Anime & Manga > Ranma
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Autore: moira78    24/01/2009    1 recensioni
Un'altra storia già pubblicata altrove, di parecchio tempo fa, una sorta di esperimento più che altro. La mia bravissima beta Tiger Eyes crede che abbia ampi margini di miglioramento e non è detto che un giorno la rielabori del tutto, ma intanto ve la propongo così, com'è nata. Fatemi sapere se vi piace^^
Genere: Triste, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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TO TALK ABOUT

 

Era accucciata in un angolo, a ridosso del muro di cinta di una vecchia casa, e piangeva sommessamente.

 

Ranma soppesò la situazione, e decise di avvicinarsi cautamente. Si accosciò accanto a lei  e la guardò; era così indifesa…

 

“Mariko…ehi…”

La ragazzina tirò su col naso, e lo guardò, gli occhi umidi e grandi “Io e la mia mamma vivevamo qui una volta” Spiegò “Ma poi…”

 

Ranma le si avvicinò di più. “Ma poi cosa?!”

”Ecco…io…”

Ma mentre Mariko parlava, fece la sua comparsa un’amazzone cinese che Ranma conosceva fin troppo bene. “Ayaaaa!! Ferma!!!”

Ranma la prese in braccio con la forza e cominciò a fuggire “Ma si può sapere perché ce l’hanno tutti con te??!! Prima Ukyo e Ryoga, ora anche Shampoo!!!” Lei si strinse nelle spalle, indecisa se dire o non dire qualcosa.

Intanto Ranma correva come una furia per seminare i bombori della sua corteggiatrice “Lascia stare Shampoo!! Prima che tu la uccida devo parlarci io!!”

 

“Non mi sfuggirai spirito di ragazzina dispettosa!!”

Ranma si lasciò quasi cadere, e riuscì per poco a non rovinare attraverso il tetto marcio di una vecchia fabbrica. In compenso prese male le misure per il salto successivo e prese in pieno un muro di marmo; Mariko volò letteralmente dalle sue braccia, atterrando con grazia a terra, mentre il povero Ranma scivolava lentamente sull’asfalto, la faccia ancora premuta contro l’odioso ostacolo.

 

“Tutto bene Ranma?” Lo chiamò.

 

“Una favola” Biascicò lui prima di svenire.

 

 

Quando si risvegliò vide la faccia preoccupata della ragazzina su di sé, e immediatamente dopo il proprio seno. Si alzò a sedere, dolorante.

 

“Scusa, ma per farti riprendere ho usato un secchio d’acqua fredda” Spiegò lei innocentemente.

 

“Ah, grazie tante!” Rispose lui piccato, strofinandosi la mascella ammaccata “E adesso spiegami perché non mi hai detto subito che eri uno spirito!”

 

Mariko si morse il labbro “Io…io l’ho fatto…perché…”

 

Stavolta Ranma s’infuriò “Ho capito il tuo gioco ragazzina! Ti stai divertendo alle spalle di tutti gli artisti marziali di Nerima, vero?! Avanti, parla, vuoi vendicarti di qualcosa o ti diverti semplicemente??!!”

 

Lei si scostò come se fosse stata schiaffeggiata “NON E’VERO! – gridò – IO…IO…SOLO…vorrei solo riavere mia madre accanto a me…forse lei…lei saprebbe cosa…”

Ranma si disse che mai più si sarebbe lasciato impietosire dai piagnistei di quella peste, ma a poco a poco il suo cuore tenero ebbe il sopravvento; si odiò per questo, ma di nuovo l‘ira sparì così come era venuta. Sedette a gambe incrociate accanto a lei, e attese con calma che smettesse di piangere. Quando i suoi singhiozzi si placarono le chiese piano, cercando di dare alla sua voce un tono di strafottenza “Allora ragazzina, raccontami come…sì…insomma, come….sei diventata uno spirito.”

 

Lei si asciugò gli occhi  e cominciò a parlare.

 

“Era il giorno del mio decimo compleanno ((avevo visto giusto – pensò Ranma – è proprio piccola)) ed ero uscita con la mamma per scegliere il mio regalo. Papà era fuori per lavoro, ma non mi dispiaceva festeggiare da sola con lei”

 

Mariko camminava per le strade del centro tenendo per mano sua madre.

D’improvviso una vetrina attrasse la sua attenzione “Mamma guarda! Non è MERAVIGLIOSA quella bambola laggiù?!”
La donna si girò e sbirciò la vetrina “Direi di sì Mariko. Che dici, vuoi vederla meglio?”
”SIIIIII!!!”

 

Il semaforo cambiò, e loro si incamminarono verso il negozio. Mariko era al settimo cielo; quella era la bambola dei suoi sogni. La commessa la voleva incartare, ma la ragazzina preferì tenerla subito in braccio.

Uscì sul marciapiede volteggiando, i fiori di ciliegio cadevano su di lei trasportati dal vento, e sua madre vide la sua bambina bella e felice come non mai, come in un sogno. Stringeva la sua bambola e danzava, rideva…

Udirono distintamente lo stridìo dei freni alle loro spalle. La madre di Mariko vide la confusione sul volto della sua unica figlia, il sorriso spegnersi e allora capì…

 

“Fermatelo, è ubriaco!!” Gridò qualcuno alle loro spalle.

 

...capì nella parte più recondita della sua anima che stava per perderla per sempre.

 

“SIGNORA ATTENTA!!!!” Fu sospinta di lato da qualcuno, mentre il camion saliva sul marciapiede sbandando.

 

“MARIKOOOO!!!!!!” Gridò. Registrò solo l’urlo della sua bambina, e la bambola che volava via, strappata dalle sue braccia per sempre.

 

 

Ranma sospirò “Allora è andata così”.

 

Il vento soffiò leggero per un attimo, trasportando i loro pensieri lontano.

 

Ranma si alzò “Che ne dici, andiamo a trovarla?”

Mariko alzò il viso verso di lui “Ma lei non può vedermi!”

”Ma può vedere me! Le dirò che le sei accanto, e che le vuoi bene…”

Lei sorrise tristemente “E a che servirebbe? Ti giudicherebbe matto. E’già tanto triste poverina! Sai, spesso la notte la spio di nascosto, dalla finestra. Mi sogna…e piange nel sonno…poverina…Mi manca così tanto…”

Fu in quel momento che Ranma vide la sua fidanzata assieme a Ryoga per la prima volta.

 

 

“Come stai Akane-chan? E’ da molto che non ti vedo…”

Lei prese un respiro e guardò il cielo: era così azzurro…”Non lo so Ryoga, sai…Ranma…”

Lui abbassò il capo, gli occhi chiusi “ Già…Ranma…non lo hai ancora, insomma…dimenticato?”

Akane si morse il labbro, e non notò il rossore sulle guance del suo accompagnatore “Io…sai…ho fatto portare via le sue cose. Da quando suo padre venne da me a parlarmi, da quando è uscito dalla mia vita tento di costruirmi un futuro, di non pensare che ormai mi ero abituata all’idea di essere la sua fidanzata ….”

 

Ranma boccheggiò. Cosa aveva appena detto?!

 

Ryoga prese un respiro profondo “Già” Poi si voltò, e la guardò negli occhi “Però Akane…non puoi lasciarti andare così; non meriti di soffrire tanto tu…tu meriti di meglio che vivere aggrappata al suo ricordo” Il rosso delle sue guance divenne porpora “E poi…per qualunque cosa…se sei triste…io…ecco…”

                                                                                                                         

“Lo so… - fece lei tremante – è che…è così difficile. Se non ci fossi tu con me non so cosa avrei fatto!” Gridò gettandosi fra le sue braccia.

 

Ryoga le carezzò piano i capelli, e arrossì ancora di più, se possibile “Calmati ora…sai che puoi sempre contare su di me…”

 

Ranma era sbigottito: Akane si era abituata ad essere la sua fidanzata!…ma allora…gli voleva bene? La gioia improvvisa provocata dalla sua confessione però si offuscò immediatamente. Si era gettata fra le braccia di un altro… La SUA Akane traeva conforto da Ryoga mentre stava disperatamente cercando di dimenticarsi di lui, di cancellarlo dalla sua vita per sempre! Doveva correre a parlare con suo padre, SUBITO,  capire cosa avesse combinato stavolta, se gli avesse rifilato l’ennesima fidanzata o…

 

“Ranma…?” Tentò Mariko da tergo facendolo sobbalzare.

 

Lui stese una mano per zittirla, un’aria omicida negli occhi “Non ora ragazzina…credo…credo che andrò a cercare dell’acqua calda”

 

“Ranma…io volevo…”

Senza ascoltare oltre, saltò via per i tetti, verso una meta a lui ignota, in cerca non certo dell’acqua calda, ma piuttosto di una spiegazione a quell’assurda, pazzesca situazione.

 


 

 

   
 
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