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Autore: nitratodisodio    23/07/2015    1 recensioni
Louis gli prese le braccia e le spostò da davanti al suo viso.
Quello che ne seguì fu una scena terribile. Harry credette di aver sentito il crack del cuore di Louis, tanta era la disperazione sul suo viso quando si accorse che il suo migliore amico si trovava nel letto del suo ragazzo.
“Harry..”
La sua voce era solo un sospiro.
Si alzò dal letto e cercò di andare verso di lui.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo
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Mancava qualche ora alla cena e Louis decise di farsi una passeggiata per il parco sotto casa, voleva evadere dalla quotidianità familiare, per starsene un po’ da solo.
Era da qualche mese che amava la solitudine, lo aiutava a riflettere sul passato, sui propri errori e cercare di non ripeterli nel futuro, o almeno trovare un modo per farlo. Una brezza tagliente colpì il suo viso dai lineamenti morbidi e gli scompigliò i capelli che gli ricadevano sulla fronte; lui si strinse nelle spalle e mise le mani nelle tasche dei suoi stretti jeans neri. Continuava a camminare alla ricerca di una panchina libera e tranquilla e finalmente la trovò, giusto vicino alla fontana in una piccola piazzola del parco.
Quest’ultimo era stranamente deserto, forse per il clima rigido che costringeva la gente a rinchiudersi in casa davanti a un fuoco caldo, solo uno sciocco sarebbe uscito con quel freddo e Louis era uno di quelli.
Si sedette sulla panchina, chiudendosi bene la giacca e tirandosi su il cappuccio, poi cominciò a perdersi nei suoi pensieri fissando un punto indefinito della fontana semighiacciata, da cui non zampillava più acqua.
Qualche minuto dopo, dall’altra parte della piccola piazza, vide arrivare un ragazzo: alto e anche lui con degli stretti jeans neri, portava una giacca beige che gli arrivava fino a sopra il ginocchio e il cappuccio coperto di pelo gli solleticava le guance rosee. Un cappello verde oliva copriva una massa d’informi capelli ricci e una sciarpa bianca impediva a Louis di visualizzare la bocca.
Più si avvicinava, più i lineamenti si facevano nitidi e riuscì a scorgere un paio di grandi occhi verdi, che non avrebbe potuto non riconoscere.
Il suo umore cominciò a cambiare: da sereno e tranquillo si trasformò in irrequieto e infastidito.
Quel ragazzo era Harry e non avrebbe voluto vederlo per nessuna ragione al mondo, né dunque voleva intrattenere alcuna conversazione con lui.
Fece per alzarsi e andarsene, ma fu bloccato da una voce calda e profonda che gridava il suo nome con grande enfasi.

-Louis!

Continuò ad andare avanti, facendo finta di non aver sentito, ma quella voce continuava a chiamarlo.

-Louis aspetta!

Harry ora stava correndo verso di lui, era venuto al parco nella speranza di trovarlo lì e le sue preghiere erano state esaudite.  Arrivato dal ragazzo gli toccò la spalla e lo fece girare verso di lui.

-Ehy?

Il saluto uscì così piano che poteva sembrare un semplice respiro ma Louis lo udì lo stesso.

-Cosa ci fai qui?

Lou lo squadrò dall’alto in basso con una faccia mista tra il disgusto e la rabbia, non riusciva proprio a dimenticare quello che gli aveva fatto un anno prima, nonostante fosse passato appunto così tanto tempo.
I due non si erano rivolti la parola per mesi, più che altro era Louis a non parlare con Harry, le sole parole che osava rivolgergli erano fiumi di insulti e spesso e volentieri finivano con il litigare.
Dopo quel 24 dicembre Louis era cambiato, in peggio, e aveva attribuito a Harry la colpa di tutto quanto.
Harry si avvicinò a lui con molta calma, ormai era abituato al suo caratteraccio e non ci faceva più molto caso.

-Sì, ciao anche a te

Disse il riccio appena fu più vicino.

-Comunque credo di essere qui più o meno per il tuo stesso motivo, ovvero cercare un po’ di silenzio. Solo che per tua sfortuna ci siamo ritrovati nello stesso posto e io non ho potuto fare a meno di salutarti.

Gli sorrise e gli passò una mano sulla guancia, delicato come una farfalla, e se solo ne avesse avuto la possibilità lo avrebbe fatto sempre.
Louis bloccò immediatamente la sua mano e la cacciò con rabbia riportandola al suo posto, poi lo guardò con aria di superiorità.

-Non farlo mai più Styles

Si tirò gli angoli del cappuccio per nascondere ancora di più il suo viso e fece per andarsene.

-Questo posto sta diventando soffocante, meglio che me ne vada.

Nel momento in cui si girò Harry lo afferrò per un braccio e lo costrinse a voltarsi e rimanere esattamente dove si trovava. L’altro non fu molto contento di essere stato nuovamente toccato e quindi si liberò dalla sua stretta con un ghigno di disgusto.
Harry non lo avrebbe fatto scappare così, aveva intenzione di parlare con lui e nessuna scusa gli avrebbe fatto cambiare idea.
Dovevano parlare sul serio.

-No dai, per favore, non andartene. Resta un po’ qui con me. Tanto che hai da fare? Manca ancora molto all’ora di cena.

Concluse quella frase con un sorriso dolce e speranzoso, chiedendosi se avrebbe smosso qualcosa nel cuore del ragazzo.
Aveva funzionato: sul suo viso apparve un’espressione di sorpresa. Inarcò le sopracciglia e poi sorrise maliziosamente al riccio, quasi a prenderlo in giro.

-Dovresti conoscermi ormai, non starei con te neanche se me lo chiedessi in ginocchio

A quel punto lesse negli occhi di Harry qualcosa d’insolito, che non sapeva decifrare e che lo costrinse a restare, anche se non lo voleva per nulla al mondo.
Rimase lì, in piedi, incrociando le braccia al petto e assumendo una posa scocciata che magari avrebbe indotto l’altro a rinunciare ai suoi buoni propositi.

-Devi dirmi qualcosa?

Sbottò all'improvviso e vide Harry deglutire e spostare lo sguardo nervosamente.
Harry si sedette sulla panchina, quasi non riuscisse più a reggere il suo stesso peso, poi guardò quello che aveva davanti e sospirò. Avrebbe davvero voluto mettere un punto a tutti i loro litigi senza senso, o per lo meno a buona parte di questi.
Si schiarì la gola prima di parlare.

-In realtà è molto che volevo parlarti.

Louis sbuffò divertito, ma non disse nulla e lo fece proseguire.

-Insomma, parlarti senza urlarci contro o cose del genere. Solo che bho, non saprei come fare senza seriamente farti urlare come un dannato!

Lo disse ridendo leggermente, ma poi si ricompose, pensando che forse era un po’ fuori luogo vista la situazione.

-Per iniziare, che ne dici di sederti? Oggi mi metti più ansia del solito... 

Louis si sedette, ma non perché glielo aveva chiesto lui, semplicemente era curioso di saper cosa effettivamente avesse da raccontargli. Pensava che sarebbe stata una lunga chiacchierata e, perché no, forse litigata.
Allargò le gambe e appoggiò i gomiti allo schienale della panchina, rivolgendo il profilo a chi gli stava accanto. Non voleva guardarlo negli occhi e fissare un punto indefinito, come aveva fatto prima che venisse interrotto, gli sembrava la soluzione migliore.
Quella posa aveva il fine di apparire il più infastidita possibile, non voleva far vedere che aveva veramente voglia di starlo a sentire.

-Non metterci una vita a parlare, ma non ti illudere che possa cambiare qualcosa..

Harry roteò gli occhi.

-Ecco. Già siamo partiti male, come al solito. Comunque... penso che dovremo chiarire quell’unico malinteso che c’è fra noi. Sai quella brutta e vecchia storia..

Lo disse con tono molto imbarazzato, non amava fare discorsi del genere e sopratutto non amava farlo con persone come Louis, totalmente testarde e impulsive.
Forse ritirare fuori questa storia era stata una mossa azzardata, ma Harry era convinto che ciò avrebbe potuto solo migliorare, anche di poco, il loro rapporto conflittuale.
Ma si sbagliava.
Louis si girò lentamente verso di lui con tutto il corpo e  con una faccia a dir poco rassicurante, le sue braccia si mossero con altrettanta calma fino ad appoggiarsi gentilmente sulle ginocchia di lui e le mani si strinsero a pugno.

-Quale malinteso?

La sua voce suonava davvero terribilmente tranquilla, e questo stonava con la posa rabbiosa che aveva appena assunto.
Cominciò a scaldarsi e a omogeneizzare l’intera scena.

-Io ho inteso benissimo

Lo disse a denti stretti e Harry quasi indietreggiò per lo spavento e per l’occhiata minacciosa che Louis gli aveva mandato.
Deglutì e sbatté le palpebre.

-Tu. Tu te la facevi con il mio ragazzo, con la persona che amavo di più al mondo. Hai idea di quello che hai fatto con la tua bravata? Hai rovinato tutto ciò che c’era di più bello nella mia vita, oltretutto il giorno del mio compleanno. Credi davvero che si possa perdonare una cosa del genere? Credi davvero che io possa dimenticare tutto e far finta che non sia stato tu a creare questa situazione e tornare amici felici come prima?

Continuò a fissare Harry, accigliato e con il respiro che era notevolmente aumentato.

-Ho passato quest’ultimo anno a chiedermi perché proprio tu. Perché magari non qualcun altro...

Fece una breve pausa.
Le pupille gli si erano dilatate così tanto per la rabbia che quell’azzurro dei suoi occhi si era ormai ridotto a una striscia invisibile. Non poteva neanche lontanamente pensare di poterlo perdonare, come poteva?
Ripensò a tutti gli anni che avevano passato insieme, a come Harry aveva mandato a farsi fottere tutto questo.  Erano stati così felici, nessuno avrebbe mai potuto neanche lontanamente immaginare che Louis e Harry avrebbero potuto litigare, quei due amici inseparabili. E invece eccoli qua, seduti su una panchina  a scambiarsi sguardi di minaccia e di paura, a insultarsi e a scusarsi.
Louis però cercò di tenere a freno la rabbia: voleva sapere cosa aveva da dirgli, capire il perché delle sue azioni, come è arrivato a tanto.
Se gli avesse tirato fuori la scusa del “non sapevo fosse fidanzato” non avrebbe esitato a dargli uno schiaffo sulla guancia e a piangere.

No Louis. Non devi neanche pensare di poter piangere davanti a lui. Butteresti giù tutto il muro che ti sei creato attorno e non è questo quello che vuoi. Tu NON VUOI essere vulnerabile.

-Ma sentiamo, cosa hai da dire? E non tirarmi in ballo la solita cazzata del non lo sapevo Louis perché peggioreresti solo la tua situazione.

Poteva sembrare strano ma Harry davvero non sapeva che quel ragazzo fosse il suo fidanzato.
Erano migliori amici e a quel tempo gli accennò di aver conosciuto qualcuno, ma non glielo aveva mai presentato.  Harry aveva insistito più e più volte, ma Louis gli diceva di voler aspettare il momento giusto.

-Aspettiamo almeno che anch’io lo abbia conosciuto abbastanza da potertelo presentare, non credi?
-Anche tu hai ragione Lou


Ma quel momento non arrivò mai, fino al quel fatidico ventiquattro dicembre, il ventiduesimo compleanno di Louis…
 

Harry si trovava sopra a Luke in quel momento e lo fissava dritto negli occhi. Erano verdi, proprio come i suoi, ma meno accesi e più tendenti al grigio.

-Credo che questo sia stato il più bel regalo di Natale mai ricevuto.

Si avvicinò al suo viso e, chiudendo gli occhi, lo bacio sulle labbra; un bacio delicato, ma allo stesso tempo deciso. Era stata la loro prima notte insieme da quando si erano conosciuti e Luke non era famoso per la sua pazienza, anzi era solito affrettare quanto più possibile le cose per arrivare al dunque. Harry lo sapeva e, infatti, si era ripromesso di non farsi trascinare troppo da quel ragazzo e prenderla molto alla leggera.
Luke invertì le loro posizioni, facendo ricadere Harry sotto di lui.

-Non te la caverai con questi bacetti innocenti Styles.

Si avventò su di lui, ma non appena le loro labbra si toccarono la porta della camera si spalancò.
I due si staccarono immediatamente e Harry si voltò, dando le spalle alla porta e buttando la testa contro il cuscino.

-Che cazzo sta succedendo Luke?

Quella voce. Non poteva non riconoscerla.
Sentì un tonfo e si girò di scatto; quello che vide non gli piaceva per niente.
Louis era in piedi sulla porta e aveva fatto appena cadere una piccola torta che aveva portato con sé.
Harry guardò il telefono sul comodino per accertarsi della data.

-No ti prego..

Ventiquattro dicembre, il compleanno di Louis.
Si lasciò cadere di nuovo sul letto portandosi le mani alla testa, realizzando che aveva combinato un terribile casino, ma di certo non di sua volontà. Sentì la voce di Luke che cantilenava scuse senza senso riguardo a quanto aveva appena visto e diceva che per lui non significava niente.

-Davvero? Pensi di potertela cavare così? Da quanto tempo è che porti avanti questa relazione, eh?

Urlò, ma Harry continuava a spingersi le mani sul viso.
Sentì dei passi che si avvicinavano al letto con fare rabbioso e si fermavano proprio vicino a lui.

-Voglio vedere chi è lo stronzo!

Louis gli prese le braccia e le spostò da davanti al suo viso.
Quello che ne seguì fu una scena terribile. Harry credette di aver sentito il crack del cuore di Louis, tanta era la disperazione sul suo viso quando si accorse che il suo migliore amico si trovava nel letto del suo ragazzo.

-Harry..

La sua voce era solo un sospiro.
Si alzò dal letto e cercò di andare verso di lui.

-Ti prego Lou, posso spiegar..

-NO! No. Me ne vado. Non voglio più vedervi, a nessuno dei due

Detto questo, spinse via il riccio e se ne andò furioso verso l’uscita.
L’ultimo suono che si udì fu lo sbattere della porta e i passi pesanti di Louis che scendevano le scale.


Harry tornò in sé e cercò di rispondere all’amico quanto meglio poteva.

-Lou, anche se tu continui a non volertelo sentir dire, il fatto che lui ci tenesse all’oscuro di parecchie cose, anche fondamentali, della sua vita, è un dato di fatto! Cosa credi, che solo tu abbia sofferto quando hai scoperto la verità?  Ovviamente hai avuto la peggio, non è piacevole assistere a quanto hai assistito e io posso solo immaginarlo, credo.. Quindi, invece di buttarmi addosso cani e porci, hai mai pensato che qui il problema potessi non essere io? Hai mai pensato che magari non è stata colpa mia se quel bastardo ti ha preso per il culo per tutto il tempo?

Terminò senza fiato, ora anche lui era arrabbiato.
Louis tralasciava il fatto che in quella storia non era la sola vittima, che anche lui aveva sofferto e non poteva sopportarlo.
Sembrava che negasse la realtà nonostante gli venisse presentata davanti agli occhi così come era, nuda e cruda.
Lo guardò e poi aggiunse:

-Prima di insultarmi per favore rifletti su quanto ti ho detto..

Louis non cambiò la sua posizione, anzi, s’irrigidì ancora di più.

-Ma che ne vuoi sapere tu? Sarai stato uno di quei soliti stronzi che si portava a letto così, tanto per, prima che incontrasse me e la sua vita cambiasse. Io e lui eravamo una cosa sola, non so cosa tu gli abbia fatto e quando tutto questo abbia avuto inizio, ma sai che ti dico? Che qui il problema sei tu.

Si era scomposto un attimo, troncando l’equilibrio di quella rigidità per puntare il dito contro l’amico. Si era avvicinato a lui e ora erano a pochi centimetri di distanza.

-Il problema sei tu, perché TU in quel momento eri lì anche quando io c’ero e TU non avresti dovuto esserci. Luke sarà pure un bastardo, bugiardo come dici tu e di certo io do almeno il settanta per cento della colpa a lui. Non pensare che io sia arrabbiato solo con te, perché sono nero con entrambi e... 

Louis si bloccò.
Perché si stava giustificando? Perché stava dicendo a Harry che non era arrabbiato solo con lui, ma anche con Luke? Che cosa aveva da farsi perdonare a parte il suo odioso carattere che ormai era parte di lui da quel ventiquattro dicembre?

-… e, e basta. Io ci rifletto continuamente sulle domande che tu mi hai appena posto e non posso fare a meno di insultarti e guardarti con disprezzo. Mi fai schifo, ecco cosa.

La sua voce suonò leggermente rotta, ma era un cambiamento di tono quasi impercettibile.
L’odio che aveva messo in quella frase era tutto quello che aveva accumulato in quel tempo.  Ma qualcosa stonava, qualcosa non andava; pronunciando quelle ultime parole sentì un dolore alla bocca dello stomaco, come se qualcuno gli ci avesse dato un pugno e forse per quello la voce gli aveva giocato un brutto scherzo.
Si allontanò da Harry, portandosi di nuovo a debita distanza e lo guardò, ignorando quel fastidio che dopo qualche secondo scomparve, e notò che forse lo aveva ferito nel profondo, ma per il momento non ebbe nessuna reazione.
Louis era apatico, sì apatico era la parola adatta; non riusciva a provare pietà o a comprendere quella povera creatura che aveva davanti, forse perché accecato dalla rabbia.

Non devi cedere. Tu sei cattivo, non sei uno che si arrende. Tu fai del male a chi ti ha fatto del male, tu non vuoi perdonare e non vuoi dimenticare. Tu…

Ma qualcosa negli occhi del riccio lo fece esitare.
 

 
   
 
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