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Autore: Eliele    21/07/2015    1 recensioni
2005: Dopo aver sconfitto il Male Primordiale, Buffy e la sua banda sono nuovamente alle prese con le forze demoniache. Nuove Bocche dell’Inferno si sono aperte in tutto il mondo e le novelle Cacciatrici, giovani e inesperte, sono solo agli inizi del loro addestramento. Un’apparizione misteriosa avverte Buffy di un’imminente Apocalisse che porterà inevitabilmente alla distruzione della Stirpe delle Cacciatrici, Willow avverte una pericolosa scossa nel mondo magico, preludio di una grande distruzione, Xander assiste alla follia di alcune neo-Cacciatrici che si uccidono tra loro, apparentemente controllate da un oscuro figuro…
Oggi: Mi chiamo Lexie e questa è la mia storia. Di giorno lavoro in una grande compagnia di spedizioni e tento di gestire la mia problematica situazione familiare. Di notte divento qualcun altro. Sono un Cacciatore di Taglie e uccido demoni e affini. Metto in chiaro subito una cosa: non sono un’eroina. Non ho remore, sono spietata e porto sempre a termine il mio lavoro. Aspettate a giudicare. Non avete idea di che mondo sono costretta ad affrontare. La Prima Invasione ci ha dimezzato. La Seconda ci ha sterminato. Vivo in un mondo distrutto, affamato, dominato da forze ancora al di fuori della conoscenza umana...
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Buffy Anne Summers, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Willow Rosenberg, Xander Harris
Note: Lime, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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C’è solo fuoco. Le sue spire, di un colore giallo-rosso, lambiscono delle figure indistinte, dalle sembianze umane che squarciano il cielo con le loro urla ferite. C’è tanto sangue. Sull’erba. Sugli alberi. Sui fiori. Su di me. Una voce, familiare ma eterea, emerge dal caos.. Promettimelo… Promettimelo…

< Lexie vieni giù, i ragazzi devono andare a scuola! > lo strillo mi sveglia di soprassalto.

Picchio la nuca contro la testiera del letto soffocando un’imprecazione. Ho il cuore in gola, brividi gelati lungo il corpo e il pigiama è appiccicato alla mia pelle sudata. Cerco di scacciare dalla mente l’ennesimo incubo che ogni tanto perseguita il mio sonno e inizio a pensare alla solita ruotine che scandisce le mie ore diurne. Mi alzo e, tanto per migliorare il mio umore mattutino, mi guardo allo specchio. Due occhi di colore blu elettrico mi restituiscono lo sguardo, capelli neri corvini molto spettinati  fanno da contorno alla mia faccia pallida ancora assonnata e occhiaie profonde mi segnano il contorno degli occhi. Ok, addio autostima. Sto proprio uno schifo. L’orologio segna le 7.40 quindi sì sono decisamente in ritardo. Frugo nell’armadio e, nel mucchio informe che dovrebbe contenere l’agglomerato dei miei vestiti, pesco a caso un paio di jeans corti e una maglietta nera con un una spirale multicolore al centro, una delle mie preferite. Percorro il corridoio di corsa e mi fiondo verso il bagno. Ma un ragazzino allampanato mi supera di slancio e mi sbatte la porta in faccia.

 < Joey! > urlo infuriata.

Potrei tranquillamente rompere la serratura, aprire la porta e buttare fuori di peso la giovane peste che sta occupando il mio bagno ma questo non è il mio stile. Perlomeno non qui. Decido quindi di far colazione e scendo in salotto. Come al solito, è un disastro. Inciampo su mucchi di vestiti sparsi qua e là e quando raggiungo il tavolo devo lottare contro l’invasione di scatole di cibo e bottiglie vuote per accaparrarmi una tazza di cereali. Mentre mi godo il croccante bottino conquistato con fatica, la osservo. Gina è lì , accasciata su una delle tante sedie che avrebbero bisogno di una rivisitazione all’imbottitura sgualcita. È ubriaca già di prima mattina. Una volta aveva abbastanza autocontrollo su di sé da evitare le pesanti sbronze mattutine ma, ultimamente, è difficile che non si scoli almeno un bicchierozzo prima del sorgere dell’alba. Mi sorprende che sia riuscita, poco prima di crollare inerte sulla sedia, a sbraitare così forte. Mi preparo in fretta e furia, usando il pettine di riserva e sciacquandomi nel lavabo della cucina. Un paio di teste arruffate emergono dallo stipite della porta.

< Pronti per andare? > chiedo, cercando di infondere nella mia voce un pizzico di entusiasmo. Non funziona. Jane, un piccolo angioletto biondo di sei anni mi guarda assonnata, e Max mi fa un sorriso tirato e un po’ confuso. Mmmh a quanto pare devo ancora allenare ulteriormente la mia capacità di trasmettere entusiasmo nelle giovani menti fanciullesche. Max è l’ultimo arrivato. È qui da un paio di mesi. Non ha detto una sola parola da quando è stato recuperato. Non so quale sia la sua storia, ma di sicuro non prevede unicorni saltellanti e arcobaleni lucenti, come quelle di tutti noi del resto. Siamo i ragazzi della 107esima casa famiglia di Los Angeles. Io, Joey, Jane e Max. Joey viene dal riformatorio di Upper Street, sulla quattordicesima, così come Jane. Mentre il piccolo Max l’hanno trovato su una strada in periferia, raggomitolato in fondo a un cassonetto di immondizia, che piangeva impaurito. È un miracolo che siano stati gli Agenti Paritari a trovarlo prima di qualcun altro o di qualcosa di altro. Nessuno sa cosa gli sia successo o quanti anni abbia. Sappiamo solo che dopo un breve periodo in un orfanatrofio, è stato scelto per il Programma. Ogni anno pescano a caso alcuni ragazzini dai riformatori, dai penitenziari giovanili, dalle strade e inseriscono le povere piccole anime sbandate in una Casa Famiglia, per portarli sulla via della redenzione. Questa è la storia ufficiale.  In realtà si tratta soltanto di scaricare i ragazzini problematici al primo sconosciuto che passa, che però è abbastanza furbo da capire che gli assegni mensili possono essere piuttosto utili a migliorare la sua triste e penosa vita. Ovviamente non sono delle cifre esorbitanti, ma sono sufficienti per permettere una vita quanto meno dignitosa, difficile da trovare di questi tempi. Ma, chissà perché, nelle Case Famiglia è stato riscontrato un progressivo aumento di Affidatari totalmente sballati, o pieni fino al collo di debiti di gioco oppure sempre sbronzi, come nel caso di Gina. Ma per spiegare la difficile realtà in cui ci troviamo oggi, bisogna partire dall’inizio. Dal momento della Rottura, tutto è cambiato. Anni e anni fa la barriera intradimensionale tra i le realtà si è spezzata. Si sono riversati nel nostro mondo migliaia di mostri e di demoni di ogni genere e specie. Il Grande Male è arrivato, ha distrutto ogni briciolo di resistenza ed è scoppiato il caos. Esercito, militari, governo, forze di polizia, cittadini, tutti hanno cercato di contenere i danni combattendo  gli invasori con ogni mezzo, riuscendo a conquistare una situazione di stallo. Ma a causa della guerra prolungata, molte città sono state distrutte. Interi paesi sono stati rasi al suolo, insieme ai loro abitanti. Quando tutto sembrava perduto, loro sono arrivati. Pochissimi si sono presentati come salvatori  aiutando i pochi sopravvissuti a sterminare i mostri e a riportare l’ordine nelle poche comunità umane ancora rimaste in piedi. Altri hanno preferito ritirarsi nell’ombra allungando le loro radici malsane nei meandri delle città. Ma la maggior parte di loro si sono appropriati di interi Paesi, alleandosi con i demoni, istaurando una dittatura e uccidendo tutti coloro che si opponevano al loro governo. In breve hanno sedato le ultime rivolte e hanno istaurato un’alleanza con il mondo dei demoni o per meglio intenderci, hanno stabilito un rapporto gerarchico che prevedeva la loro suprema sovranità. Poi hanno stabilito le proprie leggi, e hanno preteso l’obbedienza incondizionata di demoni e umani. Insomma, in altre parole, ne hanno fatte di cotte e di crude. Ma si sa, come insegnano il mito e l’epica, gli Dei seguono solo i loro capricci.

 

 

Il Programma impone alcune regole, allegramente esposte nell’atrio di casa e pronte ad essere “ analizzate attentamente e studiate con perizia“da noi Affidati (cit. del nostro assistente sociale: Gary Linders, più comunemente noto come il Vecchio G. L. ). In sintesi ecco i principali “decreti inviolabili”:

1 )Rispettare il proprio Affidatario come una figura genitoriale (ehm questo punto non mi è proprio chiaro, Gina una figura genitoriale? Ma per favore…)

2) Frequentare la scuola senza riportare alcun debito a fine anno OPPURE (il maiuscolo non è mio, notate la serietà di questi tipi ) trovarsi un lavoro per supportare il difficile compito di mantenimento dell’Affidatario

3) Rispettare l’orario del coprifuoco imposto dal vostro Affidatario (che cosa si intende esattamente per coprifuoco? Le mie lacune scolastiche tendono a farsi sentire sempre più spesso ultimamente)

Se ti beccano a infrangere una di queste sommarie, sei fuori e ti guadagni un biglietto, questa volta di sola andata, per il Riformatorio. Se ti beccano. E con questo ho detto tutto.

Visto che sono in vena di esibire le mie conoscenze storiche, vorrei fare più chiarezza sulla situazione in cui i cittadini di Los Angeles si sono ritrovati dopo la Rottura. Con la Seconda Invasione gli Dei hanno preso il controllo praticamente di tutte le città del Nord America. Una volta conquistato il proprio pezzo di mondo, hanno fatto erigere statue e manifesti in loro onore (come ben si sa, gli Dei sanno essere piuttosto vanitosi e amano farsi idolatrare come figure divine, mmmh so che lo sono ma non è questo il punto). Comunque, ritornando alla storia, L.A. è stato un caso più unico che raro. In seguito alla Prima invasione, la città si è spaccata in tre parti (nord, sudest e sudovest) ognuna delle quali è stata reclamata da qualche tronfio buffone, la cui storia forse racconterò più avanti. Dopo pochi anni di governo, nei quali si sono susseguiti combattimenti per la conquista di ogni parte della città, gli pseudo-leader sono stati detronizzati da una figura misteriosa, apparsa alla giuda di un cavallo bianco, con una scintillante armatura color carbone e un elmo nero borchiato che non faceva intravedere nulla del volto al di sotto di esso (Jane ha molta fantasia ma è anche piuttosto brava a raccontare le storie ). Di questo strano tipo si sa poco o, meglio, praticamente nulla. Pare che nessuno l’abbia più visto dopo la prima, trionfante apparizione. Lui (o lei), conosciuto in città come il Solitario, è a capo di una sorta di Confraternita, formata da strani individui mascherati che difendono la città dalle rare incursioni di ribelli. Tutto questo è quello che si conosce di lui. Molti credono che sia un Dio, visto che al Secondo Arrivo è stato lasciato in pace. Altri credono che sia un demone dotato di poteri talmente grandi da intimidire persino gli Dei. Io penso che sia soltanto un tipo abbastanza furbo da sapere che ci sono molteplici mezzi per mantenere il potere e  l’intelligenza è il principale. Sotto il suo dominio, le leggi sono semplici e chiare: non si uccide, non si ruba, non si rompono i coglioni agli altri. Ogni mese, nel giorno del Riscatto, ogni umano deve versare diversi litri di sangue (maggiori o minori a seconda dell’età), per nutrire il popolo demoniaco. A questi ultimi è vietato uccidere gli umani o fare a loro cose malvagie come strappargli gli occhi o mangiargli un arto o cose del genere. Per favorire la convivenza umano-demoniaca è stato creato un corpo di Polizia Paritaria che è formata sia da componenti umani che demoniaci che si occupano di far rispettare le leggi. In questo modo umani e demoni hanno l’illusione di avere ancora un poco di controllo sulla propria vita. Si occupano loro dei crimini minori (furti, scazzottate, piccole faide mafiose…), mentre il sequestro e l’omicidio sono di competenza dei membri della Confraternita. I Confratelli si scomodano solo quando di tratta di possibili opere di ribelli.

Mentre porto i ragazzi a scuola penso che, nel ghetto in cui viviamo, il nostro piccolo nucleo di Affidati può  dichiararsi fortunato. I ragazzi possono studiare visto che una delle poche  scuole rimaste attive (e in piedi) in città è a 5 km dalla nostra via. E io ho un lavoro che ci permette di campare (o meglio due, ma il secondo non è proprio un lavoro come lo intende la maggioranza delle persone). Mi occupo di consegnare pacchi da una parte all’altra della città. È un lavoro meno noioso di quanto sembra e presenta divesi vantaggi: ad esempio, posso passare da Quartiere a Quartiere senza problemi, mentre la maggior parte dei lavoratori deve rimanere nella propria Zona. Penso che temano riunioni private in bunker segretissimi volti a reclutare anime propense ad atti ribelli, o qualcosa del genere. Ognuno deve rimanere nella propria Zona e a mezzanotte scatta il Coprifuoco per tutte le persone che non sono autorizzate a lavorare di notte. La nostra compagnia ha turni sia notturni che diurni, non chiedetemi perché, ma per me è meglio così.

< Lexie, siamo arrivati> la voce della piccola Jane mi riscuote dai miei pensieri. Spesso ho la testa tra le nuvole, ma visto quello che faccio, ogni tanto bisogna concedermelo. Lascio i piccoli davanti a quella che un tempo era una delle principali scuole di L.A. che ora si presenta come un edificio fatiscente di sette piani. L’intonaco dei muri è completamente andato e da qui si riescono a scorgere cartelloni sbrindellati e teste arruffate attraverso i pezzi di un muro ormai decadente. La Davis School, un tempo destinata all’istruzione dei rampolli di famiglie ricche, è diventata una scuola unitaria: ospita principalmente bambini delle elementari e i pochi ragazzi sopra i dieci anni che vanno ancora a scuola. Joey è uno di quelli. Nonostante sia una testa calda, la scuola gli è sempre andata a genio. Forse perché anche lui è molto intelligente. Tutta la sua stanza è piena di pezzi di metallo e di parti di ricambio arrugginite che Joey usa per costruire strane apparecchiature di cui non ho mai indagato il possibile uso.

Mentre mi allontano dalla scuola, i ragazzi mi salutano. Jane agita la manina, Max mi rivolge un mezzo sorriso e Joey mi fa una bella linguaccia. Tipico.

Ora è tempo di lavorare. Vado alla Jumpy House, il centro di controllo operativo della compagnia di spedizioni. Lì è sempre un caos. Tra pivellini incapaci di sistemare un pacco dietro la bici e le urla del capo che cerca rabbiosamente l’attenzione di qualche corriere, non sai dove girare la testa. Un ragazzone alto e muscoloso con una bici sottobraccio, mi chiama con un gran sorriso che, noto subito, non si scorge nei suoi brillanti occhi turchesi.

< Ehi Lexie! >

< Robbie! > gli vado incontro e ci abbracciamo. < quando sei tornato? > gli chiedo sorridendo.

< Stamattina! >

< Come sta? >

Gli sparisce il sorriso e lo sguardo si intristisce di colpo. Aveva chiesto una settimana di permesso per restare nella Zona Sud, dove il suo fratellino era rinchiuso in un ospedale governativo, sospettato di essere stato infettato da un virus soprannaturale. Non poteva lasciare la Zona fino ad accertamenti, ma prima che partisse non sembrava che fosse così grave.

Lo tiro in un angolo, per allontanarci da orecchie indesiderate.

< Che cosa è successo? > chiedo, temendo la sua risposta.

< Non ce l’ha fatta Lexie > la voce gli trema appena < lui non… l’ho visto… lui era… > Non trova le parole e quindi si zittisce. Lo stringo forte e lui sotterra il viso nella mia spalla. È rarissimo che si faccia vedere così, persino con me.

< Allora? Finito di lavorare scansafatiche? > Davanti a noi si trova il capo a braccia conserte che picchetta insistentemente il dito sul suo avambraccio. Al suono della sua voce Robbie si stacca di scatto da me e senza una parola va a prendere i suoi pacchi.

< Faccio io le tue consegne oggi> gli dico seguendolo a ruota e ignorando le proteste di “mancata educazione” del capo-

< No > replica lui con troppa fermezza < io ho bisogno di fare qualcosa, qualsiasi cosa >

< Va bene, sicuro > rispondo, stringendogli il braccio. Mentre si allontana si gira dalla mia parte, mi guarda e sillaba un “grazie”.

 La mia giornata prosegue tranquilla. Tra pacchi da consegnare, mance da ricevere e ragazzini da riportare a casa, è già sera. Ed ora sì che inizia il divertimento.

  
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