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Autore: Tessa Fray    23/07/2015    2 recensioni
Mi chiamo Adele Morris, ho 18 anni e una vita normalissima. Normali drammi adolescenziali. Normale migliore amica. Normale ex ragazzo. L'unica cosa che non mi sembra normale sono io. Troppo chiusa in me stessa, troppo noiosa, troppo poco interessante. Volevo cambiare, essere normale come lo sono tutti gli altri.
Ma non mi sarei mai aspettata che il prezzo per cercare di ottenere la normalità sarebbe stato così alto...
Genere: Romantico, Sovrannaturale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Due pugni forti aggredirono la porta della mia camera.
- Adele, dobbiamo cominciare la tua preparazione! –
Dopo che il misterioso e affascinante ragazzo mi aveva fatto visita poco prima, avevo trascorso il mio tempo ripetendo all’infinito il mio nome, come se smettere di pensarci per qualche secondo avesse potuto farmelo dimenticare. Soprattutto dopo essere stata con quel ragazzo, che aveva scombussolato ogni cosa in cinque minuti.
Iblis era finalmente arrivato a prendermi e io non avevo nemmeno qualche secondo da perdere. Più il tempo scorreva, più mi sentivo come una gomma bucata che perde tutta l’aria che la tiene gonfia: io stavo perdendo tutti i miei ricordi, però.
Così mi misi in fretta in piedi e varcai la soglia della stanza con grande piacere, aspettandomi tutto il meglio da quel momento in poi, ma quando andai da Iblis lui non era solo.
- Tu! – esclamai, sorpresa. Era lo stesso ragazzo che si era introdotto nella mia camera.
Che si era introdotto come un dannatissimo psicopatico, che cavolo!
Teneva noncurante lo sguardo rivolto verso il basso. Quando sollevò il mento, mi diede appena un’occhiata e con fare annoiato disse: - per caso ci conosciamo? –
Ero incredula.
- Mi stai davvero chiedendo questo? – risposi, iniziando ad alterarmi – Sei entrato in camera mia! Eri a tanto così! – urlai, avvicinandomi a lui, gli occhi stretti a due fessure, per fargli capire che non stavo scherzando. Questa volta la vicinanza dei nostri corpi non stava scatenando una serie di reazioni incomprensibili, per fortuna. C’era solo il ghiaccio della mia voce.
- Non è vero – replicò lui, scandendo bene ogni parola, con una fermezza tale da farmi dubitare delle mie convinzioni
A denti stretti digrignai: - Ti dico che eri in camera mia. –
Lui scambiò un rapido sguardo con Iblis, così veloce che se me lo fossi perso non me ne sarei mai accorta.
- Su, Luc – intervenne Iblis, con il suo tono diplomatico ma autoritario – non tormentare la nostra ospite, dopotutto stava per morire. Ah, che schifo, questa gentilezza … non parlarne con tua madre, potrebbe pensare di avere il diritto di darmi ancora più tormento del solito – e sputò per terra.
- Tua ..? – Dio mio non potevo perdermi mezzo secondo in quel posto, si scoprivano cose nuove e assolutamente spiazzanti più o meno in continuazione. Comunque non riuscii a finire la mia esclamazione, perché Luc, che ora sapevo essere il figlio di Iblis e Faizah, disse: - Forse sta solo perdendo la testa, papà. – la freddezza nella sua voce era più spaventosa della rabbia di Iblis – Forse ha allucinazioni – calcò per bene l’ultima parola, riempiendola di veleno. E nel pronunciare queste parole mi conficcò gli occhi addosso, come fossero due chiodi.
Non resistetti alla rabbia cieca che si impossessò di me, e gli tirai uno schiaffo in faccia. Alleggiò il silenzio per un secondo, con l’eco della mia mano sul suo volto che si disperdeva nel corridoio. Riportò il volto, che si era girato per la forza dell’impatto, verso di me, e con la sua mano enorme strinse il mio polso. Faceva male, e iniziavo ad avere paura. Mi stavo quasi dimenticando di Iblis, ma lo intravidi con la coda dell’occhio e iniziai ad andare nel panico al pensiero che suo figlio fosse un violento mostro e che lui non avesse intenzione di fermarlo.
- Ti prego … ti prego, io … - singhiozzai.
Ma lui continuò a stringere e a tagliarmi con i suoi occhi. Che, notai in quel momento, non erano né dorati né rossi. Ma che stava succedendo? Erano neri come due pozze di petrolio, neri proprio come quelli di suo padre. Trasalii, perché per me essere perseguitata, maltrattata, e incontrare persone con gli occhi cangianti, in una sola giornata era troppo.
Avevo quasi le lacrime agli occhi e stavo per tirare su con il naso, e Luc finalmente si decise a lasciarmi andare con uno scrollone.
- Non. Riprovarci. – ringhiò, lo sguardo omicida.
Collocai mentalmente il nome di Luc nella colonna del mio taccuino mentale che stava sotto la voce di “pazzi psicopatici”. Non potei fare a meno di notare con soddisfazione che sulla guancia aveva un bel segno rosso.
Gli feci una smorfia e con la mano sinistra, quella che non aveva quasi rischiato di staccarmi dal braccio, gli feci il dito medio.
Come sempre il mio istinto di autoconservazione non valeva un accidenti. Luc avvampò, accendendosi di rabbia, e suo padre fece appena in tempo a trattenerlo per la spalla prima che potesse scagliarsi su di me e distruggermi in tanti piccoli bocconcini di Adele.
- Ti uccido! – sbraitò furioso – Giuro che ti uccido! –
- Ora basta. – Iblis era minaccioso come non mai. Non che a Luc sembrasse importare.
In mezzo a tutta quella confusione di urla e mani che volavano, giunse Faizah, tutta avvolta nei sui vestiti bianchissimi, e con l’aria di essere molto turbata per qualcuno o qualcosa.
- Oh, no, la mia donna è arrivata! – disse piano Iblis – Mio bellissimo diamante! – esordì invece ad alta voce.
- Risparmia le carinerie, ti ho sentito, e anche bene. Non sono mica vecchia! – rispose a tono Faizah, alzando gli occhi al cielo. – Nonostante la mia pelle sia scura e cotta dal sole. E vorrei ricordarti che questa è solo colpa tua. –
Secondo me Faizah era bellissima, ma quanto aveva detto era inquietante. Colpa di Iblis?
- Ma non sono qui per questo – disse, tornando seria e triste – Shay non sta bene, ha un’altra delle sue crisi e non so come placarla. Sembra soffrire così tanto …  -
Luc si calmò immediatamente, ora vigile e attento, e Iblis si rivolse a sua moglie.
- Quanto? – chiese soltanto.
- Va sempre peggio Iblis … se continua così non avrà più molto tempo. –
Gli occhi di Faizah erano lucidi, ma non si lasciò sfuggire nemmeno una lacrima. Rimase silenziosa, con noi tre che la guardavamo preoccupati, io in particolare, perché, nonostante avesse un figlio e un marito, quella donna mi sembrava così sola che stavo male per lei. Shay doveva essere qualcuno a cui lei teneva molto e che se avesse perso l’avrebbe distrutta definitivamente.
- Vuoi che ti dia una mano con … lui? – chiesi esitante a Faizah, perché non potevo sopportare di vedere qualcuno soffrire in quel modo. Inoltre credevo che la compagnia di un’altra donna le sarebbe potuta essere d’aiuto, piuttosto che quella scontrosa e burbera dei suoi uomini.
Luc intervenne, prima che lei potesse rispondermi con lo sguardo già un po’ più dolce e riconoscente. – No, ci penso io. Shay è solo un cane. –
- Come osi!? – sussurrò Faizah, immobile come una statua di ghiaccio. Guardava suo figlio con uno sguardo a metà disperato e a metà folle. – Sei un ingrato, proprio come tuo padre! – E corse via alla nostra sinistra, forse per tornare dal suo Shay.
Luc attirò di nuovo la mia attenzione su di sé, facendo un commento maligno e andando anche lui nella direzione della madre. Rimasi a guardare tutti e due che diventavano piccoli puntini prima di imboccare una nuova svolta all’interno dei corridoi serpeggianti. Mi voltai verso Iblis quando lo sentii battere le mani.
- Complimenti! Dovrei proprio prenderti come mia assistente per lo scompiglio che sei riuscita a gettare in soli pochi minuti! – disse deliziato, la bocca contratta in un sorriso forzato e gelido. – Credo, purtroppo, che dovremo rimandare la nostra seduta a domani. Un altro po’ di sonno ti aiuterà. Dormi bene, dolce Adele. – E detto ciò, scomparve anche lui.
Un po’ frastornata, rientrai in quella che ormai era diventata la mia stanza, mi infilai nel letto, sotto le coperte, e iniziai a giocare con un angolo del cuscino. Avevo troppe domande che si affollavano nella mia mente, ma iniziavo ad avere mal di testa e desideravo solo dormire e cancellare l’incontro nella mia camera con Luc, che però diceva di non essere lui, la discussione di poco prima tra lui e sua madre, e Shay, che non sapevo chi o cosa fosse, ma occupava troppo spazio nella mia testa già incasinata. Così per rimettere ordine nei miei pensieri e cercare di dormire tranquilla, pensai al mio nome, per ripeterlo infinite volte, come se fosse una garanzia di normalità, tranquillità e protezione. Mi chiamo Adele. Ripetevo. Adele, Adele, Adele, Adele …
E al suo suono rassicurante, stanca e confusa, mi addormentai di nuovo.



Ciao a tutti! vi sta piacendo "Life after death"? Commentate, lasciatemi le vostre recensioni, così ho delle opinioni concrete su quanto sto facendo! Grazie per seguire la mia storia! Se vi è piaciuta (magari) suggeritela! ;)
- Tessa Fray / lovedaemonblack
   
 
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