-Ehi!- un ragazzo con una maglietta di David Bowie mi si avvicina. Ha i capelli lunghi e umidicci, neri, fino le spalle. Jeans neri larghi pieni di tasche, bracciali borchiati. Allora mia sorella aveva ragione a dirmi che li attiro tutti io, anche se considerata la mia vita sentimentale -inesistente- non si direbbe proprio.
Giro solo lo sguardo verso di lui. Non parlo a chi non conosco.
-Perché non entri anziché stare qui al freddo?- è alto.
Guardo la porta e poi torno a guardare il telefono. Come se ora avessi qualcosa da farci. Scorro le pagine della home. E poi non fa freddo.
Lui mi fissa. -Non sei di qui.- afferma. -O ti avrei già vista con quel bel felpone degli Avenged.
Sospiro. Lo riguardo in faccia. Non è malaccio. -Stai cercando di rimorchiare?- mi sono tradita, ma tanto per cambiare ho fatto la figura di quella cinica.
Lui ride chinando il capo. -Ma dai, entri o no? Fa freddo!
-Con solo una magliettina è normale che tu abbia freddo.- decido di seguirlo, e scendiamo le scale che portano al locale. Mi piace l'idea che probabilmente in origine fosse un seminterrato. Un punto a favore. Speriamo che la “compagnia” non rovini tutto.
Mi siedo a un tavolo vicino il muro e lui prende posto con me. Alzo un sopracciglio, sistemandomi gli occhiali quadrati sul naso. Ma prendo comunque il menù e decido che ho voglia di torta. Per cena andrà bene. Restiamo in silenzio finché non ordiniamo e lui si stupisce della mia scelta.
-Trasgressiva!- ridacchia.
-Si, sempre e fino all'ultimo!- ribatto con orgoglio.
Sogghigna. Non so se è quel tipo di sogghigno che deve darti fastidio o che a suo modo è affascinante. Sarà l'esito della serata a stabilire questa cosa.
Però io non sopporto i silenzi lunghi e imbarazzanti, e se lui comincia a fissarmi la cosa comincia a farsi davvero scocciante. -Quindi, ti piace David Bowie?- accenno con la testa alla maglietta.
-Uh rompi il ghiaccio in fretta.- nuovo sogghigno. Fastidioso, decisamente. -Si, non mi dispiace affatto. Lo ascolti anche tu?
-Qualcosina.- Arriva la torta e il panino che ha ordinato lui.
-Ma dai, ti facevo di più da questi artisti appena usciti, super aggressivi.
-Ti stupisci? Non è che tra gli artisti “vecchi” non ci sia aggressività.
-Mh, okay, AC/DC?
-Li adoro.
-Led Zeppelin?
-Amore eterno.
Insomma la serata va avanti così, domande e risposte su ciò che può accomunarci -tipo tutto-, fino a che non mi rendo conto che le dieci si stanno avvicinando. Alla fine lui offre per me.
-Ascolta, ti accompagno, tanto posso fare con calma.- si offre lui, sorridendo.
-Okay.- usciamo dal locale, e arriviamo in meno di cinque minuti al residence. -Beh, è stato un piacere.- sorrido e gli porgo la mano. Lui la stringe sorridendo.
-Non mi hai nemmeno detto come ti chiami.
-Neanche tu.- obietto. Poi sorrido. -Sono Alex.
-Ma dai, anch'io mi chiamo Alex.- Quasi gli brillano gli occhi. Mi viene da ridere, sembra un bambino. Ricambio la stretta.
-Beh, allora buona notte, Alex.- mi giro ed oltrepasso la porta a vetri.
-Buona notte.- sento alle mie spalle.
Sorpasso di nuovo Angelica, che mi segue con lo sguardo finché non comincio a salire le scale. Mi passo una mano tra i capelli corti umidi e sbadiglio. Che figata conoscere qualcuno coi miei stessi gusti il primo giorno che sono qui, penso tra me e me. Apro la porta della mia stanza, e nello stesso momento mi arriva un messaggio.
“Tu lo sai che domani mattina noi due ci vediamo, vero?” è lei. Ellis. Finalmente. Non vedo l'ora. Mi addormento fantasticando su domani, e per la prima volta in mesi mi dimentico dell'insonnia, dei problemi e di tutto il resto. Per la prima volta dopo tanto tempo, mi addormento serenamente.