Capitolo diciassette
Sectumsempra
Un
temporale violento impazzava, grosse gocce rigavano la vetrata e il
vento ululava come un lupo ferito.
A
tratti, lampi viola illuminavano la stanza in penombra,
immediatamente seguiti da tuoni che rimbombavano nelle orecchie di
James Sirius Potter, seduto sul proprio letto. Cattivi
presagi.
Guardava
la pioggia fuori dalla finestra della Torre e rifletteva sul
comportamento di Shane al campo da Quiddich.
Gli
era sembrato di aver fatto progressi con lei; quindi si chiedeva
perché fosse scappata, di nuovo. Ogni
volta che faceva un
passo avanti, gli pareva che lei ne facesse uno indietro.
Un
altro tuono squarciò le tenebre, riscuotendolo dai propri
pensieri
insieme alla voce di Sam Baston.
"Ehi
James, qualcosa non va?".
"Tutto
non va!", sospirò quella risposta come se non volesse essere
udito.
"Ancora
la misteriosa ragazza?", chiese l'altro con un'occhiata
maliziosa; poi scosse la testa, quasi compassionevole. "Mi dirai
mai chi è?", domandò tra il divertito e l'offeso.
Sarebbe
stato ancora più offeso se avesse saputo che Al e Lorcan ne
erano a
conoscenza da molto prima di lui, quindi James si guardò
bene dal
comunicarglielo. Però, pensò, dal momento che
voleva dirlo al
soggetto in questione, perché non dirlo a Baston? Ormai non
c'era
più pericolo che tradisse il segreto, perché
stava per farlo lui
stesso.
"Ora,
tanto sto per sputtanarmi anche con lei!".
"Sul
serio?", domandò spalancando tanto d'occhi. James
mugugnò un
lamento indefinito e si passò stancamente una mano sulla
faccia.
"Le
parlo dopo la partita", confermò. "È una missione
suicida, perché so che è innamorata di un altro".
"Mh",
mugugnò Sam, "ora sono curioso", riprese avvicinandosi al
letto a baldacchino dell'amico.
"Vuoi
il nome?", James sfoggiò un ghigno dei suoi; gli piaceva
tenerlo sulle spine.
"Forse
ci posso arrivare".
"Non
penso proprio".
Baston,
troppo impegnato a riflettere per articolare una frase,
farfugliò
qualcosa che suonava come "lasciami concentrare" e
"sta'zitto". Potter decise di soccorrerlo.
"Sei
il Capitano della sua squadra", gli diede un indizio.
"Sai
quante giocatrici ho?", l'altro fece schioccare la lingua,
impaziente.
"D'accordo...
ti ricordo qualcuno se ti chiamo Capitan Quiddich?",
sorrise, pensando a quando lo sentiva dire dalla voce melodiosa di
Shane. Sam si accigliò un attimo e poi sgranò gli
occhi e spalancò
la bocca.
"Non
ci credo!".
"Credici
Sam; sono mesi ormai".
"Penelope
Shane!", Baston era sempre più stupito.
"Shh,
abbassa la voce!", esclamò Potter, irritato.
Insomma,
avevano altri due compagni di stanza, per Godric! Non voleva che lo
venisse a sapere tutta la scuola ancora prima che lo sapesse lei.
Superato
lo stupore iniziale, Baston sembrava non avere nulla di particolare
da dire e si limitò a scrollare le spalle.
"Beh,
hai la mia approvazione!".
"Non
ho bisogno della tua approvazione", borbottò James.
"Ma
te la do ugualmente", ridacchiò l'amico. "Adoro quella
ragazza, anche se mi prende per il culo con la storia di Capitan
Quiddich".
"Sì,
adorala da lontano però!", ringhiò Potter con
sguardo torvo.
Baston
rise di gusto, trascinandoselo dietro suo malgrado: aveva una risata
contagiosa.
"Ottimo!
Sei anche geloso!", disse con aria canzonatoria. "Comunque,
intendo che è simpatica, oltre ad essere una brava
battitrice!".
James scoppiò di nuovo a ridere.
"Il
tuo è un chiodo fisso; finirai per sposarti con una scopa da
corsa!", lo celiò. Baston finse di pensarci sù.
"Non
sarebbe una cattiva idea", stette al gioco. "Tornando a
Shane", continuò, "ora che ci penso... sareste una bella
coppia. Fai bene a parlarle: da quando sei innamorato sei
insopportabile!", disse, beccandosi un cuscino in faccia.
Alla
fine, entrambi si infilarono sotto le coperte e cinque minuti dopo,
quando James ancora fissava il soffitto col pensiero rivolto altrove,
Baston già russava della grossa. Nonostante il temporale, i
lampi, i
tuoni, Sam riusciva comunque a dormire. In fondo, si disse, la teoria
della scopa da Quiddich come moglie era plausibile, perché
nessuna
donna avrebbe sopportato quell'incessante rumore di sottofondo.
La
mattina dopo, quando aprì gli occhi, si sentiva
più stanco di
quando era andato a dormire.
Mise
un piede a terra, poi l'altro; e gli venne in mente quel vecchio
detto babbano: alzarsi con il piede spagliato. Si
sentiva
proprio così quel martedì.
Quel
martedì che due giorni prima gli pareva lontano, era
arrivato.
L'arredamento
rosso e oro della stanza gli ricordò per contrasto la
partita contro
Serpeverde. Stranamente, per la prima volta in vita sua, non era
entusiasta di partecipare a un incontro di Quiddich. Aveva una fifa
matta, benché non fosse spaventato tanto dall'incontro
quanto dal
post-partita.
"Ehi
James, abbiamo lezione con la McGranitt! Vuoi restare a fissare il
pavimento o muovere il culo?", strillò Baston,
già sulla
porta.
"Che
linguaggio fine!", rispose sarcastico. In ogni caso, arrivare in
ritardo a Trasfigurazione non sarebbe stato un buon inizio di
giornata, perciò si affrettò a scendere in Sala
Grande.
"Penny",
strillò Rose, "è l'ultima volta che ti dico di
alzarti! Giurò
che se non muovi il tuo delicato fondoschiena da quel maledetto
letto ti faccio un Levicorpus!".
"Non
lo faresti mai!", mugugnò Penelope da sotto il piumone.
"Non
mi sfidare!". La vide estrarre la bacchetta con espressione
minacciosa e si decise a sollevarsi dal cuscino, fissandolo –
come
sempre – con nostalgia.
Ad
ogni modo, era meglio non tirare troppo la corda con la rossa, che
aveva un'aria alquanto minacciosa. Fece più in fretta che
potè: la
prima colazione la stava aspettando, e lei continuava ad avere un
buco allo stomaco.
"Sono
pronta!", esclamò con un sorrisetto impertinente.
"Muoviti!",
la rossa la prese per un gomito, trascinandola giù per le
scale del
dormitorio e poi fuori dalla Torre Grifondoro.
Purtroppo,
anche il martedì di Penelope – come quello di
James – non ebbe
inizio con il piede giusto.
Girata
verso Rose, stava sbraitando contro i suoi modi di fare poco gentili,
quando all'improvviso inciampò in qualcosa. O
meglio, in
qualcuno.
"Perso
l'equilibrio, Shane?", domandò una voce gelida. Ne riconobbe
all'istante il proprietario, si voltò e scoprì
che ghignava, ma non
si scompose.
"Buongiorno
a te, Malfoy!", ribattè ironica. "Posso farti notare che
il mio equilibrio sarebbe migliore, se non mi facessi lo sgambetto?".
Lui scrollò le spalle e rise.
"Rossa,
fai la guardia?", chiese intercettando un'occhiata torva di
Rose.
"Fottiti
Malfoy!", rispose la Weasley, spiccia.
"Educata
la tua amica!", si rivolse a Penny.
"Fottiti
Malfoy", ripetè l'altra.
"Noto
che a Grifondoro si tengono lezioni di etichetta", lo sguardo
sprezzante.
Gli
occhi grigi e gelidi, uguali a quelli di suo padre, la inquietavano
un poco. Quando li aveva visti insieme, a King's Cross, si era
accorta che Scorpius era la versione in miniatura di Draco Malfoy;
eppure era convinta che il padre fosse molto più tollerabile
di lui,
che – a quanto ne sapeva – aveva uno stretto
rapporto con il
nonno. Probabilmente stare a contatto con Lucius Malfoy era
nettamente diseducativo per un bambino, e i risultati erano davanti a
lei. All'improvviso, proprio guardandolo negli occhi, le venne
un'idea.
"Che
begli occhi argento che hai!", affermò, lasciando di stucco
sia
lui che Rose.
"Ci
stai provando?", Malfoy sfoggiò un' espressione disgustata.
"Pensavo",
disse lei in tono mieloso, "che si intonano molto ai colori
della tua Casa. Anche se..." continuò, "non è
abbastanza".
"Per
caso ti droghi, mezzosangue?", le chiese senza capire.
"È
che", replicò ignorando la frecciatina, "non c'è
nulla di
verde in te", lo rimproverò serissima, "ed è un
peccato".
Mentre
parlava, Rose realizzò quali erano le intenzioni dell'amica:
la vide
mentre estraeva la bacchetta da dietro la schiena e la agitava senza
dare troppo nell'occhio, per non farsi notare da Malfoy.
Non
appena vide il risultato dell'incantesimo che Penelope aveva
lanciato, scoppiò in una fragorosa risata.
"Weasley?",
fece il Serpeverde, una nota di terrore nella voce.
Rose,
scossa dai singulti, non rispose direttamente, limitandosi ad
indicare con mano tremanti i capelli del ragazzo. Lui
afferrò una
ciocca più lunga delle altre e si accorse di quello che la
mezzosangue gli aveva combinato: i suoi amati capelli biondo
ossigenato erano diventati di un colore verde brillante.
"Scorpius,
che hai fatto ai capelli?", domandò Daniel Zabini passando
di
lì, tra uno sbadiglio e un'occhiata perplessa. Un brusco
gesto di
Malfoy e il moro sparì dalla vista dei tre. Spirito
Serpeverde: figuriamoci se poteva tollerare di farsi vedere
in
quello stato da un suo simile!
"Ora
sì che sei prefetto!", fece Penny dolcemente. "Salazar
Serpeverde sarebbe fiero di te. Beh... ci si vede in giro, Malfoy",
lo salutò allegramente e fece per andarsene, ma il platinato
l'afferrò per un polso, costringendola a girarsi verso di
lui. Erano
a un palmo di naso, e Penny vide la rabbia negli occhi del
Serpeverde.
"Malfoy",
non perse il tono canzonatorio, "è incredibile come solo tu
sappia farmi venire la nausea quando non ho ancora mangiato nulla".
Per
tutta risposta quello strinse ancora di più la presa sul
braccio
della ragazza, con un ghigno che si allargava sempre di più
e gli
occhi stretti a fessura.
"Mollami,
idiota!".
"Ti
avevo avvertita, lurida Mezzosangue. Non puoi mancare di rispetto a
un Malfoy per due volte di fila e passarla liscia!", disse in
tono minaccioso. "Avevi già oltrepassato il limite in
biblioteca, Grifondoro". Almeno aveva usato un appellativo
più
gentile di mezzosangue.
Stava
per ribattere a dovere, quando qualcuno si inserì nella
conversazione. Più che nella
conversazione, si inserì
fisicamente tra lei e Scorpius, spintonandolo piuttosto rudemente.
"Che
cazzo fai? Togliele le mani di dosso!", gli urlò contro.
Malfoy
lasciò andare la presa, impegnato a sottrarsi agli spintoni
dell'altro ragazzo. Penny provò ad allontanarlo, ma James
– perché
era di lui che si trattava – sembrava non prestarle
attenzione,
tutto preso a scuotere Scorpius per le spalle. Rose provò a
supportare Penny nel dissuaderlo dal picchiare quel verme, ma il
cugino non recepiva, e continuava a spingerlo malamente fino a farlo
vacillare. Era più alto e più muscoloso, senza
contare che era
incazzato nero – quindi per Malfoy non si metteva benissimo.
Fortunatamente,
nella Sala D'Ingresso passarono Al e Lysander in quello stesso
momento, e unendo le forze riuscirono ad allontanarlo dalla Serpe.
Scorpius si allontanò velocemente, scagliando a Penny un
ultimo
sguardo di sfida.
Solito
Malfoy vigliacco, pensò.
Quando
vedeva che le cose si mettevano male, non trovava altro da fare che
scappare. Un vero cuor di leone.
"James",
mormorò posandogli una mano sulla spalla.
"Quando
ho visto che ti strattonava non ci ho visto più... mettere
le mani
addosso a una ragazza! Che pezzo di merda!", ringhiò a voce
bassa.
"Stai
bene?", le chiese Lysander. Lei annuì con un sorriso. Aveva
un
lieve segno rosso sul polso che Malfoy le aveva stretto, colpa della
pelle lattea e delicata che le era toccata in sorte.
"Sicura?",
Al le prese delicatamente la parte indolenzita.
"È
tutto a posto ", lo tranquillizzò. "Va' a fare il Medimago
da un'altra parte", scherzò.
"Che
ha fatto Malfoy in testa?", domandò Lysander per alleggerire
la
tensione. Aveva i capelli biondi, ma leggermente più lunghi
di
Lorcan, e un'aria un po' più trasognata. Penny gli fu grata
di aver
sviato l'attenzione dal proprio polso e gli rivolse un flebile
sorriso.
"Stava
rompendo, e gli ho detto che i suoi occhi grigi si intonano
così
bene alla sua Casa che sarebbe stato fantastico metterci accanto
qualcosa di verde".
"Non
l'ha divertito", aggiunse Rose, asciutta.
"Per
questo voleva pestarti alla babbana?", domandò il biondino.
"Ehi,
non tutti i babbani si pestano così!", protestò.
A quel punto
James si stava già dirigendo in Sala Grande senza parlare a
nessuno,
e lei decise di imitarlo.
Probabilmente
avrebbe trovato l'arsenico nel succo di zucca, insieme a un biglietto
di auguri di buona morte, verde e argento.
"Sei
stata gra-ndio-sa!", Alice Paciock
scandì l'ultima
parola per sottolinearla.
Al
sbuffò indispettito da quel commento e guardò
torvo la sua ragazza.
"Mah
sì, incoraggiala: ne ha davvero bisogno!", disse facendo
schioccare la lingua, spazientito. "Davvero grandiosa!",
riprese. "Una grandiosa idiota! Quando imparerai a stare calma
con i Serpeverde?".
Penny
era troppo intenta a fissare il liquido ambrato nella propria tazza
per guardare il suo migliore amico.
"Dico
a te!", disse seccato. A quel puntò non potè
più ignorarlo, e
sollevò lo sguardo.
"Lo
so", replicò stizzita, "ma tanto per la saggezza ci sei tu
al Grifondoro! Io sono quella impulsiva...", voleva essere
ironica, ma suonò acida. "Non ho resistito, Al! Mi manda in
bestia: è una piccola e subdola biscia!".
"Per
la barba di Merlino! Proprio perché è subdolo
dovresti fare
attenzione!", sbottò lui. "Non è un tipo a cui
piace
farsi mettere i piedi in testa!".
Penny
smise di mangiare i propri cereali e sbattè la tazza di
tè -fino ad
allora sollevata a mezz'aria- sul tavolo.
"Beh,
sai una cosa?", stavolta fu lei a innervosirsi. "Nemmeno io
sono la tipa!".
Al
roteò gli occhi, passandosi una mano in faccia. "Ci
rinuncio",
lo sentì borbottare.
"Spero
solo che non organizzi ritorsioni alla partita", sospirò
Trixy,
sempre molto pratica. "Fuori possiamo affrontarlo
tranquillamente quel pezzo di merda, ma mentre
giochiamo è
più difficile", aggiunse preoccupata.
Penny
decise di non parlare più per non rischiare di discutere con
Al, e
riprese a bere il suo tè. Sapeva che ciò che
diceva era per il suo
bene, ma non tollerava quel tono da So-Tutto-Io.
O
forse non tollerava di aver torto. L'impulsività era un
difetto che
avrebbe dovuto modificare, se voleva diventare una brava Auror.
Dopo
poco uscirono tutti per recarsi alla prima lezione della giornata. Ne
avrebbero avuta solo un'altra e il pomeriggio sarebbe stato libero:
tutti a vedere il Quiddich.
"Ehi",
raccomandò a Rose attardondosi con lei nella Sala
d'Ingresso, "oggi
tieni gli occhi aperti!". Doveva dirlo anche ad Al, ma non le
andava di parlare con lui.
"In
che senso?", la rossa aggrottò la fronte.
"Nel
senso", bisbigliò l'altra roteando gli occhi, "che dovete
stare attenti a quello che fa Malfoy. Se notate qualcosa di strano,
bacchette alla mano! Noi dal campo non possiamo fare
granchè, come
ha detto Trixy".
"Va
bene", assentì Rose.
"Sei
un'amica".
"Lo
so, sono fantastica!", si pavoneggiò, beccandosi una
gomitata.
"Smettila
di atteggiarti!", la canzonò.
"Tu",
fece Rose assumendo un cipiglio quasi severo, "promettimi che
non farai idiozie. Pensa solo a giocare; io sorveglierò
Malfoy e
interverrò se farà qualcosa a te o agli altri
giocatori, intese?",
il tono autoritario.
"Sissignora!",
replicò mettendosi sull'attenti. La rossa la
guardò di sbieco.
"Sarà
meglio andare a lezione", fece Rose sbrigativa, ma con un
sorrisetto divertito.
Quel
giorno la Serra era fredda, con tutto che Penny aveva indosso il
cappello di James e i guanti di pelle di drago che usavano per
maneggiare le piante. Una volta che ebbero infilato le palandrane,
Neville li salutò cordialmente.
Penny
stava tra Al e Rose, ma esattamente di fronte a lei, dall'altro lato
della Serra, qualcuno le scoccava sguardi di odio.
Gli
occhi grigi di Malfoy mandavano lampi nella direzione della "lurida
Mezzosangue". Ormai il verde dei capelli era quasi del tutto
svanito. Gli aveva lanciato un incantesimo di breve durata, dato che
-per quanto arrabbiata- era sempre un nobile spirito Grifondoro.
Con
le labbra lui mimò qualcosa che suonava come "non
finisce
qui" e "sei morta", ma Penny non si fece
intimidire e non abbassò lo sguardo nemmeno per un attimo.
Nel
frattempo il professor Paciock teneva una conferenza sui Boramets,
utili per
fabbricare
bacchette indistruttibili. Ma il clue della lezione non era certo
quello. Fu quando Neville disse la magica parolina Pugnacio
che il sangue nelle vene degli studenti si gelò. Lo
stesso professore sembrava sentirsi in colpa alla prospettiva di
costringerli a estrarre i baccelli da quella pianta, considerando il
fatto che lui stesso aveva riportato
parecchi graffi e un labbro insanguinato, al sesto anno.
Rose,
Penny e Trixy si misero a lavorare insieme, mentre Al, Alice e
Finnegan formavano un altro gruppetto. Quando Penny e Bellatrix
ebbero bloccato la maggior parte dei rami, tentando di annodarli fra
loro e ricevendone parecchie percosse, un buco si aprì al
centro dei
tentacoli di Pugnacio.
Con
tutto il coraggio che aveva avuto sua madre – e non suo padre
–
Rose infilò il braccio nel buco, che tentò di
tranciarglielo con
una certa insistenza. Trixy e Penny le vennero in aiuto cercando di
disincastrare il braccio, e alla fine la rossa estrasse trionfante
un baccello verde e pulsante, abbastanza
brutto.
Ovviamente,
Alice aveva già raggiunto lo scopo da un pezzo, con l'aiuto
di Al e
il totale disinteresse di Finnegan, intento
a fissare il nulla.
A
Penelope non sfuggì che Malfoy continuava a indirizzarle
sguardi
sprezzanti e sorrisi maligni. Era sicura che entro la fine dei sette
anni ad Hogwarts l'avrebbe sfidata al Club dei Duellanti, o qualcosa
del genere.
Pian
piano i capelli di Scorpius ridivennero del loro solito e impeccabile
color platino e Penny mimò con le labbra qualcosa come "ti
stavano meglio verdi". Fece un sorrisetto di scherno in
direzione del purosangue – che la fulminò con lo
sguardo.
Quando
la lezione si concluse, le scivolò un gran peso dallo
stomaco.
Non
l'avrebbe ammesso neanche sotto tortura, ma ricevere quelle occhiate
rabbiose non le piaceva granchè.
La
lezione di Cura delle Creature Magiche con Hagrid le piacque,
benchè
riguardasse i Thestral: bestiole molto particolari
e
invisibili alla maggioranza della classe. Come Hagrid stava
magistralmente spiegando, non potevano essere scorti da chi non
avesse visto la morte in faccia, e Penny non era nel numero degli
sfortunati spettatori. L'unica pecca era l'incessante sguardo che
sentiva sù di sè, e non aveva bisogno di voltarsi
per sapere di chi
fosse.
"Se
Malfoy continua a fissarla sfodero la bacchetta!", bisbigliava
ogni tanto Rose.
"Oh
certo!", aveva sospirato Al. "Prima Penny, poi James,
adesso tu: ci manca solo un'altro colpo di testa, così
è la volta
buona che vi tolgono ottocento punti ciascuno!".
Non
appena anche la lezione di Hagrid si fu conclusa, si recarono tutti
in Sala Grande, e Penny si vide bloccare da una sorridente Lily Luna.
"Ciao!",
la salutò.
"Ciao
Lily!".
"Lysander
mi ha detto di Malfoy, volevo esprimerti la mia stima sconfinata",
e le fece l'occhiolino. Al sollevò gli occhi al cielo: era
possibile
che solo lui si rendesse conto che i gesti impulsivi non erano mai
una buona idea?
Provò
a dire qualcosa del genere a Lily, che per tutta risposta
scrollò le
spalle incurante, dicendole: "Non c'è bisogno che ti dica
che
alla partita sarò vestita in rosso e oro". Penny la
guardò con
gratitudine, prima che si dirigessero ognuna al proprio tavolo.
"Godric!",
esclamò Trixy vedendola giungere con calma. "Sbrigati a
mangiare: dobbiamo andare a cambiarci!".
"Stai
diventando come Baston; mancano ancora due ore alla partita, te ne
rendi conto, vero?".
Si
lasciò cadere su una sedia, sentendosi come un pesante sacco
ripieno
di patate. Si versò svogliatamente del succo di zucca nel
bicchiere
e mangiò il roast-beef, ovvero il piatto più
vicino che c'era. Non
le andava neanche di allungare le braccia per raggiungere il
pasticcio di verdure. Si sentiva improvvisamente stanchissima.
"Non
hai una bella cera", le disse qualcuno, "è tutto a posto?"
e James scivolò accanto a lei.
"Lo
so", ammise, "ma va tutto bene". L'altro annuì poco
convinto, cominciando a mangiare anche lui.
"James".
"Sì?".
"Grazie
per stamattina", mormorò.
Lui
si girò quasi stupito, e le sorrise.
"Non
volevo scavalcarti Shane, so che ti sai difendere da sola". Ora
sì che voleva saltargli in braccio!
Si
stava scusando per averla difesa? In fin dei conti era quello che
aveva fatto anche lei la volta precedente, e lui se l'era presa.
"È
solo che quando ti ha strattonato mi è salita una
rabbia...",
continuò.
"James",
disse piano, "sei stato molto gentile a preoccuparti per me. Io
non ragiono come te: non mi arrabbio quando qualcuno si preoccupa per
me", ribattè con un sorrisetto caustico. Ogni riferimento a
fatti, cose o persone è puramente casuale...
"Era
diverso", provò a ribattere lui, "ti ha messo le mani
addosso".
"Potter",
disse ridendo, "ha dato fuoco al tuo mantello! Non mi sembrava
cosa da poco". James sorrise; sapeva che aveva ragione, ma non
l'avrebbe detto davanti a lei. Tuttavia, Penny se lo fece bastare e
gli sorrise di rimando. Era così bello averlo vicino che non
voleva
sprecare un momento del genere a bisticciare per qualche sciocchezza.
Un'ora
e mezzo più tardi, lo spogliatoio era una totale baraonda.
Gli
"amichevoli" incontri con i Serpeverde erano molto...
sentiti, per così dire. Quando Baston
fece irruzione nello
spogliatoio femminile, alcune di loro non avevano ancora indossato la
parte superiore della divisa, e furono costrette a voltarsi.
Benchè
la cosa avesse imbarazzato le ragazze, lui sembrava non essersene
nemmeno accorto. Tutto ciò che fece fu incitarle a darsi una
mossa
perché mancava solo mezz'ora al fischio d'inizio. Entro
dieci minuti
scarsi erano tutte con le scope alla mano, pronte ad uscire in campo.
Sam
strinse la mano al capitano dei Serpeverde, strusciandola poi sulla
divisa come se fosse stata infettata. Penny sorrise tristemente a
quel gesto, e pensò che tra le due case -nonostante i
tentativi di
Silente e dell'attuale preside- continuava a non correre buon sangue.
Si scambiò uno sguardo d'intesa con James, che stava
pensando la
stessa cosa e, al soffio del fischietto, i quattordici giocatori si
librarono in aria.
James
si aggirava per il campo alla disperata ricerca, ma non
c'era traccia del
Boccino
da nessuna parte.
La sua controparte serpeverde
stava sorvolando il campo proprio come lui, anche
se puntavano in
direzioni opposte.
Intanto la voce
squillante di Lily Luna
invadeva il campo con la cronaca delle mosse dei giocatori:
“Warrington
passa a Trixy Zabini,
che supera Daniel
Zabini – forza,
Weasley (era rivolta a sua
cugina Roxana, anche
lei parte della squadra)
puoi prenderlo ora...”, si
interruppe
per segnalare un “
Bolide di Penny
Shane al cercatore Serpeverde;
Trixy
Zabini perde la Pluffa,
ma
il Capitano
di Serpeverde se ne
appropria e si
lancia contro la porta
di Sam Baston,
che prontamente para il
tiro!”.
Mentre
ascoltava distrattamente
le
parole di Lily, finalmente a James sembrò di vedere uno sfarfallio
nell'aria: il
piccolo svolazzante pezzetto
d'Oro fluttuava in
basso.
Si
tuffò immediatamente,
a caccia del Boccino; e
purtroppo
in un attimo il Cercatore
Serpeverde
gli fu accanto, appiattito sulla scopa per prendere velocità.
Il
Boccino schizzò verso il lato opposto; il cambio di
direzione favorì
il
Serpeverde,
che era più vicino; sembrava
che lo stesse per afferrare. James cominciò a perdere la
speranza,
ma si costrinse a spingere la
sua Nimbus
a
più non posso.
Penny
seguiva attentamente I movimenti di James, che stava correndo con la
Nimbus nel tentativo di raggiungere il Serpeverde che l'aveva
superato.
Sembrava
però che al momento il Boccino fosse riuscito a sfuggire
anche al
giocatore verde-argento.
Lesta
rispedì indietro un bolide che le era stato lanciato contro,
cercando di centrare il Cercatore avversario, che -sfortunatamente-
si scansò giusto in tempo. All'improvviso, accadde qualcosa
di molto
strano.
La
scopa di James, fino ad allora sotto il suo pieno controllo,
iniziò
a singhiozzare su e giù, cercando di disarcionare il
proprietario.
Dava scosse fortissime, tanto che Penny temette che lui non sarebbe
riuscito a restare in sella.
Comprese
immediatamente cos'era successo. Voltò la testa verso gli
spalti dei
Serpeverde e vide Malfoy, intento a borbottare formule magiche senza
perdere il contatto visivo con la scopa di Potter. Fu un attimo:
girò
la propria scopa e si diresse il più vicino possibile alla
tribuna
che ospitava i tifosi rosso-oro. Per fortuna, incrociò
all'istante
lo sguardo di Rose, che sembrava all'erta – pronta a ricevere
un
segnale. Non ci fu bisogno d'altro; nel giro di mezzo secondo la vide
scomparire dagli spalti. Sapeva che avrebbe fatto qualcosa per
fermare Malfoy: non restava che aspettare...
Rose si diresse in fretta e furia alla postazione dei Serpeverde, insinuandosi nello spazio libero sottostante alla panca di Scorpius, senza essere vista. Le sembrava di vivere un dejà-vù. Sua madre le aveva raccontato qualcosa di molto simile, dandole l'idea che avrebbe messo in atto di lì a un secondo. Una volta dietro agli spalti del nemico, estrasse la bacchetta puntandola contro il lembo del mantello di Malfoy. L'attimo dopo il tessuto nero iniziò a brillare: le fiamme si diffusero velocemente, scatenando il panico sugli spalti.
Penny
fissava James, la cui scopa non accennava a smettere di imbizzarrirsi
senza sosta, finchè un lampo di luce non la costrinse a
voltare la
testa: sugli spalti delle Serpi un bagliore si era diffuso, proprio
accanto a Malfoy. Era... fuoco!
Intento
a spegnere le fiamme, il platinato smise di esercitare il controllo e
la scopa di Potter ripartì indisturbata, cosicchè
Penny potè
tirare un lungo sospiro di sollievo. L'intervento
di Rose, a quanto pareva, era stato decisivo.
James
non sapeva cosa fosse accaduto di preciso, e non aveva il tempo di
domandarselo. Il Cercatore delle Serpi, approfittando del vantaggio,
era sceso in picchiata in cerca del Boccino e lui l'aveva imitato
subito.
Intravide
di nuovo il luccichio della pallina alata. Non pensò
più a nulla,
gettandosi nell'impresa disperata di afferrarlo.
A
pochi metri da terra, James
tolse la mano sinistra
dalla scopa, la tese verso il Boccino, mentre
al proprio fianco anche l'altro Cercatore
tendeva la mano.
Poi
tutto si concluse e in un battito di ciglia James
stringeva il pugno intorno al Boccino e Lily Luna decretava la
vittoria di Grifondoro con centocinquanta punti, mentre lo stadio
intero, o
quasi,
esplodeva in un boato di approvazione.
A
quel punto i Giocatori scesero a terra, e James venne travolto dagli
abbracci dei compagni entusiasti; Baston era quasi commosso per la
vittoria. Ma James non riusciva a sentirsi tranquillo. La stessa
sensazione degli ultimi giorni si impadronì di lui; si
guardò
intorno alla ricerca di Shane e i suoi sospetti ebbero conferma: era
sparita.
Penny
avrebbe trovato Malfoy ad ogni costo. Sugli spalti non c'era
più, ma
uscendo dallo stadio era certa di averlo visto dirigersi verso il
castello, probabilmente scoraggiato dal fallimentare risultato del
malocchio.
In
lontananza aveva scorto il riflesso del sole sui suoi capelli
biondissimi e aveva iniziato a seguirlo a distanza. Nel frattempo
stava cercando di calmarsi e di prepararsi un discorso sensato.
"Non
schiantarlo, Penny", la
voce di Al si contrapponeva a quella nella sua testa:
"Schianta quella manciata di cacca".
Continuò
a seguirlo silenziosamente fin dentro il castello, con ancora indosso
gli abiti da Quiddich. Spogliarsi della divisa non era una
priorità
al momento, era tanto, troppo incazzata con Malfoy.
Lo
vide sorpassare il portone di quercia e salire per le scale.
Perchè
saliva se il suo dormitorio era nei sotterranei? Non aveva molto
senso.
Si
introdusse nel bagno del secondo piano, ormai in disuso –
anche per
colpa di Mirtilla Malcontenta. Di solito, ci si recavano le persone
che volevano stare in pace senza essere trovate – oppure i
nostalgici dell'erede di Serpeverde, visto che la camera dei segreti
aveva avuto, un tempo, la sua apertuta proprio in quel bagno.
Probabilmente era il caso di Scorpius.
Non
si fece problemi di sorta e accelerò il passo, entrando
subito dopo
di lui.
Il
ragazzo si trovava addossato al lavandino di marmo, con la testa
china.* Era livido di rabbia, il
viso
accaldato. Ebbe appena
il tempo di avvertire la presenza di qualcun altro nella stanza e
tastò
la tasca alla ricerca
della
bacchetta.
Penny
non avrebbe voluto, ma fu costretta ad estrarre la sua per
difendersi. Malfoy tentò uno Schiantesimo che non
andò a buon fine,
poichè lei si esibì in un sortilegio-scudo piuttosto
ben fatto.
Racimolò tutta
la sanità mentale che le rimaneva per decidere che non
voleva
Schiantarlo – e avrebbe potuto farlo benissimo.
Era
più veloce di lui, e anche
se non
aveva intenzione di
attaccarlo,
non poteva permettergli di lanciare
fatture a piacimento. Un "expelliarmus"
fu sufficiente a metterlo fuori gioco per il tempo che le ci volle ad
impastoiarlo. Era molto grazioso mentre saltellava con le gambe unite
– le sarebbe quasi venuto da ridere.
Non
voleva fargli niente di
male,
bensì
assicurarsi
che la stesse a sentire senza farsi venire l'idea di giocarle
qualche tiro mancino.
Malfoy era sempre più rosso in viso, e i suoi occhi, grigio
torbido
come il celo che
minaccia tempesta,
le
incutevano una certa inquietudine – cosa
che ovviamente si tenne per sè.
"Come
ti permetti, lurida
mezzosangue?",
sibilò tra i denti. "Disimpastoiami subito!".
"Non
sei nella posizione per dare ordini, Malfoy!", gli fece notare
con calma.
"Che
vuoi?", domandò freddamente.
"Devi
tacere e ascoltare", ordinò lei. Lui fece schioccare la
lingua
e la guardò come se gli avesse appena parlato in serpentese.
"Ascoltare
te?", fece sprezzante. "Scherzi vero?".
Penny
non gli riservò la minima attenzione, optando per la via
più
diretta.
"Lascialo
stare!", disse,
e mise
sù l'aria più truce che riuscì a
sfoderare.
"Lasciar
stare chi, sanguemarcio?", chiese strafottente.
"Sai
benissimo di chi parlo, serpe! Hai fatto il malocchio alla scopa di
Potter, ti ho visto. Se Rose non fosse intervenuta, saresti riuscito
a disarcionarlo. E allora puoi star certo che levarti la bacchetta
non mi sarebbe bastato! Capisci cosa intendo?", aggiunse con
tono fermo e chiaro. Voleva che capisse bene le sue intenzioni.
Malfoy
raccolse quel poco di coraggio che possedeva, per uscirsene in una
risatina di scherno.
"Mi
stai minacciando, Grifondoro? Tremo come una foglia!".
"Ti
sto avvertendo Malfoy, nota la differenza. Non sono
una
Serpeverde, non minaccio. Il mio è un atto di gentilezza nel
dirti
che devi lasciare in pace James Potter!", la voce forte e
chiara. Non poteva permettersi un tono tentennante in quel frangente,
doveva essere decisa.
Una
risata degna del cattivo di un film western uscì dalle
labbra di
Scorpius, che disse: "Sei di nuovo venuta a difendere il tuo
fidanzatino? Dopo il quadretto di stamattina dovevo aspettarmelo",
sibilò schifato.
"Non
mi interessano le tue insinuazioni, Malfoy. Non sono qui per fare
conversazione. Avvicinati ancora a James e giuro che ti schianto
addosso al platano picchiatore, brutto bastardo!", berciò
perdendo le staffe. Non le piaceva molto urlare con quel tono da lupo
mannaro in fase critica, ma con una bestia strisciante era l'unico
modo per farsi comprendere. Sembrò funzionare,
perché Scorpius si
azzittì per un tempo che parve infinito e infine
replicò.
"Cristallino,
Shane! Ora posso riavere l'uso delle gambe?", il tono mellifluo.
Penny
decise che per il momento poteva bastare, e lanciò la
bacchetta
della Serpe ai suoi piedi. Brutta mossa!
Idiota, insensato,
fiducioso, maledetto spirito
Grifondoro.
"Finite
incantatem!", pronunciò puntando con mano ferma la
propria
bacchetta verso le gambe di Scorpius.
Avrebbe
voluto lasciarlo lì senza la possibilita di fare altro se
non
saltellare sul posto come un demente, ma non poteva, dato che
probabilmente sarebbe stata espulsa o confinata nella Foresta
Proibita a vita – in mezzo ai Centauri.
Perciò
gli restituì la libertà motoria, anche se
controvoglia; girò i
tacchi con un ultimo sguardo di disprezzo e la ferma intenzione di
tornarsene da dove era venuta. Ma non aveva fatto i conti con la
codardia della Casa a cui lui apparteneva: non appena ebbe voltato le
spalle, Malfoy strinse la propria bacchetta in pugno e agì
senza
fermarsi a riflettere.
"Sectumsempra!".
Penny
sentì una enorme debolezza fisica, e vide un fiotto di
sangue
scivolare a terra, accorgendosi con un certo orrore che proveniva dal
proprio corpo.
Cadde
a terra, senza forze.
L'aveva
colpita alle spalle, strisciando,
da
vera Serpe.
Udì il rumore dei passi di
lui
rimbombare
nel corridoio.
Era
corso fuori dal bagno a
una velocità pazzesca, probabilmente
spaventato da quella vista – era sicura che non avesse mai
usato un
Sectumsempra
su qualcuno. Al doveva averle raccontato qualcosa a proposito di
Harry Potter, un Principe, un Sectumsempra e Draco Malfoy; ma
era decisamente troppo debole e intontita per ricordarsi altro.
Il
freddo le penetrava nella pelle: ecco fatto, pensò.
Sarebbe
morta lì, nel bagno delle ragazze al secondo piano, in
disuso da una
vita. Mirtilla malcontenta due, la vendetta!
Poi
le venne un'idea; forse non era una grande idea, ma doveva tentare.
Raggranellò
le ultime forze che le erano rimaste, e le concentrò tutte
nel
braccio destro, allungandolo a prendere la bacchetta. Si ricordava
che i Patronus venivano utilizzati anche per
portare messaggi
a qualcuno; e in quel momento c'era solo una persona a cui poteva
pensare.
Argenteo
e maestoso, l'Unicorno fuoriuscì dalla bacchetta,
fluttuò per un
attimo nell'aria e partì in corsa. Sentiva freddo.
Quanto
tempo era passato? Le sue forze si stavano esaurendo del tutto.
L'ultima
cosa che percepì fu di nuovo uno scalpiccio di passi:
qualcuno stava
entrando nel bagno. Udì una voce maschile e rassicurante,
che
gridava il suo nome. Una sensazione di calore la avvolse, mentre due
braccia muscolose la sollevavano dal pavimento. Poi il buio.
SPAZIO AUTRICE
Non uccidetemi, gente!
So che sono stata davvero cattiva con Penny – e mi sa che Sufycchi ha ragione quando dice che sono sadica con i personaggi. Vi consola sapere che la scena del Sectumsepra era nella mia testolina bacata fin dai primi capitoli? Magari no, non vi consola. Anyway, questo capitolo è ricco di avvenimenti e spero davvero vi sia piaciuto, perché non è stato facilissimo scriverlo. Alla fine, le fisime di James si sono rivelate fondate e Penelope si è ficcata nei guai – come al solito. Ha provocato Malfoy in biblioteca, poi gli ha fatto i capelli verdi, e poi gli è andata a dire di non infastidire James (è stata tenera, anche se scema – quando si tratta di James la mia Penelope non ragiona affatto).
Insomma, era scontato che si vendicasse in qualche modo. L'ha colpita alle spalle – da vera serpe. Il fatto del messaggio con l'Unicorno di Penelope è dovuto alla mia fissa per l'Incanto Patronus e per gli Unicorni, che ricorre per la seconda – e non ultima – volta in questa storia.
Tengo molto a questo capitolo, e so che è lungo - ma è la chiave di volta per la storia di Penny e James, perciò commentate per cortesia :D
Ringrazio Sufycchi (per aver vinto più volte la pigrizia), Francesca lol e Sawyer perché recensiscono e hanno sempre belle parole.
Ora Adieu a tutti/e,
baci baci
Jules