“Pensavo di essere stata
chiara Mark, non ci esco con te!” la particolare tonalità squillante della voce
di Chenille mi fece immediatamente riprendere consapevolezza della realtà
circostante.
Eravamo ancora a scuola.
Ed io ero ancora seduta
sul pavimento con l’aria da disperata…o almeno fu quello che dedussi nel
momento stesso in cui mi accorsi della pila di libri che crollava rumorosamente
a terra dalle mani della mia amica.
In meno di mezzo secondo
percorse il tratto di corridoio che ci separava e si inginocchiò proprio di
fronte a me.
“Oh mio Dio, Janine!”
La preoccupazione era
lampante nei suoi occhioni blu e gliene fui sinceramente grata.
Chenille poteva apparire
come la tipica ochetta da concorso di bellezza, destinata ad una vita scialba
di commessa nel centro commerciale cittadino, la verità era che nessuno si
prendeva mai la briga di andare oltre con lei ed il suo punto di forza,
d’altronde, stava proprio nel fregarsene.
“Sto bene” farfugliai in
qualche modo, tentando di riprendere il controllo sulle mie facoltà
psicofisiche.
“Non fare la sciocca”
continuò lei, quasi intenerita dai miei eroici tentativi di mostrare una forza
che palesemente non possedevo.
Mi strinse forte, finchè
ogni singola nota fruttata del suo shampoo al melone non ebbe invaso le mie vie
respiratorie e poi si tirò su, trascinandomi con sé.
“Sta bene ragazzi, sta
bene” esclamò rivolta a Mark e Dan che nel frattempo avevano fatto capannello
accanto a noi.
“Un brutto voto in
Biologia, tutto qui. Sua madre la ucciderà probabilmente”.
Annuii, asciugandomi alla
meno peggio le lacrime impiastricciate di mascara dal viso.
Non volevo sapere che
aspetto avessi.
“Andiamo, ti porto a
casa” mi sussurrò ad un orecchio, ed insieme ci avviammo verso l’uscita.
*
“Grazie di tutto
Chenille” sorrisi alla mia amica mentre si rimetteva il cappotto, rimirandosi
di fronte allo specchio di camera mia.
“Ti pare, spero solo che
tu stia meglio adesso”
Stavo meglio,
decisamente.
Un pomeriggio trascorso
fra tazze di camomilla, pasticcini al pistacchio e una quantità clamorosamente
industriale di riviste per teenagers in piena crisi ormonale, aveva sortito
l’effetto desiderato.
I brutti pensieri,
l’angoscia, l’inquietudine si erano calmanti, nonostante riuscissi a percepire
fin troppo bene la temporaneità della situazione.
“Comunque dovresti fare
come dicono i tuoi…vai da uno strizzacervelli, potrebbe aiutarti sul serio”
Non sapevo cosa
risponderle onestamente e mi limitai a fissare l’oscurità fuori dalla finestra.
Probabilmente aveva
ragione, probabilmente quella era l’unica cosa da fare anche se mi costava
moltissimo ammetterlo.
Alla fine annuii, ma più
che altro per chiudere lì quella conversazione e tentai un rapido sorriso.
“Ci vediamo domani a
scuola”
“D’accordo”
Prese la borsa a tracolla
e scomparve dalla porta.
Una volta sola, il panico
cominciò ad impossessarsi gradualmente di me. Lo avvertivo a lievi ondate, come
la spuma marina che si infrangeva sullo scoglio della mia anima.
Prima o poi l’avrebbe
erosa.
“No!” mi imposi
mentalmente.
Non succederà, stai
tranquilla.
Ero letteralmente
terrorizzata dall’idea di addormentarmi e di finire intrappolata in un altro
dei miei incubi, avevo come la chiara sensazione che non ne sarei uscita troppo
bene stavolta…ero ancora troppo scossa da quello che avevo avuto quel
pomeriggio a scuola.
Accesi lo stereo ma
scoprii ben presto che la musica invece di calmarmi mi innervosiva ancora di
più.
Con un gesto stizzito lo
spensi e mi alzai dal letto, decisa a farmi una cioccolata calda da bere di
fronte alla Tv.
Purtroppo i miei avevano
deciso comunque di andare a Port Angeles, mio padre aveva un importante
colloquio di lavoro, ed anche se avevano insistito tantissimo per restare con
me, li avevo convinti che davvero stavo bene e che non avrei avuto nessun
bisogno urgente, me la sarei cavata…in fondo si trattava solo di uno
stupidissimo sogno.
Adesso però cominciavo a
rimpiangere le mie parole. L’idea di essere completamente da sola nella mia
grande casa, piena di angoli bui, stanze vuote non mi era di molto aiuto.
Se qualcuno fosse entrato
di nascosto, nessuno se ne sarebbe accorto, dal momento che non avevamo vicini
di casa.
Mi avrebbero potuto
seppellire nel bosco dietro il giardino con una facilità disarmante.
Ok, adesso finiscila
Janine! Nessuno vuole ucciderti.
Il rumore della fiamma sotto al pentolino e il
brusio della Tv accesa mi calmarono un poco, anche se non di tantissimo.
Forse avrei dovuto
chiamare Libby.
Presi in mano la cornetta
del telefono, e dopo qualche secondo la misi a posto.
Non potevo chiamarla
adesso, non potevo proprio.
Avevo come la netta
sensazione di dovermi tenere libera, di non poter avere altre occupazioni in
quel momento, avevo come la netta sensazione di aspettare qualcuno.
Quando il campanello
suonò repentino perciò, feci un salto assurdo.
Il cuore mi schizzò
dritto in gola e tornò al suo posto nella cassa toracica in meno di una
frazione di secondo.
Cercai di controllare la
respirazione e preso il coraggio a due mani andai ad aprire.
Probabilmente erano i
miei di ritorno da Port Angeles, si erano sicuramente scordati le chiavi di
casa.
Fuori il temporale
imperversava violento e brutale; quella che era una normalissima pioggia
pomeridiana si era trasformata in un diluvio di dimensioni considerevoli, fu
per quel motivo che dapprima non vidi chi mi stava di fronte, quell’oscurità
bagnata si era inghiottita tutto.
Poi però un lampo
luminoso e frastornante illuminò il bosco circostante, rendendo tutto più
chiaro…ed allora lo vidi.
Mai, nemmeno nei miei
sogni più sfrenati ero riuscita ad immaginare tanta perfezione; era
semplicemente impossibile per un cervello umano concepirla…per questo quel
ragazzo che mi stava di fronte, bagnato da capo a piedi, doveva appartenere per
forza a qualche mondo sconosciuto.
Nel mio, creature di tale
bellezza, non potevano esistere.
“Posso entrare?” mi
chiese, mostrando una fila di denti bianchissimi.
Un altro lampo illuminò
l’oscurità dipingendo sul suo volto alabastrino ombre inquietanti e il fragore
del tuono che seguì mi scosse portandomi alla consapevolezza di non aver
aspettato altro che lui.
Ebbene, eccoci qui con un altro capitolo :D Ci tengo a ringraziare enormemente la Dod per le cose meravigliose che mi dice sempre…tu lo sai quanto siano importanti le recensioni per chi scrive, quindi puoi capire l’effetto che mi fanno le tue, ogni volta mi riempi il cuore di felicità…sapere che quello che scrivo, nel quale metto gran parte di me stessa, piaccia così tanto a qualcuno…è semplicemente fantastico.
Ahahaha hai ragione per adesso
corre parallela a quella dei nostri cari vampiretti, ma poi..chissà XD
Non ti preoccupare, adesso che
aggiorno ti mando subito una mail!
Mi sa che ancora con questo
capitolo non ho soddisfatto la tua curiosità..ma presto si scoprirà :D
Nel frattempo ti ringrazio ancora
per tutto, dal profondo del cuore.