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Autore: Emily Doe    26/02/2005    20 recensioni
I tempi di Hogwarts per i nostri eroi sono terminati, la guerra infuria ed un particolare incontro tra Hermione e qualcuno che non vedeva da molto, molto tempo, potrebbe cambiare le sorti di tutti. Perché nessuno ha mai capito... e non potrà mai esserci qualcosa di più difficile.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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Capitolo 7° “Prima regola di Draco Malfoy: non amare. Mai più.”

Could it be any harder to say goodbye and without you,
Could it be any harder to watch you go, to face what's true
If I only had one more day

Oh-mio-Dio.

Ginny Weasley si nascose fulmineamente dietro l’angolo che aveva appena svoltato, con un groppo sul cuore ed il respiro affannato: semplicemente non poteva credere ai suoi occhi.
“Non è possibile.” Si disse, cercando – invano – di calmarsi. “Non può essere. Ginny, hai visto male.” Eppure la sua voce era molto poco convinta, sottile e quasi impercettibile nel gelo tagliente della sera.
Doveva aver avuto un’allucinazione per la stanchezza o per la paura subita quello stesso pomeriggio. Perché… sicuramente non era successo ciò che a lei era…s embrato (“Sembrato, Ginny, sembrato! Non ne sei affatto sicura! O no?”) di vedere. Si guardò con circospezione alle spalle, sapendo perfettamente che sia Harry che Ron erano già sulle sue tracce: questione di pochi secondi e l’avrebbero raggiunta. Era così scombussolata da non avere neppure il tempo – tanto meno la razionalità – di arrabbiarsi per il fatto che a Hermione fosse stato permesso di uscire senza alcun problema – certo, lei faceva parte della squadra di supporto, era molto ben allenata e quella zona era tenuta sotto stretto controllo, visto l’attentato di cui lei e Harry erano state vittime quel pomeriggio, da una trentina di Auror tra i migliori della città – mentre lei non poteva allontanarsi neppure di due passi senza che uno dei due cominciasse a preoccuparsi. È vero, in passato si era lasciata impossessare da Voldemort, ma in fondo a quei tempi aveva avuto solamente undici anni! A pensarci bene, tutta quella storia puzzava di bruciato… puzzava decisamente di bruciato.
Ma, com’è chiaro e lampante, in quel momento nella mente di Ginny vagavano a velocità supersoniche tutt’altri pensieri, tutt’altre immagini. Poggiando – cercando di non far rumore con le scarpe da ginnastica sull’asfalto bagnato di neve sciolta – le mani sul muro davanti a lei e facendo una leggera pressione sulle punte dei piedi si sporse di pochissimo, appena appena due centimetri circa, giusto lo spazio sufficiente per chiarirsi le idee. Ma rimase molto delusa quando non vide assolutamente nulla.
“Ma cosa… ?”
Uscì definitivamente dal suo ‘nascondiglio’ muovendo qualche passo nervoso ed incerto – a causa del ghiaccio che ancora persisteva in alcuni tratti di marciapiede – verso il punto in cui – ne era quasi certa! Anche se aveva tentato di negarlo, era sicura che ci fossero due persone! Ed una di quelle somigliava terribilmente a Hermione, mentre l’altra… era strano, tutto così strano, però sembrava orribilmente simile all’ultima persona che avrebbe voluto vedere sulla faccia della terra, per di più assieme alla sua migliore amica – aveva catalizzato tutta la sua attenzione. Girò rapidamente su se stessa, confusa.
“Eppure mi era sembrato proprio che…”
Una scossa di adrenalina pura l’attraversò da capo a piedi.
“Chi c’è?” Esclamò cercando di dimostrarsi sicura di sé, dopo essersi voltata di scatto nella direzione opposta.
Aveva la pelle d’oca ed i brividi – non solo per il freddo -, era sicura che ci fosse qualcuno lì, ne poteva quasi avvertire la presenza. A dire il vero questa era sempre stata una cosa di sé che non aveva mai avuto modo di capire, neppure in minima parte: molto spesso si era ritrovata a percepire presenze – che fossero umane (ma in casi decisamente particolari) o no (il che tornava molto utile quando Mirtilla Malcontenta decideva di spiarti mentre tu, nel bagno, cercavi in santa pace di nascondere quell’orribile brufolo che ti era venuto proprio sulla punta del naso). I sintomi erano sempre gli stessi: forte scossa di adrenalina, segnalata subito prima da un brivido gelido e rafforzata immediatamente dopo dalla pelle d’oca e quell’insistente sensazione di freddo. C’era qualcosa nella sua mente che scattava, un ingranaggio sottile, all’apparenza fragile – ma in realtà robusto e, soprattutto, perfettamente efficiente – che si metteva in moto con un leggero rumore soffocato, quasi uno schiocco prodotto in qualche parte lontana, lontana da lei mille e mille miglia. E Ginny sapeva.
Così come in quel momento sapeva con snervante esattezza di non essere sola.
“Chi… chi c’è?” Ripeté stringendosi nella giacca, con molta meno sicurezza rispetto a prima. “Vieni fuori! Giuro che se è uno scherzo, Ron, non sei affatto divertente!”
No, non poteva essere Ron. Nel modo più categoricamente assoluto. Perché? Non pensava ci fosse una causa precisa, ma con Ron non le era mai successo. Queste percezioni erano sempre causate da una presenza particolare… non era mai successo con Hermione, né con la mamma, il papà o i suoi fratelli. Succedeva invece – molto spesso, forse anche perché Ginny era ormai assuefatta alla sua presenza – con Harry. Com’era successo con quei Mangiamorte quello stesso pomeriggio. E com’era successo al suo secondo anno quando Lucius Malfoy era venuto a Hogwarts, quando al suo terzo anno aveva scorto – anche solo da lontano – il cadavere del povero Cedric Diggory o quando al suo quarto anno si era lanciata in quella pericolosa missione con Harry e tutti gli altri.
Quando udì dei passi soffocati dalla neve, lenti, quasi misurati, dietro di sé, chiuse gli occhi rabbrividendo: le sue percezioni – assai strambe, veramente – non avevano di certo il potere di metterla al sicuro. Fu abbastanza prudente da non dare a vedere al suo presunto aggressore la mano che scivolava nella tasca interna della giacca ed impugnava spasmodicamente la bacchetta, tremando non poco, ma sforzandosi di rimanere ferma ed impassibile. Tentativo, ovviamente, inutile.
“Confondermi con Lenticchia, Weasley… questa offesa potrei non scordarla facilmente.” Dio, come conosceva quella voce strascicata ed arrogante – per non dire irritante, snervante ed altri epiteti vari! Era appartenuta – ed a quanto pare apparteneva ancora – ad una delle persone che Ginny Weasley avesse mai odiato maggiormente nel corso dei suoi neppure diciotto anni di vita.
Ti prego, no. Dimmi che non è vero. Qualcuno faccia qualcosa, vi prego…
Si voltò lentamente dopo aver sfilato la mano dalla giacca ed averla nascosta diligentemente dietro la sua schiena, pronta a scagliare un qualsiasi incantesimo offensivo o difensivo che fosse.
“Malfoy…” La sua voce era quasi un ringhio, pronunciò quell’unica, semplice, singola parola con un disgusto assoluto ed alzò lo sguardo sul viso del ragazzo quasi come fosse un insetto fastidioso da eliminare il prima possibile – peccato non credesse di esserne in grado.

*** *** ***

In un posto sconosciuto ai ‘non addetti ai lavori’, un uomo incappucciato, seduto su di una poltrona assai simile ad un trono in legno intarsiato con motivi di serpenti – alcuni avviluppati su loro stessi, altri non -, parlava con voce melliflua ed una fredda dolcezza, che male si addiceva sia al suo aspetto che al suo passato e, infine, al suo presente. E di sicuro tale dolcezza non si addiceva neppure al suo futuro, visto cosa aveva in programma di fare.
“Allora?” Domandò addirittura quasi gentilmente ad un giovane uomo inginocchiato con reverenza di fronte a lui. “Avete preso la nostra chiave?”
L’uomo inginocchiato sembrò rabbrividire sotto il suo nero mantello, scosse il capo esitante e parlò con voce nervosa, isterica.
“Mi dispiace, noi…”
Si interruppe da solo, troppo spaventato per proseguire. Seguì qualche secondo di silenzio, poi l’uomo incappucciato parlò nuovamente. E quella nota di fredda, falsa dolcezza stonò come non mai alle orecchie del giovane terrorizzato.
“Non avrei voluto farlo, Livingstone, ma non mi dai scelta.” Profferì scandendo piano ogni parola.
Livingstone – tale era infatti il nome del giovane uomo inginocchiato – alzò lo sguardo, nei suoi occhi un terrore che superava qualsiasi limite, un terrore che non si può capire se non lo si ha provato.
“No, vi scongiuro, mio Signore!” Esclamò in fretta, quasi mangiandosi le parole, assumendo un tono di voce reso stridulo e ridicolmente acuto dalla paura che lo assediava. “Le assicuro che la prossima volta non fallirò! Glielo assicuro! La prego, mio Signore, mi dia un’altra possibilità!”
L’uomo incappucciato si alzò con leggiadria indescrivibile e raggiunse Livingstone.
“Ah, mio giovane, ingenuo, incapace Livingstone,” Disse, poggiandogli una bianca, affusolata, gelida mano sotto al mento .“un’altra possibilità, dici? Mi chiedi un’altra possibilità.” Cominciò a girargli lentamente attorno, il giovane ora teneva lo sguardo fisso sul pavimento, incapace di qualsiasi reazione, che fosse essa di spavento, di rabbia o di disperazione. “Potrei anche concedertela. Lo sai, in fondo non sono così malvagio e tremendo come dicono.” Il ragazzo aprì bocca, ma non emise alcun suono. “Ma la necessità fa virtù. Mi capisci, vero? In questo momento non posso permettermi altri fallimenti e tu, di certo, non sei nella rosa dei miei servitori più efficienti.”
“La prego…”
Qualsiasi persona avrebbe apprezzato e stimato il coraggio di quel ragazzo che, in un momento come quello, aveva saputo vincere la sua invincibile paura ed osare proferire verbo.
Qualsiasi persona. Ma non lui. In fondo, Lord Voldemort non era ‘qualsiasi persona’, né tantomeno ‘una persona qualsiasi’.
“So che mi capisci, giovane Livingstone. Lo sai benissimo. Lo capisci: ora non mi servi più.”
Un uomo dai lunghi capelli di un pallido biondo lunare ed un paio di occhi grigi assolutamente privi di qualsiasi espressione fece il suo ingresso nella stanza fiocamente illuminata da un semplice paio di torce, bloccandosi sulla soglia con fare annoiato proprio mentre il giovane, dopo atroci urla strazianti, si accasciava a terra, privo di vita. Sul muro le ombre delle fiamme, agitate dall’incantesimo e dall’aura maligna di Voldemort, si placarono una buona manciata di secondi dopo.
“Ah, Lucius.” Fece Voldemort dirigendosi nuovamente verso il suo trono, mentre due Mangiamorte provvedevano a far pulizia nella sala, portando via di peso, malamente, il corpo di Livingstone. “Vieni, entra pure.” Seguitò cordialmente.
L’uomo, sul viso un’espressione di pura noia, eseguì quello che, in realtà, era un ordine.
“Mio Signore.” Salutò inchinandosi profondamente. “Mi avete fatto chiamare?”
“Sì.” Confermò Voldemort senza entusiasmarsi .“Ho bisogno di un favore.”
“Ordinate pure.”

*** *** ***

Could it be any harder to say goodbye and without you

“Merda!” Imprecò il ragazzo dai folti e spettinati capelli neri scostando con violenza un uomo mezzo ubriaco che gli era venuto addosso, spuntando improvvisamente da un vicolo.
“Ehi, brutto ragazzino! Hic…” Protestò flebilmente quello, prima di accasciarsi a terra in preda agli effetti della sbornia.
Harry continuò a correre velocemente sul marciapiede innevato con Ron, al suo fianco.
“Ma dove cazzo si sono cacciate?” Ruggì Ron mentre svoltavano in un vicolo secondario e saltavano agilmente, facendo perno sulle mani poggiate su di una vecchia cassa trovata lì per caso, un cassonetto della spazzatura.
Poco dopo l’uscita di Hermione di casa, mentre i due si organizzavano per andarla a cercare facendo in modo che almeno uno di loro potesse rimanere con Ginny, senza dire niente a nessuno, nel silenzio assoluto, Ginny si era dileguata, defilata. Sicuramente era andata in cerca di Hermione.
Ed aveva addirittura avuto l’accortezza di cancellare magicamente le proprie tracce.
“Altro che due Auror!” Esclamò Ron asciugandosi rabbiosamente il sudore che gli si congelava sulla fronte. “Siamo due stronzi, ecco cosa siamo! Lasciarci sfuggire una ragazzina… così! Come se niente fosse!”
“Ron,” Fece Harry spazientito, urtando con una spalla una pila di scatole poste lì in mezzo al vicolo chissà per qualche motivo. “Ginny non è più una ragazzina. Non è per quello che la stiamo cercando, ricordi? Si tratta… diamine, si tratta di un motivo dannatamente più serio! Prova pensando a questo a capire come Ginny possa esserci sfuggita: siamo così presi dal progettare piani per difenderla che la perdiamo totalmente di vista! E poi è cresciuta in una casa con sei fratelli maggiori, dove credi che abbia imparato a defilarsi silenziosamente?” Aggiunse pungente. “Non avremmo dovuto lasciarla lì sola in salotto… lo sapevo! Lo sapevo! Quella ragazza è così maledettamente ostinata…!” Nella sua voce, tuttavia, non vibrava, assieme alla paura, una vera e propria nota di rabbia nei confronti della sorella di Ron, anzi.
Ron gli lanciò un’occhiata di sbieco, perplesso. All’improvviso avvertì un colpo secco al cuore, le gambe molli.
Hermione…” Sussurrò. “Hermione!” Esclamò poi sentendo nuova forza nelle gambe ed accelerando. “È sempre così, Harry! Non cambia mai niente, è sempre così! Siamo sempre i soliti stronzi!”
Harry seguì con lo sguardo la bacchetta che, in equilibrio, sospesa sul palmo della sua mano, indicava loro la direzione presa dall’intraprendente Weasley – dopotutto erano due Auror, qualche trucchetto lo conoscevano anche loro.
“Che cosa?” Domandò perplesso, cercando di risparmiare fiato e chiedendosi mentalmente come Ginny potesse distanziarli di così tanto… che avesse imparato qualche trucco capace di ingannare i metodi degli Auror? No, impossibile.
Ron emise un basso verso, simile ad un ringhio sommesso.

Could it be any harder to watch you go, to face what's true

“Harry abbiamo sbagliato tutto, è come è sempre stato: Hermione è di nuovo sola.” Tacque per una frazione di secondo, sufficiente perché anche Harry registrasse con orrore la veridicità di tali sue parole, volatilizzatesi nell’aria notturna. “L’abbiamo lasciata ancora da sola…”
Come diamine ho fatto a non rendermene conto? Era così strana in questi giorni! Perché sono sempre il solito idiota?

If I only had one more day


*** *** ***

“Qual buon vento, Weasley?”
La ragazza indietreggiò di un passo.
“Ti giro la domanda, Malfoy.” Ribatté duramente, cercando di guadagnare tempo. Draco Malfoy sorrise sdegnosamente – Ginny aveva quasi dimenticato quale odio potesse comunicarle quel sorrisetto altezzoso e sprezzante, che le ricordava quanto miserabili e pezzenti, oltre che patetici, fossero tutti loro Weasley, indegni della sola vista di un Malfoy – e si fermò, distando da lei appena un paio di metri.
“Non credo che la cosa ti riguardi.” Rispose annoiato. “E a dirla tutta, non m’importa neppure cosa tu stia facendo qui. Voglio semplicemente sapere da quanto tempo sei qui.”
Ginny deglutì: cos’era quella luce nei suoi occhi grigi? Rabbrividendo, si assicurò che la stretta delle proprie dita sul legno tiepido della bacchetta fosse abbastanza sicura.
“Cosa… ?”
Malfoy sbuffò, sempre più insofferente ed annoiato.
“Avrei dovuto ricordare che da un Weasley non ci si possono aspettare facoltà intellettive degne di un normale essere umano, anche se di bassa intelligenza.” Commentò sarcasticamente, come sempre perfettamente calmo e padrone di sé, con quella sua sicurezza arrogante ed irritante oltre ogni limite umanamente sopportabile.
La giovane avvertì un’ondata di rabbia invaderle il corpo e salirle fino al viso.
“Tu, lurido…” Ringhiò.
“Sì, sì.” La interruppe il ragazzo con un vago cenno dell’affusolata mano sinistra, come a voler dire ‘certo, certo, sei troppo stupida per capire’ oppure ‘lo so, lo so, so perfettamente cosa vuoi dire’. “Lurido figlio di un Mangiamorte, schifoso Serpeverde razzista, feccia della natura, sudicio e codardo servo di Voldemort,” Ginny emise un gemito soffocato al suono di quel nome, ma Draco sembrò non rendersene conto, seguitando imperterrito ed imperturbabile nel suo elenco. “uhm, vediamo… che altro? Ah, sì, certo! Come ho fatto a dimenticare: bastardo voltafaccia, voi Malfoy siete tutti pezzi di merda della stessa fatta, meriteresti solo di morire, sarebbe stato giusto che fossi morto alla nascita, anzi, ancora nel grembo di quella sgualdrina di tua madre,” A questo punto a Ginny sembrò di scorgere un lampo di qualcosa assai simile alla rabbia, nel suo sguardo… probabilmente si era sbagliata, Draco Malfoy era imperturbabile. Come sempre… no? “e non trascurare, mi raccomando, questa: fottutissimo stronzo, spero che un giorno qualcuno ti uccida lentamente e crudelmente, perché solo questo meriti: il massacro.”
La ragazza era ammutolita, confusa: cosa stava dicendo? Cos’era quella strana intonazione della sua voce? Sembrava di nuovo una leggera, leggerissima venatura di rabbia, una sfumatura - delicata ma aggressiva allo stesso tempo - di risentimento, un qualcosa che riusciva ad intuire, ma non a capire.
Dopo appena due secondi di silenzio Draco tornò ad osservarla placidamente con i suoi taglienti occhi grigi, quasi come volesse tagliarla a metà con quel solo, semplice, dannatamente indisponente sguardo, frugare nella sua mente e poi lasciarla lì, senza prendersi la briga di rimettere assieme i pezzi.
“Che dici? Ho dimenticato qualche epiteto? Ah, non sono esperto come voi Weasley in questo.”
“Che cosa vuoi da me?” Soffiò nel vero senso della parola Ginny, lanciando un’occhiata alle spalle del ragazzo e sperando che qualcuno si decidesse a venirla a salvare – che cosa singolare e, in altre situazioni, persino comica, divertente: come era veloce l’essere umano a cambiare opinione!
Draco Malfoy ridusse gli occhi a due fessure.
“Te lo ripeterò: da quanto tempo sei qui?”
Allora… allora… allora non mi sono sbagliata! Pensò Ginny con un sussulto mal mascherato. Allora ho visto bene! Come si spiega altrimenti questa sua domanda? Oh Dio… allora Malfoy era veramente qui con… con Hermione! Hermione! Hermione Granger! No… e… ed ho visto veramente accadere ciò che ho visto…
Alzò lo sguardo su di lui.
“Oh, Dio, allora è vero…” Mormorò atterrita.
Il ragazzo, nel giro di un secondo, assunse un’espressione talmente aggressiva che Ginny credette che stesse per attaccarla da un momento all’altro. Una raffica di vento gelido li sferzò molto poco gentilmente, la ragazza dai capelli rossi non si premurò neppure di rabbrividire.
“Non una parola.” Sibilò Draco avvicinandosi improvvisamente, con ampie e decise falcate. “Non una singola parola con Potter o tuo fratello, Weasley. Non una singola, dannata parola.”
Ginny, rapidamente, gli puntò contro la propria bacchetta magica, ma egli fu più veloce e, con uno dei suoi soliti, tipici movimenti rapidissimi, silenziosi e stranamente permeati di eleganza – in qualsiasi situazione Draco Malfoy si trovasse – la colpì ad un polso facendogliela volare lontano.
Ginny mugolò, arrabbiata e spaventata.
“Pensi che sia così semplice ingannarmi, Weasley?”
“Stammi lontano!” Sibilò Ginny, appellandosi a tutte le sue forze per non voltare le spalle e fuggire – verso morte certa dato che: opzione A) l’avrebbe colpita alle spalle con qualche bella Maledizione Senza Perdono; opzione B) sarebbe stata prima catturata e torturata felicemente dai suoi schifosissimi amici Mangiamorte e poi fatta fuori. Ma Draco non poteva permettersi una cosa del genere, non poteva permettere che Potter o Weasley venissero a conoscenza di ciò che era poc’anzi accaduto. Non poteva, assolutamente. Non aveva le idee chiare, non sapeva neppure cosa avesse provato quando l’aveva baciata – come può una persona che non ha mai saputo amare (fatta eccezione per l’amore materno, cosa totalmente differente dall’amore per una ragazza o un ragazzo) capire di stare amando?
Non permetterò che succeda ancora. Non permetterò che quei due incompetenti la lascino ancora da sola, e che lei si perda per sempre… non mi permetterò mai di perdere l’unica persona che mi ha capito, ancora una volta.

Could it be any harder to say goodbye and without you


Vagamente sorpreso da tali pensieri, ma all’occhio esterno ancora perfettamente sicuro di sé, si rese solo confusamente conto di porre in Hermione Granger, la ragazza – e ragazzina, ai primi anni di Hogwarts – che a scuola aveva tanto offeso e tormentato, nella sua gelida ed ardente – antitesi perfettamente reale – rabbia dell’incomprensione e forse intuendo un vacuo, ancora debolissimo, lontano, quasi inesistente legame con quella persona, un’importanza che lo avrebbe sconvolto addirittura – mai fidarsi di qualcuno, mai amare qualcuno. Non amare più nessuno. Più ami e più soffri quando tale persona scompare… e non voglio che lei scompaia a causa mia – se solo il suo corpo non avesse reagito meccanicamente all’esigenza di chiudere la bocca alla fastidiosa sorella di Lenticchia Weasley.
“Non… non ti avvicinare!” Gemette lei , spaventata.
“Chiudi quella bocca, Weasley.” Sibilò Draco estraendo veloce la bacchetta e puntandogliela in fronte.
Non scomparirà più nessuno a causa mia. Mai più!
Ginny spalancò gli occhi inorridita. Un luogo comune dice che nel momento della morte ci si vede passare davanti l’intera vita. Lei invece vide solamente i momenti vissuti con Harry.
Non ancora! Non posso! Non ho ancora rivelato ad Harry i miei sentimenti!
Draco socchiuse appena le labbra, pallide per il freddo e lo sconvolgimento interiore.
Non è giusto! Non è giusto!! IO NON POSSO MORIRE COSI’!
La giovane chiuse gli occhi con foga disperata e Draco si piegò in due gridando per il dolore. Davanti agli occhi della mente di Ginny tanti, tanti cadaveri… sangue ovunque… un odore acre, penetrante, nauseante… e tanto odio dentro e fuori di sé. La figura di un uomo, un uomo incappucciato, e quell’orrenda sensazione di paura… l’aveva già provata. L’aveva provata, ma non ricordava esattamente quando e come!
Riaprì gli occhi terrorizzata, emettendo un gridolino convulso; Draco piegato su se stesso la fissò con un solo occhio aperto – l’altro chiuso per il dolore -, sorpreso, eppure ebbe la prontezza di puntarle ancora contro la bacchetta.

Could it be any harder to watch you go, to face what’s true

Oblivion!”
Ginny sentì vorticare il terreno sotto i piedi ed avvertì una forte sensazione insinuarsi nella sua mente, quasi come ghiaccio allo stato puro. Non aveva ancora terminato di eseguire l’incantesimo, quando Draco si vide scaraventato lontano.
Come ultima cosa, Ginny vide Harry, in piedi con la bacchetta in mano, furioso. Poi cadde a terra, priva di sensi.
“LURIDO PEZZO DI MERDA!”
Draco, stordito, si rimise in piedi barcollante, schivando solo per un pelo il pugno che Ronald Weasley gli stava per scagliare in viso. Lanciò un’occhiata alla bacchetta distante dal proprio piede appena mezzo metro.
“Non ci pensare.” Fece Ron, rosso in volto per la rabbia colpendolo con un calcio, mettendo in pratica gli insegnamenti per il suo allenamento da Auror .“Cosa hai fatto a mia sorella?”
“Niente che la renda più stupida di quanto già non sia.” Replicò gelidamente Draco, rifilandogli un pugno in pieno stomaco. Ron tossì violentemente.
“Modera le parole, stronzo!”
Il ragazzo biondo non ebbe il tempo di voltarsi né di elaborare mentalmente una qualsiasi reazione che un dolore forte e violento lo colpì in pieno viso. Indietreggiò imprecando per il pugno di Harry Potter che, come minimo, gli aveva rotto il naso.
“Chiudi quella bocca, Potter!” Ringhiò seppur con un ghigno: indietreggiando si era comunque avvicinato alla sua bacchetta magica e con un movimento fulmineo se ne riappropriò. “Non è leale attaccare un avversario alle spalle. Che ne è dei nauseanti valori di Grifondoro?”
Harry storse la bocca, arrabbiato come non mai.
“Sta’ zitto, Malfoy!” La sua voce contratta in un rauco, forte ringhio. “Non potevi fare cosa peggiore che attaccare Ginny, pezzo di idiota!”
Draco sorrise ironicamente, in una pungente auto ironia che di certo né Harry, né tantomeno Ron potevano intuire.
“Ohh, Potter si è innamorato!”
Hermione Granger davanti ai suoi occhi. E le sue labbra dolci sulle proprie.
Prima regola di Draco Malfoy: non amare. Mai più.
“Adesso ti chiudo quella sudicia bocca, bastardo!” Sbraitò Ron scagliandoglisi contro.
“No!” Esclamò Harry. “Lascialo a me,” Aggiunse. “Vai a cercare Hermione, tu!”
Ron sembrò osservare Draco Malfoy con il crescente desiderio di spaccargli qualcosa – sarebbe andata bene qualsiasi cosa – ma il ricordo di Hermione, della sua Hermione, con gli occhi lucidi, ancora triste e sola, vinse tutto il resto: si voltò, ordinò alla sua bacchetta di scovare Hermione e corse nella direzione indicata.
“Uno contro uno, Malfoy.” Ringhiò Harry, furibondo al solo pensiero che avesse osato torcere anche un singolo capello a Ginny, stesa in terra lì accanto, ancora irrimediabilmente incosciente. “Giuro che questa te la faccio pagare.”
Un rumore di voci alle spalle di Harry, delle sagome cominciarono a comparire in lontananza.
“E questo ti sembra un duello leale, Potter?” Fece Draco, sprezzante. “Hai chiamato i tuoi amichetti Auror, vedo.”
Harry fece il terribile – e sciocco – errore di voltarsi. Draco non lo colpì. No. Peggio.
“Il nostro duello è solo rimandato. Solo rimandato.” Sentì dire da Malfoy poco prima di voltarsi e non trovare più nessuno davanti a sé.
Alla frotta di Auror appena giunta disse che erano arrivati troppo tardi: Draco Malfoy, sospettato di omicidio plurimo, sicuro Mangiamorte, si era appena Smaterializzato.

If I only had one more day


   
 
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