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Autore: warmabyss    24/07/2015    0 recensioni
A volte non ci rendiamo conto di essere capaci di causare dolore, crediamo soprattutto di provarlo e avere solo questa consapevolezza si potrebbe finire di diventare egoisti e con le tasche piene di rimorsi. Inoltre, spesso dimentichiamo di una cosa fondamentale, qualcosa di più importante dei soldi, della fama e della felicità: vivere.
Due persone, due storie una più diversa dall'altra e due personalità completamente differenti che, come una treccia, si allontanano e si incontrano perché nessun essere umano vuole morire in solitudine, anche se ci convive da anni.
Probabilmente questa sarà una storia banale, semplice, ma è sicuramente unica nel suo genere perché ha qualcosa che lo rende speciale, come tutte le cose del mondo. Bisogna solo armarsi di pazienza e trovarla.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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CAPITOLO 1


La vita è noiosa.

Una frase.

Quattro parole.

Tredici sillabe.

Lo pensava veramente anzi no, non l'aveva mai pensato ma era la verità: la sua vita era noiosa. Ne era consapevole fin da quando era alle elementari soprattutto nel momento in cui le insegnanti chiedevano a tutti i bambini, ancora ingenui e innocenti, quale fosse il loro sogno. Lui rispondeva, convinto, che era seguire le orme di suo nonno ma ora, dopo un anno di università, non ne era più convinto.

Le giornate trascorrevano placide senza niente di eccitante o forse no, alcuni insegnanti, come il signor Mürz e il signor Meier, accendevano il suo interesse. Il primo era un professore di filosofia mentre il secondo era di letteratura inglese, entrambi insegnavano materie extrascolastici quindi poteva fare a meno di andarci e dedicare il suo tempo in altro. Ma cosa? Prima si divertiva con un gruppo di sciacquette e schifosi leccapiedi che facevano tutto quello che diceva, o quasi; spendeva le sue serate nei pub o discoteche a ubriacarsi marcio e spinelli a volontà. Ora basta, dopo un certo periodo si stufò perché diventò una routine del cazzo, come lo avrebbe definito Josh: scuola, ragazze, alcool, spinelli e per finire col botto una bella scopata, se era fortunato. A quell'epoca aveva solo diciassette anni e si sentiva maturo, in grado di fare tutto ciò che facevano gli adulti ma non era così: era solo un illuso. Ora come ora, si era dato una calmata ma sinceramente non si sentiva cambiato e c'erano dei giorni in cui si divertiva quasi come un tempo. Forse gli mancava la vita di prima, o forse no. Tanto ormai non faceva più caso a queste cose, le prendeva come venivano o semplicemente si adattava.

Come aveva già detto prima: la vita è noiosa. Questa frase gli continuava a frullare per la testa da un paio di mesi ma questa mattina non voleva proprio andarsene via e di conseguenza gli era venuto un terribile mal di testa. Prese una bustina di OKI, strappò una striscia della parte superiore e versò il contenuto direttamente in bocca, saltando il passaggio del “diluirlo in acqua”.

Durante il tragitto dall'appartamento fino a scuola ignorò tutti, compresi quelli che conosceva e ascoltò le canzoni degli AC/DC. Non era la prima volta che si comportava in questo modo con tutti, stava diventando un atteggiamento sempre più frequente che i suoi amici lo chiamavano, per scherzo, asociale oppure punk boy perché era quasi sempre vestito di nero, aveva un piercing sul sopracciglio destro e un dilatatore ovvero un expander verde acido e semitrasparente, di cinque millimetro nell'orecchio sinistro.

Hei amico, hai incontrato Satana per caso?” oppure “Stai ascoltando le urla dei peccatori?

Due frasi alternative invece del solito “buongiorno” e del “come stai?” Lui non se la prendeva, era indifferente perché innanzitutto era sicuro che non sarebbero mai riusciti a comprenderlo e non lo dicevano, inoltre, con cattiveria anche perché anche lui andava giù pesante a volte. Quindi va bene così.

Arrivò, come al solito, in ritardo perché scelse il percorso più lungo poiché era uscito troppo presto, come tutte le mattine. Quando entrò, la prima cosa che gli saltò all'occhio fu la ragazza vicino alla cattedra in mogano e accanto a lei il vicedirettore della scuola: Vincent Snow alias il Ghiacciolino.

Deve essere un pezzo grosso, quello stronzo non muoverebbe nemmeno un passo fuori dal suo amato ufficio di merda, se non fosse per un'ottima causa.

Scendeva qualche gradino con un passo lento e svoltò a destra per prendere il solito posto in una delle migliaia di file, lontane da tutti, dalla finestra e vicina alla porta. Credeva che sia uno spreco ammucchiarsi in un unico punto se c'era un'enorme aula a disposizione.

« Lei è Destiny Dietrich, una studentessa brillante che è riuscita a entrare nella nostra università in giovanissima età e con i massimi dei voti! » disse con entusiasmo il vicedirettore con il petto gonfio di orgoglio sebbene il completo rendeva ridicolo il suo gesto perché lo faceva sembrare ancora più grasso e a Josh gli prudevano le mani perché era da qualche anno che volevano pestarlo a sangue, rovinargli la faccia e distruggergli quel tanto odioso sorriso. Si trattene, concentrando la propria attenzione sulla giovane: aveva una corporatura esile e snella, si capiva subito che era ancora una ragazza poiché le curve non erano completamente formate, i capelli erano una cascata di colore nero pece e il viso aveva dei delicati lineamenti difficili da trovare, anche perché era possibile per un'asiatica aveva degli occhi a mandorla così grandi con dei riflessi azzurri?

« Trattatela bene » concluse il vicedirettore rivolgendosi ai studenti ma fece un cenno con il capo verso il professore e mise delicatamente e con disinvoltura una mano sulla spalla della ragazza ma lei scrollò quasi subito, per fargli capire che non era gradita una simile gentilezza.

« Ora vado, scusi l'interruzione signor Willckman e ancora benvenuta Destiny ».

« Signorina Dietrich, non credo che siamo così intimi da chiamarci per nome ».

Interessante.

Non era la prima volta che vedeva una ragazza ribattere ma non in quel modo: educata ma con disprezzo, rimanendo composti e accompagnato da un sorrisino da “non ho detto niente di male”. Il Ghiacciolino sembrava turbato, infatti cercò in tutti i modi di mascherarlo e distrarsi da quel pensiero sistemandosi la cravatta - che non aveva - e annegare nella vergogna mentre camminava speditamente verso la porta.

Divertente.

La ragazza procedette a testa alta, gli parve che sia sospesa nell'aria e corrugò la fronte osservandola meglio; non gli dava l'impressione di vedere il piede poggiare completamente a terra, solo la punta lasciando il tallone a mezz'aria. Indossò un leggero abito rosso scarlatto con delle stampe floreali poco dettagliate che variavano dal nero al verde scuro. Si sedette a qualche fila davanti a lui, probabilmente era la solita ragazza troppo snob che evitava tutti con lo scopo nel mettere in evidenza la differenza, poco importa se era sociale, intellettuale o altro, per Josh era una dei comportamenti umani che detestava di più in assoluto. E lui pensava che fosse diversa.
Peccato.

Si sistemò sul banco perché si doveva preparare per un lungo sonnellino che durerà circa qualche ora e appena chiuse gli occhi, si addormentò facendosi volentieri rapire da Morfeo.

***

Si trovava in una grande distesa verde smeraldo, di quelli introvabili a causa dell'inquinamento e urbanizzazione troppo abusiva dove erano presenti milioni di fiori di varie specie, c'era un vento birichino che gli scompigliava i capellie colori e un profumo che dominava tutti gli altri: viola. Mano a mano diventava sempre più forte e intenso, lo avvolse con delicatezza ma aveva una grande forza, tale da non lasciarlo più. Voleva annusarlo più da vicino perciò si abbassò per raccogliere un fiore ma era strano: era liscio, fibroso e quando addentò un petalo percepì un sapore alquanto particolare. Aprì lentamente gli occhi percependo qualcosa in bocca ma non riusciva a capire cosa e, prima di mettere a fuoco il soggetto che si trovava davanti a lui, sapeva già di essere nei guai perché era sicuro che fosse un professore, il quale lo sgriderà per la sua scarsa partecipazione alla lezione di questa mattina. Invece, si trovò la ragazza asiatica che lo osservava da vicino con i suoi occhioni a mandorla color nocciola scuro ma illuminati da quella punta di azzurro brillanti, i quali hanno un che di affascinante e soprattutto pieni di mistero.
La prima reazione di Josh fu lo spavento, infatti sbatté la testa contro la superficie di legno gemendo a bassa voce dal dolore - bisbigliando pure qualche imprecazione e sperò di non essere sentito - solo dopo si accorse di avere in bocca dei capelli, quelli della ragazza.

Cazzo, che cazzo fai Josh? Ma ti sembra il modo? Dio santo.

« Scusami, non volevo... » lasciò la frase a metà togliendosi subito i capelli da bocca e la guardò cercando di mascherare l'imbarazzo e il disagio. Prese lo zaino posto a fianco a lui, sulla sedia, in cerca di un fazzoletto.

« Non ti preoccupare, va bene così comunque è ora di pranzo, ti conviene mangiare. Non fa bene saltare i pasti » rispose intuendo probabilmente l'intenzione del ragazzo e senza aggiungere altro, si voltò con grazia cercando di nascondere un piccolo sorriso divertito ma che Josh vide perfettamente e lei se ne andò via, lasciandolo perplesso ed estremamente dispiaciuto.

Quanto sono coglione.


Nota dell’autore.
Ecco finalmente il primo capitolo, sono proprio contenta! Stranamente sono riuscita a pubblicarlo prima del previsto e spero che vi abbia abbastanza incuriosito da leggere il successivo capitolo e soprattutto soddisfatto per quanto riguarda la narrazione, la grammatica e la sintassi.
Ogni critica è ben accetta perché mi aiuterete a migliorarmi e corregge i miei errori. Inoltre voglio avvisarvi che il tempo di aggiornamento sarà molto instabile perché tutto dipenderà dai miei impegni e ispirazione, solitamente cercherò di aggiornare ogni due settimane e grazie per aver letto fin qua!
 

   
 
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