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Autore: CreepyGirl97    21/07/2015    5 recensioni
"Una singola bugia scoperta è in grado di creare dubbio in ogni verità espressa."
Yoonmin.
Genere: Angst, Fluff, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Min Yoongi/ Suga, Park Jimin
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo otto.

La punizione non era veramente così punitiva come i professori la ritenevano: si era relegati in una delle classi più grandi, seduti nei banchi, con i libri aperti per studiare o ripassare, nonostante la maggior parte dei ragazzi giocasse al cellulare o guardasse con la testa tra le nuvole fuori dalla finestra aperta. Era primavera inoltrata e il sole scaldava timidamente le giornate: tutti avrebbero preferito uscire, piuttosto che rimanere chiusi in quell'atmosfera rafferma. 
E poi Jimin non riusciva a concentrarsi sulle parole di economia stampate sulla pagina: già odiava quella materia, se ci si metteva pure Seokjin a tirargli i calci nella sedia, non sarebbe mai arrivato a ficcarsi nella mente quelle definizioni odiose. 
"La finisci?" sbottò dopo qualche minuto, voltandosi parzialmente verso di lui.
"Di fare cosa?" chiese, con quel suo tono fastidioso da falso innocente. 
"Di rompere il cazzo."
Seokjin ghignò: "Da quando sei così scurrile?" 
"Lasciami in pace e basta." sbuffò, tornando a guardare il banco. Provava il desiderio impellente che Yoongi lo venisse a salvare, ma Jimin non era Raperonzolo, né l'altro il principe azzurro. 
Sperava davvero che Seokjin smettesse di infastidirlo, ma quest'ultimo tornò alla carica più forte di prima. Dava dei calci tanto potenti alla sedia da farla vibrare incontrollata. E nessuno se ne accorgeva.
Fece per girarsi di nuovo, con i nervi a fior di pelle, però improvvisamente le vibrazioni cessarono e allora Jimin restò immobile, sperando che Seokjin l'avesse finita una volta per tutte. Si lasciò scappare un sospiro di sollievo ed alzò la mano, per chiedere all'insegnante il permesso di andare alla toilette. Uscì dalla classe dopo che il professore ebbe acconsentito e camminò lentamente verso il bagno dei maschi, tirando il cellulare fuori dalla propria tasca dei pantaloni.
'1 messaggio non letto'

Da: Yoongi <3 
Manca solo mezzora! Quando esci non tornare a casa, facciamo un giro insieme ~ A dopo <3

Jimin sorrise e fece per rispondere al messaggio, ma si vide strappare di mano il telefono. Non riuscì a voltarsi per guardare in viso chi l'avesse fregato, che subito si ritrovò spinto al suolo, con la schiena contro il muro. 
"Che fai lì a terra? Pulisci il pavimento?" gli disse strafottente la voce di Seokjin, rimbombando lungo il corridoio vuoto. Jimin lo guardò interdetto, poi, con uno scatto che sorprese entrambi, prese a correre schivando la sua presa. Seokjin lo fissò mentre l'altro scappava, ma non lo rincorse. 
Jimin oltrepassò la classe della punizione ed arrivò con il fiatone all'atrio principale, il quale era vuoto e silenzioso. Si guardò attorno e fortunatamente si accorse di essere solo. Mancavano appena cinque minuti alla fine della sua detenzione, perciò decise di uscire in anticipo, tanto il cellulare l'aveva afferrato prima di correre via. 
All'esterno il sole gli riempì gli occhi e faticò a distinguere il viso di Yoongi, il quale era appoggiato con la schiena al muro dell'edificio, i pollici nelle tasche dei jeans strappati che aveva. Si era cambiato, in quelle tre ore nelle quali Jimin era rimasto a scuola, e, nonostante fosse vestito come un normale ragazzo, a lui sembrava il più bello dell'intero pianeta. 
Quanto cazzo erano sexy le sue ginocchia?
Quando Yoongi alzò lo sguardo e si scostò con un colpetto della testa il ciuffo di capelli scuri dagli occhi, una vampata calda gli colpì le guance.
"Ehi." lo salutò controllando il Rolex al polso. "Non è un po' presto?" 
"Sono uscito prima." rispose con un filo di voce.
"Capisco." Yoongi si avvicinò a lui e avvolse un braccio attorno alle sue spalle. "Stai bene?" gli chiese poi, vedendo il rossore divampato nel suo viso. 
"Sì, non preoccuparti." rispose velocemente, mentre inspirava il suo odore. "Hai un buon profumo, sai?"
Yoongi gli sorrise e prese a camminare in un silenzio quasi bucato dal battito forte del cuore di Jimin. Era passato un po' di tempo dalla loro prima volta insieme, eppure gli sortiva sempre lo stesso effetto. 
"Dove... dove andiamo?"  chiese Jimin dopo qualche minuto, ricevendo dall'altro solo una scrollata di spalle. 
"Ho parlato con tua madre." disse serio, dandogli un'occhiata per scrutare la sua reazione. "Il preside le ha raccontato tutto." 
Jimin si pietrificò e smise di camminare, voltandosi lentamente verso di lui: "Cosa... cos'ha detto?" deglutì a fatica. 
"Era incazzata nera."
"E...?"
"E ti darà una punizione."
Jimin sbuffò roteando gli occhi: "Intendevo su noi due, non mi frega del castigo." 
"Beh..." tossicchiò guardando altrove. "Che siamo degli incoscienti..." 
"Ma possiamo stare insieme, vero?" domandò con gli occhi lucidi, prendendogli entrambe le mani.
"Tua madre mi ha dato un'ultima possibilità per uscire con te, prima che tuo padre lo venga a sapere e s'incazzi a sua volta." rispose parzialmente alla sua questione e il pomo d'Adamo di Jimin si alzò ed abbassò nervosamente. 
"Ultima possibilità...?" mormorò tra sé e sé, poi guardò le punte delle proprie scarpe. "Dici... dici che ti licenzieranno?" 
"Non mi importa quello." 
"Ma ti servono i soldi per vivere da solo senza i tuoi genitori, l'hai detto tu..."
"Non è importante, davvero..." disse con un sorriso rassicurante. "Ciò che seriamente mi preoccupa è non sapere se potrò restare con te o meno."
Ripresero a camminare in silenzio, ognuno con le proprie mani in tasca. Jimin fu il primo a parlare: "Secondo te papà si arrabbierà?" chiese, probabilmente già a conoscenza della risposta, ma nutrendo comunque un barlume di speranza, il quale tuttavia si annientò con le seguenti parole di Yoongi. 
"Naturalmente sì."
"Ma nell'ultimo periodo parla spesso di te, del tuo Rolex... Credo che ti accetti perché sei più ricco di tutti i miei amici." disse speranzoso. 
"Io non sono ricco, Jimin."
"Ma il tuo Rolex racconta diversamente, secondo lui." 
Yongi sospirò: lui non era affatto pieno di soldi e quell'orologio gliel'avevano dato per entrare nel personaggio di diciassettenne ricco e viziato, ma non ci era mai riuscito veramente.
"Allora non lo so, Jimin." sussurrò in un soffio. "Mi dispiace." 
Il ragazzo lo guardò interrogativo: "Per cosa?"
"Per non sapere cosa fare." rispose sconsolato. Jimin fece una smorfia e iniziò a camminare al contrario, per guardare Yoongi in viso.
"Non ti devi preoccupare, troveremo una soluzione insieme." disse pimpante e l'altro lo guardò. Nonostante a volte Jimin si buttasse giù da solo, spesso possedeva una dote naturale nel migliorare l'umore delle persone.
"Se continui a camminare così, cadrai."
"Ma se non faccio in questo modo, non mi calcoli nemmeno!" ribatté, inciampando, secondo la premonizione, contro un sasso sul marciapiede e cadendo a terra con un urletto poco virile. Yoongi prese a ridere, sotto lo sguardo fulminante di Jimin, e lo aiutò a rimettersi in piedi. 
"Non sono il tipo che dice 'te l'avevo detto', ma... te l'avevo detto." ridacchiò, mentre aiutava Jimin a ripulirsi, passandogli lascivo una mano sul fondoschiena. 
"Yah, maniaco, non toccarmi il sedere!" esclamò scacciando il braccio di Yoongi. 
"Tanto lo so che ti piace."
"Ma non in pubblico, idiota."
Yoongi rise di nuovo e scompigliò i capelli di Jimin: "L'hai fatto apposta, eh?"
"Cosa?" l'altro lo guardò perplesso.
"Cadere per tirarmi su di morale."
Jimin fece una smorfia: "Perché mai dovrei cadere e distruggermi l'osso sacro per uno come te?" chiese altezzoso e con un pizzico di retorica. 
"Cosa vorresti insinuare con 'uno come te'?" lo guardò con aria di sfida. 
"Un ragazzo bello, fantastico e meraviglioso!" urlò sbarazzino, prima di scappare via con una risata divertita.
"Yah, tu piccolo..." tentò di trovare un insulto adatto a lui, ma invano, perciò sbuffò frustrato e cominciò a rincorrerlo tra gli alberi del parco nel quale erano capitati.
"Torna qui, idiota!" gli gridò con il fiatone, guardandolo da una decina di metri di distanza. "Ti ho chiesto di uscire per abbracciarti e baciarti, non per morire asfissiato!" strepitò, lasciandosi cadere a terra con le braccia aperte.
Jimin roteò gli occhi e si avvicinò a lui, sdraiandocisi affianco: "Sei sempre così esagerato." sbuffò picchiando le nocche sulla pancia di Yoongi. "Hai solo addominali qua sotto. Dovresti costruire i muscoli delle gambe."
"Senti, personal trainer, sono due secondi che parli e mi hai già rotto il cazzo." 
Jimin rise e si voltò verso di lui, guardando il suo profilo con un paio di occhi brillanti. Restò così per un paio di minuti e Yoongi iniziò a pensare che fosse strano, ma terribilmente carino allo stesso tempo. 
"Che c'è, vuoi una foto?" chiese ironico, incrociando il suo sguardo. Jimin arrossì all'istante e chiuse gli occhi, non sapendo in che altro modo diventare invisibile. Yoongi rise e il secondo non poté fare a meno di pensare a quanto fosse melodioso quel suono. Non riuscì a meditare su qualcosa di differente, che si ritrovò un paio di labbra a combaciare con le proprie e il suo cuore prese a galoppare più forte di un cavallo pazzo, diventando ancora più veloce quando sentì la sua mano tra la mandibola e il collo, con l'intenzione di accarezzargli il viso bollente. 
Poco dopo intrecciarono le gambe insieme, con i fili d'erba a solleticare loro le ginocchia, e Jimin fu così felice di percepire il sorriso dell'altro sulle labbra che avrebbe voluto non staccarsi mai, ma entrambi necessitavano di ossigeno, per continuare a baciarsi e baciarsi per secondi, minuti, ore.
"Ci ha visti qualcuno...?" chiese a bassa voce Jimin, a pochi millimetri di distanza dal viso di Yoongi.
"Non m'importa." sussurrò con tutti e trentadue i denti in mostra. Erano tanto vicini che potevano percepire il respiro e il profumo l'uno dell'altro. 
Jimin annullò la minima distanza che li divideva, ma solo per un bacio di un secondo, con disappunto. Yoongi rotolò via e si alzò in piedi, correndo dietro ad un albero con una risata divertita. 
"Yah!" gridò sbuffando. "Dove stai andando?" chiese lamentoso, alzandosi controvoglia e seguendolo. 
"A mangiare dal tuo amico." 
"Ma tu non hai mai soldi con te, con cosa hai intenzione di pagare?" domandò sarcastico, mentre si appoggiava con una spalla alla corteccia dell'albero. 
"Io ti consiglierei di guardare le tasche..." disse sbarazzino. Jimin aggrottò le sopracciglia e cercò nei pantaloni, ma li trovò vuoti: "Stronzo, dove cazzo hai messo i miei soldi?"
Yoongi lo guardò malizioso e si lasciò cadere sdraiato a terra, con le gambe piegate e leggermente divaricate: "Prova a cercarli."
Il ragazzo arrossì ed alzò lo sguardo verso il cielo: "Ma siamo in un luogo pubblico..."
"E quindi? Quando l'abbiamo fatto in biblioteca, non ti sei mica lamentato." Yoongi lo fissò ridendo furbamente.
"Guarda che lo faccio per davvero, eh." lo avvertì deglutendo.
"Non aspetto altro."
Jimin fece un respiro profondo: "Almeno andiamo da qualche parte più nascosta..."
"Non c'è nessuno, non te ne devi preoccupare." 
E in effetti era vero, il parco era vuoto e il cielo che iniziava ad oscurarsi agevolava la situazione. Il ragazzo s'inginocchiò davanti alle sue gambe e, timidamente, gli slacciò la cintura dei jeans strappati, alzandogli quel poco che bastava la maglietta. Yoongi ridacchiò, mentre teneva le mani a riposo sulla propria pancia.
"Non ridere, dai. Mi fai sentire ridicolo." si lamentò Jimin. 
"Ma tu sei ridicolo."  
"Fottiti." gli diede un colpetto più o meno forte tra le gambe e il ragazzo gemette di dolore.
"Fa male, cazzo! Sei idiota o cosa?!"
Jimin rise mentre gli spostava leggermente i jeans: "Chi è il ridicolo adesso?" chiese trionfante.
"Sempre tu." gli schioccò le dita sulla fronte, facendogli corrugare le sopracciglia. 
"Sta' zitto." 
Passò un dito sopra le sue parti intime ancora coperte dai boxer, intanto che arrossiva sempre più: "Sei sicuro che i soldi siano qui?"
Yoongi fece spallucce: "Forse sì, forse no... Chi lo sa." 
Jimin sbuffò e chiuse gli occhi prima di abbassargli anche l'intimo. Come se giocasse a mosca cieca, iniziò a tastargli tra le gambe, percependo il respiro di Yoongi farsi più veloce. Non l'aveva mai toccato lì con le sue mani, prima di quel momento, perché di solito era l'altro a fare il lavoro sporco. Provava un sacco di imbarazzo, ma quando, dopo aver aperto gli occhi, se lo ritrovò davanti ansimante, con la schiena inarcata e i fili d'erba stretti tra le mani, non poté fare a meno di continuare, in modo da ricambiare il favore per ogni volta che Yoongi l'aveva fatto a lui. 
Dei suoi soldi non c'era traccia, ma decise di lasciar perdere quell'argomento, riprendendolo solo qualche minuto più tardi, dopo che Yoongi ebbe raggiunto il massimo del piacere, venendo sulla sua mano.
"Sei un emerito stronzo." sbuffò sedendosi a gambe incrociate accanto a lui. Tentava di sembrare infastidito, ma non poteva dirsi non soddisfatto. 
"Io ti ho detto di cercarli, non di farmi una sega." si difese l'altro. 
"Scommetto che alla fine i soldi non li avevo nemmeno e mi hai manipolato." 
Yoongi ridacchiò e si mise apposto i jeans, prima di tirare fuori un paio di banconote per restituirgliele. Jimin spalancò gli occhi: "Le avevi in tasca tutto questo tempo?! Gesù, quanto ti odio!" sembrava incredulo, incazzato e si sentiva stupido allo stesso tempo.
"Sei tu l'idiota." disse rimettendosi a sedere a sua volta. "Però sei stato bravo, pur essendo la prima volta che lo fai." gli passò la mano tra i capelli, scompigliandoglieli.
"Allora fissatelo bene in mente, perché non lo farò mai più." 
"Eh?" fu come se stesse cadendo dalle nuvole. "Perché?" 
"Fa schifo. Il tuo... amico, lì... è strano..."
Yoongi fece una smorfia: "È identico al tuo. Forse solo molto più grande."
Jimin gli diede uno scappellotto dietro la testa: "Idiota."
"Yah, è la verità!"
"Il mio pene non è piccolo!" gridò indignato. "Non si chiamerebbe Rex, altrimenti." 
Yoongi scoppiò a ridere, tenendosi la pancia con le mani e cadendo di nuovo sdraiato sull'erba: "Oddio... davvero? Hai chiamato Rex il tuo pene?" chiese divertito, asciugandosi le lacrime da sotto gli occhi. 
Jimin si tinse di un preoccupante color bordeaux e giocherellò nervosamente con i fili d'erba. 
"È un nome troppo banale." commentò dopo essersi calmato.
"In che senso?"
"Nel senso che è troppo banale."
"Sei illuminante a volte, guarda..." roteò gli occhi sarcastico. Yoongi rise e iniziò a torturare l'orlo della maglietta dell'altro: "Quello di Namjoon si chiama 'Grande Berta'." sussurrò mordendosi il labbro inferiore in modo sexy. "Sai, no? Il cannone della prima guerra mondiale... quello grande."
Jimin cominciò a ridacchiare e contagiò anche l'altro: "Davvero?" 
Lui annuì divertito: "Non so se corrisponda alla realtà, però."
"E non devi saperlo, infatti. Tu puoi controllare solo il mio."
"E questo chi lo dice?" Yoongi alzò un sopracciglio scherzando, ma Jimin non sembrò cogliere quel piccolo particolare.
"Lo dico io. Non voglio che guardi gli altri ragazzi." disse con il broncio. 
"Eppure il mio vicino di casa ha un sedere tanto sodo..." commentò pensieroso e Jimin s'incupì, corrugando la fronte. 
Yoongi lo guardò, mentre lui strappava triste dei fili d'erba, gettandoli poi di qua e di là con un sospiro. 
"Ehi, guarda che stavo scherzando..." lo avvertì cautamente, accarezzandogli la schiena. "Il tuo sedere è il migliore di tutti."
Jimin restò indifferente, continuando a svolgere quell'azione ripetitiva: strappare, buttare via, sospirare; strappare, buttare via, sospirare...
"Yah, davvero Jimin..." lo abbracciò da seduto, poggiando il mento sulla sua spalla. "Non so nemmeno se ce l'ho un vicino di casa. L'unica persona che noto sei tu." 
Lo vide abbozzare un sorriso: "E poi?" lo incitò ad andare avanti.
"E poi il nome 'Rex' gli si addice perfettamente. E non è affatto piccolo. Forse è anche più grande del mio. Forse. Non esageriamo."
Jimin soffocò una risata: "E...?" sembrava quasi impaziente.
Yoongi roteò gli occhi: "E... e ti amo da impazzire." sussurrò al suo orecchio stringendolo e Jimin sorrise, prima di voltarsi verso di lui per fondere le loro labbra insieme. Piegarono entrambi gli angoli della bocca e lo strinse dolcemente: "Ti amo anch'io." sussurrò Jimin felice, prima di sussultare.
"Che c'è?" chiese corrugando la fronte.
"Merda, ho dimenticato lo zaino a scuola!" si alzò repentinamente, sistemandosi la maglia.
"Dai, lo prendi domani..." 
"No, è importante!" ribatté convinto, afferrandogli la mano per trascinarlo via. 
"Ma sono solo dei libri di scuola..." quasi inciampò sul vialetto. "Da quando hai così tanta voglia di studiare?" 
"C'è una cosa che mi serve dentro." 
"Ovvero?" 
Jimin schivò la sua domanda aumentando il passo: "Se corriamo arriveremo prima."
Yoongi roteò gli occhi: "Io muoio se corriamo ancora." 
L'altro si lasciò scappare uno sbuffo e si fermò, prima di invitarlo a salire sulla propria schiena.
"Ma... sono pesante..." disse tingendosi di rosso. 
"Sali e basta!" insistette frettoloso. Yoongi si aggrappò timidamente alle sue spalle e gli cinse i fianchi con le gambe: "Ti ammazzi se corri..." gli sussurrò all'orecchio, aderendo con il proprio petto alla sua schiena. 
Jimin sbuffò di fatica, ma tenne duro e camminò velocemente verso la scuola. Si fermò solo all'entrata dell'edificio, dopo ripetute preghiere di lasciarlo andare da parte di Yoongi, accasciandosi contro il muro con un fiatone da far paura.
"Te l'avevo detto..." bisbigliò scendendo dalla sua schiena e guardandolo preoccupato al suo ansimare strozzato. "Va tutto bene?" domandò accarezzandogli i capelli, mentre lui si portava una mano alla bocca, con gli occhi chiusi. Jimin scosse la testa negativamente e tentò di aprire la porta di vetro, la quale però era chiusa dall'interno, quindi dovettero aspettare che il custode, con una lentezza esasperante, venisse ad aprire. 
Jimin si fiondò dentro barcollando e andò dritto verso l'aula delle punizioni, intanto che Yoongi lo seguiva assistendolo. Solo quando lo vide chino sulla cartella, quasi sul lastrico, capì il vero motivo di quei respiri quasi rarefatti e si diede dell'idiota: Jimin soffriva d'asma. Come cazzo era che non l'aveva mai notato? 
Il ragazzo agitò l'inalatore e, dopo aver tolto il tappo, premette la fiala, respirando. Yoongi si avvicinò e si accovacciò accanto a lui: "Stai bene ora?" gli chiese preoccupato, mentre gli accarezzava il dorso della mano con il pollice. Jimin annuì e guardò basso: "Scusa, non volevo che succedesse..."
"Sei stato stupido ed incosciente." lo riprese, autoritario.
"Grazie, eh..." lo guardò sarcastico.
"É la verità. Perché mi hai portato sulla schiena se sapevi che sarebbe successo?"
"Volevo essere veloce..." rispose a testa bassa, mentre lo sentiva sospirare.
"Forza, andiamo a casa." prese la sua mano, alzandosi in piedi.
"Aspetta!" lo fermò e frugò di nuovo tra le tasche della cartella. "La cosa importante non era l'inalatore." estrasse qualcosa e la nascose dietro la schiena. "L'ho comprato stamattina, per questo ce l'ho nello zaino."
"É un regalo?"
Jimin annuì: "Ormai stiamo insieme da tanti mesi e..." fece una pausa, nella quale si guardò attorno. "Beh, insomma... pensavo che dovremmo ufficializzare la nostra relazione." 
Yoongi restò in silenzio, perciò Jimin continuò a parlare, tirando fuori da dietro la schiena un piccolo cofanetto di velluto nero.
"Quindi... vuoi... vuoi diventare il mio fidanzato?" timidamente pronunciò quelle parole, tingendosi di un rosso scuro. 



Il mio spazietto: BOOM, BITCHES! Finalmente ho aggiornato, yuhu~ E sì, mi piace lasciare in sospeso la gente, ah-ah... E niente, come al solito non so che cavolo dire, quindi lasciamo spazio alle solite parole: FATEMI SAPERE COSA NE PENSAAAATE, MI FAREBBE UN SACCO PIACERE ♥ Chuuuu ~ *si inabissa nell'oceano* 

 
   
 
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