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Autore: RiceGrain    24/01/2009    1 recensioni
Janine non ricorda niente del suo passato. Il terrore per una donna dai capelli rossi, l'odio per il caramello e un sogno che la perseguita sono le uniche cose rimastele di quel passato dimenticato. Ma chi è in realtà Janine?
Ambientata durante Twilight, ma con la storia principale ha poco a che fare, è più che altro un background per contestualizzare la mia storia.

Cercando di non dare peso alla sensazione di nausea alla bocca dello stomaco, presi la barretta e la gettai nel cestino. L’odore del caramello mi faceva venire da vomitare.
Genere: Romantico, Malinconico, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: Incompiuta
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“Pen

“Pensavo di essere stata chiara Mark, non ci esco con te!” la particolare tonalità squillante della voce di Chenille mi fece immediatamente riprendere consapevolezza della realtà circostante.

Eravamo ancora a scuola.

Ed io ero ancora seduta sul pavimento con l’aria da disperata…o almeno fu quello che dedussi nel momento stesso in cui mi accorsi della pila di libri che crollava rumorosamente a terra dalle mani della mia amica.

In meno di mezzo secondo percorse il tratto di corridoio che ci separava e si inginocchiò proprio di fronte a me.

“Oh mio Dio, Janine!”

La preoccupazione era lampante nei suoi occhioni blu e gliene fui sinceramente grata.

Chenille poteva apparire come la tipica ochetta da concorso di bellezza, destinata ad una vita scialba di commessa nel centro commerciale cittadino, la verità era che nessuno si prendeva mai la briga di andare oltre con lei ed il suo punto di forza, d’altronde, stava proprio nel fregarsene.

“Sto bene” farfugliai in qualche modo, tentando di riprendere il controllo sulle mie facoltà psicofisiche.

“Non fare la sciocca” continuò lei, quasi intenerita dai miei eroici tentativi di mostrare una forza che palesemente non possedevo.

Mi strinse forte, finchè ogni singola nota fruttata del suo shampoo al melone non ebbe invaso le mie vie respiratorie e poi si tirò su, trascinandomi con sé.

“Sta bene ragazzi, sta bene” esclamò rivolta a Mark e Dan che nel frattempo avevano fatto capannello accanto a noi.

“Un brutto voto in Biologia, tutto qui. Sua madre la ucciderà probabilmente”.

Annuii, asciugandomi alla meno peggio le lacrime impiastricciate di mascara dal viso.

Non volevo sapere che aspetto avessi.

“Andiamo, ti porto a casa” mi sussurrò ad un orecchio, ed insieme ci avviammo verso l’uscita.

 

                                                           *

 

 

“Grazie di tutto Chenille” sorrisi alla mia amica mentre si rimetteva il cappotto, rimirandosi di fronte allo specchio di camera mia.

“Ti pare, spero solo che tu stia meglio adesso”

Stavo meglio, decisamente.

Un pomeriggio trascorso fra tazze di camomilla, pasticcini al pistacchio e una quantità clamorosamente industriale di riviste per teenagers in piena crisi ormonale, aveva sortito l’effetto desiderato.

I brutti pensieri, l’angoscia, l’inquietudine si erano calmanti, nonostante riuscissi a percepire fin troppo bene la temporaneità della situazione.

“Comunque dovresti fare come dicono i tuoi…vai da uno strizzacervelli, potrebbe aiutarti sul serio”

Non sapevo cosa risponderle onestamente e mi limitai a fissare l’oscurità fuori dalla finestra.

Probabilmente aveva ragione, probabilmente quella era l’unica cosa da fare anche se mi costava moltissimo ammetterlo.

Alla fine annuii, ma più che altro per chiudere lì quella conversazione e tentai un rapido sorriso.

“Ci vediamo domani a scuola”

“D’accordo”

Prese la borsa a tracolla e scomparve dalla porta.

 

Una volta sola, il panico cominciò ad impossessarsi gradualmente di me. Lo avvertivo a lievi ondate, come la spuma marina che si infrangeva sullo scoglio della mia anima.

Prima o poi l’avrebbe erosa.

“No!” mi imposi mentalmente.

Non succederà, stai tranquilla.

Ero letteralmente terrorizzata dall’idea di addormentarmi e di finire intrappolata in un altro dei miei incubi, avevo come la chiara sensazione che non ne sarei uscita troppo bene stavolta…ero ancora troppo scossa da quello che avevo avuto quel pomeriggio a scuola.

Accesi lo stereo ma scoprii ben presto che la musica invece di calmarmi mi innervosiva ancora di più.

Con un gesto stizzito lo spensi e mi alzai dal letto, decisa a farmi una cioccolata calda da bere di fronte alla Tv.

Purtroppo i miei avevano deciso comunque di andare a Port Angeles, mio padre aveva un importante colloquio di lavoro, ed anche se avevano insistito tantissimo per restare con me, li avevo convinti che davvero stavo bene e che non avrei avuto nessun bisogno urgente, me la sarei cavata…in fondo si trattava solo di uno stupidissimo sogno.

Adesso però cominciavo a rimpiangere le mie parole. L’idea di essere completamente da sola nella mia grande casa, piena di angoli bui, stanze vuote non mi era di molto aiuto.

Se qualcuno fosse entrato di nascosto, nessuno se ne sarebbe accorto, dal momento che non avevamo vicini di casa.

Mi avrebbero potuto seppellire nel bosco dietro il giardino con una facilità disarmante.

Ok, adesso finiscila Janine! Nessuno vuole ucciderti.

Il rumore della fiamma sotto al pentolino e il brusio della Tv accesa mi calmarono un poco, anche se non di tantissimo.

Forse avrei dovuto chiamare Libby.

Presi in mano la cornetta del telefono, e dopo qualche secondo la misi a posto.

Non potevo chiamarla adesso, non potevo proprio.

Avevo come la netta sensazione di dovermi tenere libera, di non poter avere altre occupazioni in quel momento, avevo come la netta sensazione di aspettare qualcuno.

 

Quando il campanello suonò repentino perciò, feci un salto assurdo.

Il cuore mi schizzò dritto in gola e tornò al suo posto nella cassa toracica in meno di una frazione di secondo.

Cercai di controllare la respirazione e preso il coraggio a due mani andai ad aprire.

Probabilmente erano i miei di ritorno da Port Angeles, si erano sicuramente scordati le chiavi di casa.

Fuori il temporale imperversava violento e brutale; quella che era una normalissima pioggia pomeridiana si era trasformata in un diluvio di dimensioni considerevoli, fu per quel motivo che dapprima non vidi chi mi stava di fronte, quell’oscurità bagnata si era inghiottita tutto.

Poi però un lampo luminoso e frastornante illuminò il bosco circostante, rendendo tutto più chiaro…ed allora lo vidi.

 

Mai, nemmeno nei miei sogni più sfrenati ero riuscita ad immaginare tanta perfezione; era semplicemente impossibile per un cervello umano concepirla…per questo quel ragazzo che mi stava di fronte, bagnato da capo a piedi, doveva appartenere per forza a qualche mondo sconosciuto.

Nel mio, creature di tale bellezza, non potevano esistere.

“Posso entrare?” mi chiese, mostrando una fila di denti bianchissimi.

Un altro lampo illuminò l’oscurità dipingendo sul suo volto alabastrino ombre inquietanti e il fragore del tuono che seguì mi scosse portandomi alla consapevolezza di non aver aspettato altro che lui.

 

Ebbene, eccoci qui con un altro capitolo :D Ci tengo a ringraziare enormemente la Dod per le cose meravigliose che mi dice sempre…tu lo sai quanto siano importanti le recensioni per chi scrive, quindi puoi capire l’effetto che mi fanno le tue, ogni volta mi riempi il cuore di felicità…sapere che quello che scrivo, nel quale metto gran parte di me stessa, piaccia così tanto a qualcuno…è semplicemente fantastico.

Ahahaha hai ragione per adesso corre parallela a quella dei nostri cari vampiretti, ma poi..chissà XD

Non ti preoccupare, adesso che aggiorno ti mando subito una mail!

Mi sa che ancora con questo capitolo non ho soddisfatto la tua curiosità..ma presto si scoprirà :D

Nel frattempo ti ringrazio ancora per tutto, dal profondo del cuore.

 

 

 

 

   
 
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