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Autore: eireene    23/07/2015    1 recensioni
Una celebrazione ad una vita forse conclusa e ad un sentimento al contrario perpetuo.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lettera a ciò che eri
 
— Sei strano — ti avevo detto. 
— Preferisco eccentrico — avevi risposto. 
E io ora mi domando se non sia stata tutta colpa mia. Insomma, forse strano lo eri davvero; ma forse è anche vero che a te quella parola proprio non andava giù. Non ti piaceva. Un po' come la cucina cinese: non ti piaceva, punto. E nessuno, nessuno!, riusciva a farti cambiare idea. Quante volte ho provato a convincerti? Quante volte ho sperato di poter ordinare take away da un ristorante cinese solo per mangiarlo con te mentre si stava seduti sul cornicione ad ammirar le stelle?
Il fatto è che a te neanche le stelle piacevano. — Come? — ti chiedevo; e tu mi rispondevi che erano troppo banali, troppo convenzionali. A te piacevano i meteoriti.  Certo quelli non si possono osservare da un cornicione. Ovviamente ciò portava a farteli amare ancor di più. 
— Mi piace ciò che non posso avere, percepire, sentire, toccare, guardare —
— E io ti piaccio? —
Avevi storto il naso.  Poi però avevi sorriso, la stanza si era di colpo illuminata, e le mie preoccupazioni migrate da un'altra parte come le rondini in primavera. 
Certo io a quell'episodio ancora ci penso. Come penso ancora a te. A te in persona. A te con i ricci e gli occhi marroni che tanto adoravi perché convenzionalmente non piacciono a nessuno. I miei sono azzurri. 
Alla fine di tutto, io però lo ammetto: sapevo che eri pazzo. Sapevo che ti piaceva il bianco solo perché quell'inverno era andato assai di moda il colore nero; sapevo che non ti saresti mai buttato da un ponte legato ad una corda, ma un bagno in una vasca piena di coccinelle lo avresti fatto senza indugi, così, per vedere se pizzicano. 
Sapevo che amavi i topi: bianchi, con gli occhi rossi.
Sapevo che amavi bere. Solo perché l'alcool ti faceva schifo, ovvio. 
Ma non avrei mai, mai!, neanche solo immaginato che al mio amore avresti preferito il buio più totale. Il nero non ti piaceva. La notte stessa ti faceva paura. 
E allora la vera domanda, il nocciolo della questione è: perché? 
Perché odiavi tutto ciò che la gente ama. Quindi forse sono stata proprio io. Forse è solo colpa mia. Perché un briciolo d'amore ce lo mettevo tutto, in quelle giornate d'inverno tra i nostri corpi sudati. 
Perciò ti chiedo sinceramente scusa, scusa davvero se avevo bisogno di te. Scusa, scusa tanto, se ti amavo così tanto. 
Ti chiedo perdono, e sono sincera come mai prima lo sono stata con te. 
Spero che l'ignoto ti piaccia tanto quanto spaventa tutto il resto del mondo. Goditelo al meglio. Goditelo sapendo che l'impronta della tua presenza da qualche parte l'hai lasciata. 
Mi resta una sola cosa da dirti, e te la dico anche se ormai tu non mi senti più: eri un pezzo unico. Uno strano folle eccentrico tipo. Di quelli che sono talmente prevedibili nella loro imprevedibilità, che alla fine sai non resisteranno per molto. Però quel che danno, quando lo danno, non lo scordi più. 
  
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