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Autore: mattmary15    25/07/2015    3 recensioni
Solo chi pensa che sia il caso a guidare la vita delle persone si arrende agli eventi. O forse è il contrario, lo fa chi crede nel destino. Arrendersi non è nel DNA di Matt. Ma se non lo fosse neppure nel DNA di Dom e neppure in quello di una ragazza che indossa un paio di Reebok blu, la vita sarebbe più semplice o tremendamente complicata?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dominic Howard, Matthew Bellamy, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Triangolo
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LONDRA SETTEMBRE 2013

La tourneé era finita. Almeno la parte più difficile. Restava il Sud America ma in quel posto li adoravano anche se suonavano solo Starlight strafatti e senza accordare gli strumenti.
Scese dal taxi e guardò l’orologio: 20.30.
Aveva giusto il tempo di una doccia e poi doveva raggiungere gli altri per una cena con pochi amici.
Così almeno aveva detto Matt. Sapeva però che da quando viveva con Kate, i pochi amici di Matt erano almeno una cinquantina di persone appartenenti al jet set.
Si strinse nel cappottino color cammello. Il tempo di settembre di Londra era già gelido. Le nuvole minacciavano pioggia.
Si tirò dietro il trolley per qualche metro. Era stanco. Non aveva voglia di vedere gente estranea. Ebbe improvvisamente malinconia dei tempi in cui Matt stava con Gaia. A lui non era mai andata a genio, tuttavia il Matt che stava con Gaia era adorabile. Impulsivo, creativo, sciatto se vogliamo anche tormentato, ma vivo. Da quando aveva scelto Kate, Matt era cambiato. Sembrava finto. Normale. Kate lo adorava. Lui lo detestava. Ne aveva parlato anche con Chris che aveva chiuso la conversazione con poche parole lapidarie.
“Stai dicendo che lo preferivi infelice? Howard tu sei strambo!”
Già. Strambo. A Matt piaceva la stramberia di Dominic. Forse non era più così? Poteva aver deciso che quella dote improvvisamente lo infastidiva? Il tempo passava per tutti, pensava Dom, forse era lui a dover finalmente accettare un’inversione alla normalità.
Si bloccò.
Su un lato della porta di ingresso del suo appartamento se ne stava una figura minuta in un giacchetto di jeans. I capelli biondi erano raccolti in una coda. Il collo bianco e sottile fasciato da una sciarpa azzurra.
Inizialmente la sensazione di deja-vu gli portò alla memoria una giornata di freddo inverno. Forse una vigilia di Natale? No. Il Natale non c’entrava proprio nulla.
Ai piedi portava un vecchio paio di scarpe da ginnastica. Un paio di reebok blu.
La valigia gli cadde di lato e fece un passo indietro non appena la figura avanzò qualche passo nella sua direzione.
Quando li separava un metro lei parlò e la sua voce fece una nuvoletta di fumo nell’aria.
“Ciao Dom.”
Era un fantasma. Il fantasma della suo peccato mortale che era apparso dal suo personalissimo inferno per tormentarlo non appena aveva pensato male della relazione tra Matt e Kate.
“Ally…”
“Allora ti ricordi ancora di me!”
Dom avrebbe voluto dirle che mai avrebbe potuto dimenticare il suo viso, i suoi occhi così simili a quelli blu di Matt, alla sensazione di vergogna che lo assaliva ogni volta che ricordava la sera che aveva fatto l’amore con lei.
“Sì.”
“Immaginavo che non ti avrebbe fatto piacere rivedermi, ma non pensavo avresti fatto una faccia così tremenda!” disse lei strofinandosi le mani che sembravano congelate nonostante non facesse poi tanto freddo.
“Dio Ally, è che fra tutta la gente che potevo immaginare di trovare sotto casa, tu sei davvero l’ultima persona a cui avrei pensato!” rispose tutto d’un fiato.
Era vero, non necessariamente un pensiero cattivo, ma vero nella sua crudezza.
Ally scosse le spalle.
“Ho bisogno di parlarti Dom. E’ una cosa importante…”
“Come hai trovato il mio appartamento?” provò a cambiare discorso il batterista.
Ally sorrise e Dom osservò i suoi lineamenti. Era bella. Sembrava stanca e più magra di come la ricordava. Era triste? Sembrava che Lucifero avesse deciso di divertirsi con lui e l’avesse rispedito indietro di tre anni!
“Me l’ha trovato un amico. Dom ti prego…”
“Ally, devi andartene.”
La freddezza con cui gli uscirono le parole fece male allo stesso Dom.
“E’ davvero una cosa importante Dom. Dopo quello che è successo non mi sarei presa la briga di farmi ferire ancora se non lo fosse.”
Dom prese le chiavi di casa dal cappottino e la superò trascinandosi dietro la valigia.
“Noi due non abbiamo niente di cui parlare. Mi dispiace. Addio Ally.”
La porta si chiuse dietro le sue spalle e Dom sentì la testa girare.
Ally abbassò il capo e guardò per terra.
Le sue belle reebok blu erano davvero malridotte. Come lo era lei. Avvertì un forte dolore al petto ma non si mosse. Avrebbe accettato di subire qualunque umiliazione, avrebbe preso tutti i colpi che c’erano da prendere.
“E’ troppo importante Dom e tu mi ascolterai” disse immaginando che potesse sentirla e incamminandosi verso casa.

Dom tremava sotto il getto bollente della doccia.
Perché all’improvviso Ally si era materializzata sotto casa sua? Dopo tre anni poi! Tre anni in cui non aveva mai provato a contattarlo né di persona né per telefono o mail. Certo, lui non era facile da trovare. Il successo lo aveva reso “invisibile” ai più, ma lei l’aveva comunque scovato. Perché ora? Qual era la cosa “davvero importante” di cui voleva parlargli?
Il suono del cellulare ovattato dal fruscio dell’acqua corrente lo fece uscire di corsa dalla doccia.
Il display diceva “BELLS”.
“Ehy Matt!” disse fingendo un’aria tra l’allegro e il seccato “Sono praticamente sotto la doccia. Che vuoi?”
“Dirti di non fare tardi. Stasera Kate ha invitato una tipa che, a quanto pare, stravede per te! Mettiti su qualcosa di carino e soprattutto di facile da togliere!” aggiunse ridendo. Sembrava felice.
“Farò un po’ tardi…” provò a dire Dom.
“Non ci provare Dom!”
“A fare che?”
“A bidonarmi stasera! C’è un sacco di gente figa!”
“Meno male che dovevamo essere in pochi stretti.”
“Da quando sei diventato così noioso?”
“Ma fammi il piacere Bells! Pensi che quei manichini di L.A. con cui te la fai ultimamente siano lo sballo migliore che c’è?”
“Dom non faccio questioni con te stasera. Vino e cucina italiani! Datti una mossa. Ti voglio qui al mio fianco. E poi Kate ci tiene!” concluse chiudendo la conversazione.
“Kate ci tiene un cazzo!” disse ad alta voce “Meno vi sto intorno più lei è contenta! Quella mi detesta!”
Ad ogni modo non sapeva deludere Matt così prese un paio di jeans neri, una maglia rossa con degli stampi scuri e una giacca grigio fumo e si “diede una mossa”.
Quando arrivo all’enorme casa di Matt a Primrose Hill, le stanze erano già illuminate e diverse auto riempivano il vialetto.
Chris era già li con Kelly che lo abbracciò calorosamente. In confronto al suo saluto, quello di Kate sembrò il benvenuto della Strega di Narnia ai principi umani.
Dom si guardò intorno. Erano tutti volti noti. Non ricordava il nome di nessuno di loro ma sapeva che erano tutti famosi. Non riusciva a credere che Matt trovasse piacevole circondarsi di gente che conosceva da meno di due settimane.
“Sei tra noi Dom?” chiese Kate che non perdeva occasione per far notare a Matt che il comportamento del suo migliore amico fosse quanto meno imbarazzante.
Matthew lo guardò con la sua aria tra il serio e il divertito.
“Va tutto bene amico? Hai la faccia di uno che sta per essere torturato.”
Dom avrebbe voluto rispondergli che era esattamente così che si sentiva.
“Sono stanco.  E credo di avere preso l’influenza.”
Matt si fece cupo in volto e gli si avvicinò.
“Era per questo che non volevi venire? Stai male?”
Dom annuì.
“Vieni di sopra con me ti prendo un’aspirina.”
Dom lo seguì volentieri.
Quando furono soli in bagno Matthew chiuse la porta.
“Dom stai davvero male o c’è qualcos’altro che non va?”
Per un istante Dom pensò di dire solo “Ho visto Ally stasera. Te la ricordi? La donna per cui hai mandato a puttane la tua storia da romanzo con Gaia e che hai trovato a letto con me solo pochi mesi dopo. Quella che per cui abbiamo rischiato di rovinare persino la nostra amicizia!”
“Ho l’influenza e francamente sono un po’ deluso perché avrei preferito stare a casa a guardare ‘L’impero colpisce ancora’ sul divano con te, Chris, Kelly e i bambini. Tom ci avrebbe chiamato una pizza e mi sarei addormentato con te che fai l’imitazione di Darth Fenner!”
Matt rise di gusto e gli andò vicino abbracciandolo.
La sua voce improvvisamente si fece triste.
“Lo so. Kate è stata sola per mesi e ha messo su questa casa dal niente. Si è occupata di Bing ventiquattro ore al giorno. Ci teneva. Domani sera sono da te e ti preparo il tea alla cannella, ci vediamo tre o quattro episodi di Battlestar Galactica e ti canto la ninna nanna!” concluse “Puoi scegliere la canzone!”
Dom odiava quel telefilm e storse il naso.
“Sostituisci Battlestar con Star Trek e ci sto. Ora dammi quell’asprina!”
Concluse tirandogli una gomitata.
La serata passò meno peggio del previsto. La tipa che Kate gli aveva presentato era noiosa ma Chris rimediò facendole sedere accanto Kelly. Un paio di minuti sul tema figli e la tipa scomparve.
“Funziona sempre!” disse lei divertita.
A fine serata Dom salutò il suo migliore amico e decise di tornare in macchina con Chris dato che aveva alzato il gomito come sempre.
In macchina tutto il buon umore della serata passò e gli prese la sbornia triste.
“Chris sono un pezzo di merda!” disse piagnucolando e lo ripeté fino a casa.
Il bassista si dotò di pazienza infinita e se lo caricò in spalla per portarlo dentro casa.
“Ora Dom vai a letto e dormi bene”
“Chris sono…”
“Un pezzo di merda… si l’ho capito. Dom sei solo ubriaco.”
“Sono una brutta persona!”
“Sei la persona migliore che conosca!”
“Ho visto Ally…”
A quelle parole Chris lo prese per le spalle.
“Cosa hai fatto tu?”
“Ally mi è venuta a cercare e io non l’ho fatta neppure parlare. L’ho cacciata! Sono un pezzo di merda e lei, lei sembrava distrutta, bellissima ma distrutta! Sono un pezzo di merda!”
“No Dom, non lo sei. Hai fatto bene. Lei non fa più parte della tua vita. Pensa che ripresentarsi dopo tanto tempo come se niente fosse, comporti che tu la debba ascoltare? Se Matt lo sapesse ci resterebbe troppo male. Hai fatto bene.”
“Ma era una cosa importante!”
“Dopo tre anni? Senti Dom, Dio solo sa se io ho il diritto di accusare qualcuno! Ma lei non ha fatto bene né a Matt né tantomeno a te. Quella donna porta solo problemi. Meglio così. Ti sei chiesto se magari è nei guai? Potrebbe avere bisogno di soldi! Stalle alla larga mi raccomando!”
Dom annuì e si buttò tra le coperte. Quando sentì la porta chiudersi si alzò e andò alla finestra.
Le parole di Chris risuonarono nella sua mente.
“Magari è nei guai! Magari ha bisogno di soldi!”
Se Ally fosse stata davvero nei guai e lui ce l’avesse lasciata ancora una volta, non se lo sarebbe davvero perdonato. Ad ogni modo l’aveva mandata via. Almeno Matt, nella sua mega villa, avrebbe dormito sonni tranquilli.

L’indomani mattina Matt fece suonare il telefono di Dom alle 10.
“Non starai ancora dormendo?”
“Non più adesso!”
“Vestiti e vieni a correre con me! Qui c’è un parco meraviglioso!”
“Matt tu non sei mai andato a correre in vita tua!”
“C’è sempre una prima volta! E poi a te non è sempre piaciuto?”
“Sì ma non di sabato mattina! Il massimo sforzo che farò sarà quello di uscire per una mega colazione a base di cornetto crema e amarena!”
“Dom ti odio! Un’ora e sono da te!”
Dom sorrise mettendosi a sedere sul letto. Mai dire a Bells che mentre lui fa qualcos’altro, qualcuno mangia! Si vestì in fretta intenzionato a passare dal mercatino delle pulci prima di raggiungere Matthew al loro locale preferito a Kensigton.
Afferrò le chiavi di casa e aprì la porta.
Fu così che quasi la travolse.
Ally era di nuovo sotto casa sua. Stessi abiti della sera prima. Alla luce del sole il suo viso era davvero pallido.
“Ally cosa ci fai di nuovo qui?” disse dissimulando sicurezza “Ieri non sono stato abbastanza chiaro?”
“Oh si che sei stato chiaro brutto coglione, ma forse non mi hai ascoltata bene ieri sera! Ti devo dire una cosa e tu mi ascolterai o giuro su Dio che ti pianto un cazzo di casino grande quanto la tua bella casa! Me lo devi Howard!”
Pallida, magra, stanca, infelice ma era davvero sempre Ally.
“Ok” disse sconfitto “vieni dentro.”
La ragazza scosse il capo.
“No. Sali in macchina devo farti vedere una cosa.”
“Ok ma fra un’ora devo essere a Kensigton altrimenti ne parliamo un’altra volta”
“Mi bastano venti minuti”
Dom salì in macchina cercando di mantenere un’aria seccata e distaccata. Ally si allontanò dal centro e raggiunse la zona di Manor House.
Parcheggiò in una traversa e gli fece cenno di seguirla.
“Ti trovo bene Dom. Dico davvero. Io invece ho un paio di problemi…”
Dom si fermò.
“Ally se hai bisogno di soldi…”
La ragazza si bloccò e lo fulminò con lo sguardo.
“Mettiamo subito le cose in chiaro. Non voglio un centesimo da te! Non è per questo che ti ho portato qui. Voglio farti vedere una cosa e basta.”
Riprese a camminare e lo guidò dentro Finsbury Park.
Si fermarono ai margini di un campetto lontano da occhi indiscreti. Nel campo c’erano dei bambini di un asilo nido che giocavano con palloni, formine e sabbia.
“Non so da dove cominciare Dom”
“Comincia e basta”
“Lo vedi quel bambino laggiù?” disse indicando un bimbo che incespicava continuamente inseguendo una palla. Dom annuì.
“E’ mio figlio.”
Dom deglutì.
“Ha due anni. Ha solo me. Voglio che tu mi prometta che se fra qualche anno dovesse avere bisogno di qualcosa, tu ci sarai.”
Dom guardò il bambino, poi Ally che guardava il bambino, poi di nuovo il bambino.
“Cosa stai cercando di dirmi Ally? Che qual bambino è mio figlio?”
“No!” esclamò la ragazza.
“No Dom non è tuo figlio o no Dom sto cercando di dirti che è tuo figlio ma non so come fare?”
“Sto cercando dirti che non so se è tuo figlio Dom, ma che se dovessi scegliere qualcuno a cui lasciare il compito di pensare a lui, io sceglierei te.”
Lo disse con una calma disarmante.
“E perché dovrei prendermi la responsabilità di un bambino che non so se sia mia figlio Ally? Perché tre anni fa ti ho fatto un torto?”
Ally si sentì mancare.
Lo disse tutto d’un fiato Dom, pensando che non avrebbe potuto pronunciare un’altra parola. Distacco, doveva dissimulare indifferenza. Se quel bambino non era suo, allora era di Matt? Guardò di nuovo il bambino.
“Come si chiama?”
“James.”
“Perfetto!” esclamò con un accenno di isteria “ Come James Bellamy o come James Howard?”
Ally lo guardò fisso negli occhi.
“Non lo so.” Disse lei con gli occhi lucidi “Credimi…”
“Che cosa dovrei fare ora Ally? Dirti che sono felice? Dirti che ne parlerò a Matt?”
Un lampo di terrore attraversò lo sguardo della ragazza.
“No. Matthew non lo deve sapere.”
“Perché? Potrebbe essere lui suo padre!”
“Lo odierebbe come ha odiato me. Ti impedirebbe di vederlo, di prendertene cura, così come ti ha impedito di continuare a vedere me.”
Dom abbassò lo sguardo per la vergogna. Sapeva perfettamente che aveva ragione anche se lui non aveva lottato. Aveva vigliaccamente lasciato decidere Matt. Il tono di Ally si fece più dolce.
“Dom c’è un motivo se ti ho cercato dopo tre anni. Se fosse dipeso da me Jamie sarebbe rimasto per sempre mio figlio e basta” si fermò, prese un respiro e continuò “ma è successa una cosa, di cui preferirei non parlare adesso. Ovviamente sei libero di mandarmi al diavolo, io non ti cercherò più” concluse.
Dom rimase di stucco.
“Stai dicendo che se ti dicessi che non voglio avere niente a che fare con questa storia, tu non ti faresti più vedere?”
Ally si voltò e prese la strada per uscire dal parco.
“Andiamocene Dom o non arriverai in tempo al tuo appuntamento.”
Il batterista capì che parlava sul serio. Non l’avrebbe più rivista. Non ne avrebbe saputo più niente. Si girò di nuovo a guardare il bambino e lui si mise a correre verso di loro. Gli passò davanti senza guardarlo e raggiunse la donna.
“Mamma!”
“Jamie, che fai qui? Torna dalla maestra!”
Il bambino scosse la testa imbronciato e Dom lo osservò con attenzione. Aveva i capelli castano chiaro, quasi biondi come quelli della madre e un paio di zaffiri al posto degli occhi. La carnagione era chiara e nonostante non fosse molto alto sembrava più grande della sua età. Tirò su col naso un paio di volte.
“Jamie fila subito dai tuoi amichetti. Mamma deve andare a lavorare. Vengo a prenderti più tardi. Ora saluta l’amico di mamma e vai.”
Il bambino alzò la testa per fissare Dom e rimase fermo con la testa piegata di lato per un paio di secondi. Poi sollevò una manina e si grattò il naso.
Dom non poté fare a meno di pensare che conosceva solo una persona che faceva quel gesto in quell’identico modo.
“Ciao!” disse a voce alta e si mise a correre nella direzione dalla quale era venuto.
Dom lo seguì un po’ con lo sguardo e poi tornò a fissare Ally.
“Ok Ally, facciamo a modo tuo. Aspetterò che tu mi dica che cosa sta succedendo. Fino ad allora però non venire sotto casa mia. Questo è il mio numero” disse tirando fuori un bigliettino dalla tasca dei jeans “chiamami se hai bisogno di me. Stasera, domani, fra un mese. Io ci sarò. Ma a Matt…”
“Matthew non deve saperne niente. Questo me lo devi promettere Dom. E stavolta niente scherzi!”
Dom la fissò come se con lo sguardo volesse cavarle i segreti che custodiva in quella cassa toracica così piccola. Rispose con decisione.
“Che tu ci creda o no, non è mai passato giorno che io non abbia pensato a quanto sia stato meschino a non tornare da te quella sera. Sono successe molte cose da quel giorno e quel bambino ne è la riprova. Non dirò nulla a Matthew ma tu dovrai fare una cosa per me.”
Ally portò il peso del proprio corpo da una gamba all’altra e lo invitò a chiedere.
“Voglio vedere Jamie in settimana. Diciamo mercoledì. Dove vuoi tu.”
“Ad una condizione.”
“Dimmi.”
“Jamie è mio figlio. E resterà tale. Niente test del DNA Dom. Né ora né mai. Diversamente le nostre strade si dividono qui.”
Dom guardò l’orologio.
“Ok. Ma ora dammi uno strappo dalle parti di Kensigton.”

La macchina di Ally si fermò in una traversa della strada principale. Per tutto il tragitto erano rimasti in silenzio. Dom scese dall’auto e lei lo salutò con un cenno del capo.
“A mercoledì Ally.”
“A mercoledì Dom.”
L’auto ripartì e lui si affrettò ad entrare nella sala da tea.
Matt era già al tavolo con tre fette di torta a circondare la tazza fumante. Le guardava come si guarda un problema di matematica di cui non si riesce proprio a calcolare la soluzione.
“Comincia da quella alla frutta o non ti resterà spazio se mangi prima quella al cioccolato!” disse Dom divertito. Matt lo guardò come se fosse stato illuminato e inforcò un pezzo di crostata ai mirtilli.
“Sei un ritardo!” disse a bocca piena.La cameriera si affrettò a prendere la sua ordinazione.
“Tea alla vaniglia e una brioche crema e amarena.” Praticamente il solito.
Matt divorava la torta ma lo guardava come aspettasse risposte.
“Ho fatto tardi al mercatino delle pulci.”
“E non hai comprato niente?”
“Niente. Lo sai che quando sono di fretta poi non compro nulla!” Da quando si era alzato non stava dicendo che bugie.
“Senti Dom, lo so che da qualche tempo mi trovi odioso ma non devi dirmi bugie!” La cameriera gli servì il tea e per poco non se lo fece versare addosso.
“Che cazzo dici?”
“Dico che ultimamente mi stai raccontando un sacco di palle. Io però so la verità!” disse con il suo solito ghigno malefico. Come faceva Matt a sapere la verità se neanche lui aveva capito che diavolo stava succedendo dalla sera prima?
“A te non piace Kate!” A Dom scappò una risata isterica. A questo si riferiva l’imbecille!
“Ne abbiamo già parlato Matt. Non deve piacere a me!”
“Tu sei il mio migliore amico! Ti ‘deve’ piacere!”
“Non è andata molto bene con l’ultima che mi è piaciuta!” lo disse d’istinto e se ne pentì immediatamente. Matt si rabbuiò e smise di torturare a torta al cioccolato con la forchetta. Dom gli posò una mano su un braccio.
“Scusa è stata una battutaccia! Kate è favolosa! La mia è solo invidia per il suo guardaroba strafico!” cercò di cambiare espressione. Di tutta risposta Matt si grattò il naso con una mano e lo guardò.
“Dom sto cercando di dirti che non voglio che questa situazione ci allontani. Tu mi sei indispensabile!” Ogni volta che il cantante parlava così Dom sentiva un calore nel cuore che lo bruciava.
Mai in vita sua si era sentito importante come quando Matt gli diceva che gli voleva bene. Eppure quella stessa mattina, nel parco di Finsbury, guardando quel marmocchio, per la prima volta aveva sentito qualcosa in grado di generare lo stesso calore.
“Matt, perché hai deciso di avere un figlio?” Matt scoppiò a ridere.
“Che cazzo di domanda è?”
“Dico sul serio. E’ stata Kate a volere un figlio o lo desideravi tu?”
“Dom non mi piace questo discorso. Non lo so, non ci ho mai pensato. E’ successo tutto insieme. Io e lei, il disco, l’arrivo del bambino. Siamo stati trascinati dagli eventi. E’ la vita.”
“Si ma a te piace?”
“Diciamo che, al momento, non dividerei questa torta al cioccolato neppure con quel marmocchio adorabile!” disse ridendo e trangugiando il dolce. Dom abbassò la testa e sorrise. Matt pensò che lo aveva fatto finalmente ridere.
Dom, invece, ritornò alle parole di Ally circa il fatto che se avesse potuto scegliere il padre di James avrebbe scelto lui. Furba la tipa! Finirono la colazione quasi all’ora di pranzo.
“Facciamo un saldo da Harrods!" disse Matt all’improvviso mentre camminavano con i cappelli in testa e gli occhiali da sole enormi.
“Ok” rispose Dom.
I magazzini erano sempre belli. Decorati all’inverosimile e pieni di merce all’ultima moda.
“Andiamo al reparto videogiochi così stasera mega partita alla ps!”
Vedere Matt allegro e spensierato era bello. Forse aveva ragione Chris. Era immerso in questi pensieri quando finì davanti al reparto giocattoli. La sua attenzione fu attratta da una batteria  in miniatura esposta nel settore dedicato alla musica.
Matt lo sorprese alle spalle.
“Scommetto che stai pensando ad un regalo per Buster!” Dom trasalì.
“Se gli regali una batteria, Kelly ti ammazza! Lo sai che Buster non è tranquillo come suo padre! Aspetta aspetta… è per questo che mi hai fatto quella cazzo di domanda prima!” Dom annuì con un’altra bugia.
“Comunque la prendo” disse “piacerà anche a Chris!”
Alla cassa Dom pagò uno sproposito la batteria e Matt si informò su quante persone potevano giocare quel Lost Planet rimanendo deluso che non ci si potesse giocare in sei!
Fuori dal grande magazzino Matt chiese a Dom se voleva andare da lui ma l’amico gli rispose che voleva tornarsene a casa.
“Ricordati quello che ti ho detto prima Dom. Tu sei sempre in cima alla lista perciò non fare scherzi e parla con me. Capito?” lo abbracciò e si infilò nel taxi.
Dom continuò a camminare a piedi ancora un po’ poi si fermò e fece il numero di un suo amico.
“Mark? Sono Dominic. Sì sto bene. Avrei bisogno di un piacere. Lavori ancora nella polizia di Londra? Bene. Mi rintracceresti una persona? Sì, una donna. Ho perso il suo numero. Il nome? Allyson Park. Mark è una cosa riservata. Mi mandi un sms? Ok grazie!”
Dom chiuse la telefonata e fece cenno ad un taxi di fermarsi.
“Dove?” chiese il tassista.
“Notthing Hill”
Il display dell’I-phone si illuminò.
“227 Hallow Road -  Manor House” disse ad alta voce.
“Mi scusi?” chiese il tassista che non aveva capito dove dovesse andare.
“Mi porti al 227 di Hallow Road nel distretto di Manor Haouse.”
Il taxi si perse nel traffico.

  
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