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Autore: Calya_16    22/07/2015    1 recensioni
E' appena arrivato il circo in questa piccola cittadina, ma cosa nasconde? Non è come tutti gli altri circi, ma la gente riuscirà a capirlo?
Questo è primo racconto che pubblico e spero vi possa piacere. Spero anche in che commentiate, poiché son molto curiosa di sapere cosa ne pensiate :)
Buona lettura!
Genere: Dark, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I circensi stanno finendo di festeggiare con la terza bottiglia di birra quando uno di loro sale su un piccolo tavolo instabile e con un battito possente di mani richiama l’attenzione dei presenti. Tutti si girano a guardarlo: è intento a prender fuori un oggetto dalla propria tasca dei pantaloni. Come se si trattasse di un’azione contagiosa, subito anche tutti gli altri prendono a cercare un qualcosa nei propri vestiti, mentre i sorrisi si allargano.
- Lo sentite, vero?
Urla l’uomo sul tavolo, mentre con un ultimo gesto estrae il proprio biglietto del circo: le figure all’interno, da nere, sono diventate bianche.
Qualcuno chiude gli occhi, qualcun altro li rivolge al cielo e vi è chi si sorride a vicenda.
- Certo! Un altro colpo. Due in due giorni. Se continueremo così non dovremo stare qua molto.
Fred solleva sopra il capo il proprio biglietto e si mette a danzare. La sua aiutante, vestita di azzurro e con piume svolazzanti sulla testa e sul fondo schiena, si mette a ballare con lui.
Dall’ombra poco lontana spunta Jobs, con la sua solita pipa in bocca e sorride ai presenti.
- Non vedo davvero l’ora di andarmene, non sono per niente tranquillo dall’ultima volta. Speriamo che tu abbia ragione Fred.
Svuota la pipa ed allungando il braccio verso un palo del tendone così da sostenersi, la sbatte contro il tacco della scarpa.
- Ed ora pulite tutto e tornate al lavoro: abbiamo uno spettacolo da mettere in scena. 

Quando la polizia arriva alla scuola elementare, tutti i bambini sono già stati mandati a casa, tranne uno: Caterina lo tiene per la mano sinistra, mentre con tutto il suo piccolo corpo lui è schiacciato contro le gambe della maestra e con il braccio destro le avvolge per metà. Caterina non riesce a fare altro se non pettinare gentilmente, ma in modo assente i capelli del piccolo, che piange mentre aspetta la sua mamma.
La bidella che era con la maestra è seduta alla cattedra in fondo al corridoio e singhiozza attraverso un fazzoletto grigio sporco, mentre gli agenti cercano di capire qualche parola tra i suoi singhiozzi. Uno di loro continua a fissare Caterina e picchiettando leggermente con il gomito il braccio di un suo collega, gli fa cenno con la testa verso di lei. Senza dirsi una parola, l’altro agente annuisce e si dirige verso la sua direzione.
- Signorina, posso parlarle?
- Ma voi non state già parlando con…
- Con la signora che era con voi vi stanno già parlando i miei colleghi. Adesso vorrei sapere anche la sua versione.
- Ho il piccolo da tenere. Non posso parlare con lui qua.
Scuotendo il capo, Caterina aumenta leggermente le carezze sul capo. L’agente osserva la scena e vedendo che la maestra lo sta fissando, si china sulle ginocchia e si mette all’altezza del bambino.
- Ciao piccolo, io sono l’agente Simioli. Mi vuoi dire il tuo nome?
Il bambino lentamente si stacca dalle gambe di Caterina e si gira, ma senza lasciare la sua mano.
- Io…Io sono Carlo.
Dice tra un singhiozzo e l’altro.
- Anch’io mi chiamo Carlo! E devo dire che a te dona molto di più.
L’agente gli sorride ed il bambino si tranquillizza un po’.
- Perché piangi? Hai visto qualcosa?
- No, io sto solo aspettando la mia mamma. Arriverà presto?
- Certo, non ti devi preoccupare. Ora Carlo, dimmi, tu hai visto qualcosa?
Ma prima che Carlo possa rispondere Caterina gli tappa le orecchie e lo sposta di lato a sé.
- Non dovrebbe fare certe domande ad un bambino.
- E’ anche lui un testimone. Più ne sappiamo meglio è.
- Posso rispondere io per lui: no, non ha visto niente perché stava per arrivare quando gli sono corsa incontro e gli ho chiuso gli occhi. Un bambino non dovrebbe vedere niente del genere.
- Sono completamente d’accordo, ma vede devo fargli comunque delle domande. La prego, mi lasci fare il mio lavoro, signorina.
Leggermente titubante Caterina riposiziona il bambino davanti a sé e gentilmente gli solleva un poco il capo, inclinando leggermente la schiena verso di lui.
- Carlo, il signore vorrebbe parlarti. Ti va bene? Io sarò vicino a te e potrai tenermi la mano, se vuoi.
Gli sorride per incoraggiarlo e solo allora Carlo annuisce, prendendo un piccolo respiro.
- Va bene, però dopo voglio la mia mamma.
- Certamente. Adesso andiamo a parlare, magari ci sediamo così stai più a tuo agio, va bene?
Carlo annuisce ed il trio si avvia così lungo il corridoio che porta al cortile. Giunti davanti alla porta del cortile Caterina si dirige verso le basse panche che la circondano e si appoggia con la schiena alla vetrata. Carlo si siede molto vicino a lei e l’agente vicino a lui.
Il bambino alza uno sguardo preoccupato su entrambi gli adulti e si fissa poi sull’agente.
- Ehm… Allora Carlo, raccontami un po’ cos’è successo andando verso il bagno.
- Io e la maestra mentre andavamo verso il bagno abbiamo sentito una gran puzza! Così la maestra mi ha detto che sarebbe tornata subito e mi ha lasciato davanti alla porta del bagno e poi lei è tornata insieme alla bidella e insieme sono andate in bagno e poi le ho sentite gridare, così sono andato a vedere ma la maestra mi è corsa incontro appena mi ha visto e mi ha coperto gli occhi.
- Quindi tu non hai visto proprio niente?
- No.
L’agente sta scrivendo poche parole su di un piccolo quaderno quando Carlo gli chiede:
- Cosa c’è in bagno?
Simioli alza lo sguardo verso Caterina e lei scuote il capo.
- Non c’è niente in bagno, piccolo. Solo le fogne che fanno tanta puzza.
L’agente gli scuote allegramente i capelli, mentre Carlo torna un poco a sorridere. Proprio mentre l’agente Simioli sta togliendo la mano dal suo capo, entra di corsa una donna con i capelli completamente bagnati, come pure i vestiti, e gocce di pioggia che le ricadono in modo scomposto lungo i tratti accentuati del viso.
- E’ successo qualcosa a Carlo? Che cosa state facendo a mio figlio?
Caterina si alza e gentilmente prende per il braccio la donna.
- Non è successo niente, solo l’agente Simioli stava facendo qualche domanda a Carlo a proposito del bagno.
- Del bagno?
- Certo, sa, le fogne.
Così dicendo Caterina trascina la madre di Carlo lontano dalle orecchie del suo bambino e comincia a spiegarle quel che è accaduto. La donna, sconvolta, si porta una mano alla bocca.
- Lui non ha visto davvero niente?
- Assolutamente. Adesso è molto più tranquillo, lo può vedere anche lei.
La donna si gira verso il proprio figlio e sorride un poco, vedendolo scherzare con l’agente.
- E’ meglio che lo riporti a casa adesso, però. Devono ancora interrogarmi e spero di essere a casa prima delle diciotto.
La madre si volta verso Caterina ed annuisce.
- Certamente. Grazie mille, le manderò dei fiori per ringraziarla.
- Non deve, ho solo evitato che Carlo subisse un forte trauma. Adesso devo cercare di dimenticarmene io stessa.
Salutandosi, le due donne prendono però la stessa strada e quando Carlo se ne va via con la piccola manina stretta in quella delicata della madre, Caterina si siede accanto all’agente.
- Prego, mi interroghi pure.
L’agente Simioli si volta allora verso di lei e la studia attentamente.
- Bene, ho diverse domande da farle. Cominciamo con la prima: come mai stavate andando in bagno?
- Il piccolo Carlo, durante la ricreazione che oggi si è svolta in giardino, è venuto verso da me chiedendomi di andare in bagno. Così      ve l’ho accompagnato.
- Poi però l’ha lasciato davanti alla porta del bagno a causa di un odore che avevate sentito provenire da questo.
- Esattamente. Mentre lo stavamo per raggiungere ci ha sopraffatti questo odore e così ho tranquillizzato il bambino e sono andata a chiedere alla bidella in fondo al corridoio di venire con me a vedere cosa mai potesse essere. Sa, avevo paura che non avessero pulito bene.
L’agente Simioli annuisce e prende un po’ di appunti. Tirato nuovamente su il capo, fissa bene il volto di Caterina per un po’ e finalmente riprende a parlare.
- Mi racconti cos’è successo quando siete entrate in bagno. Il bambino non era con voi?
- No, è rimasto fuori dai bagni. La bidella mi ha chiamata per aiutarla ad aprire una porta e l’odore sembrava venire proprio da lì. Poi, quando l’abbiamo aperta, l’abbiamo trovato.
Caterina sbarra gli occhi e subito si porta una mano davanti a questi. L’agente Simioli le posa una mano attorno alle spalle per confortarla e le sussurra:
- Andrà tutto bene, lo dimenticherà in fretta. Vuole che la riaccompagni a casa?
Caterina, con la sinistra ancora sugli occhi, porta la destra alla tasca della gonna a cercare un fazzoletto, mentre piccoli singhiozzi iniziano a scuoterla. Soffiatasi il naso e pulitasi gli occhi scuote il capo.
- Non si preoccupi agente, posso cavarmela da sola. Ma grazie comunque.
Gli sorride e non fa caso al braccio che l’agente posa ancora sulle sue spalle. Questo lentamente lo ritira e si alza in piedi, porgendole la mano. Lei la prende e si alza, pulendosi poi un’ultima volta gli occhi.
- Ho solo un’altra domanda da farle.
Caterina gli fa cenno di continuare.
- E’ sposata? Ha qualcuno con cui sta?
- No, sono sola.
Simioli sorride leggermente e si porta una mano dietro il capo a lisciarsi una piccola ciocca di capelli.
- Ha da fare questa sera?
   
 
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