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Autore: Ana CF    23/07/2015    0 recensioni
-Io sono un demone superiore, voglio distruzione e morte!-urlò Samael alla ragazza che li era di fronte.
-Ne sei sicuro?-chiese la ragazza garbatamente e nella sua voce non solo c'era dolcezza, notò Samael, ma c'era qualcos'altro, qualcosa di molto umano. L'amore.
E se un demone superiore si innamorasse di un'umana? Se ritrovasse i propri sentimenti e volesse ritornare un angelo?
Scoprilo leggendo questa storia,
Buona lettura!
Ana
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: Triangolo
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“Il poeta osserva la rosa senza toccarla, traendo da essa tutta la sua bellezza. Così come osservo te!”

--Leonardo Cantoro





 

Arrivai, dopo 5 minuti di corsa, a casa.

Avevo il fiatone.

Aprì la porta di casa e subito delle braccia forti e possenti mi presero e mi trascinarono dentro casa mia.

Un urlo uscì dalla mia bocca.

-Emma! Dov'eri finita?-Henry mi teneva tra le sue braccia. Sembrava sia infuriato che divertito.

-Cavolo, Henry! Mi hai spaventata! Matthew non vi ha detto niente?-li chiesi.

-Emma puoi venire qui un'attimo. Devo parlarti!

Mi voltai ed ecco appoggiata allo stipite, mia madre. La seguì fino in cucina, sembrava alterata. Forse capì il perché.

-Emma Cecily Smith, dov'eri andata?! Matthew mi ha raccontato tutto, e io li ho chiesto di non dire nulla a Henry. Lo sai che ci tiene a queste cose! Perché sei così immatura?-disse, era infuriata.

-Mamma, mi dispiace. Ero andato in un bar vicino, ma sono tornata sentendomi in colpa. Mi dispiace. Verrò con voi dalla nonna. Mi dispiace!-dissi e l'abbracciai. 

Avevo mentito, ma quelle parole l'avevano calmata. Le sue spalle si rilassarono.

-Ok -disse.-Prepara le valigie che partiamo tra 10 minuti.-La sua voce era più tranquilla.

Annuì e salì di corsa le scale verso camera mia.

Dovevo allontanarmi più che mai da lì, e andare a Chicago dalla madre di Henry, forse era l'unico modo.

Sì, ci sarei andata.

Presi la valigia nascosta sotto il letto, e la rempì delle prime cose che mi capitavano sotto tiro. Qualche vestito, biancheria e roba varia. Ma tra le cose più importanti il mio quaderno da disegni e matite.

Non avrei mai smesso di disegnare.

-Emma!-la voce di mia madre rimbombò per tutta la stanza. Dovevamo andare.

Chiusi la valigetta. E scesi le scale verso il soggiorno.

-Sono pronta!-dissi e in soggiorno mi ritrovai d'avanti, mio fratello, Matthew.

-Emma volevo chiederti..-cominciò a dire ma io lo zittì.

-Lo so, e non scusarti. Non ti devi preoccupare, non sono arrabbiata con te.

Li passai accanto e li diedi un bacio sulla guancia. Tutto apposto. 

Chissà forse era destino che tornassi a casa.

Chissà forse era destino che l'incontrassi.

______________________________________

DOPO QUASI 2 ORE IN AEREO

Finalmente dopo 2 ore in aereo eravamo arrivati a destinazione. Chicago.

Mentre eravamo in taxi per andare dalla nonna, ancora nella testa rimbombavano le canzoni che-come in quel preciso momento-cantavano. 

-Dai, Emma, canta con noi!-mi incoraggiava mia mamma. Ma non centrava nulla il coraggio, io non volevo cantare. Punto.

Dissi a mia mamma di no, quando alla fine ecco la casa della nonna-la madre di Henry.

-Wow! Che casa gigantesca!-urlò Matthew, per farsi sentire più che mai. E i canti cessarono.

Ma Matthew aveva ragione. La casa era enorme. Incredibilmente enorme.

La casa aveva quel non so che, una via di mezzo tra le case vittoriane e quelle georgiane. Rustica ed elegante. Non me l'aspettavo.

-Ragazzi, vi prego entrate!-urlò graziosamente la nonna, venendo verso di noi. 

Aveva un vestito floreale che li arrivava fino a sotto le ginocchia. I capelli bianco con riflessi biondi. E le sue scarpe erano una via di mezzo tra delle ballerine e quelle scarpe che usano i nonnetti. Non so come si chiamano. Sembrava raggiante, nonostante l'età.

-Henry, lascia le valigie ci penserà il cameriere!-lo rimproverò la nonna e poi voltandosi verso la casa chiamò:- Sam! Vieni a prendere le valigie!

Henry le lasciò subito andare e raggiunse sua madre.

-Ciao mamma!-disse, avvicinandosi a lei.

-Eheh mio caro, prima lavati le mani. Sai quanti germi ci sono all'aereoporto?-lo rimproverò di nuovo, e scomparve entrando in casa.

Io e Matthew ridevamo sotto i baffi, mentre Henry si faceva tirare su di morale. Era simpatica la nonna! 

Io stavo ancora ridendo, ed ecco uscire dalla porta di ingresso il cameriere. 

Rimasi a bocca aperta, era quel ragazzo. 

Il cameriere si inchinò.

-Buongiorno miladies.-disse salutando me e mia madre. Mia madre era rossa in viso. Lo trovava carino?

Poi guardò mio padre e, li strinse la mano, chinando il capo. Poi si voltò verso Matthew e fecero una di quelle strette di mani tra ragazzi, facendoli pure l'occhiolino.

Aveva quel sorriso sulla faccia, e quando posò lo sguardo su di me, il sorriso si allargò ancora di più. Andò verso il taxi, a prendere le valigie.

-Emma chiudi la bocca, cara.-disse Henry. Ed ecco il motivo per cui quel ragazzo, il cameriere, rideva così tanto. Chiusi la bocca, annuendo come una stupida.

-Entrate!-ri-urlò la nonna, dall'ingresso. E tutti, come soldati, entrammo dentro la casa.

La casa era ancora più elegante di quanto lo fosse fuori.

-Wow!-esclamò Matthew, e lo stavo per fare anch'io quando entrò il cameriere.

-La signora Andrew vuole che vi conduca nelle vostre stanze, vi prego di seguirmi.-disse e a me e Matthew, e li fece ancora l'occhiolino.

Matthew aveva quella lucentezza nello sguardo. Pensava che già fossero amici?

Presi Matthew, ormai buttandosi verso le scale all'inseguimento di quel tizio, e lo misi dietro di me. 

-Matthew stai dietro di me, ti prego-dissi bisbigliando a più non posso.

Matthew, anche se con un po' di riluttanza, annuì.

Salimmo le scale, lentamente, con cautela. Seguì quel ragazzo.

-Ecco la tua stanza, piccoletto.-disse, voltandosi verso di me. Poi sorrise.

-Mi scusi, credevo di avere il ragazzo dietro-disse, indicandolo.

Presi Matthew, ma lui scappò entrando nella sua stanza. Provai ad entrare ma un click mi fece capire che si era chiuso a chiave, come faceva di solito a casa. Almeno, lui era al sicuro.

Ora, un'altra volta, nel corridoio eravamo solo io e lui.

-La vostra stanza è da questa parte.-La sua voce era cambiata, era quella vera. Maligna.

Pensai che sarei potuta scappare, andando di sotto, ma probabilmente avrei messo tutti in pericolo.

Scelsi la seconda opzione. Andai, correndo verso la mia stanza-quella che lui stava indicando-chiudendola forte. Quando cercai la chiave per chiuderla definitivamente. Non c'era. 

Mi sentì di nuovo in un vicolo cieco. Da sola.

La sua risata percosse tutta la stanza, ed eccola la maniglia girarsi sotto la sua mano.

Mi misi dietro il letto. 

La porta si aprì.

Vidi dei passi venire verso di me, ed ecco la sua chioma bionda e folta.

Stavo per urlare, ma rimasi zitta. 

Se urlo, loro veranno, e lui li ucciderà. Lui ucciderà tutti.

Mi prese dal braccio, e mi buttò addosso all'armadio. Un gemito uscì dalla mia bocca,e lui...rise.

-Pensavi che ti avrei lasciata scappare?

-Sei stato tu a farmi scappare!-gli urlai contro.

Lui mi scagliò addosso all'armadio ancora più forte. Ora, le sue gambie premevano le mie e le sue mani tenevano le mie braccia. Il viso fisso sul mio.

-E' per questo che mi devi qualcosa, ora..-disse, sorridendo ancora di più.

Si avvicinò, la sua bocca vicino al mio collo, petto contro petto. 

Poi, all'improvviso disse:-"Il poeta osserva la rosa senza toccarla, traendo da essa tutta la sua bellezza." Come..

Ma non finì. Mi baciò il collo e se ne andò, senza aggiungere nient'altro. Lasciando la chiave, lì.

Posso chiudere la porta, pensai.

Posso proteggermi.

   
 
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