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Autore: cuffiette    21/07/2015    3 recensioni
Irene ha sedici anni, il sorriso sempre sulle labbra e un caratterino tutto pepe. Ma Irene ha anche un “F.R.P.” (fratello rompi palle ) e due amiche completamente folli, ha uno spiccato senso dell’umorismo e tanta voglia di vivere.
Tra i banchi di scuola, nei corridoi di un vecchio palazzo e per le vie di Firenze, Irene cerca di venire a capo di una storia destinata a non durare, di una storia destinata a non incominciare per niente: quella con il migliore amico di suo fratello
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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CAPITOLO 3 :Vendetta
 

Due settimane. Due fottute settimane dal “fattaccio” e ancora niente. Dopo le prime lacrime versate sulla maglietta di Sara, che tra le altre cose mi farà pagare il conto della lavanderia, perché “La sua maglietta di Armani è sacra”, sono giunta alla conclusione che Giorgio è un idiota. Ci conosciamo da una vita e se si comporta in questo modo evidentemente è perché di me non gli importa nulla, altrimenti avrebbe cercato di chiarire il malinteso, o al massimo avrebbe fatto finta di nulla per non rovinare il nostro rapporto. Di sicuro non si sarebbe comportato così.

Sabato mattina. Gennaio inoltrato. Freddo. Arrivati all’ultima di cinque ore di interrogazioni e compiti in classe, non ce la faccio più e decido di andare a prendere un tè alle macchinette, giusto per calmare i nervi. 

Il prof di inglese non è mai puntuale e rassicurata da questa consapevolezza, mi prendo tutto il tempo per sorseggiare il mio tè seduta sul banco delle bidelle. 

La porta del “Terzo D”, poco distante da dove mi sono appena seduta si apre di scatto e scopro che per una volta, per una sola fottutissima volta la fortuna è dalla mia parte. Balzo giù dal tavolinetto con un salto degno di Usain Bolt e mi dò una sistemata, specchiandomi nella finestra li acconto, giusto per essere sicura che sia tutto in ordine. Le guance rosse al punto giusto, i capelli castani che ricadono morbidi sulle spalle esili, i pantaloni stretti e la maglietta scollata che mettono in risalto quello che deve essere messo in risalto: sono perfetta. Petto in fuori, pancia in dentro e mi dirigo verso Giorgio che ignaro della mia presenza, si sta avviando svogliatamente verso la segreteria.

-Hei…Giò! Dove vai?-, domando tutta allegra, facendo finta che settimane di attrito e di saluti mancati non ci siano mai state.

Mi paro davanti a lui con le mani sui fianchi; sembro tanto mia madre quando parla con Andrea, tutta seria e impettita. Vorrei essere più naturale e rilassata, ma la tensione che si è accumulata tra di noi, in tutti questi giorni di silenzio, non me lo permette…Sara direbbe sicuramente che si tratta di “Tensione sessuale”!

Gli occhi di Giorgio sono sfuggenti, guardano ovunque tranne che me e l’aria scazzata che contraddistingue la sua faccia è quella di chi non vorrebbe trovarsi qui in questo momento; il suo atteggiamento mi ferisce, certo, ma al contempo mi da anche la grinta necessaria per affrontarlo a “muso duro”.

-Senti…lo so che sei arrabbiato con me per l’altra sera, ma invece di evitarmi avresti dovuto parlarmi. Ti avrei spiegato che è stata una cazzata enorm… -, non faccio in tempo a finire di parlare che lui stringe velocemente il mio braccio e mi spinge nel corridoio accanto, continuando a guardarsi intorno, neanche fosse un agente della C.I.A.

Giuro che il mio cuore manca un colpo quando si avvicina pericolosamente al mio volto.

-Tu sei pazza Irene, completamente pazza -, digrigna passandosi una mano nei capelli con rabbia, per poi continuare a fissarmi, - Andrea è il mio migliore amico, è la persona a cui tengo di più al mondo… Io non posso fargli questo … Non posso … Capisci? -, finisce di gesticolare e si allontana di scatto da me, come se la mia pelle bruciasse, come se solo in questo momento si stesse rendendo conto della veridicità delle sue parole. 

E io, in tutto ciò non sono ancora riuscita a guardarlo negli occhi, visto che il mio sguardo è fisso nel punto in cui lui continua a stringere il mio braccio.

-Giò, io davvero non so perché l’ho fatto … E ti chiedo scusa-, blatero non riuscendo a non tormentarmi le mani. Di certo non gli spiattellerò in faccia il mio continuo pensare a lui e alle sue labbra morbide, a lui e al suo corpo caldo.. Insomma, No!

-Lo so che per te è stato come tradire la fiducia di Andrea…-,continuo, senza pensare al fatto che lui neanche mi sta guardando, mentre io sono qui a corrodermi l’anima per sopprimere la voglia che ho di saltargli di nuovo al collo.

-… E… Non avrei mai dovuto farlo. Lo so! Ma ero completamente andata…-,specifico, rimarcando la mia poca lucidità. Mi mordo il labbro e non faccio caso al suo petto che si fa sempre più vicino al mio,- …E se tu ora mi perdoni io ti giuro che… -

Il “non succederà più” mi è rimasto in gola, perché senza che io possa oppormi o ribellarmi a questa vicinanza improvvisa le labbra di Giorgio sono sulle mie, prepotenti e affamate. Dopo i primi secondi di esitazione, al di fuori di ogni mia aspettativa… lo assecondo! Schiudo le labbra e mi faccio trasportare dalla sua foga, dalla sua lingua a momenti lenta, a momenti vorace che saggia e stuzzica la mia, dalle sue mani che corrono veloci a stringermi i fianchi, dal suo sguardo famelico … Sono completamente in balia di tutto ciò. Le mie braccia si muovono da sole…Vanno ad allacciarsi al suo collo, e mentre affondo le mani nei suoi capelli morbidi… Sorrido. Mannaggia a me, non riesco a non sorridere, anzi …Peggio, l’unica cosa a cui riesco a pensare è a quanto mi sono mancate queste braccia possenti e queste labbra che ho sfiorato una sola volta e di sfuggita… Queste labbra che ora stanno saggiando le mie, e che sono sicura non riuscirò a dimenticare tanto facilmente. 

Come è possibile che un bacio sia in grado di scatenare tutto ciò?

Quelli che a me sono sembrati pochi secondi devono essersi trasformati in minuti perché a farci allontanare immediatamente è una porta che si apre poco più in la: è suonata la campanella dell’ultima ora.

Quando trovo il coraggio di guardarlo negli occhi mi sento morire, ho la gola secca e le mani sudate; i miei capelli devono essere in uno stato a dir poco pietoso e non oso immaginare come possono essere ridotti i miei occhi… ma anche se mi giocherò la reputazione, non lo lascerò andare via per ignorarmi ancora.

-Giò ma che cavolo? …. -, provo a ribellarmi, ma mi tappa immediatamente la bocca con la sua mano e quando mi guarda di nuovo dritto negli occhi, riconosco il ghigno divertito che mi riservava da piccolo, quando faceva qualcosa contro le regole.

-Ora …siamo pari! -

E senza lasciarmi il tempo di aggiungere altro sparisce nella sua classe. 

Ora siamo pari? Cosa era quella, una vendetta forse?

 

————

Sono fermamente convinta del fatto che non mi metterà più le mani addosso. Non gli permetterò più di fare ciò che vuole con il mio corpo. Oggi non mi ha degnata di uno sguardo, non una battuta, non un sorriso. Niente. Prima di ingarbugliarmi in questa situazione, almeno ero sicura di piacergli, voglio dire, mi dava attenzioni, mi faceva sentire desiderata, lo capivo che cercava di mettersi in mostra ai miei occhi. 

L’ascensore non vuole salire oggi, sono quasi sul punto di mollare la presa e di decidermi a fare le scale, quando il portone cigola e Andrea è davanti a me.

Indifferenza, devo usare l’arma dell’indifferenza. Mi volto dall’altra parte e aspetto che mi superi, visto che non ho intenzione di rivolgergli parola. 

Sento il rumore tipico delle chiavi che tintinnano, conscia del fatto che Andrea ha fermato la sua marcia e se ne sta fermo dietrodi me con le chiavi in mano.

-Come stai oggi? -, chiede con naturalezze..

La mia mascella potrebbe toccare a terra tanto sono sorpresa sia stato lui a rivolgermi parola, ma non gli do la soddisfazione di rispondergli, penserebbe sicuramente che è libero di parlarmi o ignorarmi quando gli pare e piace.

-Guarda che se ti giri e mi guardi negli occhi non ti mangio mica…-, soffia a mezza bocca.

E’ proprio questo che non sopporto di lui: la vulnerabilità. 

Un secondo è irruento e menefreghista, l’attimo dopo riesce a prendermi come solo lui sa fare; è instabile. Mio malgrado mi volto e lo guardo negli occhi verdognoli uguali a quelli di sua sorella, che guizzano fino alle mie gambe lasciate scoperte dalla gonna volutamente troppo corta. Maledizione a lui…  e maledizione a me che sto ancora qui a dannarmi l’anima per lui.

-Pensavo non avessi più intenzione di parlarmi … -,snocciolo.

Mi mordo la lingua subito dopo aver aperto bocca. Non dovrei farmi vedere così remissiva. 

Andrea si avvicina a me in modo quasi impercettibile e mentre il mio cervello non fa che pensare “ti prego stammi lontano”, ogni fibra del mio corpo desidera un contatto con il suo. 

Ancora dannazione.

-Veramente pensavo fossi troppo occupata!… Per parlare con me intendo. E’ stata una bella serata quella di sabato? - 

Il guizzo che noto nei suoi occhi non mi piace per niente. Sul suo volto c’è quell’espressione, quella di chi vuole allontanarsi il prima possibile, quella di chi si è già pentito di essersi fatto vedere così interessato a me.

-Cosa vorresti dire?- 

-Esattamente quello che ho detto. Con quanti sei andata a letto questo sabato? -

Ed eccolo il secchio di acqua gelata dritto sulla faccia. Eccola la triste verità, eccolo il motivo per cui si vergogna tanto di farsi vedere insieme a me.

- Con te non di sicuro-, sputo velenosa per poi voltarmi immediatamente, pronta a sparire dalla sua vista.

Ovviamente ogni mio tentativo risulta vano, visto che neanche dopo due passi lui mi afferra per il braccio.

-Finiscila con le solite sceneggiate. Chi era il tipo con cui sei tornata a casa?-

-Cosa te ne frega?- quasi gli urlo in faccia.

Maledizione, io posso fare quello che voglio. Lui non è nessuno per me, e non gli devo alcun tipo di spiegazione. 

Mi scrollo velocemente dalla sua stretta e esco dal portone, prima che i sentimenti abbiano la meglio sul mio amor proprio e sul mio orgoglio

————

 

Che Andrea abbia una storia con qualcuna, è cosa certa.

Per quanto mi riguarda provo solo tanta compassione per la poveretta, anche se forse dovrei dirle due cosine su quando può e su quando non può farlo tornare a casa incazzato nero. 

Oggi per esempio è una di quelle giornate in cui avrei preferito avere un fratello gioviale e pronto a pulire la casa al posto mio, ma mene ritrovo uno che “sputa fuoco” invece di parlare, quindi oltre alla disastrosa conversazione con Giorgio ora devo sorbettarmi anche un odioso babbeo che gira per casa urlando a destra e a manca. 

L’unico modo di consolarmi è quello di attaccarmi alla cornetta in cerca di qualche amica che voglia ancora palare con me. Sara non risponde, Nicole è dal veterinario con i suoi numerosi cani e io non ho certo intenzione di farmi trascinare in quel luogo puzzolente, quindi la mia ultima spiaggia è Cate. Al decimo squillo, quando sto per riagganciare, finalmente la mia amica risponde al telefono.

“Irissss tesoro” 

Già dal fatto che la sua voce è almeno di un ottava superiore ai toni che dovrebbero essere legali, suppongo sia impegnata. 

“Stavo per chiamarti io!” 

La sento allontanarsi da un gruppo di voci acute quanto la sua, mentre rimango silenziosamente in attesa. 

“Devi venire i-m-m-e-d-i-a-t-a-m-e-n-t-e al Mastro” il tono sommesso, e il fare furtivo attirano tutte le miei attenzioni, ma il mio malumore o il mio “mal d’amore” come lo ha simpaticamente ribattezzato Nicole, prevale ugualmente sulla voglia che ho di uscire di casa.

“No Cate non sono in vena! Anzi devo raccontarti cosa è succ..” le parole mi muoiono in gola, visto che il risolino eccitato che sento in sottofondo non è di certo il suo, “ma Cate … con chi sei al Mastro?”, un tonfo secco e poi più nulla. La linea è caduta e io mene sto impalata con il cellulare in mano senza riuscire a decidere cosa fare. Non può mica esserle successo qualcosa… però la voce in sottofondo era maschile, o andiamo, magari è solo impegnata! Mannaggia a me e a tutte le pippe mentali che mi faccio. Provo a accendere la tv, giusto per distrarmi, mentre continuo a pensare che magari Cate ha semplicemente il cellulare scarico. Passa mezzora e non resisto più; cedo alla mia ansia perenne, mi vesto, un filo di lucidalabbra e infilo il portone di casa.

 

Firenze a gennaio non è troppo fredda, ma per arrivare al Mastro impiego più di dieci minuti a piedi, quindi il naso rosso e i piedi congelati non meli risparmia nessuno. 

Per essere sabato pomeriggio non è neanche troppo pieno, anzi, riesco a trovare subito la mia amica che appena mi vede inizia a sbracciarsi nella mia direzione. Ovviamente non avevo motivo di preoccuparmi, visto che Cate è tutta in tera anche se non in ottimo stato. 

Poi lo vedo: Michele Andreoli in tutto il suo splendore. Il giubbetto di pelle che gli conferisce quell’aria così misteriosa e i capelli che sembrano urlare “mi sono appena alzato dal letto” rendono il tutto molto più affascinante. Cate mi salta praticamente addosso e quando mi schiocca un bacio umidiccio sulla guancia, finalmente riesco a capire il motivo di tata euforia. 

Evidentemente Andrea non è l’unico in grado di ubriacarsi alle quattro del pomeriggio.

-Allora? Ho fatto bene a chiamarti? Il tuo amore è lì. Fatti sotto sorella! -, e io non posso fare a meno di scoppiare a ridere davanti a cotanta euforia, - Cate abbassa la voce santo cielo!-, urlo perentoria anche se non riesco a restare seria… cosa che la mia amica scambia per accondiscendenza a quanto sembra, perché mi molla da sola e scappa verso un tizio mai visto in vita mia.

In effetti lei è a conoscenza della cotta segreta che ho per il figo sopracitato, ma da un paio di settimane a questa parte, nella mia testa frulla un solo nome. Chissà poi quale.

Mi siedo tranquilla insieme al resto del gruppo, la maggior parte della mia classe, o comunque della mia scuola, quindi gente a me nota. 

-Ire mi accompagni a fumare? -. 

Daniele è la seconda persona dopo Cate con cui ho legato fin da subito in classe, perché a differenza della maggior parte dei ragazzi che conosco, ragiona prima con il cervello e poi con… la cosa che ha tra le gambe. 

Una volta fuori dal locale, mentre mi passa l’accendino, spostando appena la testa noto Michele a qualche metro di distanza, e il criceto che fa girare la ruota del mio cervello inizia a correre. 

Non mi vuole? Bene, che si fotta pure, io mi guardo intorno.

Senza pudore, sussurro a Daniele di nascondere l’accendino e mi avvicino con passo sicuro al gruppetto con cui sta parlando Michele. 

-Mik hai da accedere?-.

Oddio che voce da gatta morta!

Ovviamente il mio sguardo è solo per lui, che consapevole di ogni cosa mi porge l’accendino giallo canarino con tanto di sorriso sornione.

-Dove l’hai lasciato tuo fratello oggi? - il sorriso che mi rivolge è aperto e sfrontato, come lui del resto. Anche Daniele si avvicina a noi, scuotendo la testa. Questo ragazzo è talmente sveglio che ha capito al volo il mio giochetto,- oggi il testimone l’ha passato a me. Quindi giù le mani amico -, Michele scoppia in una fragorosa risata, -E pensare che ti facevo una tipa sveglia… “Iris” - 

Dire che la mia bocca si è spalancata sarebbe un eufemismo. Boccheggio sconcertata prima di riuscire a riprendermi, -Ma tu cosa ne sai di… di “Iris”? - 

Evidentemente devo essere davvero divertente oggi, oppure ho la patta dei jeans aperta, visto che per la terza volta nel giro di due minuti mi guarda … e ride. Cosa ci sarà tanto da ridere poi non lo so.

-Diciamo che oggi Cate era in vena di confidenze …-, mi risponde sogghignando e l’allusione e la malizia che leggo nel suo sguardo non mi piacciono per niente. Vuoi vedere che quella cretina…? Ma certo! Ubriaca come è avrà spifferato sicuramente tutto. Senza volerlo avvampo e le mie guance molto probabilmente stanno assumendo tonalità sempre più accese di rosso. Io la uccido. Quando la becco la faccio fuori.

-Non esaltarti troppo mio caro Mik -, riesco a riprendermi in calcio d’angolo, -Sei stato la cottarella innocente del primo anno di liceo. Cosa ci vuoi fare …  Le novelline si lasciano impressionare così facilmente… -, concludo soddisfatta per la mia uscita intelligente. Riesco perfino a fargli la linguaccia e a sembrare, ripeto, “sembrare” indifferente a tutta questa situazione al quanto imbarazzante. Daniele nel frattempo, invece di restare al mio fianco e farmi da sostegno morale, mi ha piantata in asso per andare a fare il provolone con una delle amiche di Michele.

-Vedi? Lui si che ci sa fare con le ragazze… -,azzardo; la mia dovrebbe essere una battuta sarcastica per sdrammatizzare il tutto ma quando Michele mi guarda con stupore mi rendo conto di aver appena fatto una tremenda gaffe.

Avvallo immediatamente e ricomincio a balbettare, -Io non intendevo… ,cioè non alludevo mica a te… -

Non so più dove sbattere la testa. L’unica soluzione allettante sarebbe la fuga, ma non voglio sembrare più pazza di quanto non sembri già. 

A stupirmi però non è la mia capacità di tenergli testa, ma la sua ennesima risata, risata che tra le altre cose riesce a scombussolarmi. Quanto cazzo può essere figa una persona? Anzi rettifico, quanto cazzo può essere figo Michele Andreoli?

Punta i suoi meravigliosi occhioni nei miei e si appoggia al muro.

-Dici che azzarderei troppo se ti offrissi una birra?-,mi domanda a bruciapelo.

E io, al di fuori di ogni aspettativa, boccheggio. 

Boccheggio.

Cosacosacosa? Irene, ma cosa diavolo stai aspettando? La tua cotta epocale mostra un qualche minimo interesse nei tuoi confronti anche se ti sei appena umiliata irrimediabilmente ai suoi occhi, e tu … Titubi? 

Non potevi chiedermelo una settimana fa, di prendere questa maledetta birra, razza di idiota? 

L’unica ragione per cui mi sono convinta a venire al Mastro questo pomeriggio, oltre che l’ansia per quella sciroccata di Cate, è per Giorgio. Speravo di incontrarlo, lo ammetto.

E’ masochismo lo so, ma sento ancora il suo sapore sulle labbra e se mi concentro riesco a percepire ancora i suoi addominali sfiorati dai miei polpastrelli… 

Irene svegliati!  Smetti di pensare a un idiota che non è neanche in grado di capire una ragazza e fatti offrire una fottuta birra da questo figo pazzesco.

-Direi che più dell’osso del collo rotto … Non puoi rischiare…- 

 

 

Bene! Siamo ufficialmente arrivati a tre!

Ciao a tutti prima di tutto, e ancora grazie per le recensioni che mi fate avere, perché riempiono il mio cuoricino di gioia :)

Grazie alle 5 persone che hanno aggiunto la storia tra le preferite e alle 15 che la hanno aggiunta tra le seguite… Grazie! Perché anche i lettori silenziosi danno soddisfazioni!

Passando al capitolo… non mi uccidete!!! Spero che riusciate a capire il punto di vista del nostro Andrea, anche se può sembrare esagerato, ma ricordatevi che ancora non conoscete tutta la storia. Che dire invece di Giorgio? Anche in questo caso mancano ancora dei tasselli per riuscire a capire appieno il suo senso di protezione verso Irene e il suo attaccamento ad Andrea, quindi sarà tutto più chiaro andando avanti.

Per quanto riguarda la ragazza misteriosa di Andrea… avete qualche idea? Mi piacerebbe conoscere le vostre supposizioni… quindi osate XD

Credo di aver detto tutto, anche se usando troppe parole, quindi…

Baci zuccherosi !

Cuffiette.

  
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