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Autore: King_Peter    25/07/2015    9 recensioni
{ Interattiva | Tremate, tremate, i mezzosangue sono tornati! | Storia completa }
Il Tartaro ha inghiottito tutti.
Innocenti si sono smarriti, peccatori sono affogati, dannati si sono perduti.
Gli dei si sono indeboliti, consumati dalla loro smania di potere, prede indifese della tanto ambita vendetta dei loro nemici.
Il mondo è sulla soglia di una nuova grande guerra e, dopo la sconfitta di Madre Terra, i semidei, sia romani che greci, dovranno affrontare una minaccia ben più grande di Gea, una minaccia che segnerà la loro vittoria.
O la loro fine.
♦ ♦ ♦
Dal testo: Sangue, Corpo, Cuore.
Le parole di Elena acquisivano finalmente un senso, mentre Lion assisteva riluttante a quel rito macabro ed antico come la terra stessa: serviva il sangue di un figlio degli Inferi, il corpo di qualcuno che era andato spontaneamente verso il proprio destino ed, infine, il battito di un cuore puro che potesse riportare sui suoi passi anche la morte.
Genere: Azione, Drammatico, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Ade, Gli Dèi, Nuova generazione di Semidei, Nuovo personaggio, Semidei Fanfiction Interattive
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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13. Fratelli di Sangue
Si vis pacem, para bellum.
 

 
Lion correva come solo un leone avrebbe potuto fare.
Si stava facendo strada fra i marmi delle tombe e le croci latine fissate nel terreno brullo del cimitero Lafayette, rendendo l'atmosfera carica di tensione ed ansia. Lion non aveva paura, anzi, ciò che attanagliava il suo cuore era piuttosto una cruda ed amara rassegnazione.
Sapeva cosa avrebbe dovuto fare per fermare Tartaro.
Sfrecciò fra le lapidi consunte dal tempo, la pietra crepata da cui spuntavano erbacce dall'aria malaticcia, per poi fermarsi dietro un grande sarcofago monumentale che recava scritte in latino e greco. Fece segno a Robin di guidare il suo gruppo verso est, mentre loro avrebbero preso il lato ovest, poi ripartì alla carica, con Zheng e Serena alle sue calcagna.
La cappella da cui erano entrati nel covo di Lilith e Nives aveva la porta sbarrata, ma Lion non puntava a quell'obbiettivo.
Si voltò per cercare con lo sguardo Zheng, i suoi occhi cupi e tenebrosi, la coda di cavallo che sballottava da un lato all'altra del capo. E poi c'era Serena, lo sguardo più determinato che avesse mai visto, per una figlia della dea della bellezza.
Sentì le ombre della notte scivolargli addosso e farsi più dense verso il centro del cimitero, dove lui e Robin avrebbero dovuto incontrarsi, se tutto fosse andato per il verso giusto. L'appariscente anello di oro imperiale era scattato per rivelare il suo forcone, mentre il simbolo di suo padre brillava più che mai, alla base dell'avambraccio.
Se Plutone lo avesse visto, Lion era sicuro che sarebbe stato orgoglioso di lui.
La luna piena scintillava nel cielo di New Orleans, rendendo i contorni delle cappelle e le lapidi dei morti morbide e delicate, mentre gli occhi sovraeccitati di Lion sembravano vedere mani scheletriche artigliare l'aria.
Si augurò che andasse tutto bene.
Fece segno agli altri di fermarsi, mentre davanti a lui si apriva uno spazio circolare al cui centro era posto un altare nero come quelli che avevano già visto. Legate ad esso, due ragazze si divincolavano per cercare di liberarsi dai nodi che le tenevano strette.
Lion riconobbe il volto emaciato di Caelie, così come anche Cassie, lo sguardo arrabbiato e minaccioso in cui sembrava roteare una tempesta. Aveva una ferita superficiale sulla guancia, dove il sangue rosso si era seccato.
Serena sussurrò una sorta di ringraziamento agli dei, mentre Zheng si guardava intorno circospetto, alla ricerca dei pericoli che sarebbero potuti spuntare intorno a loro. Lion guardò prima Caelie, poi i due semidei che lo accompagnavano, esitando.
Era sicuramente una trappola, ma non aveva intenzione di lasciare la sua ragazza e Cassie nelle mani di quelle due psicopatiche.
Mosse velocemente un passo, quando il pavimento in pietra sotto di lui cominciò a scintillare, come una rete di luce. Una risata echeggiò tra le ombre, facendogli gelare il sangue nelle vene.
« Sciocco, da parte tua, pensare che ti lasciassimo avvicinare così tanto alla tua amata, Lion Davis. » esclamò Lilith, la folta chioma bionda che usciva dalle tenebre alla sua destra, il vestito nero di pizzo ancora più scuro della notte che li circondava.
Lion digrignò i denti, come un leone ferito.
« Sono venuto, strega. » disse, la voce più fredda e calma di quello che credeva, « Lascia andare le due ragazze adesso, è me che volete. »
Un'altra risata, questa volta alla sua sinistra, gli sfiorò la pelle, facendo correre i brividi lungo la sua schiena. Seppur spaventato, Lion si costrinse a mantenere il sangue freddo.
« Loro sono la nostra assicurazione, mezzosangue. » replicò con voce suadente Nives, gli occhi ancora più scintillanti delle stelle che c'erano in cielo, i capelli bruni come l'ebano, « Chi ci assicura che non fuggirai, una volta che le avremo liberate? » chiese, muovendosi con grazia verso di lui e accarezzandogli la guancia.
Lion scattò, mordendole la mano con tanta forza da lasciarle il segno dei suoi denti sul palmo, da cui cominciò a defluire il sangue rosso scarlatto. Lei rise, come se la cosa la divertisse, portandosi al fianco dell'altare e macchiando di sangue il viso di Caelie.
« Un figlio di Ecate e una misera donzella di Afrodite, a quanto vedo. » disse piano Nives, una maschera divertita sul suo volto angelico, « Non saranno un problema. »
Lilith sorrise sadicamente e Lion pregò affinché il loro piano funzionasse. Gli occhi della bionda scintillarono, proprio come quelli di un avvoltoio sopra una campo di battaglia, in cerca di cibo e di sangue.
Sentì l'impulso di scagliarsi contro di loro, ma si trattenne.
« Dov è? Dov è lui? » urlò Lion, mentre la sua voce andava perdendosi nel soffio del vento estivo, echeggiando nella solitudine del cimitero. Cinque torce, disposte secondo un disegno che Lion non riusciva a comprendere, si accesero all'unisono, rischiarando le tenebre con le loro fiamme rosse ed arancio.
« Oh, sei ansioso di incontrare il nostro padrone, Lion, dopo che l'ultima volta sei scappato come un codardo, questa mattina. » ridacchiò Lilith, mentre nei suoi occhi si riflettevano le fiamme delle torce, « Perché é questo che sei, un vigliacco. »
Lion si morse le labbra.
« Strega! » urlò Serena, muovendo il suo arco così velocemente da scagliare una freccia contro il petto di Lilith, la quale si limitò a fermarla a mezz'aria e a spezzarla.
Sorrise.
« Non avevo mai visto una figlia di Afrodite così coraggiosa. » sussurrò, mentre i suoi occhi scintillavano malvagi e tutte le cellule del corpo di Lion urlavano pericolo, « Sono sicura che tua madre sarà così orgogliosa di te, quando ti vedrà cadere. »
Lion scattò, ma non abbastanza velocemente: Lilith lanciò la punta della freccia contro di lei, mentre il figlio di Plutone si scagliava contro Serena e la spostava dalla linea di tiro, invano.
La freccia in bronzo celeste le aveva trapassato il polmone destro e adesso schiumava come acido, il petto che si alzava ed abbassava velocemente, il sangue che le invadeva la gola. I suoi occhi si fecero sempre più distanti e Serena smise di lottare, lasciando andare la presa sull'arco di legno.
Era morta, era morta sotto gli occhi di Lion, ne aveva le mani sporche di sangue.
Il figlio di Plutone sentì le risate delle due streghe, mentre la rabbia gonfiava il suo petto e lo scuoteva dal dolore per la dipartita della figlia di Afrodite. Le chiuse gli occhi, ringraziandola per quello che aveva fatto, prima di alzarsi lentamente, il forcone in oro imperiale che scintillava nella mano come la spada di un angelo vendicatore.
Lilith gli fece segno di fermarsi, facendo oscillare l'indice della mano destra davanti a lui.
« Mettilo giù, figlio di Plutone, metti giù il forcone o una delle tue amichette muore. » mormorò Nives, allisciandosi la chioma bruna con le dita, come se fosse il pelo di una manticora. Lion incrociò il volto di Caelie, lei che lo spronava a combattere, ma lui scosse la testa, poggiando il suo forcone a terra e alzando le braccia.
« Ok, che devo fare? » chiese, mentre Zheng lo afferrava per il braccio e gli diceva di non andare, gli occhi più scuri che mai, la coda di cavallo che si muoveva al ritmo della sua testa.
Lion si divincolò dalla sua stretta, entrando in quello che sembrava essere un cerchio formato dalle torce accese. Lilith sorrise mentre lo conduceva all'altare, facendo spuntare delle manette di ferro intorno ai suoi polsi. Lo costrinse a non fermarsi per cercare lo sguardo di Caelie.
« Adoro i bravi ragazzi, soprattutto tu, Lion. » gli sussurrò la strega bionda.
Caelie stava lottando contro i legacci che la tenevano ferma, la tristezza e il dolore che colmavano i suoi occhi, rendendoli più disperati che mai. Piangeva, lacrime incandescenti al contatto con la sua pelle, mentre la fatica le faceva scorrere sottili rivoli di sudore dalle tempie fino alle guance, dove si mescolavano alle lacrime.
Era il loro agnello sacrificale e si stava consegnando spontaneamente nelle loro mani.
Ricordava che, una volta, qualcuno gli aveva detto che sacrificarsi per gli altri era l'atto d'amore più grande che una persona potesse compiere.
E Lion lo stava facendo.
Lilith fece sdraiare Lion sull'altare, mentre altre catene comparivano dal nulla, stringendosi intorno alla sua vita e alle sue gambe, in modo che non potesse scappare. Poi la bionda si sporse su di lui, i suoi lunghi capelli che gli solleticavano il viso prima che lei premesse le sue labbra rosse su quelle di Lion, morte contro vita, preda contro predatore.
Lilith gli sfiorò il viso con le sue lunghe dita sinuose, scompigliandoli i capelli scuri sotto il cappello, mentre lui tentava inutilmente di ricacciarla indietro, cercando persino di morderla.
« Oh, combattivo come un vero leone! »
Si allontanò sorridendo, mentre le sue mani gli strappavano la maglietta, lasciandogli il petto scoperto. Cominciò a massaggiargli le clavicole, indugiando sui capezzoli e seguendo la linea dei suoi muscoli, accarezzando i suoi pettorali e gemendo come stessero avendo un rapporto sessuale.
« Sai, Lion Davis, scateni fantasie proibite nelle ragazze. » gli sussurrò ad un orecchio, leccandoglielo in maniera lussuriosa, per poi scendere con la mano sino all'ombelico e ancora più giù, continuando a gemere, « E tu non hai idea di quali siano le mie, adesso che ti ho solo per me. »
Prima che potesse toccargli il cavallo dei jeans e ciò che c'era sotto, la porta della cappella davanti all'altare si spalancò, mostrando la figura snella di una ragazza dai capelli bruni e gli occhi scuri, senza nessuna traccia di bianco.
Tartaro.
« O forse lo farò dopo. » gli sussurrò ad un orecchio, la voce suadente come quella di una sirena, « Saresti sexy anche con il pallore della morte addosso. » gli confessò, dandogli un colpetto sulle parti intime ed allontanandosi prima che Tartaro giungesse all'altare.
Caelie cominciò ad urlare, sprofondando in una lenta agonia di dolore, che aumentava ad ogni passo con cui Tartaro le si avvicinava. Cercò di portarsi le mani verso il volto, come a proteggersi, prima che il dio delle ombre le fosse accanto e le accarezzasse il viso con fare amorevole
Tratto che non esisteva nel suo essere.
« Lion Davis, non immagini quanto sia onorato di vederti. » affermò, lasciando perdere Caelie ed avvicinandosi a lui, salendo i pochi gradini per salire sul podio rialzato dell'altare nero. Le torce scintillarono con più violenza, come a mantenere fuori le ombre che li circondavano.
Gli sfiorò i capelli.
« Oh, adoro gli umani. » disse Tartaro usando la voce di Alexis, « Così fragili e deboli, eppure così combattivi, anche se il coraggio non ti salverà, questa volta. » gli sussurrò, poggiando le sue dita sul petto scoperto di Lion, prendendo a bruciare la pelle come acido corrosivo. Chiazze scure di ombra si allargarono dalle sue dita, spandendosi sul suo corpo come olio.
« Hai un'alta sopportazione del dolore, semidio, ma nemmeno tu puoi resistere al mio tocco. »
Mosse le sue dita verso le gambe, dove le conficcò nella carne come se fossero coltelli e le rigirò nelle varie ferite con fare esperto, andando a toccare i punti che facevano più male. Lion sussultò, per quanto le catene glielo permettessero, stringendo i denti per il dolore della tortura.
Che senso aveva? Perché non ucciderlo direttamente?
« Sai, ho distrutto tuo padre. » gli disse, come se Lion non lo sapesse, modulando la sua voce fino ad ottenere un tono sadico e divertito allo stesso tempo, « Avresti dovuto vedere la sua faccia quando l'oscurità lo ha preso, spargendo la sua essenza tra le profondità del Tartaro. » confessò, sussurrando alle sue orecchie, il suo alito che gli bruciava gli occhi, costringendo Lion a sbattere le palpebre.
Tartaro lo studiò, mostrando lo stesso interesse di uno scienziato davanti alla sua cavia di laboratorio, mentre il cuore del figlio di Plutone aumentava il suo ritmo, sbattendo contro la gabbia di ossa e di carne che lo imprigionava.
Poi, prima che potesse rendersene conto, Tartaro gli mise le mani alla gola, stringendo forte per soffocarlo e torturarlo con le sue dita corrosive.
Era così che sarebbe morto.
Batté le mani sulla pietra dura dell'altare, cercando di ispirare più ossigeno possibile dalla bocca, mentre il suo petto faceva sempre più fatica ad alzarsi ed abbassarsi. Sentiva i suoi occhi colorarsi di rosso, perdere sensibilità alle dita, mentre l'ombra della morte gli passò accanto, oscurando per un attimo la sua vista.
« E dovresti vedere la tua adesso. »
Tartaro lo lasciò andare e Lion poté di nuovo respirare normalmente, mentre il suo petto si alzava ed abbassava ad una velocità allarmante e lui sputava un grumo di sangue a terra. Alzò le mani, cercando i segni di lividi sul collo con un'espressione amara, cercando di respirare normalmente, guardando inacidito il dio davanti a lui.
Era una tortura vedere come Alexis si fosse sacrificata per lui e, adesso, un dio psicopatico aveva preso possesso del suo corpo, negandole anche la possibilità di tornare in vita grazie alle negromanzia.
Sputò.
« Ti piace giocare con il cibo, prima di mangiarlo. » fu l'unica cosa che riuscì a dire. Tartaro gli rivolse un'occhiata divertita, come se la battuta gli fosse piaciuta, battendo le mani per applaudirlo.
« Non ti manca il coraggio, devo dartene atto. » rispose, sedendosi sull'altare e mettendo il palmo della mano sul punto in cui si trovava il cuore, il cui ritmo aumentò, « E ti rendi conto che sei tu, il mio cibo? »
Improvvisò una risata, notando come Lion fosse serio.
« Andiamo, hai coraggio, ma nemmeno il minimo senso dell'umorismo! » protestò, come se fosse tutta una messinscena, rivolgendosi alle sue due streghe, « Non era divertente? »
Lilith, per quanto potesse vedere, abbozzò un sorriso, seguita dalla risata sommessa di Nives, anche se Lion pensò lo facessero solo per compiacere il loro padrone e non essere spazzate via.
« Ti devo molto, Lion Davis. È merito tuo se sono qui, dopotutto. » lo ringraziò, usando il suo tono migliore e, anche se non voleva ammetterlo, Lion sapeva che era vero.
Aveva donato il proprio sangue per salvare Alec dalla morte, poi aveva scovato l'ultimo cuore battente causando la prigionia di Federica ed infine era lui la causa per cui Alexis si era immolata, fornendo un corpo al dio delle ombre.
Lui sorrise, mostrando i denti bianchi, così luminosi in mezzo a tutte quelle ombre.
« So a cosa stai pensando. » gli disse Tartaro, sorridendo in maniera malvagia, « Senza di te non ce l'avrei mai fatta. Davvero, ti sono riconoscente, eroe dell'Olimpo. »
Lion si morse le labbra, visto come Tartaro avesse pronunciato con sarcasmo quelle ultime tre parole, riconoscendo che aveva fatto esattamente il gioco del dio, sin da quando era arrivato al Campo Mezzosangue. Lui si portò una mano sul petto, nel punto in cui batteva il cuore di Alexis, o almeno, aveva battuto una volta.
Nei suoi occhi neri scintillavano le ombre più scure, mentre la luce delle torce accese vi si rifletteva dentro, dandogli un'aria assolutamente non umana: adesso che lo osservava meglio, le sue braccia era ricoperte da vene nere, la pelle era sottile come carta velina, biancastra come quella di un cadavere.
« Il corpo di tua sorella si sta consumando. » gli spiegò Tartaro, sorridendo come solo i pazzi possono fare, « Non riesce a contenere la mia energia divina. È troppo debole, troppo umano. »
Guardò Lion con i suoi occhi taglienti, mentre il vento si alzava e scompigliava i lunghi capelli neri di Alexis, i quali si gonfiarono alle sue spalle. Fece scattare la lingua come un serpente, mentre Lion cominciava finalmente a capire il suo orrido piano.
« Questo corpo sta collassando, Lion. » disse infine, dando sfogo a tutti i pensieri apocalittici del figlio di Plutone, « Il cuore di tua sorella sta per smettere di battere ancora, morirà una seconda volta. » gli spiegò Tartaro, mettendogli di nuovo una mano sul petto, dove le vecchie ferite si riaprirono, sputando sangue e facendolo scorrere lungo il petto, fino al punto in cui batteva il suo cuore.
« Per questo ho bisogno di te, del sangue del mio sangue. » continuò, facendo una smorfia mentre sul viso di Alexis si apriva una crepa come nella bambole di porcellana, « Hai un cuore forte, piccolo leone. Per questo te lo strapperò dal petto.»
Pronunciò quelle parole come se fossero davvero fratelli, fratelli di sangue, facendo inorridire Lion. Il suo stesso sangue stava macchiando l'altare, mentre ogni singola cicatrice sul suo corpo bruciava come se fosse su un fuoco. L'anello di suo padre era incandescente.
« Non puoi negarmelo, Lion. » sostenne, sorridendo, mentre osservava il suo anello di oro imperiale e lo afferrava con le sue lunghe dita da scheletro,  « Questo sarà il  »
Lion gli sputò contro.
« Va all'Inferno, mostro! » urlò, il petto che si alzava ed abbassava, sentendosi sempre più debole per via del sangue che veniva versato, « Se mai esista un luogo in cui tu possa marcire in eterno. »
Tartaro sorrise, mostrando i suoi denti sembrarono coltelli affilati e poi fu un attimo.
Li affondò prepotentemente nel collo di Lion come un vampiro, bevendo il suo sangue tra gorghi e risucchi, mentre i capelli scuri si bagnavano del suo stesso sangue. Lion si abbandonò completamente, lasciando cadere i pugni sull'altare di pietra, sentendo fluire con il sangue la sua stessa forza.
I punti in cui Tartaro lo aveva morso bruciavano da morire, come se fossero stati infettati.
Ma che importava? Sarebbe morto da un momento all'altro, uno psicopatico gli avrebbe estratto il cuore dal petto.
« Grazie Lion. » gli sussurrò, il tono più seducente che potesse usare, « Grazie piccolo leone. » continuò, mentre la sua bocca gocciolava sangue sull'altare, « Ma sei stato davvero uno sciocco a venire da solo. »
Questa volta fu Lion a ridere, la risata di un pazzo prima di essere condotto in manicomio, di un assassino prima di essere catturato, di una strega prima di bruciare.
« Ma io non sono solo. » fu l'unica cosa che riuscì a dire, zittito dall'urlo di guerra che spezzò la calma piatta del cimitero, mentre il cerchio di luce veniva rotto da una folla inferocita di Romani.
Lion sorrise, vedendo come il loro piano era effettivamente riuscito, compiaciuto da come Robin guidasse tanto coraggiosamente i suoi fratelli romani, lo stesso ardore di un vero comandante. Charlie era al suo fianco, la spada in bronzo celeste che scintillava nel buio della notte, mentre Hic, lo spacciatore che Lion aveva tanto sottovalutato, faceva saettare la sua frusta così velocemente che il figlio di Plutone faticava a seguirne i movimenti.
Tartaro sussultò, mentre un rivolo di sangue cominciava a scorrergli da una ferita aperta lungo la guancia, lo sguardo sconcertato verso lo spacciatore, come chiedendogli come avesse osato farlo. Hic sorrise in maniera combattiva, poi sparì nella folla di Romani che investì il cimitero.
Lilith e Nives partirono all'attacco, entrambe con un paio di pugnali scintillanti, il loro urlo di guerra rinforzato dal sibilo inumano degli spiriti di Piritoo, la corona che scintillava sulla sua testa incorporea. Guizzavano nella marmaglia della battaglia, menando fendenti e abbattendo i suoi fratelli romani.
"Ti prego Giove, ti prego."
Quando i romani sembravano stare per essere sopraffatti, un corno da guerra risuonò nel cimitero, facendo fermare spade e coltelli: bighe e carri alati procedevano speditamente verso di loro, con i greci armati fino ai denti che invocavano la battaglia, mentre i figli di Atena ed Ares urlavano ordini e formazioni.
Lion vide la chioma bionda di Gabriela, le sue mani in fiamme, lo sguardo determinato di Melissa, la treccia che le penzolava da un lato, sbattendo contro l'elmo a forma di civetta sulla testa. Alec, Wolf e Castiel erano in testa, le armi sguainate, i volti concentrati sulla battaglia che si profilava.
Lo scontro fu assordante.
Tartaro guardava la scena con un misto di terrore e di sorpresa, muovendo le mani nere per via del corpo in collasso di Alexis. Alzò lo sguardo verso il cielo, le ombre che si addensavano, mentre uccelli scuri e uomini d'arme d'ombra si plasmavano dal nulla e marciavano verso greci e romani.
Se Gea aveva quasi distrutto il mondo, Tartaro lo avrebbe fatto su due piedi.
« Che c'é, hai perso coraggio? » gli chiese sarcastico Lion, prendendolo in giro per distogliere la sua attenzione dalla battaglia. Il volto di Alexis sembrò farsi ancora più pallido, mentre crepe correvano dalla fronte fino al collo, allargandosi su tutto il corpo.
« Un attimo e sono da te, figlio di Plutone. » gli rispose, facendo emergere un po' la sua personalità distruttiva dalla voce calma di Alexis.
« Illuso. » lo canzonò Lion, ridendo, « Non basterà a fermarli. Verrete fatti a pezzi. » affermò, indicando con le mani ammanettate Zheng, gli occhi completamente bianchi come li aveva avuti anche Lilith, mentre cantilenava in latino, una litania in crescendo.
« Credi che un po' di morti mi facciano paura? » scherzò Tartaro, improvvisando una risata mentre Caelie strillava come una pazza per via di essere l'ancora e sentire il dolore delle creature sovrannaturali che passavano attraverso di lei.
Lion inarcò le sopracciglia, trovando inaspettatamente la forza per andare avanti, per compiere l'ultimo, estremo atto del loro piano.
« Un po'? » domandò sarcastico Lion, sorridendo, « Non è stata una scelta molto intelligente stabilire il vostro covo in un cimitero. »
La terra si squarciò, accompagnata da un sussurro roco e lento, mentre mani scheletriche artigliavano l'aria, in cerca di nuova vita. Scheletri e cadaveri si animarono, muovendosi contro il nemico, formando una marmaglia informe, ma consistente.
Zheng si lasciò cadere a terra, protetto dai cadaveri rianimati dalla negormanzia e sembrava esausto, ma felice. Rivolse un'occhiata a Lion, come se fosse l'ultima.
« Maledetti semidei. » sibilò Tartaro, gli occhi scuri di rabbia, il corpo di Alexis al collasso, « Quando ti strapperò il cuore assumerò la mia vera forma divina e verranno uccisi tutti. »
Lion lo guardò negli occhi, sfidandolo, l'ultimo atto della sua vita da leone.
« E allora fallo, uccidimi. »
« Con piacere, semidio. » gli rispose, la voce carica di odio e di rabbia, « Guarda i miei occhi, saranno l'ultima cosa che vedrai. »
E poi, prima che Lion potesse prepararsi al dolore, affondò la mano nel suo petto.

  

 
Note:  credo che lo conosciate tutti, ma, in caso non fosse così, il motto latino si traduce con “Se vuoi la pace, prepara la guerra.”
 
#King’sCorner.
 
Hello there, King is here! ♥ (perdono Pendragon, ti ho rubato la battuta d’ingresso AHAHAHAHAHAHAH)
Siamo al 25 di Luglio (di già? c.c) e io sono qui puntuale ad aggiornare con il tredicesimo capitolo che, come vi avevo annunciato, è una bomba, no? AHAHAHHHHHA
Diciamo che le cose cominciano a sistemarsi, ma non troppo, specialmente per il nostro Lion :3 Come avete potuto capire leggendo, i Romani vengono liberati (yeeeah! xD Finalmente, aggiungerei AHAHAHAHAH) e Tartaro, purtroppo, fa una cosa che tutti abbiamo temuto e che io ho fatto avverare D:









Strappa il cuore a Lion c.c
*partono lance, frecce e coltelli* Si, lo so, sono sadico e devo dire che in questo capitolo ho raggiunto l’apice massimo di sadismo possibile. Se avete lamentele o minacce da fare, avete il mio indirizzo AHAHHAHAHAHAH
Mi sono divertito così tanto a scrivere del momento hot tra Lion e Lilith (si, Lion se li sta passando tutti, è peggio di Brooke di Beautiful se qualcuno di voi sa cosa intendo AHAHAHAHAHAH)
Beh, termino qui il mio angolo di pazzia che sarà anche l’ultimo!
Nel prossimo capitolo, come nell’epilogo infatti, non ci saranno altri angoli autore, ma ci rivedremo direttamente nei ringraziamenti speciali! Che dire, amo leggere le vostre recensioni anche se mi danno l’anima cercando di rispondervi :3
Siete i migliori che esistano! ♥ Adesso mi dileguo perché mi stanno aspettando, quindi ci si vede con il quattordicesimo capitolo, “Autodistruzione”, mercoledì 29!
 
King.
  
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