martellava nel petto ad entrambi.
Avrebbe ascoltato i suoi lamenti flebili e osservato le sue guancie arrossire quando portava le sue labbra su di esse, per farle scendere lentamente sulla mascella e poi sul collo.
non ti lascio.’
‘non lo lascio.
-non lasciarmi, ancora no.-
-non lo faccio, Nico.-

 
 
 
Angolo autrice:
ciaoo  capitolo 12. Perfetto! Anzi, proprio no. Mi piacerebbe scrivere solo situazioni fluff, ma non riesco a resistere al mio lato sadico.
Questo è un capitolo di passaggio diciamo, la vera situazione complicata deve ancora venire. *si sfrega le mani come i cattivi dei film*
Spero davvero che non mi odiate per il ritardo che ho impiegato a pubblicare, e anche che non vi siate stancati di me e di questa cosa.
Per favore, fatevi sentire. Accetto tutto, commenti negativi, neutri e positivi.
Ho bisogno di sapere se questa storia vi interessa così da essere anche più propensa a continuarla.
In più, i commenti mi fanno davvero tanto piacere!
Speranzosa che il capitolo possa piacere,
-TheSoulOfTheWind.
 
 
 
 
 
 
   
 
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