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Autore: Jules_Weasley    22/07/2015    6 recensioni
Penny Shane ha sangue magico nelle vene, ma genitori Babbani. Quando riceve la lettera per Hogwarts resta molto sorpresa. Non discende da nessuno dei personaggi della saga, ma questo non vuol dire che non li incontreremo nel corso della trama. Se volete prendere con me quest'Espresso per Hogwarts, conoscerete Penny e i suoi amici, impegnati nel loro sesto anno. Conoscerete anche le sue dis-avventure sentimentali con il ragazzo per cui, da sempre, ha una cotta. La sua storia, insomma.
Leggete e recensite in tanti, è la prima FF che scrivo, quindi sono graditi pareri di ogni genere.
[Dal Prologo:
"Ne ero quasi sicuro che sarebbe toccato a lei, me lo sentivo fin dalla sua nascita” disse, strizzando l'occhio a Penny. Lei non stava più nella pelle. Suo nonno era un mago. Era arrivata una lettera. Era una strega. Fin troppe cose per essere apprese nell'arco di venti minuti.]
Genere: Commedia, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Nuovo personaggio, Rose Weasley | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione, Teddy/Victorie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Nessun Incanto è pari alla tenerezza del cuore!'
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Capitolo diciassette


Sectumsempra


Un temporale violento impazzava, grosse gocce rigavano la vetrata e il vento ululava come un lupo ferito.
A tratti, lampi viola illuminavano la stanza in penombra, immediatamente seguiti da tuoni che rimbombavano nelle orecchie di James Sirius Potter, seduto sul proprio letto. Cattivi presagi.
Guardava la pioggia fuori dalla finestra della Torre e rifletteva sul comportamento di Shane al campo da Quiddich.
Gli era sembrato di aver fatto progressi con lei; quindi si chiedeva perché fosse scappata, di nuovo. Ogni volta che faceva un passo avanti, gli pareva che lei ne facesse uno indietro.
Un altro tuono squarciò le tenebre, riscuotendolo dai propri pensieri insieme alla voce di Sam Baston.
"Ehi James, qualcosa non va?".
"Tutto non va!", sospirò quella risposta come se non volesse essere udito.
"Ancora la misteriosa ragazza?", chiese l'altro con un'occhiata maliziosa; poi scosse la testa, quasi compassionevole. "Mi dirai mai chi è?", domandò tra il divertito e l'offeso.
Sarebbe stato ancora più offeso se avesse saputo che Al e Lorcan ne erano a conoscenza da molto prima di lui, quindi James si guardò bene dal comunicarglielo. Però, pensò, dal momento che voleva dirlo al soggetto in questione, perché non dirlo a Baston? Ormai non c'era più pericolo che tradisse il segreto, perché stava per farlo lui stesso.
"Ora, tanto sto per sputtanarmi anche con lei!".
"Sul serio?", domandò spalancando tanto d'occhi. James mugugnò un lamento indefinito e si passò stancamente una mano sulla faccia.
"Le parlo dopo la partita", confermò. "È una missione suicida, perché so che è innamorata di un altro".
"Mh", mugugnò Sam, "ora sono curioso", riprese avvicinandosi al letto a baldacchino dell'amico.
"Vuoi il nome?", James sfoggiò un ghigno dei suoi; gli piaceva tenerlo sulle spine.
"Forse ci posso arrivare".
"Non penso proprio".
Baston, troppo impegnato a riflettere per articolare una frase, farfugliò qualcosa che suonava come "lasciami concentrare" e "sta'zitto". Potter decise di soccorrerlo.
"Sei il Capitano della sua squadra", gli diede un indizio.
"Sai quante giocatrici ho?", l'altro fece schioccare la lingua, impaziente.
"D'accordo... ti ricordo qualcuno se ti chiamo Capitan Quiddich?", sorrise, pensando a quando lo sentiva dire dalla voce melodiosa di Shane. Sam si accigliò un attimo e poi sgranò gli occhi e spalancò la bocca.
"Non ci credo!".
"Credici Sam; sono mesi ormai".
"Penelope Shane!", Baston era sempre più stupito.
"Shh, abbassa la voce!", esclamò Potter, irritato.
Insomma, avevano altri due compagni di stanza, per Godric! Non voleva che lo venisse a sapere tutta la scuola ancora prima che lo sapesse lei.
Superato lo stupore iniziale, Baston sembrava non avere nulla di particolare da dire e si limitò a scrollare le spalle.
"Beh, hai la mia approvazione!".
"Non ho bisogno della tua approvazione", borbottò James.
"Ma te la do ugualmente", ridacchiò l'amico. "Adoro quella ragazza, anche se mi prende per il culo con la storia di Capitan Quiddich".
"Sì, adorala da lontano però!", ringhiò Potter con sguardo torvo.
Baston rise di gusto, trascinandoselo dietro suo malgrado: aveva una risata contagiosa.
"Ottimo! Sei anche geloso!", disse con aria canzonatoria. "Comunque, intendo che è simpatica, oltre ad essere una brava battitrice!". James scoppiò di nuovo a ridere.
"Il tuo è un chiodo fisso; finirai per sposarti con una scopa da corsa!", lo celiò. Baston finse di pensarci sù.
"Non sarebbe una cattiva idea", stette al gioco. "Tornando a Shane", continuò, "ora che ci penso... sareste una bella coppia. Fai bene a parlarle: da quando sei innamorato sei insopportabile!", disse, beccandosi un cuscino in faccia.
Alla fine, entrambi si infilarono sotto le coperte e cinque minuti dopo, quando James ancora fissava il soffitto col pensiero rivolto altrove, Baston già russava della grossa. Nonostante il temporale, i lampi, i tuoni, Sam riusciva comunque a dormire. In fondo, si disse, la teoria della scopa da Quiddich come moglie era plausibile, perché nessuna donna avrebbe sopportato quell'incessante rumore di sottofondo.
La mattina dopo, quando aprì gli occhi, si sentiva più stanco di quando era andato a dormire.
Mise un piede a terra, poi l'altro; e gli venne in mente quel vecchio detto babbano: alzarsi con il piede spagliato. Si sentiva proprio così quel martedì.
Quel martedì che due giorni prima gli pareva lontano, era arrivato.
L'arredamento rosso e oro della stanza gli ricordò per contrasto la partita contro Serpeverde. Stranamente, per la prima volta in vita sua, non era entusiasta di partecipare a un incontro di Quiddich. Aveva una fifa matta, benché non fosse spaventato tanto dall'incontro quanto dal post-partita.
"Ehi James, abbiamo lezione con la McGranitt! Vuoi restare a fissare il pavimento o muovere il culo?", strillò Baston, già sulla porta.
"Che linguaggio fine!", rispose sarcastico. In ogni caso, arrivare in ritardo a Trasfigurazione non sarebbe stato un buon inizio di giornata, perciò si affrettò a scendere in Sala Grande.



"Penny", strillò Rose, "è l'ultima volta che ti dico di alzarti! Giurò che se non muovi il tuo delicato fondoschiena da quel maledetto letto ti faccio un Levicorpus!".
"Non lo faresti mai!", mugugnò Penelope da sotto il piumone.
"Non mi sfidare!". La vide estrarre la bacchetta con espressione minacciosa e si decise a sollevarsi dal cuscino, fissandolo – come sempre – con nostalgia.
Ad ogni modo, era meglio non tirare troppo la corda con la rossa, che aveva un'aria alquanto minacciosa. Fece più in fretta che potè: la prima colazione la stava aspettando, e lei continuava ad avere un buco allo stomaco.
"Sono pronta!", esclamò con un sorrisetto impertinente.
"Muoviti!", la rossa la prese per un gomito, trascinandola giù per le scale del dormitorio e poi fuori dalla Torre Grifondoro.
Purtroppo, anche il martedì di Penelope – come quello di James – non ebbe inizio con il piede giusto.
Girata verso Rose, stava sbraitando contro i suoi modi di fare poco gentili, quando all'improvviso inciampò in qualcosa. O meglio, in qualcuno.
"Perso l'equilibrio, Shane?", domandò una voce gelida. Ne riconobbe all'istante il proprietario, si voltò e scoprì che ghignava, ma non si scompose.
"Buongiorno a te, Malfoy!", ribattè ironica. "Posso farti notare che il mio equilibrio sarebbe migliore, se non mi facessi lo sgambetto?". Lui scrollò le spalle e rise.
"Rossa, fai la guardia?", chiese intercettando un'occhiata torva di Rose.
"Fottiti Malfoy!", rispose la Weasley, spiccia.
"Educata la tua amica!", si rivolse a Penny.
"Fottiti Malfoy", ripetè l'altra.
"Noto che a Grifondoro si tengono lezioni di etichetta", lo sguardo sprezzante.
Gli occhi grigi e gelidi, uguali a quelli di suo padre, la inquietavano un poco. Quando li aveva visti insieme, a King's Cross, si era accorta che Scorpius era la versione in miniatura di Draco Malfoy; eppure era convinta che il padre fosse molto più tollerabile di lui, che – a quanto ne sapeva – aveva uno stretto rapporto con il nonno. Probabilmente stare a contatto con Lucius Malfoy era nettamente diseducativo per un bambino, e i risultati erano davanti a lei. All'improvviso, proprio guardandolo negli occhi, le venne un'idea.
"Che begli occhi argento che hai!", affermò, lasciando di stucco sia lui che Rose.
"Ci stai provando?", Malfoy sfoggiò un' espressione disgustata.
"Pensavo", disse lei in tono mieloso, "che si intonano molto ai colori della tua Casa. Anche se..." continuò, "non è abbastanza".
"Per caso ti droghi, mezzosangue?", le chiese senza capire.
"È che", replicò ignorando la frecciatina, "non c'è nulla di verde in te", lo rimproverò serissima, "ed è un peccato".
Mentre parlava, Rose realizzò quali erano le intenzioni dell'amica: la vide mentre estraeva la bacchetta da dietro la schiena e la agitava senza dare troppo nell'occhio, per non farsi notare da Malfoy.
Non appena vide il risultato dell'incantesimo che Penelope aveva lanciato, scoppiò in una fragorosa risata.
"Weasley?", fece il Serpeverde, una nota di terrore nella voce.
Rose, scossa dai singulti, non rispose direttamente, limitandosi ad indicare con mano tremanti i capelli del ragazzo. Lui afferrò una ciocca più lunga delle altre e si accorse di quello che la mezzosangue gli aveva combinato: i suoi amati capelli biondo ossigenato erano diventati di un colore verde brillante.
"Scorpius, che hai fatto ai capelli?", domandò Daniel Zabini passando di lì, tra uno sbadiglio e un'occhiata perplessa. Un brusco gesto di Malfoy e il moro sparì dalla vista dei tre. Spirito Serpeverde: figuriamoci se poteva tollerare di farsi vedere in quello stato da un suo simile!
"Ora sì che sei prefetto!", fece Penny dolcemente. "Salazar Serpeverde sarebbe fiero di te. Beh... ci si vede in giro, Malfoy", lo salutò allegramente e fece per andarsene, ma il platinato l'afferrò per un polso, costringendola a girarsi verso di lui. Erano a un palmo di naso, e Penny vide la rabbia negli occhi del Serpeverde.
"Malfoy", non perse il tono canzonatorio, "è incredibile come solo tu sappia farmi venire la nausea quando non ho ancora mangiato nulla".
Per tutta risposta quello strinse ancora di più la presa sul braccio della ragazza, con un ghigno che si allargava sempre di più e gli occhi stretti a fessura.
"Mollami, idiota!".
"Ti avevo avvertita, lurida Mezzosangue. Non puoi mancare di rispetto a un Malfoy per due volte di fila e passarla liscia!", disse in tono minaccioso. "Avevi già oltrepassato il limite in biblioteca, Grifondoro". Almeno aveva usato un appellativo più gentile di mezzosangue.
Stava per ribattere a dovere, quando qualcuno si inserì nella conversazione. Più che nella conversazione, si inserì fisicamente tra lei e Scorpius, spintonandolo piuttosto rudemente.
"Che cazzo fai? Togliele le mani di dosso!", gli urlò contro. Malfoy lasciò andare la presa, impegnato a sottrarsi agli spintoni dell'altro ragazzo. Penny provò ad allontanarlo, ma James – perché era di lui che si trattava – sembrava non prestarle attenzione, tutto preso a scuotere Scorpius per le spalle. Rose provò a supportare Penny nel dissuaderlo dal picchiare quel verme, ma il cugino non recepiva, e continuava a spingerlo malamente fino a farlo vacillare. Era più alto e più muscoloso, senza contare che era incazzato nero – quindi per Malfoy non si metteva benissimo.
Fortunatamente, nella Sala D'Ingresso passarono Al e Lysander in quello stesso momento, e unendo le forze riuscirono ad allontanarlo dalla Serpe. Scorpius si allontanò velocemente, scagliando a Penny un ultimo sguardo di sfida.
Solito Malfoy vigliacco, pensò.
Quando vedeva che le cose si mettevano male, non trovava altro da fare che scappare. Un vero cuor di leone.
"James", mormorò posandogli una mano sulla spalla.
"Quando ho visto che ti strattonava non ci ho visto più... mettere le mani addosso a una ragazza! Che pezzo di merda!", ringhiò a voce bassa.
"Stai bene?", le chiese Lysander. Lei annuì con un sorriso. Aveva un lieve segno rosso sul polso che Malfoy le aveva stretto, colpa della pelle lattea e delicata che le era toccata in sorte.
"Sicura?", Al le prese delicatamente la parte indolenzita.
"È tutto a posto ", lo tranquillizzò. "Va' a fare il Medimago da un'altra parte", scherzò.
"Che ha fatto Malfoy in testa?", domandò Lysander per alleggerire la tensione. Aveva i capelli biondi, ma leggermente più lunghi di Lorcan, e un'aria un po' più trasognata. Penny gli fu grata di aver sviato l'attenzione dal proprio polso e gli rivolse un flebile sorriso.
"Stava rompendo, e gli ho detto che i suoi occhi grigi si intonano così bene alla sua Casa che sarebbe stato fantastico metterci accanto qualcosa di verde".
"Non l'ha divertito", aggiunse Rose, asciutta.
"Per questo voleva pestarti alla babbana?", domandò il biondino.
"Ehi, non tutti i babbani si pestano così!", protestò. A quel punto James si stava già dirigendo in Sala Grande senza parlare a nessuno, e lei decise di imitarlo.
Probabilmente avrebbe trovato l'arsenico nel succo di zucca, insieme a un biglietto di auguri di buona morte, verde e argento.



"Sei stata gra-ndio-sa!", Alice Paciock scandì l'ultima parola per sottolinearla.
Al sbuffò indispettito da quel commento e guardò torvo la sua ragazza.
"Mah sì, incoraggiala: ne ha davvero bisogno!", disse facendo schioccare la lingua, spazientito. "Davvero grandiosa!", riprese. "Una grandiosa idiota! Quando imparerai a stare calma con i Serpeverde?".
Penny era troppo intenta a fissare il liquido ambrato nella propria tazza per guardare il suo migliore amico.
"Dico a te!", disse seccato. A quel puntò non potè più ignorarlo, e sollevò lo sguardo.
"Lo so", replicò stizzita, "ma tanto per la saggezza ci sei tu al Grifondoro! Io sono quella impulsiva...", voleva essere ironica, ma suonò acida. "Non ho resistito, Al! Mi manda in bestia: è una piccola e subdola biscia!".
"Per la barba di Merlino! Proprio perché è subdolo dovresti fare attenzione!", sbottò lui. "Non è un tipo a cui piace farsi mettere i piedi in testa!".
Penny smise di mangiare i propri cereali e sbattè la tazza di tè -fino ad allora sollevata a mezz'aria- sul tavolo.
"Beh, sai una cosa?", stavolta fu lei a innervosirsi. "Nemmeno io sono la tipa!".
Al roteò gli occhi, passandosi una mano in faccia. "Ci rinuncio", lo sentì borbottare.
"Spero solo che non organizzi ritorsioni alla partita", sospirò Trixy, sempre molto pratica. "Fuori possiamo affrontarlo tranquillamente quel pezzo di merda, ma mentre giochiamo è più difficile", aggiunse preoccupata.
Penny decise di non parlare più per non rischiare di discutere con Al, e riprese a bere il suo tè. Sapeva che ciò che diceva era per il suo bene, ma non tollerava quel tono da So-Tutto-Io.
O forse non tollerava di aver torto. L'impulsività era un difetto che avrebbe dovuto modificare, se voleva diventare una brava Auror.
Dopo poco uscirono tutti per recarsi alla prima lezione della giornata. Ne avrebbero avuta solo un'altra e il pomeriggio sarebbe stato libero: tutti a vedere il Quiddich.
"Ehi", raccomandò a Rose attardondosi con lei nella Sala d'Ingresso, "oggi tieni gli occhi aperti!". Doveva dirlo anche ad Al, ma non le andava di parlare con lui.
"In che senso?", la rossa aggrottò la fronte.
"Nel senso", bisbigliò l'altra roteando gli occhi, "che dovete stare attenti a quello che fa Malfoy. Se notate qualcosa di strano, bacchette alla mano! Noi dal campo non possiamo fare granchè, come ha detto Trixy".
"Va bene", assentì Rose.
"Sei un'amica".
"Lo so, sono fantastica!", si pavoneggiò, beccandosi una gomitata.
"Smettila di atteggiarti!", la canzonò.
"Tu", fece Rose assumendo un cipiglio quasi severo, "promettimi che non farai idiozie. Pensa solo a giocare; io sorveglierò Malfoy e interverrò se farà qualcosa a te o agli altri giocatori, intese?", il tono autoritario.
"Sissignora!", replicò mettendosi sull'attenti. La rossa la guardò di sbieco.
"Sarà meglio andare a lezione", fece Rose sbrigativa, ma con un sorrisetto divertito.



Quel giorno la Serra era fredda, con tutto che Penny aveva indosso il cappello di James e i guanti di pelle di drago che usavano per maneggiare le piante. Una volta che ebbero infilato le palandrane, Neville li salutò cordialmente.
Penny stava tra Al e Rose, ma esattamente di fronte a lei, dall'altro lato della Serra, qualcuno le scoccava sguardi di odio.
Gli occhi grigi di Malfoy mandavano lampi nella direzione della "lurida Mezzosangue". Ormai il verde dei capelli era quasi del tutto svanito. Gli aveva lanciato un incantesimo di breve durata, dato che -per quanto arrabbiata- era sempre un nobile spirito Grifondoro.
Con le labbra lui mimò qualcosa che suonava come "non finisce qui" e "sei morta", ma Penny non si fece intimidire e non abbassò lo sguardo nemmeno per un attimo. Nel frattempo il professor Paciock teneva una conferenza sui Boramets, utili per fabbricare bacchette indistruttibili. Ma il clue della lezione non era certo quello. Fu quando Neville disse la magica parolina Pugnacio che il sangue nelle vene degli studenti si gelò. Lo stesso professore sembrava sentirsi in colpa alla prospettiva di costringerli a estrarre i baccelli da quella pianta, considerando il fatto che lui stesso aveva riportato parecchi graffi e un labbro insanguinato, al sesto anno.
Rose, Penny e Trixy si misero a lavorare insieme, mentre Al, Alice e Finnegan formavano un altro gruppetto. Quando Penny e Bellatrix ebbero bloccato la maggior parte dei rami, tentando di annodarli fra loro e ricevendone parecchie percosse, un buco si aprì al centro dei tentacoli di Pugnacio.
Con tutto il coraggio che aveva avuto sua madre – e non suo padre – Rose infilò il braccio nel buco, che tentò di tranciarglielo con una certa insistenza. Trixy e Penny le vennero in aiuto cercando di disincastrare il braccio, e alla fine la rossa estrasse trionfante un baccello verde e pulsante, abbastanza brutto.
Ovviamente, Alice aveva già raggiunto lo scopo da un pezzo, con l'aiuto di Al e il totale disinteresse di Finnegan,
intento a fissare il nulla.
A Penelope non sfuggì che Malfoy continuava a indirizzarle sguardi sprezzanti e sorrisi maligni. Era sicura che entro la fine dei sette anni ad Hogwarts l'avrebbe sfidata al Club dei Duellanti, o qualcosa del genere.
Pian piano i capelli di Scorpius ridivennero del loro solito e impeccabile color platino e Penny mimò con le labbra qualcosa come "ti stavano meglio verdi". Fece un sorrisetto di scherno in direzione del purosangue – che la fulminò con lo sguardo.
Quando la lezione si concluse, le scivolò un gran peso dallo stomaco.
Non l'avrebbe ammesso neanche sotto tortura, ma ricevere quelle occhiate rabbiose non le piaceva granchè.
La lezione di Cura delle Creature Magiche con Hagrid le piacque, benchè riguardasse i Thestral: bestiole molto particolari e invisibili alla maggioranza della classe. Come Hagrid stava magistralmente spiegando, non potevano essere scorti da chi non avesse visto la morte in faccia, e Penny non era nel numero degli sfortunati spettatori. L'unica pecca era l'incessante sguardo che sentiva sù di sè, e non aveva bisogno di voltarsi per sapere di chi fosse.
"Se Malfoy continua a fissarla sfodero la bacchetta!", bisbigliava ogni tanto Rose.
"Oh certo!", aveva sospirato Al. "Prima Penny, poi James, adesso tu: ci manca solo un'altro colpo di testa, così è la volta buona che vi tolgono ottocento punti ciascuno!".



Non appena anche la lezione di Hagrid si fu conclusa, si recarono tutti in Sala Grande, e Penny si vide bloccare da una sorridente Lily Luna.
"Ciao!", la salutò.
"Ciao Lily!".
"Lysander mi ha detto di Malfoy, volevo esprimerti la mia stima sconfinata", e le fece l'occhiolino. Al sollevò gli occhi al cielo: era possibile che solo lui si rendesse conto che i gesti impulsivi non erano mai una buona idea?
Provò a dire qualcosa del genere a Lily, che per tutta risposta scrollò le spalle incurante, dicendole: "Non c'è bisogno che ti dica che alla partita sarò vestita in rosso e oro". Penny la guardò con gratitudine, prima che si dirigessero ognuna al proprio tavolo.
"Godric!", esclamò Trixy vedendola giungere con calma. "Sbrigati a mangiare: dobbiamo andare a cambiarci!".
"Stai diventando come Baston; mancano ancora due ore alla partita, te ne rendi conto, vero?".
Si lasciò cadere su una sedia, sentendosi come un pesante sacco ripieno di patate. Si versò svogliatamente del succo di zucca nel bicchiere e mangiò il roast-beef, ovvero il piatto più vicino che c'era. Non le andava neanche di allungare le braccia per raggiungere il pasticcio di verdure. Si sentiva improvvisamente stanchissima.
"Non hai una bella cera", le disse qualcuno, "è tutto a posto?" e James scivolò accanto a lei.
"Lo so", ammise, "ma va tutto bene". L'altro annuì poco convinto, cominciando a mangiare anche lui.
"James".
"Sì?".
"Grazie per stamattina", mormorò.
Lui si girò quasi stupito, e le sorrise.
"Non volevo scavalcarti Shane, so che ti sai difendere da sola". Ora sì che voleva saltargli in braccio!
Si stava scusando per averla difesa? In fin dei conti era quello che aveva fatto anche lei la volta precedente, e lui se l'era presa.
"È solo che quando ti ha strattonato mi è salita una rabbia...", continuò.
"James", disse piano, "sei stato molto gentile a preoccuparti per me. Io non ragiono come te: non mi arrabbio quando qualcuno si preoccupa per me", ribattè con un sorrisetto caustico. Ogni riferimento a fatti, cose o persone è puramente casuale...
"Era diverso", provò a ribattere lui, "ti ha messo le mani addosso".
"Potter", disse ridendo, "ha dato fuoco al tuo mantello! Non mi sembrava cosa da poco". James sorrise; sapeva che aveva ragione, ma non l'avrebbe detto davanti a lei. Tuttavia, Penny se lo fece bastare e gli sorrise di rimando. Era così bello averlo vicino che non voleva sprecare un momento del genere a bisticciare per qualche sciocchezza.



Un'ora e mezzo più tardi, lo spogliatoio era una totale baraonda. Gli "amichevoli" incontri con i Serpeverde erano molto... sentiti, per così dire. Quando Baston fece irruzione nello spogliatoio femminile, alcune di loro non avevano ancora indossato la parte superiore della divisa, e furono costrette a voltarsi.
Benchè la cosa avesse imbarazzato le ragazze, lui sembrava non essersene nemmeno accorto. Tutto ciò che fece fu incitarle a darsi una mossa perché mancava solo mezz'ora al fischio d'inizio. Entro dieci minuti scarsi erano tutte con le scope alla mano, pronte ad uscire in campo.
Sam strinse la mano al capitano dei Serpeverde, strusciandola poi sulla divisa come se fosse stata infettata. Penny sorrise tristemente a quel gesto, e pensò che tra le due case -nonostante i tentativi di Silente e dell'attuale preside- continuava a non correre buon sangue. Si scambiò uno sguardo d'intesa con James, che stava pensando la stessa cosa e, al soffio del fischietto, i quattordici giocatori si librarono in aria.


James si aggirava per il campo alla disperata ricerca, ma non c'era traccia del Boccino da nessuna parte. La sua controparte serpeverde stava sorvolando il campo proprio come lui, anche se puntavano in direzioni opposte. Intanto la voce squillante di Lily Luna invadeva il campo con la cronaca delle mosse dei giocatori:
Warrington passa a Trixy Zabini, che supera Daniel Zabini – forza, Weasley (era rivolta a sua cugina Roxana, anche lei parte della squadra) puoi prenderlo ora...”, si interruppe per segnalare un “ Bolide di Penny Shane al cercatore Serpeverde; Trixy Zabini perde la Pluffa, ma il Capitano di Serpeverde se ne appropria e si lancia contro la porta di Sam Baston, che prontamente para il tiro!”.
Mentre ascoltava
distrattamente le parole di Lily, finalmente a James sembrò di vedere uno sfarfallio nell'aria: il piccolo svolazzante pezzetto d'Oro fluttuava in basso. Si tuffò immediatamente, a caccia del Boccino; e purtroppo in un attimo il Cercatore Serpeverde gli fu accanto, appiattito sulla scopa per prendere velocità.
Il Boccino schizzò verso il lato opposto; il cambio di direzione favorì
il Serpeverde, che era più vicino; sembrava che lo stesse per afferrare. James cominciò a perdere la speranza, ma si costrinse a spingere la sua Nimbus a più non posso.



Penny seguiva attentamente I movimenti di James, che stava correndo con la Nimbus nel tentativo di raggiungere il Serpeverde che l'aveva superato.
Sembrava però che al momento il Boccino fosse riuscito a sfuggire anche al giocatore verde-argento.
Lesta rispedì indietro un bolide che le era stato lanciato contro, cercando di centrare il Cercatore avversario, che -sfortunatamente- si scansò giusto in tempo. All'improvviso, accadde qualcosa di molto strano.
La scopa di James, fino ad allora sotto il suo pieno controllo, iniziò a singhiozzare su e giù, cercando di disarcionare il proprietario. Dava scosse fortissime, tanto che Penny temette che lui non sarebbe riuscito a restare in sella.
Comprese immediatamente cos'era successo. Voltò la testa verso gli spalti dei Serpeverde e vide Malfoy, intento a borbottare formule magiche senza perdere il contatto visivo con la scopa di Potter. Fu un attimo: girò la propria scopa e si diresse il più vicino possibile alla tribuna che ospitava i tifosi rosso-oro. Per fortuna, incrociò all'istante lo sguardo di Rose, che sembrava all'erta – pronta a ricevere un segnale. Non ci fu bisogno d'altro; nel giro di mezzo secondo la vide scomparire dagli spalti. Sapeva che avrebbe fatto qualcosa per fermare Malfoy: non restava che aspettare...

Rose si diresse in fretta e furia alla postazione dei Serpeverde, insinuandosi nello spazio libero sottostante alla panca di Scorpius, senza essere vista. Le sembrava di vivere un dejà-vù. Sua madre le aveva raccontato qualcosa di molto simile, dandole l'idea che avrebbe messo in atto di lì a un secondo. Una volta dietro agli spalti del nemico, estrasse la bacchetta puntandola contro il lembo del mantello di Malfoy. L'attimo dopo il tessuto nero iniziò a brillare: le fiamme si diffusero velocemente, scatenando il panico sugli spalti.

Penny fissava James, la cui scopa non accennava a smettere di imbizzarrirsi senza sosta, finchè un lampo di luce non la costrinse a voltare la testa: sugli spalti delle Serpi un bagliore si era diffuso, proprio accanto a Malfoy. Era... fuoco!
Intento a spegnere le fiamme, il platinato smise di esercitare il controllo e la scopa di Potter ripartì indisturbata, cosicchè Penny potè tirare un lungo sospiro di sollievo. L'intervento di Rose, a quanto pareva, era stato decisivo.


James non sapeva cosa fosse accaduto di preciso, e non aveva il tempo di domandarselo. Il Cercatore delle Serpi, approfittando del vantaggio, era sceso in picchiata in cerca del Boccino e lui l'aveva imitato subito.
Intravide di nuovo il luccichio della pallina alata. Non pensò più a nulla, gettandosi nell'impresa disperata di afferrarlo.
A pochi metri da terra, James tolse la mano sinistra dalla scopa, la tese verso il Boccino, mentre al proprio fianco anche l'altro Cercatore tendeva la mano.
Poi tutto si concluse e in un battito di ciglia
James stringeva il pugno intorno al Boccino e Lily Luna decretava la vittoria di Grifondoro con centocinquanta punti, mentre lo stadio intero, o quasi, esplodeva in un boato di approvazione.

A quel punto i Giocatori scesero a terra, e James venne travolto dagli abbracci dei compagni entusiasti; Baston era quasi commosso per la vittoria. Ma James non riusciva a sentirsi tranquillo. La stessa sensazione degli ultimi giorni si impadronì di lui; si guardò intorno alla ricerca di Shane e i suoi sospetti ebbero conferma: era sparita.



Penny avrebbe trovato Malfoy ad ogni costo. Sugli spalti non c'era più, ma uscendo dallo stadio era certa di averlo visto dirigersi verso il castello, probabilmente scoraggiato dal fallimentare risultato del malocchio.
In lontananza aveva scorto il riflesso del sole sui suoi capelli biondissimi e aveva iniziato a seguirlo a distanza. Nel frattempo stava cercando di calmarsi e di prepararsi un discorso sensato.
"Non schiantarlo, Penny", la voce di Al si contrapponeva a quella nella sua testa: "Schianta quella manciata di cacca".
Continuò a seguirlo silenziosamente fin dentro il castello, con ancora indosso gli abiti da Quiddich. Spogliarsi della divisa non era una priorità al momento, era tanto, troppo incazzata con Malfoy.
Lo vide sorpassare il portone di quercia e salire per le scale. Perchè saliva se il suo dormitorio era nei sotterranei? Non aveva molto senso.
Si introdusse nel bagno del secondo piano, ormai in disuso – anche per colpa di Mirtilla Malcontenta. Di solito, ci si recavano le persone che volevano stare in pace senza essere trovate – oppure i nostalgici dell'erede di Serpeverde, visto che la camera dei segreti aveva avuto, un tempo, la sua apertuta proprio in quel bagno. Probabilmente era il caso di Scorpius.
Non si fece problemi di sorta e accelerò il passo, entrando subito dopo di lui.
Il ragazzo si trovava addossato al lavandino di marmo, con la testa china.* Era livido di rabbia, il viso accaldato. Ebbe appena il tempo di avvertire la presenza di qualcun altro nella stanza e tastò la tasca alla ricerca della bacchetta.
Penny non avrebbe voluto, ma fu costretta ad estrarre la sua per difendersi. Malfoy tentò uno Schiantesimo che non andò a buon fine, poichè lei si esibì in un sortilegio-scudo
piuttosto ben fatto. Racimolò tutta la sanità mentale che le rimaneva per decidere che non voleva Schiantarlo – e avrebbe potuto farlo benissimo.
Era più veloce di lui,
e anche se non aveva intenzione di attaccarlo, non poteva permettergli di lanciare fatture a piacimento. Un "expelliarmus" fu sufficiente a metterlo fuori gioco per il tempo che le ci volle ad impastoiarlo. Era molto grazioso mentre saltellava con le gambe unite – le sarebbe quasi venuto da ridere.

Non voleva fargli niente di male, bensì assicurarsi che la stesse a sentire senza farsi venire l'idea di giocarle qualche tiro mancino. Malfoy era sempre più rosso in viso, e i suoi occhi, grigio torbido come il celo che minaccia tempesta, le incutevano una certa inquietudine – cosa che ovviamente si tenne per sè.
"
Come ti permetti, lurida mezzosangue?", sibilò tra i denti. "Disimpastoiami subito!".
"Non sei nella posizione per dare ordini, Malfoy!", gli fece notare con calma.
"Che vuoi?", domandò freddamente.
"Devi tacere e ascoltare", ordinò lei. Lui fece schioccare la lingua e la guardò come se gli avesse appena parlato in serpentese.
"Ascoltare te?", fece sprezzante. "Scherzi vero?".
Penny non gli riservò la minima attenzione, optando per la via più diretta.
"Lascialo stare!", disse, e mise sù l'aria più truce che riuscì a sfoderare.
"Lasciar stare chi, sanguemarcio?", chiese strafottente.
"Sai benissimo di chi parlo, serpe! Hai fatto il malocchio alla scopa di Potter, ti ho visto. Se Rose non fosse intervenuta, saresti riuscito a disarcionarlo. E allora puoi star certo che levarti la bacchetta non mi sarebbe bastato! Capisci cosa intendo?", aggiunse con tono fermo e chiaro. Voleva che capisse bene le sue intenzioni.
Malfoy raccolse quel poco di coraggio che possedeva, per uscirsene in una risatina di scherno.
"Mi stai minacciando, Grifondoro? Tremo come una foglia!".
"Ti sto avvertendo Malfoy, nota la differenza. Non sono una Serpeverde, non minaccio. Il mio è un atto di gentilezza nel dirti che devi lasciare in pace James Potter!", la voce forte e chiara. Non poteva permettersi un tono tentennante in quel frangente, doveva essere decisa.
Una risata degna del cattivo di un film western uscì dalle labbra di Scorpius, che disse: "Sei di nuovo venuta a difendere il tuo fidanzatino? Dopo il quadretto di stamattina dovevo aspettarmelo", sibilò schifato.
"Non mi interessano le tue insinuazioni, Malfoy. Non sono qui per fare conversazione. Avvicinati ancora a James e giuro che ti schianto addosso al platano picchiatore, brutto bastardo!", berciò perdendo le staffe. Non le piaceva molto urlare con quel tono da lupo mannaro in fase critica, ma con una bestia strisciante era l'unico modo per farsi comprendere. Sembrò funzionare, perché Scorpius si azzittì per un tempo che parve infinito e infine replicò.
"Cristallino, Shane! Ora posso riavere l'uso delle gambe?", il tono mellifluo.
Penny decise che per il momento poteva bastare, e lanciò la bacchetta della Serpe ai suoi piedi. Brutta mossa! Idiota, insensato, fiducioso, maledetto spirito Grifondoro.
"Finite incantatem!", pronunciò puntando con mano ferma la propria bacchetta verso le gambe di Scorpius.
Avrebbe voluto lasciarlo lì senza la possibilita di fare altro se non saltellare sul posto come un demente, ma non poteva, dato che probabilmente sarebbe stata espulsa o confinata nella Foresta Proibita a vita – in mezzo ai Centauri.
Perciò gli restituì la libertà motoria, anche se controvoglia; girò i tacchi con un ultimo sguardo di disprezzo e la ferma intenzione di tornarsene da dove era venuta. Ma non aveva fatto i conti con la codardia della Casa a cui lui apparteneva: non appena ebbe voltato le spalle, Malfoy strinse la propria bacchetta in pugno e agì senza fermarsi a riflettere.
"Sectumsempra!".
Penny sentì una enorme debolezza fisica, e vide un fiotto di sangue scivolare a terra, accorgendosi con un certo orrore che proveniva dal proprio corpo.
Cadde a terra, senza forze.
L'aveva colpita alle spalle, strisciando, da vera Serpe. Udì il rumore dei passi di lui rimbombare nel corridoio. Era corso fuori dal bagno a una velocità pazzesca, probabilmente spaventato da quella vista – era sicura che non avesse mai usato un Sectumsempra su qualcuno. Al doveva averle raccontato qualcosa a proposito di Harry Potter, un Principe, un Sectumsempra e Draco Malfoy; ma era decisamente troppo debole e intontita per ricordarsi altro.
Il freddo le penetrava nella pelle: ecco fatto, pensò.
Sarebbe morta lì, nel bagno delle ragazze al secondo piano, in disuso da una vita. Mirtilla malcontenta due, la vendetta!
Poi le venne un'idea; forse non era una grande idea, ma doveva tentare.
Raggranellò le ultime forze che le erano rimaste, e le concentrò tutte nel braccio destro, allungandolo a prendere la bacchetta. Si ricordava che i Patronus venivano utilizzati anche per portare messaggi a qualcuno; e in quel momento c'era solo una persona a cui poteva pensare.
Argenteo e maestoso, l'Unicorno fuoriuscì dalla bacchetta, fluttuò per un attimo nell'aria e partì in corsa. Sentiva freddo.
Quanto tempo era passato? Le sue forze si stavano esaurendo del tutto.
L'ultima cosa che percepì fu di nuovo uno scalpiccio di passi: qualcuno stava entrando nel bagno. Udì una voce maschile e rassicurante, che gridava il suo nome. Una sensazione di calore la avvolse, mentre due braccia muscolose la sollevavano dal pavimento. Poi il buio.





SPAZIO AUTRICE

Non uccidetemi, gente!

So che sono stata davvero cattiva con Penny – e mi sa che Sufycchi ha ragione quando dice che sono sadica con i personaggi. Vi consola sapere che la scena del Sectumsepra era nella mia testolina bacata fin dai primi capitoli? Magari no, non vi consola. Anyway, questo capitolo è ricco di avvenimenti e spero davvero vi sia piaciuto, perché non è stato facilissimo scriverlo. Alla fine, le fisime di James si sono rivelate fondate e Penelope si è ficcata nei guai – come al solito. Ha provocato Malfoy in biblioteca, poi gli ha fatto i capelli verdi, e poi gli è andata a dire di non infastidire James (è stata tenera, anche se scema – quando si tratta di James la mia Penelope non ragiona affatto).

Insomma, era scontato che si vendicasse in qualche modo. L'ha colpita alle spalle – da vera serpe. Il fatto del messaggio con l'Unicorno di Penelope è dovuto alla mia fissa per l'Incanto Patronus e per gli Unicorni, che ricorre per la seconda – e non ultima – volta in questa storia.

Tengo molto a questo capitolo, e so che è lungo - ma è la chiave di volta per la storia di Penny e James, perciò commentate per cortesia :D

Ringrazio Sufycchi (per aver vinto più volte la pigrizia), Francesca lol e Sawyer perché recensiscono e hanno sempre belle parole.

Ora Adieu a tutti/e,

baci baci

Jules




  
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