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Autore: riccardoIII    24/07/2015    2 recensioni
Questa è la storia di Sirius Black, dei Malandrini, di una generazione cresciuta nella guerra e che ha fatto la guerra. Questa è la storia di un bambino che diventa uomo, passo dopo passo, scelta dopo scelta, fino ad arrivare a un momento della sua vita in cui tutto cambierà, per l'ennesima volta, quella più importante. Fino a giungere alla Chiave di Volta.
"-Sirius Black, è un piacere conoscerti-
-Io sono James, e non credo che i cognomi siano importanti, tantomeno tra amici; e dimentica pure tutte quelle manfrine. Non sono mica tuo nonno, io-
Sirius sghignazzò apertamente sedendosi di fronte a lui.
-E così, io e te saremmo amici?-
-Io e te, mio caro Sirius, saremo amici. Me lo sento che sei un tipo forte-"
Rating e avvertimenti sono relativi a scene di maltrattamento di minore e di guerra.
I personaggi appartengono a J. K. Rowling; scrivo senza scopo di lucro.
Genere: Angst, Generale, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Charlus Potter, Dorea Black, Famiglia Black, I Malandrini, Ordine della Fenice | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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- Questa storia fa parte della serie 'La Chiave di Volta - Other Voices'
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Prima, aveva creduto di avere un mare di possibilità con loro al suo fianco.

Passarono i giorni e le loro ricerche presero ad occupare ogni loro momento libero. Remus aveva trascorso la notte a raccontare loro tutta la sua vita, rivelando che la storia che aveva raccontato loro l’anno prima ad Halloween era la sua. Disse loro come Silente aveva convinto i suoi di permettergli di frequentare la scuola, le precauzioni che aveva preso per lui, la verità sulla Stamberga Strillante e sulle sue trasformazioni. Visionò le informazioni che erano riusciti a recuperare e aggiunse qualche dettaglio che a loro era sfuggito. Tuttavia, non fu semplice trovare la scappatoia giusta per loro.

Arrivò il Natale, tra lezioni, punizioni, scherzi, allenamenti di Quidditch e ricerche, e i ragazzi si salutarono scendendo dal treno a Londra senza aver trovato una soluzione. Sirius non fu stupito di trovare suo padre ad attendere lui e Regulus alla stazione, né del trattamento di fredda indifferenza che sfoggiò nei suoi confronti, imitato dal più piccolo dei suoi figli. Regulus non aveva ancora dato segno di voler accettare le insistenti richieste di dialogo di Sirius, né lo fece durante quelle poche settimane. In compenso, al maggiore fu permesso di uscire dalla sua camera quella volta, così ne approfittò per spulciare i libri della Biblioteca di suo padre per cercare qualcosa sui Lupi Mannari, ma fece l’ennesimo buco nell’acqua.

Nel frattempo, aveva capito il motivo del cambiamento di tattica dei suoi genitori: lo volevano costantemente fra i piedi, ad ascoltare i loro discorsi sempre più sprezzanti nei confronti della “feccia” e la loro esaltazione per la voce che un certo potentissimo mago era in cerca di seguaci per ristabilire l’ordine e riportare il Mondo Magico in mano alle più importanti casate Purosangue della Nazione. Tentavano di spingerlo a reagire per  umiliarlo, ma lui non fece il loro gioco e mandò giù tutte le provocazioni nello stomaco pieno di bile.
Fu costretto a presenziare al pranzo di Natale con tutti i parenti più stretti. Non li vedeva da prima di cominciare Hogwarts, a parte Narcissa, e avrebbe preferito evitare di dover ascoltare quella fanatica di sua cugina Bellatrix (sorella maggiore di Narcissa ed Andromeda) parlare con un’eccitazione decisamente inquietante dei suoi propositi di unirsi, insieme a suo marito Rodolphus Lestrange (fratello di Rabastan), al seguito di questo Lord folle, il cui scopo nella vita era sterminare i Nati Babbani e imporsi con la forza su chiunque l’avesse ostacolato. Vide Regulus guardarla con una luce adorante negli occhi che non gli piacque affatto, ma si costrinse a tacere quando venne provocato dalla cara Bella, che gli chiese quanto tempo ci sarebbe voluto perché lui rinsavisse e ritornasse dalla parte giusta, giurando fedeltà alla famiglia e alla causa. Si fece indifferente ai commenti di suo nonno e di suo zio su quanto Grifondoro fosse una Casa di stupidi irruenti senza un briciolo di ambizione e lungimiranza. Si morse la lingua a sangue e continuò a mangiare il pasticcio, mandando giù con ogni morso le rispostacce che avrebbe voluto sputare.

Riuscì a tornare a scuola senza nemmeno una punizione o uno schiaffo, con grande disappunto di sua madre ed un’evidente quanto strana soddisfazione di suo padre. Passò la prima notte in Dormitorio con i suoi amici a rileggere tutte le informazioni che erano riusciti a raccogliere, sperando che i giorni di stacco dalle ricerche ossessive fossero riusciti a dargli una maggiore obiettività. Remus elencava i punti segnati sulle loro pergamene e loro ascoltavano, concentrati, finché James non se ne uscì con una delle sue solite battute, spinto dalla disperazione, mentre guardava a testa in giù le decorazioni delle tende del suo baldacchino.
-Certo, se potessimo tutti diventare dei grossi leoni avremmo risolto ogni problema-
Remus smise di leggere e alzò lo sguardo su di lui, sorpreso. Peter ridacchio. Sirius si tirò su dal pavimento.
-Cosa hai detto?-
James parve scosso dal suo tono.
-Era solo uno scherzo, Sir. Sai, per quella storia che la Maledizione colpisce solo gli umani. Il morso non contagia gli animali, ricordi?-
Sirius saltò in piedi.
-No che non ricordo, James, perché questo non l’avevo mai sentito! Non è scritto negli appunti!-
James si grattò la testa.
-Ah no? Allora sarà stato su uno dei libri che ho letto a casa nelle vacanze. Mi sono dimenticato di aggiungerlo, evidentemente… Ehi, ma aspetta!-
Anche lui si mise in piedi e guardò Sirius negli occhi.
-Esatto, fratello!-
Un ghignò identico si dipinse sui loro volti, mentre gli altri due li guardavano attoniti.
-Ehm, ragazzi… Potreste parlare come i comuni mortali, così vi capiamo anche noi? Questa storia della telepatia è inquietante, comunque…-
Sirius e James si voltarono verso Remus, con un sorriso enorme sul viso.
-Il morso non contagia gli animali!-
-Si, e per quanto tu in questo momento possa assomigliare a una iena folle, Sirius, non capisco come questo possa esserci utile. Voi siete umani, e mi pareva di aver già chiarito che non vi avrei morsi volontariamente perché voi poteste farmi compagnia-
-Il fatto che tu non ci voglia trasformare non significa che non abbiamo altro modo per farlo. Saremo anche umani, ma siamo maghi. I maghi sanno fare le magie, e noi studiamo Trasfigurazione. Trasfigurazione umana-
-Tecnicamente, noi non studiamo ancora Trasfigurazione umana. E comunque, non capisco come… Oh-
Sirius batté una mano sulla spalla di James, scoppiando a ridere.
-Ci è arrivato, alla fine!-
Peter, evidentemente, non c’era ancora arrivato.
-Vi dispiacerebbe dirmi a cosa state pensando?-
-Voi siete completamente pazzi!-
Remus era un tantino fuori dai gangheri. Si era alzato in piedi e fronteggiava James e Sirius.
-Avete idea di quanto sarebbe irresponsabile da parte mia appoggiare questa follia? Non inizieremo a studiare Trasfigurazione umana che fra quattro anni, e nel programma questo argomento non viene che accennato perché è troppo complesso e pericoloso! Potrebbe finire malissimo! Potreste rimanere bloccati trasfigurati, o a metà! E in più dovreste iscrivervi al registro! Non credete suonerebbe strano se tre ragazzini di tredici anni chiedessero di essere iscritti al registro degli Animagi?-
La mandibola di Peter raggiunse terra quando ascoltò l’ultima parola.
-Ovvio che suonerebbe strano, infatti non lo saprà nessuno. Non ci iscriveremo a nessun registro. Rimarrà tra noi quattro-
Remus si mise le mani tra i capelli dopo le parole di Sirius.
-Ma non mi hai ascoltato?! È pericoloso, Sirius! È per questo che esiste il registro, perché è una delle magie più rischiose che esistano! E in più non essere registrati significa infrangere la legge! Ti piace così tanto l’idea di un soggiorno ad Azkaban?-
-Beh, non potrà poi essere peggio che una vacanza a casa mia… Ma sul serio, Remus, sta’ tranquillo. Non lo scoprirebbe mai nessuno. Siamo noi, giusto? Nessuno di noi direbbe in giro una cosa simile. In più, non sto dicendo che lo faremo subito, o che ci riusciremo. Ma lasciaci tentare. È l’unico modo che abbiamo per starti vicino, non ne posso più di vederti tornare pieno di tagli e bianco come un cadavere perché ti graffi e ti mordi da solo-
-Ti prometto- intervenne James, -che per ora ci dedicheremo solo alle ricerche. Tenteremo di capire come funziona e se sia realmente fattibile. Non ci arrischieremo a trasformarci finché non saremo certi di poterci riuscire. Lasciaci provare, Remus, e non costringerci a farlo senza il tuo consenso, riempiendoti di bugie. Perché tanto lo sappiamo tutti, qui dentro, che non ci tireremo indietro. Vero, Pete?-
Peter tremava, ma annuì.
-Si… Si, Remus. Lo sai che non ci arrendiamo-
Il ragazzo era allibito. Sapeva che se anche Peter si schierava contro di lui non aveva speranze contro quei due pazzi. Sprofondò di nuovo sul letto e si prese la testa fra le mani.
-Studierete la teoria, sotto la mia supervisione. Non farete nulla, nulla, senza che io lo sappia. Queste sono le condizioni-
Sui volti degli altri tre comparvero grossi sorrisi e parlarono in coro.
-Signorsì, Professore-
Anche sul viso di Remus comparve un piccolo sorriso.
-Bene, signori, direi di cominciare da stasera, se non siete troppo stanchi. Del resto, sarebbe più saggio dedicare a questa missione le ore notturne: dubito che caveremo qualcosa dal buco limitandoci a passare un paio d’ore alla settimana in Biblioteca. Possiamo prendere i testi e portarceli qui, il che sarebbe infinitamente più comodo e meno polveroso…-
-E sentiamo, James, come pensi che faremo a muoverci di notte in quattro per i corridoi senza che nessuno se ne accorga? E poi, come ben sai, i libri che escono dalla Biblioteca devono essere schedati. Pensi che non troverebbero strano che ci interessiamo così tanto all’argomento Animagi?-
James ghignò.
-Nessuno ha detto che ci vedranno andare in giro, o che sapranno che prendiamo noi i libri. Non vi ho parlato del regalo che mio padre ha deciso di farmi questo Natale?-
Detto questo, infilò le mani nel suo baule e ne tirò fuori un mantello molto strano: il tessuto era grigio argenteo, sembrava delicato e sottile. James se lo gettò sulle spalle e improvvisamente non ci fu altro che la sua testa galleggiante sul nulla.
-Merlino! Quello è un Mantello dell’Invisibilità!-
Sirius era sconvolto: doveva essere preziosissimo e molto raro. Perfino per lui, che apparteneva ad una delle famiglie più ricche del Paese, un regalo del genere era semplicemente impossibile. Remus e Peter avevano gli occhi sgranati.
-Era di mio padre, mi ha detto che è una tradizione di famiglia passarlo al discendente successivo e che ormai sono abbastanza grande per averlo. Mia mamma voleva aspettare che compissi diciassette anni per darmelo, ma lui non ha voluto ascoltare ragioni. Ha detto che sarebbe stato molto più utile a me, qui, che chiuso nel suo baule in casa-
-Ma… Ma, James, non ho mai sentito di un Mantello che mantenesse le sue caratteristiche così a lungo! In genere gli incantesimi di cui sono intrisi e le stoffe particolari che vengono usate per realizzarli non durano che una decina d’anni!-
Il ghigno di James si fece ancor più pronunciato.
-Esattamente. È la stessa cosa che ho detto io ai miei, ma papà mi ha assicurato che suo padre gliel’ha consegnato per i suoi quindici anni, e che mio nonno, a sua volta, l’aveva avuto da suo padre. Non so come sia possibile, ma questo Mantello sembra molto più potente degli altri. Pensate a quanto potrà esserci utile: per gli scherzi, le fughe, le ricerche… Sarà tutto molto più semplice!-
Gli occhi di Sirius brillarono di malizia, Remus era sempre più estasiato e Peter guardava la testa di James adorante.

Ovviamente, andarono in Biblioteca a procurarsi il materiale per le ricerche. Remus ebbe l’idea di Duplicare i libri che gli servivano, così nessuno avrebbe mai saputo nulla. Dovettero entrare anche nel Reparto Proibito, ma quella notte non ebbero nessun timore: l’eccitazione per il Mantello li rendeva molto avventati, tanto che decisero di non tornare in dormitorio. Passarono la notte a gironzolare per tutto il Castello, ridendo piano e preparando un paio di scherzetti che il Custode non avrebbe trovato poi tanto divertenti il giorno dopo. Finirono anche nei sotterranei, in un’ala diversa da quella della Sala Comune dei Serpeverde e dell’aula di Pozioni. Era un corridoio più caldo, pieno di quadri che raffiguravano cibo. Peter fece appena in tempo a borbottare che tutto quel camminare gli aveva fatto venire fame che videro un elfo domestico trotterellare verso di loro dalla parte opposta del corridoio. Quello si diresse verso un quadro che raffigurava una natura morta, solleticò la pera con un lungo dito, poi fece un movimento che non riuscirono a vedere e il quadro si aprì.
I ragazzi aspettarono che il passaggio si richiudesse dietro l’elfo, poi si guardarono eccitati, si tolsero il mantello e Sirius si precipitò a solleticare la pera. Quella ridacchiò, si trasformò in una maniglia che il ragazzo si affrettò a ruotare e il quadro si spalancò di nuovo.
Scoprirono così le cucine di Hogwarts, con tutte le deliziose conseguenze che ciò comportava: elfi sempre disposti a rimpinzarti di cibo e scorte di dolci gratuiti illimitate, ad esempio. Negli anni successivi, alla lista si aggiunsero gli alcolici illegali.

Il Mantello di James si rivelò un arma fondamentale per i loro scherzi, che divennero così sempre più complessi. Riuscivano anche a evitare un gran numero di punizioni avendo le spalle coperte, letteralmente. Lo studio della teoria per il proposito di diventare Animagi si rivelò abbastanza complicato, ma non rinunciarono. Per non tralasciare gli obblighi scolastici, si divisero i compiti: due di loro si occupavano di temi e ricerche scolastiche, mentre gli altri due si impegnavano nella Trasfigurazione avanzata. Remus era sempre delegato alla prima parte, ma ogni giorno veniva affiancato da uno dei tre, a rotazione.
Dall’anno successivo avrebbero dovuto frequentare lezioni opzionali, così si ritrovarono a scegliere i corsi da seguire. Decisero che avrebbero frequentato gli stessi corsi e ognuno di loro ne scelse uno: Peter suggerì Divinazione, Remus Aritmanzia, Sirius Babbanologia e James Cura delle Creature Magiche. La mozione fu approvata all’unisono.

Inoltre, il ventidue maggio giunse una novità; erano a colazione quando un gufo planò davanti a Sirius e gli consegnò una lettera in cui sua cugina Andromeda, felicissima, gli comunicava che il giorno prima era nata la sua primogenita, Ninfadora. Dopo aver sputato il succo di zucca che stava bevendo a causa del nome assurdo, il ragazzo continuò a leggere e scoprì che quella non era la sola stranezza che la sua cuginetta si sarebbe portata dietro per tutta la vita.
-È una Metamorfomagus!-
L’urlo gioioso di Sirius squassò i timpani di mezza Sala Grande, quel giorno, ma sicuramente frantumò quelli di James che, avendo come unica colpa l’essere seduto accanto all’amico, venne abbracciato da quest’ultimo con forza proprio mentre gridava al mondo la sua felicità.

Passò così anche il resto del secondo anno, arrivarono gli esami e decisero di mettere da parte per un po’ i loro “studi privati” per dedicarsi completamente agli impegni scolastici. Nonostante fossero generalmente dei buoni studenti, ognuno di loro dovette rapportarsi con le proprie difficoltà: per Remus, Pozioni cominciava ad essere un argomento sempre più ostico, soprattutto nella pratica, in cui i libri servivano a ben poco; Peter trovava negli Incantesimi il suo punto debole, insieme a Pozioni; Sirius odiava Erbologia, in cui era indispensabile sporcarsi le mani col concime e avere a che fare con piante sempre più agguerrite e pericolose; James si annoiava terribilmente a Storia della Magia, come chiunque in quel corso, ma per un tipo come lui, che non riusciva a star fermo per più di due secondi di fila, la noia equivaleva alla disperazione. Ancora una volta, riuscirono ad essere tutti promossi con voti sopra la media, a parte qualche eccezione, e festeggiarono con l’ultimo, grandioso scherzo dell’anno: quando entrarono in Sala Grande per la colazione nel giorno della partenza, studenti e professori trovarono i tavoli pieni di cibo, come al solito; peccato che il tutto fosse capovolto. Sul pavimento non c’era nulla, mentre tutto l’arredamento della Sala se ne stava bellamente immerso nel cielo azzurro che il soffitto incantato rifletteva quella mattina. Perfino la Evans andò a complimentarsi, ammirata, con i ragazzi, che ovviamente negarono con  un ghigno di essere gli artefici della malefatta.
Il viaggio di ritorno verso Londra fu più rilassato: Sirius era certo che la linea d’azione dei suoi non sarebbe cambiata, il che significava che almeno non avrebbe avuto sempre le stesse quattro mura attorno per tre mesi. Poteva anche accettare, in cambio, la freddezza e la battute taglienti dei suoi adorati parenti. Il suo umore influenzò, ovviamente, gli altri tre: giocarono a Sparaschiocco e mangiarono Gelatine, tra una risata e il ricordo di un particolare scherzo piuttosto ben riuscito.

Cominciò l’estate; come Sirius aveva previsto, il comportamento dei genitori non fu diverso dal Natale precedente. I ragazzi, prima di separarsi, avevano nuovamente duplicato i libri sull’Animagia, creandone una copia ciascuno, e Sirius aveva anche rimpicciolito i suoi, in modo da tenerli nelle tasche della veste qualora il suo baule venisse nuovamente requisito. Stranamente, si rivelò una precauzione superflua tanto quanto affidare la sua scopa alle cure di James perché i suoi non gliela togliessero: il suo baule e la sua bacchetta rimasero a fargli compagnia nella sua stanza.
Il perché fu chiarito una mattina di fine giugno, quando suo padre lo convocò nel suo studio. Sirius si presentò davanti a lui fingendo una tranquillità che non aveva, la bacchetta nella tasca della veste facilmente raggiungibile. Mentre attendeva che suo padre finisse di leggere il giornale, Sirius si chiese se sarebbe stato realmente capace di usarla contro di lui, anche solo per difendersi. Non trovò risposta.
-Bene, Sirius. Ti ho chiamato qui per parlare un po’. Siediti. Vuoi qualcosa da bere?-
Sirius fece quanto gli era stato detto, ma rifiutò l’offerta.
-Avrai notato che per queste vacanze non ti abbiamo portato via il tuo baule e la tua bacchetta, né sei stato rinchiuso nella tua stanza. Ti starai certamente chiedendo il motivo. Sono convinto che tu sia abbastanza intelligente da capire che abbiamo deciso di riporre in te, ancora una volta, grande fiducia. Non credo che le maniere forti siano molto efficaci con te, visto il tuo orgoglio e il tuo carattere, come dire, “infuocato”. Ho deciso quindi, insieme a tua madre, di cercare di farti ragionare. Non sei stupido, sarai in grado di riconoscere i tuoi errori e ritornare in te. Essere un Grifondoro non esclude che tu possa essere un grande mago e un uomo d’onore, né ti impedisce a priori di portare gloria alla tua Casata e di farne parte. Ti sto offrendo, Sirius, la possibilità di lasciarci alle spalle le nostre passate divergenze e quella di tornare ad essere parte di questa famiglia. Tua madre sta soffrendo molto per i tuoi colpi di testa, tuo fratello ha bisogno della guida che sei sempre stato per lui, che è più debole di te. Io stesso sarei molto più che felice nel ritrovare in te il mio primogenito. Non ti chiedo risposte ora, solo di riflettere sulle mie parole. Quando avrai preso una decisione, sarò ben lieto di ascoltarti-
Sirius rimase basito da quelle parole e suo padre gli parve molto soddisfatto per questo. Tuttavia, si riprese in fretta.
-Cosa dovrebbe significare, tutto ciò? Cosa mi stai chiedendo? Di rimangiarmi le mie parole? Di dimenticare che tu e tua moglie mi avete picchiato e Maledetto ripetutamente? Che mi avete segregato in camera mia senza possibilità di uscire se non per andare in bagno? Che mi avete allontanato da Regulus, che l’avete plagiato così tanto che non mi rivolge la parola?-
Orion prese un respiro profondo e si sporse sulla scrivania.
-Esattamente, Sirius. Ti chiedo questo, e in cambio ti concedo di essere libero. Potrai tornare a considerare questa casa tua, potrai uscire di qui, potrai parlare con Regulus quando e quanto vorrai, come prima-
-E suppongo che potrei uscire di qui per andare a trovare i miei amici, vero? E magari portare Regulus con me?-
Orion si irrigidì.
-Ovviamente, nel nostro patto rientrano il totale distacco dai tuoi cosiddetti “amici”, le tue scuse porte a me e a tua madre e il rinnegare tutte quelle strane idee che ti sei ficcato in testa da quando hai lasciato questa casa-
Sirius quasi scoppiò a ridere. Mise su, invece, un’espressione interessata.
-E se io non dovessi accettare?-
Lo sguardo azzurrò dell’uomo lampeggiò.
-In questo caso, perderai tutti i privilegi che ti sono stati concessi in questo periodo-
-Capisco-
Calò il silenzio. Fu suo padre a romperlo.
-Come ti ho già detto, non pretendo una risposta adesso. Hai tutto il tempo che ti occorre per riflettere; prima della tua partenza per la scuola, tuttavia, sarebbe il caso che tu prenda una decisione-
Sirius capì che quello era un congedo, quindi si alzò.
-Bene. Ci rifletterò sopra-
Chinò brevemente il capo in segno di saluto e uscì dallo studio per tornare in camera sua.
Non aveva nessuna intenzione di fare ciò che gli chiedevano i suoi genitori, ma poteva sfruttare quella possibilità per avvicinare Regulus e di sicuro non se la sarebbe lasciata sfuggire. Nel frattempo, il libro sulla Trasfigurazione avanzata che aveva trovato nella biblioteca di casa sua lo attendeva sotto il cuscino: sembrava promettere bene.

Quella sera, ingenuamente, pensò che  fosse possibile raggiungere tutti suoi scopi, mentre bussava alla porta chiusa della camera di suo fratello.
   
 
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