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Autore: tuseilamialuce    24/07/2015    0 recensioni
[Drugs]
Guardò il fondo del bicchiere vuoto e gli sembrò di aver davanti ciò che era rimasto di lui: niente. Louis non si era preso una parte di lui, ma aveva scavato fino infondo al suo essere e si era preso tutto lui stesso, lo aveva prosciugato fino all’ultima goccia.
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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***
Epilogo



“Zio Harry!”

“Mh?”

“Zio, zio, giochiamo a rincorrerci? È tornato il sole!”

Il riccio si girò dopo qualche secondo e sospirò, c’era qualcosa dentro di lui che gli impediva di sorridere.

“Tesoro, vieni qui.” Gemma entrò nella stanza e allargò le braccia per accogliervi la figlia, che invece continuò a tirare la maglietta grigia di Harry.

“Ciao Gem, tua figlia è particolarmente allegra oggi.”

“No, sei tu che non lo sei” gli rivolse uno sguardo quasi di comprensione e prese la figlia in braccio, la portò in salotto e poi ricomparve davanti agli occhi del fratello. Lo fissò per qualche istante, aspettandosi qualche occhiataccia, qualche parola, ma nulla. Era come se fosse stato spento.

“Non puoi fare così ogni volta, Haz. Sono passati dodici anni, io… credo che tu debba metterci una pietra sopra.”

La guardò quasi con rabbia, come se avesse appena detto qualcosa di assurdo.

“L’ho fatto! Ora sto con Nick e abbiamo una vita amorosa felice e completa, lo sai benissimo anche tu, però voglio ricordare anche lui ogni tanto. È solo una giornata all’anno, non cade il mondo.”

“Okay, però… non so, potresti anche evitare di passare tutta la giornata così. Lo sai che l’idea che tu passi anche soltanto ventiquattro ore in questo stato mi distrugge.”

Harry scosse la testa e si morse ripetutamente l’interno del labbro. Gemma non capiva, non poteva comprendere una cosa del genere, così come Harry non aveva mai compreso il modo in cui il bisogno prepotente di liberarsi di tutto avesse preso il sopravvento su Louis fino a portarlo al limite esattamente dodici anni prima.

Il pensiero di quegli occhi ghiacciati, del sorriso di Louis e della sua risata cristallina avevano occupato la mente di Harry per tutti quegli anni, erano sempre stati indispensabili, ma mai abbastanza. Nonostante avesse imparato ad amare altre persone, riusciva sempre a sentire il bisogno di stringersi le ginocchia al petto e piangere fino ad avere la vista talmente appannata da riuscire a scorgere il viso ammaccato del diciottenne che aveva lasciato in quell’ospedale.

Quella data era incisa nell’anima di Harry come lo è la firma sotto un quadro e si era promesso che mai si sarebbe sbiadita. Era una delle poche cose che gli rimaneva di Louis, quella data, e non voleva dimenticarla.

Si alzò dalla sedia e superò la sorella, lasciandola interdetta, salì le scale ignorando i richiami della piccola nipote e si chiuse in camera. Strinse le mani affusolate attorno all’asta di legno della sedia e la spostò di peso fino ai piedi dell’armadio, si assicurò che non dondolasse, poi ci mise un piede sopra e dopo anche l’altro. Allungò le braccia verso il soffitto e afferrò il manico dell’unica scatola che giaceva sopra l’armadio. Dopo averla presa saldamente fra le mani, saltò abilmente giù dalla sedia e si sedette ai piedi del letto. Aprì la scatola come se potesse rompersi con un soffio, poggiò il coperchio a terra e prese il violino fra le mani. Piano piano tutte le immagini riapparirono, una ad una, ma non ne mancava nessuna.

“Dai Lou, voglio imparare anche io a suonare il violino!”

“Uffa.”

“Non fare lo scorbutico.” Lo baciò per l’ennesima volta e approfittò della sua distrazione per rubargli l’archetto di mano.

“Ehi, dove vai!?” Louis urlò, ma l’altro era già corso dalla parte opposta della stanza con l’archetto stretto fra le mani.

“Se non mi insegni a suonare il violino, io mi tengo questo.”

“E va bene, basta che non piagnucoli.”

Prese l’archetto consumato fra le mani e ci passò il polpastrello dell’indice, gli sembrava quasi di poter sfiorare la pelle chiara e morbida di Louis.

“Così?”

“No, devi tenere il gomito più in alto e il viso inclinato così.”

Harry rabbrividì ad ogni tocco del più grande, che approfittava della situazione per provocarlo. Sentì il suo fiato vicino al collo, poi le labbra e anche i denti a stuzzicare quel piccolo lembo di pelle.

“L-louis”

“Shh”

Deglutì, le lacrime stavano già minacciando di bagnargli le guance, ma non lo avrebbe permesso. Sarebbe stato forte, avrebbe reso Louis fiero di lui, perché sapeva che lui, lo stesso diciottenne che Harry aveva lasciato all’ospedale, non avrebbe mai voluto vedere il suo più grande amore distruggersi.

“Devi tenere la schiena dritta… così.”

“E perché? Cosa cambia?”

“Devi tenerla dritta e basta.”

“Eddai, non ridere! Cosa succede se non tengo la schiena come dici tu?”

“Ti mangio. E dopo non puoi più imparare a suonare il violino.”

“Sei cattivo, Lou.”

“Lo so.” Ridacchiò e fece scorrere le dita sulla schiena di Harry, poteva quasi percepire la sua pelle calda oltre lo strato di tessuto che li divideva.

“Harry! È pronto il pranzo!”

“Lou, hai una nota preferita?”

“Sì. Questa.” Alzò il braccio e fece scorrere l’archetto su una delle corde senza mai distogliere lo sguardo dalle iridi color smeraldo di Harry.

“È bella, sì.”

“Lo so, per questo è la mia preferita.”

“E non ce ne sono di più belle?”

“No, questa le batte tutte.”

“Haz, ci sei? C’è Nick che ti aspetta di sotto, sbrigati.”

Si ricordava perfettamente come fosse stare con Louis. Si sentiva sempre leggero, nonostante ci fossero le responsabilità, le regole, i doveri. Riuscivano sempre a strapparsi sorrisi a vicenda, si costruivano la felicità un mattoncino alla volta.

Però Harry sapeva benissimo che non sarebbe tornato quello di prima, non avrebbe dimenticato ciò che era successo. L’assenza di Louis gli aveva smosso qualcosa dentro ed era arrivato ad un punto di non ritorno, perché non poteva più ricordarsi come fossero collocati i tasselli prima. Aveva ricostruito totalmente il suo mondo, aveva provato a renderlo migliore, ma non era mai riuscito a replicare le sensazioni e le situazioni che aveva vissuto con Louis.

“Tesoro, sei qui dentro? Gemma ha finito di preparare il pranzo, vieni, dai!”

“Umh, sì, ora arrivo.”

A quel punto Harry si alzò e rimise a posto il violino, proprio come lo aveva trovato. Si passò le mani sul viso, poi a districare i ricci e infine le infilò nelle tasche. Aprendo la porta della camera, si ritrovò il viso sorridente di Nick davanti agli occhi ed accennò un sorriso.

“Ciao Nick, andiamo?”

 

SPAZIO AUTRICE

Ooookay, siamo arrivati anche alla fine di questa storia! Quasi non ci credo, avevo preso gusto a scrivere di questi personaggi, ma sicuramente ce ne saranno altri più avanti. 

Fatemi assolutamente sapere cosa ne pensate, visto che siete arrivati fino a qui e mi avete sopportata fino alla fine! 

Un bacione enorme, 

Karen.xx

  
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