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Autore: ValeryJackson    24/07/2015    4 recensioni
[ Snowbarry l friendship!centric l Au/What if ]
"Ci sono persone a questo mondo che non puoi far altro che amare, non importa cosa tu voglia o quale sia il rapporto che vi lega. [...]
Per Barry, Caitlin era una di quelle persone."


E se fosse stata Caitlin la migliore amica di Barry? E se il ragazzo si fosse reso conto troppo tardi di essere innamorato di lei?
L'amicizia è sempre una scelta, certo. Ma che mi dite dell'amore?

«Fino alla fine, e anche oltre, Mr.Allen.» 
«Fino alla fine, e anche oltre, Dottor Snow.»
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Barry Allen, Caitlin Snow, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Barry rise, divertito dall’idea che nonostante quel signore fosse del tutto incapace di cantare, si era comunque offerto volontario per il karaoke. 
Stava trasformando senza pudore i bellissimi acuti che caratterizzavano Emotions di Mariah Carey in un ragliare continuo, ma dal modo in cui trascinava lentamente le parole si capiva che era ubriaco, per cui – invece si insultarlo- il pubblico sorrideva della sua performance, accompagnando la musica con il battere delle mani.
Era stata Caitlin a chiedergli di incontrarsi lì, ma non aveva voluto spiegargli il motivo. Barry aveva imparato che quando la sua migliore amica fissava un appuntamento con così largo anticipo (l’aveva chiamato addirittura quella mattina, non scherziamo) voleva dire che aveva delle notizie importanti da dargli. Se si rifiutava anche di riferirgliele per telefono, poi, allora c’era in ballo roba grossa.
Barry non aveva mai amato quel posto, ma erano soliti andarci per poter bere qualcosa prima che la ragazza iniziasse a farfugliare cose senza senso a causa dell’alchool. Era a meno di un isolato dal suo appartamento, per cui per lui era più semplice, dopo, riaccompagnarla a casa.
Controllò distrattamente l’orologio, calcolando il tempo che mancava prima del suo arrivo.
Caitlin Snow giungeva agli appuntamenti con esattamente sette minuti e quarantacinque secondi di ritardo. Il ragazzo si divertiva a contarli, anche perché lei era l’unica persona con cui non doveva preoccuparsi della puntualità.
Lui e gli orari non erano mai stati in ottimi rapporti, ma finalmente aveva trovato qualcuno con il quale non essere costretto ad inventare una scusa.
Erano le 20:37. Barry contò in silenzio.
«E tre… due… uno» mormorò tra sé e sé, prima di voltarsi verso la porta nell’istante stesso in cui questa si spalancava.
Caitlin fece il proprio ingresso nel locale, facendo scorrere lo sguardo tra i tavoli finché non individuò l’amico.
Indossava un attillato vestito nero, lungo fino a metà coscia. Aveva le maniche a tre quarti, e una notevole scollatura che metteva in mostra il bel seno senza però sembrare volgare. Le punte dei suoi capelli si arricciavano in teneri boccoli, ed un ombretto scuro faceva risaltare i suoi penetranti occhi marroni.
Non appena la vide, il cuore del ragazzo mancò un battito; ma non si rese conto di aver trattenuto il fiato finché la mora non inarcò un sopracciglio, interdetta.
«Che c’è?» domandò, al ché lui scrollò il capo, imbarazzato.
«Oh, ehm, niente» balbettò, arrossendo leggermente. «È che stai… davvero…» Cercò il termine giusto. «Bene.»
La ragazza sembrò lusingata da quel complimento, perché gonfiò il petto, accomodandosi accanto a lui. «Beh, non potevo certo vestirmi come la preside di un liceo» gli fece presente, appendendo la propria borsa allo schienale della sedia. Poi notò il bicchiere ancora pieno del moro, colmo di un liquido trasparente. «Uh, ti dispiace?» gli chiese, e prima ancora di ricevere una risposta iniziò a bere la bevanda, buttandola giù tutta d’un fiato.
«Però, lo stai…» boccheggiò Barry, stupito. «Te lo sei finito in fretta.»
«Mh» deglutì lei, con un sorriso sghembo. «Dobbiamo festeggiare.»
«Festeggiare cosa, esattamente?» si informò lui.
Caitlin raddrizzò le spalle, con aria fiera. «Beh, si dia il caso che la tua migliore amica domani abbia un colloquio di lavoro.»
«Davvero?» esclamò Barry, lieto di quella notizia. «Wow, Cait, ma è fantastico!» gioì. «E per cosa?»
«Non ‘cosa’. Chi» lo corresse la ragazza, per poi prendere un profondo, lungo respiro. «Il Dottor. Wells» rivelò, trattenendo a stento l’eccitazione. «Il presidente dei Laboratori S.T.A.R.»
«Harrison Wells?» si meravigliò quindi lui, fissandola con occhi sgranati. «Quel Dottor. Wells?»
«Già.»
«Ma come…?» Il ragazzo esitò, aggrottando la fronte leggermente confuso. «Quando hai…?»
«Ho inviato il mio curriculum qualche mese fa» lo interruppe allora lei, intuendo dove l’amico volesse andare a parare. «Non te l’ho detto perché non pensavo di essere richiamata. Ma ora eccomi qui, e me la sto facendo sotto.»
«Caitlin, è una notizia grandiosa» si complimentò Barry, con aria seria. «Sogni di lavorare per lui da quando avevi tredici anni, e adesso ce l’hai fatta.» Le sorrise. «Sono fiero di te.»
«Ti ringrazio» convenne la Snow, con un timido cenno del capo. «Ma il posto non è ancora mio. È questo il motivo per il quale siamo qui.»
«Ovvero?»
«Voglio divertirmi» confessò la mora. «Se ottengo quel lavoro, non avrò più il tempo di fare questo genere cose. Quindi, stasera apriamo un conto.»
Il ragazzo prese fiato, pronto a replicare, ma lei fu più veloce, chiamando la cameriera con un gesto.
«Mi scusi?» le intimò. «Possiamo ordinare?»
«Prendiamo due di questi?» propose lui, alludendo al drink che la ragazza aveva da poco sgolato.
Caitlin arricciò il naso. «Non mi piace, è analcolico» gli ricordò, disgustata, per poi rivolgersi alla donna tutte curve che le si era avvicinata. «Per me un Kamikaze, grazie.»
Barry inarcò le sopracciglia, consapevole del tasso alcolico di quella bevanda.
«Per lei, signore?»
«U-Un Martini, se non le dispiace.»
La donna appuntò l’ordine su un block-notes. «Perfetto. Arrivano subito.» E detto questo, sparì in direzione del bancone.
«Alla mia salute» esultò Caitlin, non appena ebbero entrambi i rispettivi bicchieri in mano.
«Alla tua salute» pattuì lui, poco convinto; sollevò però il calice in suo onore, contento del traguardo raggiunto dall’amica.
Dopo di ché, insieme, bevvero in un unico sorso.
 
~
Il ragazzo si rese conto troppo tardi che –molto probabilmente- avrebbe fatto meglio ad impedire alla mora di superare il quinto bicchiere.
Caitlin non era mai stata in grado di reggere un’elevata quantità d’alchool, al contrario di lui, che invece aveva bisogno di un considerevole numero di shot per perdere la sobrietà.
Quando, dopo il quarto drink, la ragazza aveva cominciato a biascicare parole senza senso, ridacchiando isterica nonostante non ne avesse alcun motivo, Barry aveva intuito che era arrivato il momento di riportarla a casa.
Ma non appena aveva fatto per trascinarla verso la porta, lei aveva impuntato i piedi, lamentandosi del fatto che se avesse ottenuto il lavoro, il giorno seguente, quella sarebbe stata l’ultima sera in cui avrebbe potuto permettersi un pizzico di follia, e che quindi lui non aveva il diritto di rovinare tutto così.
Il moro aveva aperto la bocca per ribattere, ma poi, per un motivo o per l’altro, aveva esitato.
La Snow aveva ragione: si erano riuniti lì per divertirsi. Dovevano festeggiare il grande traguardo che la ragazza stava per raggiungere; in fondo, cosa c’era di male a svagarsi un po’?
«Tra un’ora andiamo via» aveva concesso con un sospiro il ragazzo, e lei, tutta contenta, si era messa a saltellare sul posto.
Barry non avrebbe mai immaginato che, di lì a poco, si sarebbe pentito della propria decisione.
«Mr. Barry Allen, signore e signori!» dichiarò una voce al microfono, mentre lui si dirigeva svogliatamente al bancone. Il giovane sussultò, voltandosi repentinamente in direzione del piccolo palco.
«Coraggio, vieni qui con me!» lo invitò Caitlin, e lui non poté fare a meno di chiedersi come ci fosse finita, là sopra.
Le fece cenno di no, agitando una mano all’altezza del collo. Ma lei, anziché cogliere il messaggio, si finse imbronciata.
«Oh, andiamo!» insisté. «Vediamo che sai fare, forza!» lo sfidò, poco prima di invogliare il pubblico ad esibirsi in un simpatico coro.
«Barry! Barry! Barry! Barry!»
Continuavano a ripetere il suo nome con così tanta veemenza che il ragazzo era arrossito, chinando il capo imbarazzato quasi bastasse quel gesto, a nasconderlo agli occhi dei presenti.
Dopo di ché si era avviato lentamente verso l’amica, scatenando un’esultazione generale.
Barry fece roteare gli occhi, con la ragazza che gli dava di gomito, compiaciuta.
«Non sono bravo a cantare» le fece notare, con condiscendenza. «E tu a reggere l’alchool.»
«Faremo tremare questo posto!» trionfò lei, al ché lui le diede dei leggeri colpetti dietro la schiena, come se avesse a che fare con una bambina.
«Adesso fa la brava, però, okay?» mormorò, qualche secondo prima che partisse la base.
Barry si sorprese nel constatare che la mora avesse scelto Summer Nights del film Greese, dato che quella pellicola, in realtà, non le era mai piaciuta.
Ma a conti fatti, era ubriaca, no?
«Summer loving had me a blast» iniziò a cantare lei, che, come dimostrò, non era famosa per essere in possesso di una voce melodiosa. «Summer loving happened so fast!»
«I met a girl crazy for me» si unì lui, e la ragazza strabuzzò gli occhi, stranita. Da quando il suo migliore amico poteva fare concorrenza ad un usignolo?
«A met a boy» continuò comunque, stupita. «Cute as can be.»
«Summer days drifting away…» Il ragazzo le intimò con un gesto di unirsi a lui, cosa che lei fece volentieri.
«To, uh oh, those summer night. Well-a, well-a, well-a, huh!»
 
~
 
«Tu sai cantare?»
Caitlin sembrava incredula. Barry si lasciò sfuggire un sorriso, mentre la mora afferrava un bicchiere di vodka dal tavolo del banco, finendolo in pochi secondi.
«Sicura che fosse tuo?» le domandò il ragazzo, non ricordando di averne ordinato uno.
Lei fece una smorfia, disgustata. «In effetti no.» Poi si strinse nelle spalle. «Devo andare in bagno» annunciò.
«Va bene» annuì lui, e non appena la Snow sparì dal suo campo visivo, spostò la propria attenzione sul barista.
«Scusi, mi dà un bicchiere d’acqua?» gli chiese. Ma questo, senza scomporsi, finse di non averlo sentito.
«Ehi?» riprovò quindi Barry, ma quello continuava ad ignorarlo. «Fa sul serio?»
Era ben consapevole di non andare molto a genio alle persone che lavoravano in quel locale. Non era quello che poteva definirsi ‘un buon consumatore’. Anzi, la maggior parte delle volte che vi andava, non consumava affatto.
Il loro mestiere era quello di vendere alcolici, ovviamente; quindi che se ne facevano di un cliente che ordina al massimo un drink?
«Le dispiacerebbe darmi un bicchiere d’acqua?» esordì a quel punto qualcuno al suo fianco, distogliendolo bruscamente dai suoi pensieri.
A quella richiesta, il barista sollevò finalmente lo sguardo; e accorgendosi della bella ragazza che aveva di fronte inarcò le sopracciglia, dipingendosi sul volto un cordiale sorriso.
«Ecco a lei» assentì, porgendoglielo sotto lo sguardo atterrito di Barry.
«Davvero?» esclamò infatti quest’ultimo, indignato; ma quando l’uomo gli diede nuovamente le spalle, sentì una mano picchiettare sul proprio braccio.
«Puoi prenderlo tu, se vuoi» affermò la stessa giovane di prima, offrendogli il bicchiere con aria cortese. «Non sono certa dell’assoluta pulizia di quel rubinetto.»
Barry si prese qualche secondo per osservarla. Era più bassa di lui di circa una spanna, e questo nonostante indossasse un paio di tacchi. Aveva una gonna blu scuro a fasciarle i fianchi, e appuntata una giacca dello stesso, identico colore. La sua pelle era candida, quasi eburnea; i capelli color biondo cenere e i lineamenti gentili.
Portava gli occhiali, ma dietro quella montatura quadrata e un po’ nerd si celavano due grandi e timide iridi azzurre.
«G-Grazie» balbettò lui, un po’ interdetto, ma pur sempre grato.
«Non c’è di che» fece spallucce lei, porgergli subito dopo la mano, con un sorriso. «Mi chiamo Felicity» si presentò, per poi affrettarsi ad aggiungere: «Smoak.»
«Barry» replicò il ragazzo, stringendo tra le sue que quelle dita delicate e sottili. «Allen.»
«Sì, l’avevo capito» ridacchiò la ragazza, al ché lui inarcò un sopracciglio, confuso. Fu allora che la bionda gli indicò con un cenno il palco, e se possibile, Barry si sentì ancora più a disagio.
«Oh, ehm, già…» ciangottò, grattandosi distrattamente la nuca.
«Era la tua ragazza, quella?» 
«Oh, no.» Il moro guardò nel punto in cui era sparita Caitlin, scegliendo con accortezza le parole. «Noi siamo… siamo soltanto amici.»
Forse Felicity era capace di interpretare perfettamente ogni suo pensiero. Era normale avere quel genere di sensazioni con una persona che si è appena conosciuta?
Eppure lei parve leggere tra le righe, perché si esibì in un sorriso sghembo, come se comprendesse appieno la situazione nella quale lui da tempo albergava.
«Non ti ho mai vista da queste parti» asserì velocemente Barry, voglioso di cambiare discorso.
«È perché non sono di qui.»
«Ah. E da dove vieni?»
«Starling City.»
Quell’informazione sembrò meravigliarlo. «E cosa ci fa una ragazza come te in un posto come questo?»
«Intendi il locale?» domandò lei, arricciando il naso. «In realtà, credo di essermi persa. Avevo intenzione di prendere un drink prima di tornarmene in albergo, ma il signore a cui le ho chieste deve avermi dato le informazioni sbagliate, perciò…»
«No, mi riferivo a Central City» la interruppe lui, divertito.
«Oh. Beh, ecco… lavoro per la Queen Consolidated» rivelò. «Sono il loro informatico migliore. E dato che il mio… capo» -e faticò a pronunciare quella parola-  «Oliver Queen doveva un favore ad un amico, mi ha mandata qui perché lo aiutassi con un caso.»
«Che genere di caso?»
Felicity lo squadrò. «Non so se sono tenuta a dirtelo. Sai com’è, non vorrei che poi mi arrestassero o cose del genere. È già successo una volta. Non che mi arrestassero, ovvio! Voglio dire, c’è mancato poco… ma questo non significa che avessero ragione di farlo. Si era trattato solo di un errore, naturalmente. Non faccio mica cose illegali, io…»
«Va bene, ho capito» la bloccò ancora una volta Barry, al ché lei sospirò, soffocando una risata nervosa.
«Scusa, a volte parlo troppo.»
«Non importa.»
I due ragazzi si scambiarono un’occhiata, e, per un attimo, nessuno di loro parlò. Poi lei capì di essersi soffermata sui suoi occhi verdi un po’ più del necessario, e imbarazzata distolse lo sguardo, volgendolo distrattamente all’orologio che aveva al polso.
«Sarà meglio che vada, se domani non voglio svegliarmi tardi» annunciò, raddrizzandosi gli occhiali.
Il moro annuì, accarezzandosi la base del collo. «Beh, buona fortuna con il tuo 'caso', allora.»
«Buona fortuna anche a te» ricambiò la ragazza, nonostante a lui non fu chiaro a cosa si riferisse. «Magari ci rincontreremo, Barry Allen.»
«Magari sì, Felicity Smoak.»
E scambiato un ultimo saluto, la bionda si allontanò, lasciandolo nuovamente solo accanto al bancone. Solo in quell’istante, Barry si accorse dell’arrivo di Caitlin, che con un’espressione indecifrabile osservò la giovane andare via.
Poi posò i propri occhi scuri sull’amico.
«Barry» profferì, con tono urgente. «Non mi sento molto bene.»
Il ragazzo parve intuire subito, perché si alzò di scatto dalla sedia sulla quale si era accomodato.
«D’accordo, andiamo» le intimò, posandole una mano dietro la schiena per condurla fuori dal locale.
 
~
 
Barry aveva fatto appena in tempo a portare la propria amica all’aria aperta che questa si era piegata in due, vomitando sul marciapiede tutto quell’alchool che –si scoprì dopo- aveva ingerito a stomaco semivuoto.
Lui aveva avuto la premura reggerle i capelli, mentre lei sembrava in procinto di rigettare anche le sue stesse interiora; le aveva dato dei colpetti incoraggianti sul dorso, mormorandole dolcemente frasi come «Brava, così», oppure «È tutto finito. Ancora un ultimo sforzo», nel tentativo di renderle quella situazione, per quanto possibile, meno spossante di come in realtà apparisse.
Una volta che lei ebbe dato sfogo a tutti i suoi malesseri, fu colta da improvvise vertigini. Si accasciò contro il petto dell’amico, che però la sorresse, evitandole così di perdere i sensi.
Era abituato, ormai, a gestire la ragazza nel momento in cui questa era nel bel mezzo di una sbornia; era sempre stato lì per questo: per proteggerla, ed impedirle di cacciarsi in guai che poi, il giorno dopo, non avrebbe neanche ricordato.
«Sto bene» si sforzò di tranquillizzarlo la Snow, ma suonava del tutto poco convincente, mentre faticava a reggersi in piedi. «Sto…»
«Vado a pagare, okay?» le tolse la parola Barry, parlando con tono pratico. «Tu resta qui. Anzi, no, vieni con me, che è meglio. Ci metteremo solo un secondo, d’accordo?»
Caitlin annuì, poco convinta, e si fece trascinare di peso all’interno, affinché il moro recuperasse anche le loro cose e l’accompagnasse a casa.
Un isolato sarebbe stato una passeggiata, da percorrere, se il ragazzo non fosse stato costretto a condurre con forza l’amica per quasi tutta la durata del tragitto.
Alla fine, dopo l’ennesima protesta da parte della mora - che ostinata insisteva col dire che non aveva più voglia di camminare, e che quindi avrebbe potuto benissimo dormire lì -, Barry le passò una mano nell’incavo delle ginocchia, coricandosela in braccio e percorrendo l’ultimo tratto che li separava dall’appartamento di lei.
Non la lasciò andare neanche quando salirono le scale. Caitlin non aveva neanche fatto caso alla giacca che lui le aveva teneramente posato sulle spalle, nonostante continuasse a stringervisi sempre di più, quasi le bastasse 
quello per poter scomparire.
Una volta entrati nell’abitazione, la ragazza fu nuovamente libera di procedere sulle proprie gambe. Ma non appena si guardò intorno, sul suo viso comparve una smorfia contrariata.
«Ci stiamo ancora muovendo?» domandò, al ché lui si lasciò sfuggire un risolino.
«No. Siamo a casa tua.»
«Ah.» La Snow si stropicciò gli occhi, assonnata. «Mi porti in camera?»
«Certo.»
Barry era stato innumerevoli volte in quel posto, eppure aveva sempre la sensazione di inoltrarsi nella dimora di un estraneo. Non c’era nulla che facesse pensare a Caitlin, lì. I mobili erano impersonali, le pareti tutte dello stesso, monotono colore. Vi erano appesi vari quadri per i corridoi, ma il ragazzo era sicuro che neanche lei ne conoscesse l’artista, o la provenienza.
Il moro sapeva che alla sua amica non piaceva cambiare. Da quando i suoi genitori si erano separati, lei era sempre stata alla ricerca dello stabile, della certezza.
Aveva acquistato quella casa esattamente così com’era ammobiliata, e dall’istante in cui vi aveva messo piede, aveva deciso che lei non era nessuno per potersi permettere di stravolgere quel karma.
Era convinta che ogni cosa persistesse in uno stato per una ragione ben precisa ed inspiegabile; e che quindi nessuno avrebbe mai dovuto prendersi la briga di cambiarla.
Parlandone con la nonna, Barry aveva capito che la sua non era altro che una sorta di ripicca verso i genitori, come se volesse accusarli di aver distrutto ogni sua certezza con il loro inaspettato divorzio.
«Pensi di chiamarla?» gli chiese all’improvviso la Snow, al ché lui la fissò, perplesso.
«Chi?»
«Quella ragazza» specificò quindi lei, sfilandosi con sollievo le scarpe. «Quella che… ti ha lasciato il numero.»
«Oh, ti riferisci a Felicity?» intuì allora lui, e Caitlin si fermò un attimo per assimilare quel nome, scandendolo lentamente a sé stessa. «No, lei… non mi ha lasciato il suo numero. Io non ci ho… nemmeno pensato.»
«Sì che ci hai pensato» lo corresse la mora, maliziosa, per poi scagliare i tacchi dall’altra parte della stanza, accanto alla porta. «Ma io ti conosco bene. Hai avuto paura che tu non fossi alla sua altezza, e te la sei fatta scivolare tra le dita perché sei convinto di non meritare la felicità. Quello che non capisci, però, è che anche tu hai bisogno di essere salvato, ogni tanto…»
Mentre diceva questo, la ragazza aveva cominciato a sfilarsi il vestito, e nell’attimo in cui Barry se n’era accorto si era voltato, imponendosi di non violare la sua privacy. Non che non conoscesse il corpo della sua migliore amica; ma provava ancora un forte imbarazzo quando lei si spogliava dinanzi a lui.
Certo, per Caitlin non c’era nulla di male; ma il ragazzo faticava a mantenere la concentrazione guardandola semplicemente negli occhi, figurarsi quando lei era seminuda.
«Mi aiuti, per cortesia?» lo pregò ad un tratto la Snow, e voltandosi, Barry si rese conto che le si era incastrata la zip del vestito. Si sforzò di non soffermare lo sguardo sul suo reggiseno di pizzo, mentre annuiva.
«Oh, ehm… ma certo.» E datole una mano con la cerniera si offrì di andarle a preparare una tisana, uscendo dalla camera prima che rischiasse di arrossire violentemente davanti a lei.
Quando tornò con una camomilla in mano, la ragazza indossava già il pigiama.
«Non ti sei sentito un eroe, prima?» lo canzonò, con un sorrisetto divertito. «Mi hai salvata dal mio vestito cattivo.»
«A letto» le ordinò lui, con un cenno. E la mora, con riluttanza, obbedì.
«Non hai neanche dato una sbirciatina, però.»
Barry ridacchiò. «Non sarei un granché come eroe, se l’avessi fatto. Non trovi?»
«Sì, ma così mio offendo» si imbronciò lei, adagiandosi sul morbido materasso. «Vuol dire che non mi trovi abbastanza attraente. Il ché non è una cosa carina da dire alla tua migliore amica.»
Il ragazzo le tirò su le coperte, rimboccandola con cura; poi si inginocchiò al suo fianco, con un sorriso.
«Bevi tanta acqua, va bene?»
Caitlin lo guardò negli occhi. «Grazie per la serata» sussurrò, riconoscente. «Con te riesco sempre a divertirmi.»
Il moro le accarezzò delicatamente il capo, spostandole una ciocca di capelli dalla fronte. «Quando vuoi» giurò. Ma non appena fece per andarsene, lei lo richiamò.
«Barry?»
«Mh?»
«Resteresti con me finché non mi addormento?»
Il giovane sembrò stupito da quella richiesta. In altre circostanze, la sua mente scientifica avrebbe valutato le varie anomalie di quel comportamento, deducendone che molto probabilmente quella che lei mostrava era una mancanza d’affetto, e che bisognava risalire alla radice del problema.
Ma l’altra sua metà, quella di migliore amico, prese il sopravvento nell’istante in cui la vide lì, piccola e indifesa; e arrivò a darsi dello stupido anche solo per aver pensato di lasciarla sola.
«Okay, sì» assentì, sedendosi sul bordo del letto, al suo fianco.
La Snow fece un respiro profondo, come se solo ora che aveva la sicurezza che lui sarebbe rimasto accanto a lei potesse finalmente riposarsi.
Chiuse sfinita le palpebre, mentre il ragazzo le accarezzava dolcemente un fianco. E prima che uno dei due potesse capacitarsene, Morfeo l’aveva già accolta tra le sue braccia; il suo respiro era diventato pesante e regolare, i lineamenti distesi e rilassati.
Barry l’avrebbe lasciata 
subito dormire in pace, se non si fosse beato del piacere di osservarla.
Pareva un angelo, in tutto e per tutto. Con quella pelle soffice, i capelli mogani, le labbra carnose e quel profumo inebriante, il giovane Allen non riusciva a capacitarsi che tanta bellezza fosse terrena.
Quante volte aveva immaginato di baciarla così, mentre lei dormiva? Di modo che non se ne accorgesse, facendo comunque sì che lui desse sfogo a quei logoranti sentimenti che provava nei suoi confronti, e che era stanco di reprimere in fondo al cuore.
Aveva visto Caitlin cambiare tanti ragazzi; uscire con più persone, partecipare ad innumerevoli feste e non tirarsi mai indietro di fronte ad un appuntamento.
Ma nonostante ciò, il suo amore per lei era rimasto immutato.
E allora che fare?
Avrebbe potuto dirglielo, ma sapeva che ormai era troppo tardi. Era stato troppo lento, ed era consapevole che se gliel’avesse rivelato adesso, non avrebbe fatto altro che rovinare lo splendido rapporto che li legava.
Doveva rassegnarsi ad essere un amico, e nient’altro.
Ma quanto può resistere un palloncino, prima che l’eccessiva pressione lo faccia scoppiare?
Quanto tempo un ghiacciolo può restare esposto al fuoco, prima che quest’ultimo lo logori fino a farlo scomparire?
Barry amava Caitlin, di questo ne era sicuro.
Avrebbe affrontato qualsiasi cosa per lei. Si sarebbe buttato sotto un treno; avrebbe anche accolto una pallottola nel proprio cervello.
Sì, sarebbe morto, pur di salvarla.
Questo lei, però, non poteva saperlo. E non l’avrebbe saputo mai.
Ma sarebbe davvero riuscito a mettere a tacere i propri sentimenti, che divampanti gli bruciavano il petto?
O questi prima o poi sarebbero esplosi tutti insieme, sortendo lo stesso effetto di una granata?

Angolo Scrittrice. 
Bien, bien, guys... Come promesso, sono riuscita ad aggiornare oggi, prima di rischiare di sparire per due settimane. 
Partendo dal presupposto che mi auguro con tutto il cuore che questo primo capitolo vi sia piaciuto, volevo annunciare che quando nel prologo ho affermato che avreste trovato delle scene in parte simili a quelle del telefilm mi riferivo specialmente -e forse unicamente- a questo capitolo. 
Ciò per dire che la storia non sarà certo così (ovvero un semplice riadattamento dell'originale). I capitoli che ne seguiranno saranno solo ed unicamente frutto della mia mente criminale, ovvio; ma non potevo far sì che un momento così snowberroso come questo non venisse riportato. Ma naturalmente ci sono le dovute modifiche ai fini della trama. 
Che dite? Spero che non abbia deluso le vostre aspettative. Come vedete, quella che ammiriamo adesso è una Caitlin Snow un po' fuori dall'ordinario; ma presto si trasformerà in quella di sempre, e c'è una ragione ben precisa per cui ho scelto di evidenziare questo cambiamento, ma non aggiungo altro. 
Barry, poi, incontra per la prima volta la nostra amata Felicity. Cosa ci fa a Central City? E che ruolo avrà nella storia? 
Ho tentato di mettere in risalto quel lato del Mr. Allen che tutti amiamo, ovvero quello dolce, sensibile e altruista. Non sono sicura di esserci riuscita senza cadere nel banale, ma questo dovrete essere voi a dirmelo. 
Vi è piaciuto il capitolo? Vi ha fatto schifo? Avete voglia di bruciare il computer pur di mettere fine a quest'agonia? 
Fatemi conoscere le vostre opinioni, belle e brutte che siano. Sono sempre favorevole alle critiche, purché queste siano puramente costruttive. 
Tranquilli, quest'Angolo scrittrice non sarà lungo come il precedente ahah, per questo termina qui.
Mi auguro che il capitolo vi abbia soddisfatto e non deluso, ma soprattutto che abbiate ancora voglia di seguire la storia, nel momento in cui verrà aggiornata. 
Va lascio con due gifs Snowbarry, che non fan mai male!
Sempre vostra,

ValeryJackson 

 
  
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