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Autore: noir choco    22/07/2015    0 recensioni
Una giovane ragazza che, appena incoronata Regina delle Terre di Tera, deve fare i conti con la principale minaccia per il suo popolo ma sopratutto col suo segreto e misterioso passato.
Chi sarà il vero nemico?
Genere: Fantasy, Sentimentale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le donne tornarono ai preparativi, lasciando Océane da sola con i suoi pensieri.

Entro quella sera sarebbe diventata Regina delle Terre di Tera. Cominciò a rendersi conto di cosa veramente la aspettava.

Le Terre di Tera erano un luogo conosciuto soprattutto per la cultura e la saggezza. Da lì erano partiti esploratori, poeti, letterati, filosofi, matematici, grandi uomini di scienza e cantastorie. Lei non sarebbe stata da meno; sarebbe stata ambasciatrice nel mondo della cultura del suo Regno. Le piaceva la geografia, le piaceva viaggiare, scoprire mondi nuovi, persone diverse e luoghi destinati solo ai sognatori.

Il suo luogo preferito in assoluto era il bosco che si estendeva nella valle di Phexilast, sulle catene montuose di Phestitel. Aveva fatto molte escursioni a cavallo, in compagnia di suo padre, ma le loro passeggiate si limitavano entro il primo centinaio di metri, al di là di essi era proibito mettere piede. Non molti sono sopravvissuti per raccontare quello che avevano visto celato nelle più oscure selve del bosco. Si vociferava l'esistenza di abominevoli creature, paesaggi raccapriccianti, tane di brutali streghe e stregoni. Alcuni arrivarono a dire anche di tetri castelli abitati da spietati vampiri succhia sangue. Océane aveva sempre creduto, senza ombra di dubbio, che quelle orano solo storielle per spaventare i bambini, fino a quando non le constatò lei stessa, sulla propria pelle.

Aveva 14 anni, quasi 15. Si sapeva, era una ragazzina intraprendente ed avventurosa, ma molto cocciuta.

Durante una passeggiata col padre si avventurarono sempre entro il confine usuale, ma in una zona diversa; notò un sentiero mai visto prima d'allora. Era una stradina che tirava dritto, verso l'oscurità. Non sembrava creatasi da sé, era troppo artificiale. Tuttavia non poteva dirsi percorribile, la vista si fermava dopo poco, ostacolata dall'oscurità dovuta alla fitta vegetazione.

Océane ci pensò tutto il pomeriggio e la sera, alla fine concluse che, anche se non poteva vederne l'abitazione, qualcuno doveva abitare alla fine di quel sentiero.

La vita a corte era terribilmente noiosa, non aveva amici con cui giocare, si allenava nella scherma e basta. Conversava con Josephine e con qualche guardia reale, a volte anche con suo padre, ma nessun coetaneo. Il Re era dell'idea che fosse troppo piccola e troppo inesperta per uscire fuori a far amicizie con qualche suddito, ed ammetterne uno a corte, tra la vita caotica di preparativi in vista dell'arrivo di importati ospiti da terre lontane, al momento era da escludere ed Océane non osò nemmeno chieder loro il permesso. Come non chiese il permesso di uscire, quella stessa notte.

Portò con sé qualche torcia e pietre focaie per accenderle. Quella era solo una camminata di perlustrazione (del resto, il compito di un sovrano), che aveva un piccolo difetto: essere notturna e all'insaputa del Re. La strada per il bosco non era molta da fare a piedi, giusto dieci minuti usciti dal retro del palazzo, superate le mura del confine. Non si occupò nemmeno della colazione, era sicura che sarebbe tornata poco prima dell'alba, se non la notte stessa. In casi estremi avrebbe improvvisato con qualche frutto di bosco.

La mezzanotte era scoccata da poco quando arrivò ai margini del bosco e la luna era già alta in cielo. Accese la torcia e il solito sentiero cavalcato quel pomeriggio le si palesò davanti. Conosceva la strada a memoria, fino al bivio. Di solito prendevano il sentiero a destra, ma quel giorno avevano imboccato quello di sinistra, e così fece di nuovo lei. Camminò per circa mezz'ora, mai stremata, solo molto curiosa e, doveva ammetterlo, abbastanza impaurita, ma non tanto da fermare la sua passeggiata. Era coraggiosa, molto coraggiosa. Finalmente ritrovò il bizzarro sentiero. Sapeva di essere già a pochi metri dal limite consentito, però voleva solo scoprire chi c'era dall'altra parte della stradina, fare due chiacchiere con lui, tornare a casa sana e salva; oppure almeno dove finiva il sentiero, per quanto proseguiva ancora.

Ad un tratto sentì un fruscio alle sue spalle. Si voltò di scatto e per una frazione di secondo le parve di scorgere un'ombra movente. Pensò fosse solo la velocità con la quale fece girare con sé la torcia a proiettare quell'ombra fugace su qualche tronco d'albero. Proseguì con meno tranquillità e più vigile di prima. Sentì di nuovo qualcosa, sta volta alla sua destra, ma non vide nulla, solo buio. Il suo cuore cominciò a battere più velocemente e il suo passo si fece più felpato. Al terzo fruscio tra i cespugli non si prese nemmeno la briga di voltarsi ed iniziò a correre, sempre dritto, molto velocemente, il cuore in gola.

Dopo minuti che sembrarono ore per la principessa, i suoi dubbi ebbero una risposta. Davanti a lei c'era una piccola casetta in pietra, col tetto fatto di foglie e paglia. La facciata era quasi completamente divorata dall'edera. Poco più avanti della porta c'erano due rocce, alte poco più di mezzo metro, chiazzate di muschio. Sopra di queste, stavano sue candele bianche, spente. La cera colata aveva fatto sì che venissero incollate alla pietra permanentemente. Allora ci abitava qualcuno lì.

La quiete ed il silenzio regnava, non si sentiva più nessun fruscio.

-C'è nessuno?- gridò Océane, raccolto abbastanza coraggio –Rispondete. C'è nessuno in questa casa?

Ancora silenzio. La principessa si avvicinò lentamente alla casa. Le sudavano le mani che facevano più presa sul legno della torcia. Cominciò a sentire freddo ed avvicinò la fiamma a sé, ma proprio quando si distrasse un momento un rumore cavernoso la fece sobbalzare. Vide le due candele accendersi e le due rocce alzarsi, rivelandosi capi di due mastodontici corpi rocciosi; la terra fece per sollevarsi, facendo uscire prima larghe spalle, poi le braccia, pugni minacciosi ed armati di appuntite schegge. Nell'oscurità s'illuminarono quattro occhi rossi come il sangue, minacciosi. Si posarono sulla ragazza e il loro sguardo fu chiaro: intrusa!

Océane cacciò un urlo terrorizzata. Provò a scappare verso il palazzo, ma ecco che dei tronchi che sembravano esanimi presero vita, facendosi sbucare anche loro connotati umani. Delle esili braccia terminavano in tre artigli nodosi, pronti ad afferrarla. Océane si lanciò prontamente verso sinistra, ma ancora due tronchi mostruosi le si avvicinarono, e fu lo stesso a destra. Le sembrava un incubo, perché aveva fatto quella scelta stupida di avventurarsi nel bosco, da sola, di notte?

Quegli esseri si avvicinavano minacciosamente, la pressione e la paura della ragazza aumentava ad ogni passo, era come se spingessero tutta l'aria verso di lei e la comprimessero... fino a quando svenne. Cadde al suolo priva di sensi, ricordó solo una violenta folata di vento sul viso.

Si risveglió con la luce del sole, in un luogo sconosciuto.

Le girava la testa, le faceva male. Subito peró si rese conto che quello della notte precedente non fu solo un incubo. Era su un letto, sotto delle calde coperte di lana grezza. Quella stanza non aveva mura, era ampia e comprendeva tutte le stanze. Si guardó intorno: c'erano solo delle sedie e un tavolino in legno grezzo, una dispensa con sopra mazzolini di erbe e spezie boschive. Quella era una grotta.

La luce proveniva da un'ampia aperture davanti lei. Si alzò lentamente, continuando a scrutare l'ambiente. Chissà chi ci viveva lì. Non sembrava la casa alla fine del misterioso sentiero, davanti la quale Océane venne aggredita da quelle spaventose figure... a proposito: come era finita lì?

Qualcosa davanti la porta attirò la sua attenzione. Un movimento, un'ombra davanti l'entrata della caverna. Velocemente , camminò furtiva verso l'uscita.

Era una donna ed era bizzarra. La trovò seduta su una piccola roccia, che guardava l'incantevole paesaggio montuoso. Aveva delle enormi ali marroni piegate, erano più lunghe della sua altezza da seduta. Era pallida, magra, i capelli corvini erano racchiusi un una treccia che le girava intorno alla testa, sostenuta da una coroncina di bronzo. Portava un abito verde muschio e dei sandali marroni. Le ci vollero un po' di secondi per accorgersi di Océane proprio alla sua sinistra.

-Buongiorno- disse pacata –Ti sei svegliata- si alzò ed entrò nella caverna. Océane era sbigottita e senza parole, la guardò camminare conuna leggerezza tetra e fredda, alcune piume con la punta bianca sfioravano il pavimento di pietra .

-Desideri fare coalzione?- chiese la donna alata senza ricevere risposta; si voltò verso la ragazza.

-Va tutto bene?-chiese fredda. Océane la trovò abbastanza triste come persona, in effetti la sua vita non doveva essere un granché, sola soletta in quella caverna, in mezzo al nulla. Le sembrava depressa e senza vita, come se non facesse altro dalla mattina alla sera che aspettare la morte.

-C... chi sei?- balbettò la ragazzina.

-Mi chiamo Kristen- disse impassibile –Tu sei la principessa delle Terre di Tera, Océane suppongo-.

-Sì, ma tu come lo sai?-

-E' davvero una lunga storia- rispose guardando un punto indefinito della stanza –Non ti piacerebbe sentirla-.

-Sono curiosa- ribatté prontamente. Kristen sembrò pensarci, spostando il suo sguardo spento da nulla di specifico ad Océane.

-Non è davvero il momento- replicò con un tono leggermente intimidatorio, come se ciò che Océane volesse sapere fosse inopportuno.

-Adesso devi andare...- mormorò Kristen, ma Océane aveva ancora un mucchio di domande su quella misteriosa e tetra donna a cui dar ancora una risposta.

-Io non voglio, aspetta!-

Kristen si avvicinò alla ragazza e la prese per un braccio, Océane sentì le dita fredde e scarne afferrarla, ne fu turbata. Temendo che Kristen volesse portarla via da lì con la forza, la principessa si scrollò di dosso quella presa gelida. Probabilmente lo fece in modo troppo sgarbato perché Kristen rimase scossa e sconvolta. Ad Océane sembrò che i suoi occhi divennero per un attimo di un colore diverso, da verdi ad arancione, e che le sue dita tremassero in un modo spaventoso. Kristen si accorse che Océane aveva notato qualcosa di strano e distolse lo sguardo, voltandosi brusca di spalle.

-Perché hai le ali?- chiese, quasi esasperata, Océane.

-Sono nata così- replicò nervosa Kristen.

-Perché?-

-Non lo so perché!- urlò alterata la donna, ed allora i suoi occhi divennero veramente arancioni e le sue ali si spiegarono, facendo volare alcuni oggetti giù dal tavolo accanto e sollevando leggermente i capelli della principessa. Questa si pentì immediatamente di tanta insolenza, queste ali dovevano essere un argomento delicato per la donna, che adesso stava alzando gli oggetti da terra con la forza del pensiero!

-Come ci riesci?-

-Be', per tua contentezza so anche far magie, dato che ti trovo piuttosto interessata alle cose bizzarre. Dico bene?- disse irritata la maga. Océane si trovò mortificata e per un po' si limitò solo a guardarla far lievitare dei calici di legno.

-Sai fare anche altre magie?- chiese Océane sforzandosi di essere più cordiale e gentile, cosa che Kristen sembrò apprezzare, perché per la prima volta dall'arrivo della ragazza, sorrise lievemente. Finito di sistemare, si voltò e alzò lo sguardo sui capelli della principessa. Alzò le mani a quell'altezza e cominciò a disegnare delle circonferenze in aria. Lentamente, ai capelli biondi di Océane si intrecciarono delle leggiadre e fresche margherite comparse dal nulla. La ragazza accennò ad una risata sorpresa e Kristen ricambiò la sua gioia con un altro sorriso. Era più bella quando sorrideva, notò Océane, sembrava che quella sorta di depressione fosse dovuta all'imbarazzo, e ora che avevano un po' rotto il ghiaccio era scomparsa.

-Non mi dirai perché hai le ali, vero?- chiese Océane sedendosi sul letto.

-Vero-.

-Nemmeno perché sai il mio nome?- . Kristen ci pensò, attirò a se a sedia e si sedette davanti la ragazza.

-In fondo sei grande...- si diresse verso l'uscita, poi arrivata al bordo della roccia si voltò.

-Potrei raccontartela mentre ti riaccompagno al palazzo- e le tese il gomito attendendo che Océane la raggiungesse.

  
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