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Autore: Ghost Writer TNCS    22/07/2015    1 recensioni
ATTENZIONE! REVISIONE IN CORSO
Anna Bedder è una giovane piratessa e possiede un potere talmente straordinario che, nonostante la sua giovane età, si è già guadagnata una fama piuttosto invidiabile. Grazie alla sua Black Soul può viaggiare per i mari senza preoccuparsi della maggior parte dei nemici, tuttavia ogni primo giorno del mese si reca alla taverna “Il Kraken” e ascolta chiunque desideri entrare nella sua ciurma, in attesa di trovare le persone adatte a vestire i panni dei pirati Bandiera Nera…
I personaggi presentati in questa raccolta verranno ripresi nel secondo racconto della saga Arcana Magica.
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La prima oneshot (Emrad) è iscritta al contest Fantasy Contest - Alternative Route indetto da Mokochan sul forum Torre di Carta.
La sesta oneshot (Jemal) è iscritta al contest Un, due... Trash! indetto da Amahy.
Domande? Dai un'occhiata a http://tncs.altervista.org/faq/
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Arïth

Data: 4117 d.s., sesta deca
 

I tre mercenari si misero schiena contro schiena per coprirsi a vicenda. Si trattava di bastiodonti – massicce creature alte tre metri e mezzo con delle corna da ariete ai lati del capo – e tutti e tre reggevano dei fucili mitragliatori di grosso calibro. Un loro compagno era steso a terra poco distante, privo di sensi, mentre il quinto era chissà dove nella vicina foresta, probabilmente anche lui fuori gioco.

Un movimento del terreno li mise in allerta. Dal suolo si sollevò una creatura di terra, pronta a colpirli, ma uno di loro la distrusse con la sua potente arma da fuoco. Neanche il tempo di respirare che qualcosa sfrecciò al loro fianco, scatenando un torrente di fiamme. Due bastiodonti fecero per voltarsi, ma il loro aggressore era già fuggito, sostituito da una sagoma avvolta da esalazioni nere. Il braccio del nuovo nemico si allungò in un tetro tentacolo che li investì tutti e tre insieme, scaraventandoli a terra nonostante il loro notevole peso.

Il capo del gruppo riuscì a non perdere lucidità e, steso a terra, fece fuoco contro il nero aggressore, i proiettili però non furono abbastanza rapidi: dal nulla era apparsa una spessa barriera di metallo scurissimo, e i colpi la deformarono senza però riuscire a perforarla.

Con un’imprecazione gettò a terra l’arma e balzò in avanti. Era sorprendentemente veloce per uno della sua stazza: in un attimo aggirò lo scudo e respinse un pugno di energia corvina. La sua avversaria, una ragazza con indosso una camicia nera mezza sbottonata, spiccò un balzo e gli rifilò una ginocchiata al mento. Lui non demorse, le afferrò la gamba e la scaraventò a terra. Era alto il doppio di lei e pesava il decuplo, non poteva farsi sconfiggere!

«Avanti! In piedi!» tuonò verso i suoi compagni per dare loro coraggio.

I due bastiodonti ancora coscienti provarono a rialzarsi, ma degli strani serpenti si avvolsero intorno ai loro corpi come robuste corde, bloccando loro i movimenti. Il capo del gruppo dovette stare attento a non farsi legare a sua volta, allo stesso tempo deviò un colpo a sorpresa della sua avversaria. Le tirò un pugno al viso, ma lei restò in piedi. Quella ragazza aveva davvero una forza straordinaria; se non fosse che era un potere quasi leggendario, avrebbe pensato che possedesse una Volontà.

Qualcosa lo centrò alla testa, un colpo che sembrava una cannonata da tanto fu violento. Vacillò un attimo. Bastò quell’istante e la sua avversaria gli scatenò dal basso un pugno di energia dritto sul mento, facendolo saltare di almeno un metro. Ricadde a terra con un tonfo fragoroso e non si mosse.

Anna si asciugò il rivolo di sangue che le scendeva dal labbro ed evocò ancora una volta i suoi lugubri poteri, decisa a togliere di mezzo quei mercenari. Stava per colpire, ma all’ultimo le tornarono alla mente le parole di Emrad: “Anna, non esagerare, non è colpa loro se siamo qua.”

Strinse i denti e serrò i pugni. Le esalazioni corvine si attenuarono leggermente, ma così non fu per la sua ira. Quanto è successo l’aveva fatta infuriare come poche volte le era capitato, in ogni caso il suo compagno aveva ragione: non erano loro i responsabili…

Emrad roteò con forza la sua scimitarra, deviò due lame nemiche e poi abbatté la propria contro l’uomo che aveva davanti. Il malcapitato lanciò un urlo di dolore e crollò sul ponte della nave, seguito poco dopo dai suoi due colleghi.

Una sfera magica colpì il pirata, scagliandolo a terra, lui però strinse i denti e pronunciò un incantesimo curativo. I cristalli nascosti nelle protezioni degli avambracci si attivarono e gli restituirono vigore, permettendogli di schivare il successivo attacco. Scagliò a sua volta un incantesimo offensivo contro il mago che l’aveva attaccato, quindi si voltò alla sua sinistra. C’era una mezza dozzina di altri guerrieri pronti ad affrontarlo.

Lui si scrocchiò il collo e sorrise. «Sentiamo, chi vuole essere il primo?»

I sei si lanciarono in avanti, ma qualcosa li investì all’improvviso: un’onda nera, forte come uno tsunami, che li scaraventò fuoribordo, fracassando il parapetto e graffiando il legno del ponte.

Emrad si voltò e vide il suo capitano che sollevava altri quattro uomini con dei tentacoli dotati di mani artigliate e li scaraventava in mare.

«Bene, direi che erano gli ultimi.» sentenziò Anna guardandosi intorno.

Il ponte della grossa nave, una vecchia fregata a tre alberi della marina, era costellato di macchie di sangue, e qua e là erano abbandonati i corpi degli sconfitti. La maggior parte era ancora viva, almeno per il momento, e lo stesso valeva per il capitano. Era la terza volta che combattevano contro Parsifal Match, l’ormai ex capitano dei Pirati del Vulcano che aveva deciso di diventare un corsaro solo per vendicarsi di loro, e per la terza volta avevano vinto.

«È stato divertente combattere con voi.» gli disse Anna con quel suo tono di compiaciuta superiorità «Quando avrete voglia di essere di nuovo presi a calci, tornate a trovarci.»

L’uomo barbuto le lanciò uno sguardo assassino, ma la sua volontà omicida non poteva essere trasformato in un’azione efficace contro un’avversaria come quella.

Vide i pirati Bandiera Nera che saltavano già dal parapetto della nave e non poté fare nulla per impedirglielo. Ancora una volta aveva avuto prova che, nonostante la sua abilità di controllare la lava, lui era del tutto impotente contro la Volontà Nera di Anna Bedder.

D’un tratto la sua attenzione venne catturata da un’arma. Si trattava del fucile magico di uno dei suoi uomini, pensato per poter sparare sia sfere di energia che proiettili di vario tipo. Ricordava che il proprietario aveva elogiato molto quell’arma e le varie munizioni che aveva, quindi si era già fatto una mezza idea di come potesse funzionare.

Il corsaro gli si avvicinò e prese il fucile, dopodiché inserì il caricatore dei dardi avvelenati. Non avrebbe permesso a quei due di andarsene indenni per la terza volta!

A fatica raggiunse il parapetto e appoggiò l’arma sul legno per cercare di stabilizzare il tiro. La nave nera dei suoi nemici non era molto distante, però presto si sarebbe allontanata. Doveva sbrigarsi!

Non aveva mai sparato, però sentiva che non avrebbe sbagliato. La sua determinazione era troppo forte! Inquadrò nel mirino la figura in nero della sua nemica e subito affondò sul grilletto. La carica magica esplose, scagliando con forza il dardo fuori dalla canna. Sparò ancora, e ancora, svuotando il caricatore nella speranza che almeno un colpo andasse a segno.

Prima che se ne rendesse conto, il suo dito stava già premendo a vuoto.

Di nuovo presente a se stesso, controllò se aveva fatto centro. Maledizione! Perché non riusciva a ucciderla?! Ma poi vide la giovane che si voltava, uno sguardo furente dipinto sul viso. E allora capì: aveva mancato lei, però un dardo era riuscito a centrare un vecchio pellebruna che prima non aveva notato. Non aveva idea di chi fosse, ma era felice di essere riuscito a colpirlo: ferendo lui, era riuscito a ferire anche Anna Bedder.

Lasciò andare il fucile e scoprì il polso sinistro, doveva aveva un oggetto simile ad un orologio, ma con una bussola al posto del quadrante per le ore. Ruotò la corona e poi premette il piccolo pulsante posto nella parte inferiore. Bastarono pochi istanti e la sua fregata si risvegliò: spiegò le vele e cominciò ad allontanarsi dalla nave dei pirati Bandiera Nera, acquisendo in fretta velocità. Quella ragazzina non era certo la sola a possedere una nave incantata…

Vedere Francis che veniva colpito e si accasciava a terra, era stato per Anna come ricevere una stilettata al cuore. Avrebbe voluto inseguire la fregata del corsaro, rompergli tutte le ossa e poi farlo inabissare con la sua nave, ma Emrad era riuscito a farla ragionare: non potevano perdere tempo, il loro compagno aveva bisogno di cure immediate.

Per fortuna il suo vicecapitano era a conoscenza di un medico che viveva su un’isola non troppo lontana dalla loro posizione, tuttavia trovarlo fu più difficile del previsto…

Tenebra correva a tutta velocità, le vele chiuse, scalfendo la superficie del mare col suo scafo nero. Il motore costruito da Emrad la stava spingendo ben oltre i trenta nodi, velocità già doppia rispetto a quella raggiungibile dalla maggior parte delle altre navi, Anna però aveva comunque la sensazione di andare troppo piano. Si trovava sulla prua della nave, proprio alle spalle della polena a forma di pantera, incurante degli schizzi e del vento contro la pelle.

«Emrad, non si può andare più veloce?»

L’uomo scosse mestamente il capo. «Mi spiace, questo è il massimo che possiamo fare con i cristalli che abbiamo comprato.» La raggiunse al parapetto di prua. «Vedrai, faremo in tempo.»

La ragazza non rispose, lui però vide le sue dita che si serravano sul legno scuro, facendolo gemere. Mise una mano sulla sua per cercare di farle coraggio. «Anna, non è colpa tua.»

Lei si ritrasse con uno strattone. «E invece sì! Siete i miei uomini, dovrei essere in grado di proteggervi!»

Si mise a camminare nervosamente sul ponte, come una fiera in gabbia. Da quando avevano fatto rotta verso l’arcipelago Byg, luogo dove viveva il medico, la giovane non si era ancora azzardata ad andare a sincerarsi delle condizioni di Francis.

Emrad non aveva il coraggio di dirlo apertamente, ma la sua sensazione era che la ragazza provasse qualcosa di simile alla paura. Lo capiva dal leggero tremolio delle sue mani, dalla sua incapacità di restare ferma, dal suo atteggiamento chiuso e scostante. Non era la Anna di sempre.

Era quasi mezz’ora che viaggiavano e finalmente avvistarono qualcosa. Era sicuramente la loro meta, non c’erano altre terre nei paraggi, e questo riaccese la loro speranza: ormai erano quasi arrivati, presto il loro compagno sarebbe guarito.

L’arcipelago Byg era formato da una serie di isole vulcaniche, di cui la più giovane ancora attiva, e l’unica abitata si trovava più o meno nel mezzo del gruppo. Emrad aveva saputo che il medico, un alieno come lui, si era stabilito lì per non attirare l’attenzione, ma quando arrivarono, scoprirono che i suoi tentativi di tenere un basso profilo erano stati infruttuosi.

Convincere un gruppo di pescatori a parlare non fu difficile.

«Ha detto che dei tipi lo stavano cercando, così è andato su un’altra isola per combattere senza causare danni al villaggio.» esalò un vecchio senza due denti, terrorizzato dall’arrivo della nave pirata. «È… È quella lì.» aggiunse indicando il cucuzzolo di terra verde.

I due raggiunsero in fretta la loro nuova meta, e appena Anna ed Emrad ebbero messo piede sulla spiaggia, una fragorosa esplosione li fece arrestare. Si scambiarono uno sguardo d’intesa: i “tipi” erano già riusciti a trovare il medico, dovevano agire in fretta.

Guidati dal rumore, attraversarono l’intricato groviglio di tronchi e liane fino a quando non avvistarono il campo di battaglia: si trattava di un’ampia zona rocciosa, libera dalla vegetazione e piuttosto irregolare. Le due fazioni si erano asserragliate in punti strategici, restando al riparo mentre sparavano proiettili e incantesimi sui nemici.

«Da che parte sarà il medico?» fece Emrad cercando di cogliere le sagome dei combattenti, ma stando attendo a non esporsi.

«Chissene frega, li sistemo tutti e poi ci pensiamo.» affermò Anna.

Fece per rilasciare i suoi poteri, ma il suo compagno le afferrò un braccio. «Anna, non essere avventata. Non sappiamo con chi abbiamo a che fare.»

«Sono io il capitano, e sono io che prendo le decisioni!» lo zittì lei con lo sguardo di chi non ammette repliche.

Emrad strinse i denti, abbassando gli occhi. Sapeva bene che i poteri di Anna erano del tutto fuori dalla sua portata, ciononostante non poteva permettere che agisse in maniera imprudente contro avversari sconosciuti.

Per una volta la fortuna decise di sorridergli e, tornando a guardare i punti da cui provenivano gli attacchi, riuscì ad individuare il mezzo busto di una creatura possente, dalla pelle grigiastra e con un paio di corna da ariete ai lati del capo. Di certo non era il medico che stavano cercando.

«Anna, aspetta, ho capito da che parte andare! Da quella parte ho visto un tipo che mi sembrava un bastiodonte, il nostro uomo deve trovarsi per forza da quest’altra!»

Lei lo trafisse con uno sguardo. «Ne sei sicuro?»

«Al cento percento.»

«E allora muoviamoci.»

Restando seminascosti tra il fogliame, risalirono il costone roccioso su cui si era presumibilmente barricato il medico e ben presto lo individuarono. Solo che non era solo. Erano in tre, tutti hystricidi, il che lasciava supporre di essere nel posto giusto.

Ben presto uno di loro li vide e si voltò di scatto, pronto a sparare con il suo fucile magico. «Fermi dove siete!»

«Aspetta, non vogliamo combattere!» si affrettò a dire Emrad, uscendo allo scoperto basso e con le mani in vista. «Un nostro compagno è stato avvelenato, abbiamo bisogno di un medico. Stiamo cercando Arïth Svasìrr.»

«Sarei ben felice di aiutarvi, credimi, però al momento sono un po’ occupato.» affermò uno dei tre, quello con i capelli-aculei biondi e la pelle più chiara.

«Ehi, aspetta un secondo, quella è “Bandiera Nera” Bedder!» esclamò il tipo che li aveva visti prima, un pellebruna con la barba raccolta in due corte treccine.

Una raffica di colpi li scosse, rammentando loro di essere nel bel mezzo di una battaglia.

«Chi sono quelli che vi attaccano?» chiese Emrad «Prima mi è sembrato di vedere un bastiodonte.»

Da quelle parole, Arïth capì subito che anche lui veniva dallo spazio, così parlò apertamente: «Sono cinque bastiodonti armati di fucili mitragliatori di grosso calibro e dotati di armature ad energia. Stanno sfruttando il fuoco di soppressione per tenerci bloccati e intanto provano a colpirci con le granate, ma per fortuna stiamo riuscendo a respingerle. Gli incantesimi diretti non hanno effetto su di loro, e credo che stiano usando proiettili anti-magia.»

Anna lanciò uno sguardo al suo vicecapitano. «Che ha detto?»

«Stanno usando armi molto potenti e molto veloci per tenerli bloccati qua, e intanto cercano di colpirli con dell’esplosivo. È anche probabile che con le loro armi possano ferire pure te.»

«Sei davvero Bandiera Nera, quella con la Volontà Nera?» chiese loro il terzo uomo, un pellerossa dai capelli castano scuro.

«Sono io.» confermò la ragazza. «Avete già un piano?»

Il pellerossa sorrise. «Adesso sì.»

Il piano proposto dall’hystricide era semplice: lui e Anna si sarebbero avvicinati ai nemici passando per la zona boscosa e li avrebbero colti di sorpresa alle spalle. Mentre avanzavano, avevano incrociato uno dei bastiodonti – evidentemente anche i loro nemici avevano in mente lo stesso piano – ma erano riusciti a sconfiggerlo e avevano raggiunto gli altri quattro aggressori.

Lo scontro era stato duro, perfino la ragazza era stata costretta ad impegnarsi, alla fine però erano riusciti ad avere la meglio.

Un rumore di passi. La giovane si voltò verso l’hystricide, abbassando per un attimo la guardia. Bastò quell’istante e il capo dei mercenari portò la mano alla fondina della cintura, sfoderando una pistola al plasma. In unico gesto la puntò e fece fuoco.

«Defensia!»

Il proiettile si infranse su una barriera magica e Anna si riscosse, fece guizzare una zampa di energia nera e strappò l’arma dalle mani del bastiodonte. Un secondo dopo i serpenti magici si avvolsero intorno al corpo di quest’ultimo, bloccandogli i movimenti come per i suoi compagni.

Poco dopo il pellerossa li raggiunse. «Andiamocene, non so quanto resisteranno le serpi-corda.»

La piratessa annuì e insieme al mago tornò dagli altri. Appena arrivati, la giovane spiegò ad Arïth quanto era successo a Francis, e il medico si fece subito condurre alla nave per cominciare le cure.

Mentre lui si occupava del navigatore, i due maghi che erano con lui rimasero sul ponte della nave per controllare la situazione: la ragazza in nero e l’uomo rasato avevano permesso loro di sconfiggere i mercenari, però erano pur sempre pirati, quindi per il momento era meglio non abbassare la guardia.

«Grazie per averci aiutati.» disse il pellerossa in tono sincero e amichevole «Noi due siamo di Phoenix Feather; io sono Thahein[2] e lui è Khaled.»

«Non vi preoccupate, era anche nei nostri interessi. Noi siamo i pirati Bandiera Nera; io sono Emrad e lei è il capitano Anna Bedder. L’uomo avvelenato è il nostro navigatore, si chiama Francis. Non vorrei farmi gli affari vostri, ma come mai siete qua? Siete amici di Arïth?»

«Noi due non direttamente, però è amico di un membro della gilda, e quando ci ha chiesto aiuto, noi eravamo i più vicini.» gli spiegò Khaled, il pellebruna, «Voi invece come mai siete venuti su queste isole? Immagino sapevate che lui si trovava qui…»

«Già, avevo sentito del suo arrivo qualche mese fa. La nostra era un’emergenza e quindi siamo venuti qua perché era il medico più vicino.»

«Dobbiamo dedurre che sei un alieno?»

Emrad annuì. «È così.» Quei due non sembravano venire dallo spazio, ciononostante non si stupiva della sua osservazione: per quel che ne sapeva, almeno la metà dei membri di Phoenix Feather non era nata su Marath, e questo era uno dei segreti del loro successo.

Il vicecapitano continuò a parlare con i due maghi per ingannare l’attesa, Anna invece preferì restare per conto suo, affacciata sul parapetto della nave ad osservare il moto calmo delle onde. Nonostante tutto, non riusciva a non pensare al peggio, e il timore di perdere un compagno le attanagliava la mente. Sentiva il suo corpo che tremava, e lei odiava mostrare le sue debolezze.

Dopo una decina di minuti, finalmente Arïth uscì dalla cabina del capitano dove si trovava Francis. Subito gli altri quattro gli si fecero intorno per sapere delle sorti del pellebruna.

«Sono riuscito a identificare il veleno e a neutralizzare il suo effetto. Avrà bisogno di riposarsi ancora per un po’, ma ormai dovrebbe essere fuori pericolo.»

Emrad tirò un grande sospiro di sollievo e anche Anna avvertì un enorme peso che scompariva.

«A questo punto credo di dovervi ringraziare tutti quanti per avermi aiutato a scappare da quei mercenari.» proseguì il medico «E immagino di dovervi delle spiegazioni. Beh, per farla breve, devo parecchi soldi ad un tizio, solo che lui mi ha fregato e quindi adesso non ho più un centesimo. Speravo di potermi nascondere qui, ma evidentemente mi sbagliavo.»

«Ricardo ci ha detto che sei un ottimo medico, potresti unirti a Phoenix Feather.» gli suggerì Thahein «Per te è troppo pericoloso restare da solo.»

«Ti ringrazio per l’offerta, ma non posso accettare. Se mi unissi ad una gilda, andrebbe a finire che metterei in pericolo tutti i suoi membri, e magari anche la città in cui c’è la sua sede. Non riuscirei a sopportarlo…»

«Unisciti a noi invece.» gli disse Anna con il tono di chi sta dando un ordine «Abbiamo bisogno di un bravo medico, e in cambio potremmo proteggerti da quel tizio che ti chiede soldi. Noi siamo già dei ricercati, uno in più non farebbe gran differenza.»

«Ecco, io…»

«Anna è un po’ avventata, ma è un bravo capitano.» gli assicurò Emrad «Vedrai che ti troverai bene.»

Il medico tentennò ancora per qualche istante, poi però annuì. «Beh, penso valga almeno la pena di provare.»

«Scusate se mi intrometto, ma vorrei chiedervi un favore.» disse a quel punto Khaled «Io sono un evocatore di aquile e siamo arrivati fin qui cavalcandone due giganti, però adesso avrebbero bisogno di riposo. Non è che ci potreste dare un passaggio fino alla città più vicina?»

Anna si concesse qualche attimo per riflettere sui pro e i contro della cosa. «D’accordo, tanto avremmo comunque dovuto fermarci per fare provviste.»

«Prima di partire però dovrei avvisare gli isolani che me ne sto andando.» fece notare Arïth.

«Sì, va bene. Tenebra, hai sentito? Andiamo!»

Le vele si spiegarono da sole e la caravella cominciò a muoversi verso l’isola abitata dai pescatori.

«Nave incantata?» chiese Khaled ad Emrad.

Il vicecapitano aprì la bocca, ma dopo un attimo si accorse di non conoscere la risposta. Sapeva che su quel pianeta c’erano diverse navi a cui erano stati imposti degli incantesimi per renderle capaci di navigare in quasi totale autonomia, tuttavia non aveva mai chiesto ad Anna se Tenebra apparteneva a tale categoria. Stava per domandarglielo, ma la vide ferma davanti alla cabina dove riposava Francis e si zittì: non era il momento di chiamarla.

Un po’ più in disparte, anche Arïth stava osservando la giovane in nero. Era grato a lei e al suo compagno per l’aiuto che gli avevano dato, questo però non implicava che si fidasse di loro. Era stato ingannato troppe volte, anche da gente che conosceva da tempo e di cui non aveva mai dubitato, quindi era diventato piuttosto diffidente. Solo il suo senso del dovere di medico lo aveva spinto a salire su quella nave di pirati, e l’istinto di conservazione lo aveva portato ad accettare l’offerta di entrare nella ciurma.

Nemmeno con i due maghi di Phoenix Feather poteva dire di essere in confidenza, tuttavia la loro presenza lo rassicurava: se la vita su quella nave non l’avesse convinto, avrebbe sempre potuto scendere a terra insieme a loro e cercare un altro posto in cui nascondersi.

Anna intanto era ancora ferma davanti alla porta. Quando era più giovane, aveva cercato di curare la gamba rotta del suo fratellino utilizzando i suoi poteri, il risultato però era stato solo di peggiorare la situazione al punto che lui aveva addirittura rischiato di perdere l’uso dell’arto. Ricordava ancora lo schiaffo che le aveva tirato sua madre, era stato in quel momento che aveva capito che nemmeno la sua Volontà poteva renderla onnipotente.

Da allora si era sempre sentita a disagio in presenza di malati o feriti, ormai però Francis stava meglio e il medico aveva detto che gli serviva solo un po’ di riposo. Doveva andare da lui. Cavolo, lei era pur sempre il suo capitano!

Decise di farsi coraggio e abbassò la maniglia. Entrò con passo incerto nonostante quella fosse la sua cabina, e con uno sforzo di volontà si decise a guardare verso la branda. Il suo navigatore era ancora sdraiato sopra le coperte, tranquillo. Avvisato dal rumore, aprì gli occhi per vedere chi fosse entrato.

«Capitano, mi dispiace per tutti i problemi che ho causato.»

Il viso teso della giovane si sciolse in un’espressione di dolce sollievo. «Va tutto bene, non è colpa tua. E poi sembra che il medico che ti ha curato sia disposto ad unirsi alla ciurma, quindi tutto sommato è andata bene.»

Il vecchio annuì.

Anna fece un passo verso la porta, ma prima di uscire si voltò sorridendo. «Ora riposati, e goditi la mia cabina finché puoi. Da domani si torna al lavoro.»

   
 
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