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Autore: riccardoIII    21/07/2015    7 recensioni
Questa è la storia di Sirius Black, dei Malandrini, di una generazione cresciuta nella guerra e che ha fatto la guerra. Questa è la storia di un bambino che diventa uomo, passo dopo passo, scelta dopo scelta, fino ad arrivare a un momento della sua vita in cui tutto cambierà, per l'ennesima volta, quella più importante. Fino a giungere alla Chiave di Volta.
"-Sirius Black, è un piacere conoscerti-
-Io sono James, e non credo che i cognomi siano importanti, tantomeno tra amici; e dimentica pure tutte quelle manfrine. Non sono mica tuo nonno, io-
Sirius sghignazzò apertamente sedendosi di fronte a lui.
-E così, io e te saremmo amici?-
-Io e te, mio caro Sirius, saremo amici. Me lo sento che sei un tipo forte-"
Rating e avvertimenti sono relativi a scene di maltrattamento di minore e di guerra.
I personaggi appartengono a J. K. Rowling; scrivo senza scopo di lucro.
Genere: Angst, Generale, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Charlus Potter, Dorea Black, Famiglia Black, I Malandrini, Ordine della Fenice | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La Chiave di Volta - Other Voices'
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Prima, aveva pensato che avrebbero potuto affrontare qualunque problema se fossero stati insieme.

La sua reclusione non venne interrotta. Non rivide i suoi genitori fino al giorno della partenza, quando suo padre lo accompagnò al binario senza rivolgergli la parola, come quando era venuto a prenderlo.

Fu così che Sirius tornò a scuola e ritrovò James, che gli aveva tenuto compagnia durante la sua prigionia, Remus e Peter. La loro routine ricominciò, fatta di lezioni, poco studio, molto divertimento e diverse punizioni. Remus continuò a sparire di tanto in tanto e le sue scuse cominciarono ad essere sempre più insoddisfacenti, man mano che la loro conoscenza si faceva più profonda. Sirius imparò a leggerlo, a studiare i suoi movimenti e i cambiamenti nelle sue iridi ambrate. Più tempo passava con lui e gli altri, più si convinceva che qualcosa fosse sbagliato: il modo in cui le sue mani si stringevano e i suoi gesti diventavano più scattanti, quando li informava che sarebbe partito presto per tornare a casa un paio di giorni; la luce strana, lontana e malinconica, che prendeva possesso dei suoi occhi mentre li puntava a terra quando dava loro spiegazioni. E poi, la sua debolezza prima e dopo le partenze, le occhiaie pesanti, i mugolii addolorati che provenivano dal letto del ragazzo di notte, quando credeva che gli altri fossero addormentati.  Guardava James, in quei momenti, e lo vedeva preoccupato. Anche lui doveva essersi reso conto che qualcosa non andava; anche Peter sembrava sempre molto dispiaciuto per il loro amico così sfortunato. Ma non potevano fare nulla per lui, se non fingere di accontentarsi delle storie che raccontava loro e approfittare delle sue assenza per confabulare e cercare di capire cosa stesse succedendo.

Sirius aveva scritto ad Andromeda, appena tornato a scuola, per farle i suoi migliori auguri. Da allora avevano intrattenuto una fitta rete di corrispondenza e il ragazzo si era ritrovato a vedere in lei un punto cardine della sua vita. Al contrario, le missive di Regulus divennero sempre più sporadiche e brevi; dopo la lettera che James gli aveva spedito per lui, suo fratello aveva aspettato che fosse ritornato a scuola prima di scrivergli. Sirius cercava sempre di essere divertente, gli spediva lettere chilometriche in cui gli raccontava tutto ciò che gli accadeva, ma Regulus non sembrava manifestare il suo stesso entusiasmo. Il maggiore non sapeva se fosse controllato e non potesse dilungarsi di più, oppure se i suoi genitori fossero seriamente riusciti a incrinare il loro rapporto, inculcando in lui le loro convinzioni e mettendoglielo contro. Tutto ciò gli metteva addosso una strana inquietudine: più il ritorno a casa si avvicinava, più Sirius si sentiva agitato all’idea di passare tre mesi con i suoi genitori ed al contempo eccitato perché avrebbe potuto avere la possibilità di parlare con suo fratello guardandolo finalmente negli occhi.

Infine, gli esami di fine anno arrivarono e i ragazzi si ritrovarono ogni pomeriggio sotto un albero del parco a studiare insieme, più che altro per aiutare Peter a riparare alle sue difficoltà. Per gli altri tre la questione era diversa: il talento naturale sopperiva la mancanza di volontà di James e Sirius, e Remus non perdeva mai l’occasione di leggere un libro sui programmi più avanzati, avendo già finito di studiare tutti quelli del primo anno.
Alla fine, tutti e quattro riuscirono a cavarsela egregiamente, pur con qualche piccolo problemino che tuttavia non stroncò il loro entusiasmo. Si ritrovarono a preparare i loro bauli molto prima di quanto avrebbero voluto e una mattina soleggiata salirono sul treno per tornare a Londra. Il viaggio fu identico a quello che aveva preceduto il Natale: James era preoccupato per Sirius, Sirius non voleva parlare dei suoi, Remus cercava di far rilassare gli animi e Peter offriva dolci per tirare su i morali. Non si promisero lettere o incontri, tutti sapevano che per Sirius sarebbe stato impossibile mantenere la parola. Si salutarono dicendosi che si sarebbero rivisti a settembre, e il cuore del ragazzo si strinse quando vide i suoi tre amici precederlo e dirigersi dai rispettivi genitori, che li attendevano a braccia aperte. Ancora una volta ad aspettare lui c’era il gelido Orion.
Sicuramente, l’accoglienza in casa fu meno traumatica della volta precedente. Non venne picchiato o maledetto, soltanto mandato in camera sua. All’ora di cena venne chiamato da Kreacher e scese in sala, trovandosi davanti i suoi genitori e Regulus. I suoi occhi brillarono quando vide il fratello, ma lui non incrociò il suo sguardo. Venne invitato freddamente a sedere da sua madre e lui prese posto senza un fiato. I suoi genitori condussero la conversazione tra loro due e Regulus, ma Sirius non venne mai coinvolto o nominato. In presenza dei suoi non gli era permesso parlare senza essere invitato, così cercò di sopportare quella assurda scenetta senza dimostrare la sua furia. Finita la cena, suo fratello venne mandato in camera sua, scortato dall’elfo a cui fu ordinato di chiuderlo dentro e impedire che origliasse. In quel momento, Sirius seppe che il peggio stava arrivando.
-Ho ragione di credere, ragazzo, che tu non sia ancora ritornato in te-
Sirius guardò suo padre negli occhi, grigio nell’azzurro, e rispose senza tentennamenti.
-Non ho niente di diverso da dire di ciò che avete ascoltato qualche mese fa-
Sua madre era furiosa e le sua mani tremavano; pensò che molto presto sarebbe arrivato il dolore, ma Orion precedette sua moglie.
-Allora, le cose non saranno diverse dall’ultima volta che sei stato qui. Starai chiuso in camera tua, i tuoi averi saranno requisiti e la tua corrispondenza intercettata. L’unica differenza è che lascerai la tua stanza per i pasti, che condividerai con noi senza parlare a meno che tu non venga espressamente invitato a farlo. Non incontrerai tuo fratello se non in nostra presenza e non ti sarà permesso parlare con lui, inviargli messaggi o contattarlo in qualunque modo. Fino a quando vivrai in questa casa e ti ostinerai a non onorarla, le condizioni non cambieranno-
Sirius non si scompose.
-E se per caso io contravvenissi ai vostri ordini, cosa accadrebbe?-
Suo padre si erse in tutta la sua altezza e i suoi occhi vibrarono di collera potente. Ne rimase quasi impressionato.
-Sirius, non tollererò nessuno sgarro da parte tua. Il dolore che hai provato l’ultima volta che abbiamo discusso sarebbe una carezza, in confronto-
A quel punto non riuscì più a trattenersi: rise.
-Allora sono felice, padre, che tu mi abbia Cruciato quel giorno, perché quella è stata l’unica carezza che tu mi abbia mai fatto in tutta la tua vita-
Non attese di essere congedato, voltò le spalle e salì nella sua camera, dove si barricò.

E la sua estate passò così, tra chiacchierate sibilate allo specchio con James, tentativi di infilare pezzi di pergamena riempiti di parole sotto la porta Imperturbata di suo fratello, pranzi e cene in cui non parlò e molta rabbia. Quando entrava nella sala da pranzo Regulus era sempre già presente, e la lasciava solo dopo che lui era già stato mandato via; si arrese all’evidenza di essere convocato per ultimo e congedato per primo per scongiurare incontri nei corridoi.
Un paio di volte si rivolse a lui durante i pasti, senza averne avuto il permesso. Regulus non lo guardava mai, così si decise a raccogliere il suo coraggio e urlargli contro, per costringerlo ad alzare lo sguardo. Lui non lo fece nemmeno allora, e Sirius si ritrovò ad essere spedito in camera sua. In quei i casi, suo padre lo raggiunse per punirlo solo dopo che l’arrosto fu consumato e la cena conclusa col Whisky Incendiario. Ormai, per la sua famiglia non valeva nemmeno la pena di far freddare il cibo.
Se non fosse stato per James, che rinunciava a divertirsi e al sonno notturno per ascoltare le sue frustrazioni ed aiutarlo, probabilmente sarebbe impazzito. Non gli aveva detto, al ritorno dalla vacanze natalizie, che i suoi genitori avevano usato su di lui una Maledizione Senza Perdono, e non glielo disse nemmeno allora, quando suo padre punì severamente la sua disobbedienza dopo aver insonorizzato la sua stanza, in modo che Regulus non sentisse le urla. Non che Sirius avesse davvero voluto urlare: si era morso le labbra a sangue, ma non era riuscito a trattenersi. In confronto, il dolore che la bacchetta di suo padre aveva provocato in lui quella sera di dicembre era veramente una carezza, ma la cosa che spaventava Sirius era avere la bruciante certezza che quello non fosse il massimo, che se avesse voluto avrebbe potuto fargli più male. Suo padre sapeva che lui era certo che potesse farlo soffrire di più, e il ragazzo era sicuro che questa fosse solo un’altra piccola tortura tutta per lui.

Ma anche quei tre infernali mesi finirono e finalmente il primo settembre arrivò. Partirono tutti e quattro per King’s Cross, senza che i suoi genitori lo degnassero della minima attenzione. Erano tutti impegnati a raccomandarsi con Regulus, a dirgli quanto fossero orgogliosi di lui. Apparentemente, Sirius aveva per loro la stessa importanza del suo gufo. Sapeva che se avesse provato ad andarsene senza il loro consenso non l’avrebbero presa troppo bene, ma in fondo non li avrebbe rivisti prima di qualche mese e lui aveva davvero, davvero voglia di rivedere i suoi amici e di fuggire da quell’incubo. Mentre loro due parlavano col loro pupillo, prese in mano il suo baule e si precipitò sul treno prima che potessero fermarlo.
Cominciò a percorrere i vagoni, cercando i volti dei suoi amici e salutando qualcuno che conosceva con parecchio entusiasmo. L’adrenalina correva nelle sue vene: stava tornando a Casa, con Remus, e Peter, e James. Sarebbe stato di nuovo magnifico, tutto così perfetto, pieno di scherzi, senza gabbie e senza catene. Sarebbe stato Sirius, di nuovo.
Mentre esultava nella sua testa non si accorse che qualcuno stava salendo sulla carrozza, così gli finì addosso. Fu così che si ritrovò ad insultare il nuovo venuto, prima di rendersi conto che quello aveva capelli neri sparati in ogni direzione e un paio di occhiali che gli erano finiti di traverso sulla faccia.
-Dovevi proprio avere voglia di vedermi, eh, Sir?-
Sirius rise, rise di una risata liberatoria e felice. Erano lì, erano insieme finalmente, era fuori da quella squallida casa oscura e piena di fronzoli inutili.
-Si, Jamie, hai proprio ragione-
L’uso del nomignolo del ragazzo smorzò la dolcezza della frase e i due presero a scambiarsi pugni giocosi mentre cercavano uno scompartimento, in attesa di Remus e Peter.
Fu un viaggio sereno. Sirius abbracciò i suoi amici e si fece raccontare nel dettaglio le loro vacanze, ma glissò sugli aspetti più truci delle proprie. Mangiarono dolci, si presero in giro, Remus raccontò del fantasioso modo con cui si era procurato una nuova cicatrice che si estendeva dall sopracciglio sinistro fino alla tempia (la giustificò come un graffio fattogli dagli artigli del gufo impazzito di Peter) e passarono a salutarli un paio delle ragazze del loro anno, la McDonald e la Evans. Quest’ultima era sempre un po’ sospettosa nei loro confronti ed evidentemente aveva ragione di esserlo: James non riuscì proprio a trattenersi dal chiederle, provocando in quasi tutti uno scroscio di risate, dove avesse lasciato il suo cagnolino Mocciosus, così lei se ne andò indispettita dopo averlo offeso, con una ridacchiante Mary alle calcagna.
Quando stava per calare il buio, Sirius prese una decisione su cui si arrovellava fin dalla partenza. Dicendo che aveva bisogno del bagno, salutò i tre e si diresse verso la testa del treno. Sapeva dove trovarlo: nello scompartimento che avrebbe occupato lui l’anno prima se solo non fosse stato il solito ribelle. Quando arrivò, la porta era chiusa. Bussò e poi aprì, ritrovandosi davanti cinque Serpeverde e un ragazzino non ancora Smistato. Ovviamente, i suoi occhi si puntarono su di lui, che pareva abbastanza sorpreso di vederselo comparire davanti, ed anche piuttosto impaurito.
-Scusa, Regulus, potrei parlarti un momento in privato?-
-Regulus, non puoi lasciare questo scompartimento-
Sirius si voltò verso Narcissa, che aveva parlato, con un sorriso strafottente sulle labbra.
-Bene, cugina, allora basterà che tu e i tuoi amici usciate di qui-
-Non osare, piccolo traditore, dare ordini a noi!- sputò uno dei ragazzi, Rabastan Lestrange, alzandosi in piedi e sfoderando la bacchetta.
-No, Rabastan, non è necessario usare questi modi bruschi. Sirius, perché non ti siedi con noi? Magari un po’ di buona compagnia ti riporterà lì dove dovresti stare: al tuo posto, tra i Purosangue del tuo rango. Prendi esempio dal tuo fratellino: è stato un perfetto compagno di viaggio e sono certo che sarà un perfetto compagno di Casa e un onore per la vostra famiglia-
Ovviamente, a parlare era stato Lucius Malfoy, con la sua spilla da Caposcuola perfettamente appuntata sulla divisa impeccabile. Le sue battute subdole non scossero Sirius più di quanto l’avesse fatto la bacchetta di Rabastan: dubitava che chiunque di loro potesse essere peggio di suo padre.
-Sono certo, Lucius, che Regulus farà onore al nome che porta qualunque sia il suo destino. Mi piacerebbe molto restare a discutere di questi argomenti con voi, ma vorrei parlare con mio fratello. Regulus?-
Si girò di nuovo verso di lui, dopo aver visto l’espressione di scherno di Malfoy congelarsi sul suo volto e i lineamenti di Narcissa tendersi in maniera quasi spastica, mentre la sua mano afferrava quella del biondo, già suo promesso sposo.
Regulus lo guardò negli occhi per la prima volta dopo esattamente un anno, e il cuore di Sirius perse un battito. Nel suo sguardo lesse indecisione, paura, rammarico, vergogna. Sapeva che se lui non si fosse alzato in quel momento, qualcosa si sarebbe definitivamente rotto. Dopo le lettere rare e scarne, dopo quelle vacanze che si erano portate dietro i silenzi e le reticenze nei suoi confronti insieme all’accondiscendenza verso i loro genitori, aveva capito che lui si stava arrendendo al loro volere. Aveva capito che stava perdendo Regulus. Voleva parlargli, dirgli che a lui non importava in che Casa sarebbe finito, che anche se fosse stato un Serpeverde non doveva cambiare nulla tra loro. Che almeno a scuola avrebbero potuto stare insieme senza problemi, che avrebbero combattuto insieme quelli che volevano allontanarli. Che lui non avrebbe voluto, mai, abbandonarlo, che i loro genitori gli avevano impedito qualunque contatto e non era stata colpa sua, che non voleva lasciarlo indietro. Cercò di imprimere tutti questi sentimenti in uno sguardo, ma non seppe mai se ci fosse riuscito.
-Scusami, Sirius, ma ormai siamo quasi arrivati e devo indossare la mia divisa. Ti ringrazio per essere passato a salutarmi-
In quel momento, qualcosa gli strinse lo stomaco in una morsa ghiacciata. Seppe che i suoi occhi erano diventati taglienti come quelli di sua madre, ma apparentemente non si scompose.
-Bene, allora buona fortuna per lo Smistamento. Sono sicuro che i tuoi compagni di viaggio abbiano saputo istruirti per bene. Spero che tu ottenga ciò che più desideri-
Detto ciò, chinò brevemente la testa verso i presenti e poi uscì rapidamente. Affondò i pugni nelle tasche, le unghie a lacerargli i palmi, e si diresse di nuovo dai suoi amici. Quando lo videro rientrare sconvolto nessuno fece domande o lo guardò troppo a lungo. Dovevano avere capito fin dall’inizio dove fosse diretto e, visto il suo stato, anche l’esito della spedizione. Si infilarono tutti le divise, senza fiatare, e dopo poco raggiunsero Hogsmade.

Fu così che ritornarono a scuola; fu così che Regulus divenne un Serpeverde, e Sirius decise che questo non l’avrebbe fatto rassegnare, non ancora. Fu così che ricominciarono le lezioni, gli scherzi, le partite a scacchi, le nottate a chiacchierare e, naturalmente, le punizioni. Fu così che James e Sirius parteciparono alle selezioni per la squadra di Quidditch di Grifondoro e divennero Cacciatori. Fu così che il loro particolare modo di comprendersi senza bisogno di troppe parole li portò ad essere una squadra perfetta anche sul campo e alla prima partita della stagione, anche grazie a loro, Grifondoro stracciò Serpeverde, cosa che gli fece acquisire ancor più popolarità del loro primo, memorabile scherzo. Fu così che il talento nel volo, insieme a quello per la magia e l’infrazione delle regole, li portò ben presto a fare i conti con una notorietà e una sicurezza di sé che si trasformarono in presunzione e spacconaggine. Ciò comportò un aumento della rivalità tra loro e Mocciosus e, di conseguenza, del fastidio che la Evans provava nei loro confronti, soprattutto per James.

Mentre il tempo passava e gli eventi si susseguivano, Remus continuò a sparire di tanto in tanto, Sirius continuò a cercare un dialogo con suo fratello senza ottenere nulla, James trovò nella Rossa il suo bersaglio preferito per gli scherzi più innocenti e le battute sarcastiche, Peter cominciò a guardare gli altri con occhi sempre più adulatori.
Per Halloween stregarono le armature del quinto piano perché marciassero in Sala Grande nel bel mezzo del banchetto e mimassero una battaglia piuttosto rude. Alla conclusione dello spettacolo, tutti i tavoli esplosero in sonori applausi. Perfino Silente si congratulò con gli artefici di tale incantesimo, mentre la McGrannit fremeva: tutti sapevano chi fossero i colpevoli, ma nessuno aveva le prove, così la passarono liscia.

A metà Novembre giunse il compleanno di Sirius. Remus era assente quel giorno, così furono solo James e Peter a consegnargli il regalo da parte di tutti: col contributo di Andromeda, gli avevano comprato una scopa da corsa. Sirius cavalcava una vecchia scopa della scuola, perché quella che usava prima di andare a Hogwarts non gli era stata consegnata dai genitori prima della partenza. Quel regalo lo toccò nel profondo e ringraziò i suoi amici con una così sincera gratitudine che poi ci fu un momento di imbarazzo. Oltre al regalo dello zio Alphard c’era un altro piccolo pacchetto, senza firma né biglietto, ai piedi del suo letto. Quando lo aprì, ci trovò dentro un libro di Astronomia con delle bellissime illustrazioni. Non ci fu bisogno di aprirlo alla pagina della costellazione del Leone e vedere Regolo cerchiata con inchiostro verde per capire chi fosse il mittente.
Quel regalo fece pensare a Sirius di poter avere ancora una chance di recuperare il rapporto con suo fratello, così il giorno dopo tentò di parlargli; tuttavia, si ritrovò di nuovo di fronte a un muro di pietra molto solido. Quando lo trovò ad attenderlo fuori dall’aula della sua ultima lezione della giornata, Incantesimi, Regulus non lo degnò che di un’occhiata di sbieco, prima di lasciarselo alle spalle ed andare via con i suoi amici.
Senza nemmeno scendere a cena, pieno di rabbia e delusione, Sirius ritornò in dormitorio, si sbattè la porta alle spalle e si buttò con furia sul suo letto. Prese dal comodino il libro incriminato e lo scagliò con rabbia contro la parete opposta. Quello rimbalzò sul letto di Remus, ordinatamente rifatto, e ricadde sul pavimento, aprendosi. Sirius si portò le ginocchia al petto e vi poggiò il mento, mentre le braccia le stringevano, senza distogliere lo sguardo da un disegno meraviglioso di un cielo notturno, stellato, in cui le costellazioni si muovevano a seconda delle stagioni e la luna attraversava tutte le sue fasi. Il movimento ipnotico dei disegni sulla carta lo fece estraniare anche dal dolore che sentiva e non si accorse nemmeno delle lacrime che rigavano le sue guance. Si riscosse dopo un po’, quando sentì la porta aprirsi ed ebbe appena il tempo di eliminare le tracce di pianto prima che James entrasse.
-Ti stavo cercando. Sai, dovremmo trovare un modo per sapere sempre dove siamo, così la smetterei di rincorrervi tutti in giro per un castello immenso… Insomma, è divertente perché scopro sempre passaggi nuovi, ma è anche sfiancante…-
Sirius sorrise, mesto.
-Hai finito di farneticare? Mi stavi cercando?-
-Oh, si, certo. Non sei venuto a cena. Ho immaginato che non avessi voglia di scendere, così ti ho portato qui delle salsicce-
Questa volta il suo sorriso era reale.
-Grazie, James, ma non credo di avere fame-
-Sciocchezze!- James scosse la testa, -Tu hai sempre fame! Dai, mangia, così poi se ti va mi racconti cosa c’è che non va. Peter aspettava il dolce per poi portarcelo-
Gli mise in mano un piatto avvolto in un tovagliolo e si sedette di fronte a lui. Dalla sua espressione Sirius comprese che non avrebbe avuto via di scampo, così addentò una salsiccia e improvvisamente si rese conto di avere davvero fame. Dannazione, James aveva sempre ragione!
-Visto che ieri quell’idiota di mio fratello si è degnato di mandarmi un regalo, dopo che non mi calcola da mesi, ho stupidamente pensato che mi avesse fatto una specie di “offerta di pace”. Sono andato ad aspettarlo alla fine di Incantesimi, ma non è cambiato niente. Continua a far finta che io non esista, come se non mi conoscesse! Ma cosa diavolo gli hanno fatto i miei per farlo diventare così?-
James sospirò, assorto.
-Vedi, Sir, non credo di essere la persona più indicata per parlare di queste cose, visto che sono figlio unico. Non avevo mai avuto un fratello prima di incontrare te, cosa che rende evidente il fatto che io non riesca nemmeno a concepire come si possa rifiutare di avere te per fratello, visto che io ti ho scelto come tale. Solo, non credo che sia esclusivamente colpa sua. Probabilmente i tuoi hanno cercato di farlo sentire come se tu lo avessi abbandonato, scegliendo un destino diverso da quello che era stato tracciato per voi, che dovevate compiere insieme. Gli avranno raccontato, magari, che ti hanno dato la possibilità di scegliere se vederlo facendo un passo indietro sulla tua ribellione o continuare ad essere nostro amico, ma rinunciando a lui. Gli avranno detto che hai preferito i tuoi nuovi amici a tuo fratello. Di certo hanno glissato sul fatto che ti hanno picchiato e tu non ti sei piegato nemmeno davanti al dolore. Stanno cercando di farti passare per chi scappa infischiandosene della sua famiglia. Questo non è giusto e non è vero, ma la sua reazione sarebbe più comprensibile. Anche lui avrà le sue colpe, perché se ti conoscesse come ti conosco io saprebbe che non sei il tipo che abbandona le persone a cui vuole bene, ma è rimasto più di un anno da solo in casa con loro e con gli altri tuoi parenti, non è difficile immaginare che possano avergli fatto il lavaggio del cervello. Non devi arrenderti, Sirius. Se tu continuerai a cercarlo lui si renderà conto che a lui ci tieni e ti ascolterà-
Sirius era totalmente senza parole. Lo guardava boccheggiando.
-Ehm… Cosa ti prende, Sir?-
-Hai detto… Hai detto che tu mi hai scelto come… Come fratello…-
James scoppiò a ridere.
-E quindi? Avevi bisogno della dichiarazione scritta per capirlo? Pensavo fosse ovvio, Sir. Ora sto per dire una cosa da stupide ragazzine tutte fiocchi e cuoricini, ma io e te siamo parte della stessa cosa. Funzioniamo bene solo insieme. Quando ti dissi che il sangue non è la cosa più importante, non mi riferivo solo alla questione della purezza-
-Hai ragione…- borbottò in risposta l’altro, -Hai ragione, io e te siamo fratelli per scelta, e questo vale molto di più che un po’ di sangue condiviso-
Seppe che i suoi occhi erano lucidi, così abbassò lo sguardo sul piatto ancora mezzo pieno e prese un altro morso.
-Proprio per questo- continuò James, -ti dico di non mollare. Non fino a quando sarà tutto perduto. Se ti vedrà combattere per lui, capirà quanto gli vuoi bene, prima o poi-
Sirius alzò la testa e i due ragazzi si fissarono. Non ci fu nemmeno bisogno di ringraziamenti, si guardarono e basta finché la porta non si aprì di nuovo e Peter entrò con un altro piatto, stavolta pieno di dolcetti.
-Ah, perfetto, ecco il dessert! Grazie, Pete!-
Il nuovo arrivato sorrise e si sedette accanto a James, che gli batté una pacca sulla spalla dopo aver finito di parlare. Cambiarono argomento, cominciando a scherzare come al solito mentre si ingozzavano di dolciumi.
Prima di infilarsi sotto le coperte, James raccolse il libro da terra e lo porse a Sirius senza chiuderlo. Quello fu di nuovo ammaliato dai movimenti che si rincorrevano, ciclici, sulla mappa astrale. Pensò ai cicli della vita, al susseguirsi delle cose che prima o poi tornano sempre all’origine. Sperava che Regulus sarebbe tornato da lui, come Remus tornava sempre da loro, dopo le sue strane sparizioni mensili.
Aveva cercato, con James e Peter, di ricavare uno schema nelle sue assenze, ma non spariva un particolare giorno della settimana o un particolare week-end; a volte capitava perfino che partisse due volte nello stesso mese. Pareva intercorressero sempre circa ventotto giorni tra una partenza e un’altra, così avevano cercato in biblioteca nei libri di Medimagia una malattia che avesse un qualche legame con questo numero, ma non avevano trovato nulla.
Distrattamente girò la pagina del libro, trovandosi davanti un calendario lunare. Doveva essere stregato in modo da cambiare di continuo, così da essere sempre aggiornato ed indicare le fasi della luna di tutti i mesi, di tutti gli anni. Guardando le date segnate, Sirius ripensò al suo tredicesimo compleanno, il giorno prima, e la rabbia lo travolse quando si ricordò che era il secondo compleanno che i suoi genitori ignoravano. Come si poteva dimenticare la data di nascita del proprio figlio?
Guardò di nuovo quella data, amata e disprezzata, e si rese conto che la sera prima c’era stata la Luna Piena.
In un attimo, ogni pezzo andò al suo posto. Ventotto giorni… Intervalli di ventotto giorni. Le ferite, le occhiaie, la stanchezza. Le bugie sempre più deboli ma la ferma volontà di nascondere la verità. La malinconia negli occhi d’ambra. La Luna Piena.
-James!- quasi urlò, -James, svegliati!-
-Ehi, sono sveglio, ma che c’è?-
-Ventotto giorni, James. Ventotto. Non stava sui libri di Medimagia perché non è una malattia, è una Maledizione-
Attese per vedere se gli occhi di James si illuminassero. Dopo pochi istanti, lo fecero.
-Oh Merlino! Ieri… Mi stai dicendo…-
-Ieri c’era la Luna Piena. Guarda, qui c’è il calendario! Ogni ventotto giorni, James!-
-State dicendo…- una terza voce risuonò nella stanza, una voce più piccola e spaventata, -State davvero dicendo quello che credo? Che Remus… Che Remus è…-

Il silenzio piombò fra loro, e nessuno dormì quella notte. Dopo i primi attimi di sconcerto, presero pian piano coraggio e cominciarono a discutere.
-Perché non ce ne ha mai parlato?- chiese Peter, ancora spaventato.
-Doveva aver paura di come avremmo reagito. Insomma, visto come sono considerati i Lupi Mannari nella nostra società è normale che voglia nasconderlo. Verrebbe emarginato da tutti, se sapessero la verità-
James strinse i pugni e puntò su Sirius il suo sguardo fermo.
-Noi siamo suoi amici. Non lo abbandoneremo mai, nemmeno per questo. Non è mica una sua scelta, trasformarsi in un Licantropo una volta al mese. Come ha potuto pensare che non avremmo capito?-
-Ma… Ma tu non hai paura, James? Potrebbe farci del male… Non è in sé quando si trasforma…-
-Remus è nostro amico da più di un anno e non ci ha mai torto un capello. Scommetto che è per questo che si allontana, per tenere tutti al sicuro. Silente dev’essere al corrente di tutto, ovviamente, sarà lui a tenerlo lontano. Si trasforma solo una notte al mese, per il resto del tempo è un normalissimo studente e soprattutto è nostro amico. Questa storia non cambierà nulla-
Era stato Sirius a rispondere a Peter, questa volta, e James lo guardava con orgoglio. Sirius stesso si sorprese delle sue parole: un anno prima non avrebbe dimostrato tutta questa apertura mentale nei confronti di una delle creature più stigmatizzate dell’intero Mondo Magico. Anzi.
James interruppe le sue rifelssioni.
-Piuttosto, dovremmo trovare un modo per aiutarlo-
-Non esistono cure, questo è certo- rispose Sirius scuotenndo il capo.
-Ma potremmo stargli vicino, fargli capire che per noi non è un problema, che non ci importa-
-Beh…- finalmente Peter ritrovò la voce, -Potremmo parlargliene. Dirgli che sappiamo tutto e che ci sta bene. Magari, non subito. È sempre stanco quando rientra, lasciamogli il tempo di riprendersi e nel frattempo cerchiamo qualcosa in Biblioteca. Che ne dite?-
James e Sirius ghignarono.
-Che sei un genio, Pete-

Fu così che l’argomento “licantropia” venne trattato come un banale indovinello particolarmente ostico. Remus si ripresentò la mattina dopo a lezione e loro cercarono, con scarsi risultati, di essere naturali; in realtà le eccessive attenzioni che gli riservarono e il fatto che lo lasciassero solo da un momento all’altro per fuggire insieme chissà dove destarono in lui qualche sospetto, così la sera dopo li portò in Dormitorio e chiese loro di vuotare il sacco; lo fecero con tutto il tatto di cui disponevano.
-Sappiamo che sei un Lupo Mannaro-
Semplice e diretto, James, come al solito. Sirius gli lanciò uno sguardo di fuoco mentre Remus crollava a sedere sul letto, con la bocca spalancata. Tuttavia, si riprese in fretta.
-Pensavo che quando l’avreste scoperto mi avreste cacciato fuori dal Dormitorio a calci, non che mi avreste rimpinzato di cioccolata per tutto il giorno e sistemato i cuscini della poltrona vicino al fuoco perché stessi più comodo-
-Questo perché sei stupido, Rem. Noi non vogliamo che tu te ne vada, siamo amici, ricordi? E non abbiamo potuto fare altro per te, perché ancora le nostre ricerche non hanno portato a nulla e…-
-Ehi, ehi, Sir, frena! Quali ricerche? Che significa che volete fare qualcosa per me?-
Sirius gli rivolse lo stesso sguardo che prima aveva riservato a James, infastidito per l’interruzione.
-Stiamo cercando un modo per aiutarti. E prima che tu possa interrompermi di nuovo, lo sappiamo che non c’è cura, ma siamo fermamente intenzionati a starti vicino. Nel frattempo, passiamo il tempo libero in Biblioteca a spulciare volumi sui Lupi Mannari per conoscerne tutte le caratteristiche e capire quali potrebbero essere utili ai nostri scopi. Non portiamo i libri fuori, così non devono essere schedati e non lasciamo tracce. Ecco, qui ci sono i nostri appunti. Sono sicuro che se tu li leggessi il tuo cervellino potrebbe esserci molto utile-
La bocca di Remus era ancora aperta e i suoi occhi si muovevano sui volti dei suoi amici, tutti sorridenti (Peter un po’ meno convinto).
-Si, ma ora devi spiegarci tutto! Hai un sacco di cose da raccontarci, lupastro, su questa storia. Ehi, dovremmo trovare un nome per questa “cosa”, così possiamo parlarne liberamente senza che la gente capisca…-
-James, fermati. Ragazzi, voi non capite: io sono un Mostro! Sono Maledetto! Potrei farvi del male! Voi non mi vedete, non sapete come divento, cosa divento! Le cicatrici che porto sono opera mia! Immaginate ora cosa potrei fare a voi?-
L’occhiata che James gli lanciò avrebbe potuto gelare l’inferno.
-Non osare mai più, Remus Lupin, dire davanti a me che tu sei un mostro. Tu sei uguale a me e a tutti noi, ti è solo capitata una brutta cosa. A tutti capitano. Hai solo un problemino, una volta al mese. Un piccolo problema… Peloso! Ecco come lo chiameremo!-
Sirius scoppiò a ridere, tirando una pacca sulla spalla di James e stringendo quella di Remus. Anche Peter ridacchiò e li raggiunse vicino al letto di Remus, e gli occhi di quest’ultimo si riempirono di lacrime.
Anche un dolore grande come quello di convivere con un mostro dentro di sé si affievoliva, se erano insieme.
 
Note:
bene, con questo capitolo facciamo un bel balzo avanti sia nel tempo che nella storia; pubblico ora perchè domani sarò in viaggio, quindi avrei mancato l'appuntamento. Ringrazio con tutto il cuore chi legge questa storia e perde un po' del suo tempo per recensire o seguirla. Grazie davvero a tutti!
   
 
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