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Autore: ciabysan    23/01/2009    1 recensioni
Milano. Un ragazzo in una città frenetica. Due ragazze che sono la stessa persona. Tre amiche con atroci segreti. Un amico islandese con un crimine taciuto. Orrori e amori in una Milano più sporca di quanto appaia... attenzione...ci sono alcune scene erotiche spintarelle
Genere: Horror, Erotico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti
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Non erano neanche le undici del mattino e promisi a Stefania di portarla in Piazza Cadorna, dov'è posta una scultura che rappresenta un ago piantato a terra in cui scorre un filo multicolore

Non erano neanche le undici del mattino e promisi a Stefania di portarla in Piazza Cadorna, dov'è posta una scultura che rappresenta un ago piantato a terra in cui scorre un filo multicolore. Infatti la ragazza impazziva per le sculture, soprattutto quelle più strambe e all'avanguardia. Provò anche a farne di sue, ma non concluse mai neanche una delle sue opere, tranne quella di un compensato su cui incollò tanti occhi diversi ritagliati da eiviste di moda e gossip, adoravo il modo in cui quegli occhi erano incollati insieme: tutti innaturali, di diverse dimensioni e colori, sembrava quasi un mostro. Erano incollati con tanta maestria e delicatezza da intenerire. A volte ci divertimmo anche a a indovinare a chi appartenessero quegli organi: "quello è di EVAN RACHEL WOOD, no aspetta è di NICOLE KIDMAN, no di TOM CRUISE, di NELLY FURTADO, di KATE MOSS..." solo che alla fine interrompavamo il tutto in un glacido fiume di risate. Era un'appassionata pazza di Matthew Barney e, soprattutto, di Yoko Ono, tanto che cercò di imitare la sua "Yes painting" senza però riuscirci. Con quella promessa la feci finalmente sorridere, comunque sia non volle camminare e fummo costretti a prendere la metropolitana. Presi i biglietti, rimanemmo in stazione aspettando l'arrivo del treno.
"Devo andare un attimo in bagno" mi avvertì
"Ok" risposi
E la vidi scomparire dietro ad una porta che recava la scritta "TOILETTE". Aspettai e mentre aspettavo notai con chiarezza Michela cancellare gli occhi di una donna giapponese di un manifesto pubblicitario. Quella donna poneva il dito sulla bocca in segno di silenzio e Michela con un pennarello rosso le rovinava gli occhietti a mandorla. Stranito, mi avvicinai a lei e le chiesi "Che stai facendo? perchè stai imbrattando quel cartellone? vuoi fare la teppista? l'anarchica?"
Michela non rispose, estrasse una fotocamera digitale, mi mise una mano intorno al collo e posizionando l'obbiettivo su noi due scattò.
"PErchè hai fatto una foto?"
"Lo vedrai"
E scappò, scomparendo tra la gente che entrava e usciva dalla stazione. Pensai "Che strana ragazza" quando arrivò finalmente Stefania, con un sorriso che non mostrava i denti: "Fatto"
Dio, quant'era tenera!
Per qualche strana combinazione il treno arrivò proprio nell'attimo in cui la ragazza tornò dalla toilette, salimmo sul treno e per tutto il (brevissimo) viaggio non feci altro che messaggiare con Michela.

messaggio ricevuto: "Mangiamo inx? Rx Tadb"
risposi:"Sì, ma dv c troviamo?"
Messaggio ricevuto: "Al solito...ti amo"

Ormai in quel periodo non ne volli più sapere di amore: prima Stefania e poi Michela, sembravano due streghe malefiche che non volevano fare altro se non seviziarmi e farmi impazzire. Come possono due persone innamorarsi in un giorno? ecco in quell'attimo io non seppi bene cosa provavo, ma qualcosa c'era, qualcosa d'astratto...ma c'era

risposi: "Cm fai ad amarmi se mi conosci solo da ieri?"
in seguito ricevetti la risposta, ma non feci in tempo a leggerlo che eravamo già arrivati.

ore 12.26
Pensai che il "Solito" inteso da Michela fosse semplicemente lo SPizzico dove ci siamo conosciuti il giorno precedente. Arrivai a casa in fretta e furia e mi cambiai, poichè le mie ascelle puzzavano così tanto da ammattire anche una mucca e la camicia che indossavo era sporca di chissà cosa. Mi feci un bagno veloce e mi vestii molto rapidamente, senza trascurare però l'eleganza: Mi misi gli stessi jeans, ma anche una camicia bianca e una cravatta nera. Stefania non era ancora rientrata a casa: durante la nostra breve gita aveva incontrato un tizio poco chiaro che la intrigava tantissimo e decise di restare a Cadorna, dicendomi che sarebbe tornata a casa (più o meno) sola. Appena finito di vestirmi controllai il cellulare: 23 chiamate perse da Michela, meno di quelle che mi aspettavo, infatti ero in un super-mega ritardo e la ragazza, a quanto so, non è affatto una persona paziente. è strano ma è come se la conoscessi già da tempo- Uscii di fretta di casa e corsi più che potei.
Finalmente la trovai davanti allo SPizzico ad aspettarmi. Mi avvicinai e le domandai scusa per il ritardo.
"Fa niente" disse lei con un sorriso tenerissimo, tirandomi verso la metropolitana
"Ma come? non dovevamo mangiare?"
"Al diavolo il cibo"
LEi prese due biglietti per (disgraziatamente) Piazzale Cadorna e poi mi condusse all'attesa del treno. C'era meno gente di quella che mi aspettassi.
"Che ti prende?" le domandai arrabbiato e confuso "Perchè hai intenzione di prendere il trenO?"
"O ma noi non prenderemo il treno...sarà il treno a prendere noi"
più parlava e più mi faceva paura....cosa voleva dire che sarebbe stato il treno a prendere noi?
"Mi dai la cravatta?" mi chiese poi protendendo la mano verso dui me
"Perchè?"
"è una sorpresa"
Me la tolsi e gliela porsi, poi lei mi bendò gli occhi con essa
"Mi fai paura Michela"
"Non essere sciocco...tu continua a camminare e ti dirò io quando fermarti"
Temevo che mi conducesse verso i binari e mi gettasse nel vuoto: avere gli occhi bendati è come una sevizia, non sai mai quello che può succederti. Giunti ad un punto preciso, però, i disse di fermarmi, mi slegò la cravatta dagli occhi e finalmente potei vedere: sulla ragazza del manifesto a cui erano stati cancellati gli occhi da Michela, erano stati incollati due nuovi occhi diversi tra loro: uno azzurro e uno verde.
"Beh?" esclamai senza capire un cavolo
"Non vedi? Sono i nostri occhi...è per quello che ho fatto la foto: l'ho stampata come gigantografia, ho ritagliato un occhio mio e un occhio tuo e poi li ho incollati...insomma è come se fossimo uniti in un solo corpo"
ho capito, voleva scoparmi
"Sei strana"
"lo so"
quel giorno non mangiammo nulla, girovagammo fino a sera per le strade di Milano che dopo una certa ora stranamente divennero desolate...ci mancava solo la nebbia londinese ed eravamo pronti ad un suicidio di massa da quanta desolazione e tristezza c'era. Però, di fianco a lei mi sentivo diverso, sapeva come rincuorarmi. Trascorremmo un pomeriggio fantastico, fino a quando finalmente si decise a dirmi quello che volevo sapere da tempo: " Vuoi sapere perchè mi sono fatta questa cosa?"
"Cioè...perchè ti sei fatta rifare il volto?"
"sì...sì...esatto"
"Se me lo vuoi dire"
"Ok...ora te lo dico"
"Allora???"
"beh...ho fatto questo perchè continuavo a ricevere minacce di morte...la polizia non muoveva un dito e mio pare, che fa il chirurgo, ha deciso di cambiarmi volto e identità...so che è stupido...ma era l'unica cosa che si poteva fare in quel momento"
I suoi occhi presentarono una grande malinconia e mi si strinse il cuore
"le conservi ancora? dico delle minacce di morte"
Sì, le tengo in uno scatolone in camera mia, se vuoi venire stasera verso le nove te le faccio leggere"
annuii e tornai a casa dopo esserci salutati con un altro bacio. Erano le sei e il mio secondo giorno a Milano stava per giungere al termine, che tristezza! Salii le scale e trovai una sorpresa, nel vero senso del termine: un pacco regalo color porpola racchiuso in un nastro color lilla giaceva sull'uscio e presentava un biglietto che ammetteva il destinatario del pacco: io. Sapevo sin dal principio che tutti gli idioti che recitano in un film horror appena aprono una scatola dal mittente sconosciuto o saltano in aria o viene loro recisa la testa. Lo portai sospettoso in casa e lo lasciai sul divano senza aprirlo. Mi diressi in cucina, stavo per morire di fame. Aprii il frigorifero, ma oltre ad un pezzo di pizza non c'era nient'altro, allora scaldai quella, poiche non c'era molta scelta. Mentre il piatto girava nel microonde con un inquietante brusio, controllai il cellulare ben quattro messaggi: non me ne ero accorto forse per lo splendido pomeriggio? Allentai la cravatta e iniziai a leggerli:

"Aiutami ti prego...sn confusa rx t prego"---Claudia
"Vuoi rix? Anke se nn t sto simpa almeno aiutami... è impo...Mikela ha il cell spento"---Claudia
"Fanculo"---Claudia
"Scopata di 3 ore---Kaori è una bomba"---Thòr
Non risposi a nessuno dei due e rimisi l'affarino in tasca. Intanto quel pacco sembrò fissarmi, ero tentato nell'aprirlo, ma al tempo stesso una vocina continuava a dirmi nella testa: "Non farlo, non farlo".
Non sapendo quale delle due scegliere, cercai di ammazzare il tempo ascoltando un po' di musica: misi "Is this desire?" di Pj Harvey nello stereo posizionandolo sulla splendida canzone "The river", colonna sonora ideale per come mi sentivo in quel momento: uno schifo.

AND THEY CAME FROM THE RIVER
AND WE FALL INTO THE RIVER

Avevo fatto innamorare due ragazze in un solo giorno:com'era possibile? L'unica cosa che volevo era fuggire, scomparire, rendermi irriconoscibile, cambiar faccia...oddio no, l'ultima no. Mi sentii come la protagonista del film "L'isola" che per far in modo che torni il suo amante, si ficca degli ami da pesca nel sesso e tira, come supplizio d'amore. Anche se nel finale si scopre la verità, non è la donna ad essere sottomessa dall'uomo, ma la donna sottomette ed è presentato in una splendida meafora: l'uomo entra in un canneto, ma la telecamera si allontana svelando che quel canneto non è altro che il pube della donna, nuda e sdraiata in una barca che sta affondando. Ecco, io mi sentivo così, un po' vittima un po' carnefice
Mangiata la pizza finalmente ebbi il coraggio di aprire il pacco misterioso: mi sedetti sul divano e ne osservai il contenuto, rimanendo scioccato, speravo che fosse solo uno scherzo:
un orecchio, un orecchio mozzato giaceva in quel pacco scarlatto. Non seppi più cosa fare e mi venne da vomitare, così chiuse il pacco e mi diressi in bagno. Osservai il mio volto nello specchio: vitreo dal terrore, lo abbassai ed emisi una sostanza solido/liquida di colore giallognola, mista con del sangue nel lavandino. Lo stomaco cominciò ad uccidermi lentamente con un dolore insopportabile: avevo vomitato ciò che avevo appena mangiato ed ebbi più fame di prima. Mi pulii le labbra sporche di vomito con uno strofinaccio e, dopo essermi tolto la cravatta e la camicia, per non sporcarli, lavai anche il lavandino. Buttai lo strofinaccio ormai irrecuperabile e mi rimisi gli abiti. CHi mi avrebbe potuto fare questo scherzo idiota e macabro? Sentii rieccheggiare le campane come nel finale di "Le onde del destino" da quanto ero confuso, così presi il pacco e lo buttai nella spazzatura, anche se dopo pensai che forse era meglio portarlo alla polizia, ma non ebbi il coraggio di riprenderlo in mano, e poi erano quasi le nove. Spensi lo stereo ed uscii di casa, la chiusi con due scatti di chiave e in quel preciso momento salì le scale Stefania che dava la mano al suo nuovo principe azzurro, veramente la sentii dal momento in cui mise il piede sul primo gradino, poichè faceva la civetta e rideva in modo a volume esagerato, ma non appena mi vide zittì : mi fece passare ed entrò in casa con il ragazzo, io invece scesi le scale ed arrivai alla dimora di Michela...
"Ciao" mi disse la ragazza facendomi cenno di entrare e chiudendo la porta dietro di me non appena lo feci.
"Ciao" mi rispose: indossava una magliettina aderente verde, una gonnellina a balze lilla e degli scaldamuscoli marroni, sembrava una bambina ed era scalza. "Scusa per il disordine" disse ancora una volta, intontendomi poichè la casa era ancora una volta impeccabile e candida come la neve. Mi chiese di seguirla in camera sua e, senza rispondere ubbidii. Mentre stavo per arrivare stava chattando con Tallulah via msn e mi domandò di aspettare un attimo.

Michela- Claudia cm sta???
Tallulah- Xk me lo domandi???
Michela- Non te l'ha inviato anche a te quel messaggio?
Tallulah- NN lo so, il mio cell era spento xk scarico...cs diceva?
Michela- Diceva di essere nei guai e chiedeva aiuto
Michela- SN preoccupata
Tallulah- Senti, ma è vero ke Daniele sa del tuo segreto???
Michela- SI, e allora???
Tallulah- Sai, non vorrei ke gli dicessi anke il mio... insomma il mio è molto più grave del tuo
Tallulah- In fondo non tutti i giorni una ragazza è...
Michela- Ok, ok---ho capito e no, non gliel'ho detto
Tallulah-ptfiu!
Michela-Adesso è qui cn me
Tallulah- Ki?
Michela- Daniele
Michela- è in camera mia
Michela- Ma fidati, nn credo ke stia leggendo la chat
Tallulah- Ok...ma kiedigli il suo nome...voglio sapere come si kiama veramente
Michela-No...mio disp...ma nn è colpa mia se ha la faccia da Daniele
Tallulah- Ah...Ah...Ora vi lascio soli allora
Michela-Ok...ciao...TVB
Tallulah-IDem

poi Michela chiuse la conversazione, mise come profilo Msn "occupato" ed estrasse uno scatolone dalla scrivania e mi spaventai: non è che la ragazza è una Sadomachista??? Non era possibile, dopo l'episodio dell'orecchio stavo nutrendo una fobia per gli scatoloni...che scemo!!! è solo che ebbi il terrore di scoprire qualche atroce segreto...
Infatti nello scatolone si celava qualcosa di inquietante...qualcosa che avrebbe cambiato per sempre la vita di una persona, constringendola persino a cambiarle l'identità...il volto, una ragazza ha dovuto abbandonare il passato a causa di quel contenuto: lettere con parole crudeli, macabre, che si susseguivano una più truce dell'altra. eppure quella scrittura mi sembrò familiare: quei tratti così pesanti e marcati, le O e le U molto larghe, mentre le M e le A erano molto strette.
"Un momento...forse so chi è stato a mandartele..."
"Cosa?"
"Sì...arrivo subito" dissi precipitandomi alla porta e uscendo, mentre Michela urlava: "Dove vai? Dove vai? Torna qui!"
"Arrivo subito"
corsi più veloce che potei, arrivando a destinazione: quella scrittura era senza dubbio di Thòr, unica e irripetibile, ma la ricordai proprio come se fosse mia. Ma perchè avrebbe dovuto inviarle quelle lettere così schifose? Mi fermai davanti all'uscio e notai la presenza di una cravatta nera legata alla maniglia, così bussai, chiamando il nome del mio amico. Non stava facendo sesso: tantè che i rumori che provenivano dall'interno non erano orgasmi, ma vere e proprie lamentele di dolore. Preoccupato e senza rispettare la privacy entrai ed ebbi una brutta sorpresa: i muri della casa erano tappezzati di fotografie che ritraevano Michela, ma non solo: sul pavimento comparivano anche delle gocce di sangue che si seguivano una dopo l'altra, come se fossero in fila indiana. Le seguii con il terrore e la tensione che non smettevano di crescere. Conducevano alla camera di Thòr, ed ogni passo che compivo le gocce diventavano più grandi e scarlatte. Thòr era sul letto: le lenzuola macchiate di sangue e sul cuscino un mazzo di ami da pesca intrisi di liquido rossastro. Cos'era successo in quel momento????

  
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