Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Ray46    26/07/2015    6 recensioni
[Kristanna; accenni di Helsa]
Primo episodio della serie "Le cronache del Ghiaccio e del Fuoco"
Dopo il famoso incidente da piccola con i poteri di Elsa, anche Anna scopre di possedere un dono: la capacità di creare e di manipolare il fuoco. Anna però, priva dei suoi ricordi a causa della magia dei troll, cresce nella convinzione di essere l'unica con tali poteri, fino a quando, il giorno dell'incoronazione, non scopre la verità.
Questa sarà in sostanza una rivisitazione del celeberrimo film di Frozen e fungerà da introduzione per le altre incredibili avventure che coinvolgeranno Anna, Elsa e tutti i loro amici. Spero di avervi un po' incuriosito e se la risposta e sì, allora vi auguro buona lettura :D
Attenzione: la serie non avrà niente a che fare con l'omonimo libro, da questo ho solo tratto il titolo
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna, Elsa, Hans, Kristoff
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO SESTO

Le verità





«Basta! Non ce la faccio più!»

Hans scagliò a terra i documenti che teneva in mano facendosi scappare una sonora imprecazione. Aveva raggiunto il punto di rottura, la mente e il corpo avevano inevitabilmente ceduto allo stress e alla stanchezza. 
Non dormiva da quasi quarantott’ore. 
Il castello era un continuo via vai di gente che chiedeva aiuti e protezione dal gelo, i ministri lo consultavano per ogni minima decisione da prendere, e -cosa ancora più insopportabile- il duca di Weselton non faceva altro che sbraitare e lamentarsi ad ogni riunione del consiglio. Neanche all’interno del suo alloggio, da solo e di notte fonda, era libero di concedersi un attimo di riposo. Proprio un paio di minuti prima, infatti, un paggio di corte lo aveva svegliato bussando ripetutamente alla porta della camera. Il motivo? Consegnargli un plico contenente importanti documenti di stato, alcuni da firmare con urgenza, con gli omaggi del ministro del tesoro.
Il principe si stropicciò i capelli in un moto di esasperazione, passeggiando nervosamente per la stanza senza una meta precisa. L’avevano disturbato a quell’ora della notte solo per fargli leggere un resoconto dei danni subiti e per fargli firmare delle lettere... delle lettere completamente inutili!
«A che ci serve chiedere soccorso ai regni confinanti?!» esclamò irato «con il fiordo congelato e le strade praticamente inagibili, i rifornimenti non arriverebbero mai in tempo!».
Il principe borbottò un’altra imprecazione, raccolse con cura le carte dal pavimento e -a discapito di quanto appena detto- firmò ad una ad una le lettere da spedire. Per quanto lo ritenesse superfluo, infatti, doveva fare buon viso a cattivo gioco. Al momento era lui il reggente di Arendelle e, come tale, aveva il preciso dovere di prodigarsi per aiutare il popolo con ogni mezzo disponibile. Non poteva rischiare che dubitassero di lui. Non poteva rischiare che lo giudicassero un incompetente... non di nuovo... non come a casa. 
Doveva essere perfetto: buono, generoso, leale, altruista e coraggioso. Doveva aiutare i deboli e i bisognosi, doveva essere un esempio per tutti, un faro di speranza per coloro che si sentivano perduti. E non soltanto per dimostrare che per loro sarebbe un ottimo re, obbiettivo a cui non aveva mai rinunciato... ma soprattutto perché ne avevano veramente bisogno. 
Non poteva abbandonarli al loro triste destino “in balia di quel mostro!”. Sapeva bene quanto fosse pericolosa la regina. E lo sapeva perché lei era come lui. 
Anche lui possedeva strani poteri; poteri che aveva usato per fare del male, poteri che aveva usato per uccidere... poteri che gli avevano rovinato la vita. I suoi fratelli lo odiavano per colpa sua, per ciò che lui aveva fatto diversi anni fa, prima che venisse giustiziato per l’ultimo gravissimo omicidio che aveva commesso. Già... giustiziato... perché lui ufficialmente era morto. E nessuno, a parte Hans e suo padre, sapeva la verità.
“Nessuno sa che è ancora vivo
«Vostra altezza»
Una voce infantile proveniente dall’esterno della camera lo ridestò bruscamente dai suoi pensieri. Il principe aprì la porta ritrovandosi di fronte il paggio di poco prima.
«I ministri richiedono la vostra presenza alla sala delle riunioni» disse il ragazzino, la voce impastata e gli occhi semichiusi per il sonno.
“Un’altra maledetta riunione del consiglio!” pensò irritato il principe “stanotte non c’è verso di chiudere occhio”
«Bene, informali che presto sarò da loro; dopodiché consegna queste missive ai corrieri reali con l’ordine di partire immediatamente» 
Hans affidò le lettere al piccolo paggio e richiuse la porta della stanza. Aprì l’armadio a due ante e prese il soprabito scuro, indossò un paio di guanti a caso e si preparò ad uscire. Quando però raggiunse il pomello della porta, il principe si bloccò di colpo. 
Per qualche strano scherzo della mente, d'un tratto gli ritornarono davanti le immagini della sera del ricevimento, in particolare il momento in cui porse i suoi personali omaggi alla regina Elsa. 
Come già sospettava da tempo, la sovrana era davvero una preda irraggiungibile. 
Bella oltre ogni sua immaginazione. Perfetta in ogni gesto o movenza che compiva, in pratica, la regalità personificata in un angelo. Il suo charme -com’era prevedibile- non l’aveva minimamente sfiorata, venendo liquidato in pochi secondi con la tipica scusa di cortesia. 
Ma dietro tutta la perfezione, il principe si ricordò di aver intravisto qualcos’altro. Dietro quella maschera di galanteria e di buona educazione -così simile alla sua, peraltro- aveva intuito celarsi dei sentimenti ben diversi... sentimenti che provocavano nella fanciulla una tristezza tale da lacerarle l’animo, sin nel profondo. 
“Sentimenti simili ai miei” constatò solo ora Hans. 
E poi si ricordò della paura. Del terrore dipinto sul suo volto, impresso nei suoi bellissimi occhi, quando gli spuntoni di ghiaccio la divisero dalla sorella e dal resto dei commensali. 
Il principe fu invaso dal dubbio.
“E se non fosse un mostro? E se, come sostiene Anna, avesse solo paura?”
La confusione, tuttavia, ebbe vita breve. 
Il rancore e l’ambizione riemersero nel suo cuore con incredibile prepotenza, annichilendo ogni sprazzo di compassione per la regina. 
«No! Lei è un essere contro natura, proprio come lui! Se finora l’ho difesa, l’ho fatto solo per assecondare quella sciocca principessa!» disse a se stesso, come per imprimersi bene a mente tali convinzioni.
Lo sguardo del principe tornò serio e risoluto, mentre si accingeva ad aprire di nuovo la porta.
«Non commetterò lo stesso errore di mio padre. Ucciderò la regina Elsa... fosse l’ultima cosa che faccio» sussurrò.
Girò il pomello facendo scattare la serratura, un ghigno tutt'altro che benevolo gli deformò orribilmente le labbra.
«E soprattutto... diventerò re di Arendelle»




«Kristofer»
Anna richiamò l’attenzione del montanaro per la ventesima volta in meno di mezz’ora, suscitando in quest’ultimo non poca irritazione... irritazione per di più alimentata dal fatto che la rossa perseverava nel pronunciare male il suo nome. 
«Ti ho già detto mille volte che mi chiamo Kristoff» sibilò tra i denti.
«È lo stesso» gli rispose, scrollando le spalle.
Il biondo sbuffò, spazientito. Tentare di spiegarle che Kristofer e Kristoff sono due nomi totalmente  diversi (o almeno secondo il suo punto di vista) sarebbe stato un inutile spreco di tempo. 
«Taglia corto e dimmi cosa vuoi!»  
«Mi fanno male le caviglie» gli disse con un pizzico di stizza per il tono che le aveva appena riservato.
«Non possiamo fermarci» rispose sbrigativo il ragazzo. 
«Perché no? Sono ore che camminiamo e i lupi ormai saranno lontani»
«Non esistono solo i lupi. La foresta è piena di pericoli, specialmente di notte»
La rossa fu sul punto di controbattere, ma venne preceduta dal montanaro, il quale aveva intuito il nascere di una fastidiosa quanto futile polemica, e aveva deciso di troncarla alla radice.
«Sosteremo solo quando avremo trovato un rifugio sicuro, fine della discussione!»
Anna mugugnò un “ok” scontento e continuò a camminare in silenzio. Il ragazzo la guardò incrociare le braccia al petto e mettere il broncio come una bambina, allorché non poté trattenere una piccola risata che non sfuggì all’udito della rossa. Questa, in tutta risposta, lo ignorò accelerando il passo.
Kristoff se ne dispiacque. 
Sebbene non volesse ammetterlo, la principessa gli piaceva veramente, e a poco a poco gli stava diventando persino simpatica. Sven, che aveva osservato in disparte tutta la scena, si avvicinò all’amico e lo spintonò da dietro mandandogli un chiaro messaggio: «non stare lì impalato e valle a parlare!»
«E cosa dovrei dirle?» sussurrò alla renna, coprendosi la bocca per non farsi sentire
«Per esempio “scusa”?»
«Che?! Non ci penso nemmeno! Non è colpa mia se si comporta come una ragazzina vizia-»
Uno spintone più forte del precedente raggiunse il fondoschiena del biondo, il quale per poco non perse l’equilibrio.
«Ok ok, ci vado»
Kristoff accelerò anch’egli la marca e con un paio di falcate arrivò a posizionarsi affianco la rossa. Mai come in quel momento chiedere scusa gli sembrò così complicato.
«Senti... ehm... ecco, io... ehm... »
Anna, nel frattempo, ammirava divertita il biondo annaspare alla ricerca delle parole. In realtà non si era offesa, ma aveva finto di mettere il broncio per strappare al montanaro delle scuse sentite. Era proprio curiosa di vedere se, sotto quella scorza di uomo rude e scontroso, si nascondesse un animo gentile e sensibile.
«Sii?» lo invitò con voce dolce a proseguire, mettendolo ulteriormente a disagio.
«Ecco... ehm... mi aiuteresti a raccogliere la legna?» terminò il montanaro, spiazzando completamente la renna, ma non la rossa, la quale non sembrava aver compreso bene le parole del biondo.
«Accetto le tue scu- aspetta che?» gli rispose stupita.
«Beh, sì... la temperatura sta calando rapidamente... e prima o poi saremo costretti ad accendere un fuoco... sì, per non gelare intendo...» 
Anna lo guardava sempre più sbalordita, senza rispondere. Dopo diversi minuti di silenzio imbarazzante, la rossa portò entrambe le mani alla bocca nel tentativo di soffocare le risate.
«Mi vuoi aiutare sì o no?» aggiunse con una smorfia di fastidio.
«Oh... si, certo... ti aiuto volentieri»
I ragazzi si sorrisero a vicenda ed iniziarono a raccogliere la legna. Kristoff le consigliò di cercare rami secchi ed asciutti, ma, dopo ventiquattro ore di gelo, tutti gli alberi del bosco erano o ghiacciati o umidi a causa della neve. Per Anna, però, non fu affatto un problema. Le bastò allontanarsi per poco tempo dal montanaro ed asciugare con il suo potere -facendo attenzione a non dargli fuoco- i rami che raccoglieva per terra lungo la strada. Quando i due si rincontrarono vicino alla renna, Kristoff aveva tra le mani due miseri rametti di legno, mentre la rossa portava con sé una pila molto consistente. 
«Ma dove li hai trovati?» 
«Te l’ho detto che sono fortunata» gli rispose, mentre conservava la legna appena raccolta dentro una grande sacca agganciata al fianco di Sven.
Kristoff stavolta non se la bevve. 
La principessa gli stava nascondendo qualcosa. Trovare tutta quella legna secca era praticamente impossibile, lo sapeva bene. Inoltre, per esperienza sapeva che un branco di lupi non rinuncia mai ad un preda, men che meno se questa è più lenta di loro, e, durante la fuga, aveva avuto la netta sensazione che la rossa l’avesse distratto di proposito per impedirgli di vedere che fine avessero fatto gli inseguitori. E i misteri non finivano qui. La ragazza non sembrava minimamente soffrire per il freddo notturno. Lui stava praticamente congelando con sopra due strati di maglioni, mentre lei... fresca come una rosa.
“Aspetta un attimo, non porta neppure i guanti!”
Kristoff si diede mentalmente dello stupido per non averlo notato prima. Stare all’aperto e al gelo senza un’adeguata protezione per le mani, provoca raggrinzimento e perdita di sensibilità alle dita. Le mani di Anna, invece, erano lisce e rosee, come se fossero immuni al freddo pungente.
«Perché mi fissi?» gli chiese la rossa con una nota d’inquietudine nella voce.
«Le tue mani...» si affrettò a risponderle per evitare che fraintendesse «...non senti freddo?»
Anna si guardò con timore le estremità e sbiancò in viso, maledicendosi per la propria sbadataggine. Nella fretta di cambiarsi d’abito, aveva dimenticato i guanti di lana nell’emporio Querciola Vagabonda. Per colpa del potere del fuoco che le impediva di percepire il freddo, durante il viaggio non aveva notato la presenza o meno degl’importanti accessori, e ora si vedeva costretta ad inventarsi una scusa plausibile per non insospettire ulteriormente il biondo.
«C-certo che sento freddo» annui la rossa, strofinandosi le mani fingendo di scaldarle «i guanti di lana però mi danno un fastidio tremendo, mi irritano terribilmente la pelle. Oh, dovresti vedere le macchie e le bolle che mi spuntano tra le dita dopo averli indossati per cinque minuti, un vero orrore, ma che dico, un vero e proprio insulto al genere femminile» 
Kristoff la osservò perplesso mentre rideva nervosamente. 
Era palese che stesse mentendo; tuttavia, non riuscendo a trovare alcuna spiegazione logica per tali misteri, decise di stare al gioco e di sorriderle bonariamente, ripromettendosi di tenerla d’ora in avanti maggiormente d’occhio.
La rossa si rassicurò, trattenendo a stento un sospiro di sollievo. 
“Basta, ho capito: niente più poteri finché non troviamo Elsa” si impose Anna con decisione. Ovviamente non poteva sapere quello che sarebbe successo di lì a poco.




Passò rapidamente un’altra ora, durante la quale nessuno dei viaggiatori proferì parola. 
La stanchezza difatti si faceva sentire, e ancora non avevano trovato un luogo ritenuto adatto dal montanaro per accamparsi. Per di più la fiamma della lanterna aveva consumato quasi tutto l’olio residuo e presto sarebbero rimasti al buio nel cuore della foresta, facili prede di animali in cerca di uno spuntino di mezzanotte. In sintesi, la loro situazione non era affatto delle migliori.
Mentre costeggiavano la parete rocciosa di un grande altopiano, però, Anna intravide tra il fitto del fogliame qualcosa che riaccese la sua tipica allegria. 
«Kristoff, guarda un po' cosa ho trovato?» cantilenò la rossa, trascinando il biondo e la renna di fronte alla sua scoperta
«L’entrata di una caverna?» 
«Sììì! Non è magnifico? Proprio quello che cercavi: un luogo sicuro e tranquillo dove accamparci per la notte... o se non altro per ciò che ne rimane... ma che importa, finalmente la ricerca è finita!» 
Sven saltellò dalla gioia per la lieta notizia, pregustando come la rossa l’agognato riposo. L’amico, tuttavia, non era della stessa opinione del quadrupede.
«Non credo che sia una buona idea avventurarci là dentro» le rispose dubbioso. «di solito le caverne sono abitate... e noi potremmo essere degli ospiti indesiderati»
«Ah no! Non ci provare!» gli puntò il dito sul petto «Girovaghiamo per questa foresta da chissà quanto tempo, con i piedi e gli zoccoli ormai doloranti» la renna a quel punto annuì convinta, beccandosi un’occhiataccia da parte di Kristoff «Tu e Sven avete riposato in quella stalla si e no mezz’ora, mentre io l’ultima volta che ho dormito è stato, pensa un po', due giorni fa! Qua fuori, a parte neve, rocce e alberi, non vedo niente che assomigli ad una baita, per non parlare che si gela a tal punto che non mi sento più le sopracciglia (piccola bugia a fin di bene). Per cui, caro-il-mio-montanaro, se proprio vuoi continuare a cercare il tuo fantomatico “rifugio anti-lupo”, fa pure, ma noi due non ci muoveremo da qui, non è vero Sven?» 
La renna emise un verso di approvazione e la rossa guardò il ragazzo a braccia conserte sorridendo trionfante.
Il montanaro non sapeva come risponderle.
In effetti aveva ragione: lui e Sven erano sfiniti quanto lei e se non riposavano un po', l’indomani mattina sarebbero crollati a terra come pere mature. Inoltre dovevano accendere un focolare al più presto, altrimenti sarebbero diventati per davvero dei ghiaccioli da esposizione. 
“Noi di sicuro, lei invece ho qualche dubbio” gli sussurrò un vocina scettica nella testa... vocina che per il momento decise di ignorare.
«Vedi che sarà umido» la mise in guardia
«l’umidità non mi dà fastidio»
«e sporco»
«ogni tanto sporcarsi fa bene»
«e pieno di pipistrelli»
«sono carini, non trovi?»
«sei sicura di volerlo fare?»
«sicurissima»
«E va bene» sospirò alla fine «ma stammi vicina»
Kristoff fece strada entrando per primo, seguito a ruota da Anna e da Sven. La flebile lanterna tenuta in mano dal capofila illuminava le pareti del tunnel, rivelando le rocce troppo appuntite o gocciolanti da scansare. Dopo una ventina di metri, i tre udirono un rumore di squittii in lontananza. Il rumore divenne sempre più forte, finché una scia di volatili neri non passò con gran fracasso sopra le loro teste. La rossa si fece scappare un gridolino, il quale non sfuggì al montanaro.
«Non ti stavano simpatici?» le domandò sarcastico.
«Ammetto che di presenza fanno un po' ribrezzo»
«“Di presenza”? Ma dove li avevi visti allora?»
«Nel mio vecchio libro di fiabe» confessò Anna imbarazzata, provocando nel biondo una risata genuina che contagiò piacevolmente anche lei.
Dopo aver percorso all’incirca altri venti metri in leggera pendenza verso il basso, i tre esploratori raggiunsero l’estremità della grotta. Essa era abbastanza spaziosa da accogliere tutti i presenti senza problemi, compreso Sven, e la pendenza del tunnel permetteva di accendere un fuoco senza il rischio di soffocare per l’accumulo di fumo.
«È perfetta» dovette ammettere Kristoff. 
«A quanto pare ti preoccupavi per nulla» sorrise vittoriosa la rossa «Non lo conosci il detto “chi non risica non rosica”?» 
«E tu non conosci il detto “la prudenza non è mai troppa”?» 
«Mmmm... no, mai sentito»
I due ragazzi scoppiarono a ridere. 
Sven, nel frattempo, osservava felice il suo migliore amico: senza rendersene conto, aveva creato con la ragazza un legame d’amicizia che cresceva di minuto in minuto... amicizia che un giorno -sperava la renna- sarebbe potuta sfociare in qualcosa di più.
Tuttavia, l’allegra atmosfera fu improvvisamente squarciata da un potentissimo ruggito proveniente dall’ingresso della grotta. 
I tre rabbrividirono a tal punto da bloccarsi sul posto come delle statue di sale. Un secondo ruggito, più vicino del precedente, li ridestò un minuto dopo dalla loro paralisi. Kristoff si avvicinò a Sven, anch’egli molto spaventato, prese dalla sacca laterale un grosso ramo e gli diede fuoco con la fiamma della lanterna. 
Subito dopo la creatura si mostrò ai loro occhi: era un enorme orso bruno lungo almeno due metri e mezzo, molto arrabbiato e probabilmente anche molto affamato. L’arrivo improvviso dell’inverno lo aveva indotto a cercare un luogo dove passare il letargo, e sicuramente non aveva apprezzato il fatto che la grotta fosse già occupata da qualcun altro.
«Anna... prendi Sven ed esci subito di qui» sussurrò Kristoff con tutta la calma che riusciva a trattenere in corpo.
Anna non fece caso alla parole del biondo, troppo intenta a riflettere sul da farsi.
Usando i suoi poteri avrebbe potuto facilmente allontanare il pericoloso animale, ma in tal modo il biondo l’avrebbe sicuramente vista... e non aveva la minima idea di come avrebbe reagito alla scoperta. Sebbene si fosse mostrato molto comprensivo riguardo i poteri Elsa, ancora non si sentiva del tutto sicura: temeva che non avrebbe capito, che l’avrebbe giudicata un mostro, o una strega, proprio come il duca di Weselton. Ma il pericolo era troppo grande per essere ignorato, e doveva prendere in fretta una decisione.
“Non ho scelta, correrò il rischio” concluse con un sospiro la rossa
L’animale intanto avanzò di qualche passo, ringhiando minacciosamente ai tre sgraditi inquilini. Anna, in risposta, punto le braccia davanti a sé, pronta ad evocare l’infuocato potere. Il montanaro, però, la strattonò con forza e si posizionò d’avanti a lei per proteggerla.
«Ma che fai?! Ti ho detto di andare via! Io nel frattempo lo distraggo» le urlò in uno stato tra l’ansia e la determinazione
«No, non capisci, io-»
La rossa non ebbe il tempo di finire la frase che il mammifero, sentendosi minacciato dai movimenti bruschi dei ragazzi, ruggì ancora più forte di prima e si alzò sulle gambe posteriori, mostrando tutta la sua enorme stazza. Kristoff tentò di spaventarlo agitando la torcia di fronte al suo muso, ma l’orso, anziché indietreggiare, si infuriò ulteriormente. Con una zampa lo disarmò, e con l’altra lo colpì alla spalla con incredibile violenza, facendolo volare di qualche metro fino alla parete rocciosa sulla sua destra. Il montanaro grugnì per l’intenso dolore, ma constatò -per fortuna- di non aver riportato alcuna frattura alle ossa. 
L’orso ignorò il resto dei presenti e si concentrò sulla preda ormai indifesa, dirigendosi con bruttissime intenzioni verso il ragazzo.
Kristoff, a quel punto, pensò di essere spacciato. Come ultimi pensieri, il ragazzo sperò con tutto il cuore che Anna fosse riuscita a fuggire insieme a Sven... e rimpianse amaramente di non aver avuto più tempo per conoscerla meglio.
Quando l’animale fu sul punto di finirlo, però, accadde qualcosa che non si sarebbe mai aspettato.
Tra lui e il grosso mammifero si materializzò dal nulla una gigantesca colonna di fuoco, il calore così intenso da riportare in un attimo la temperatura dell’estate. L’orso bruno perse l’equilibrio e cadde all’indietro, per poi allontanarsi spaventato dalla colonna infuocata. Tentò allora di scagliarsi sulla rossa, ma questa creò sotto le zampe dell’animale una striscia di fuoco che lo costrinse di nuovo a ritrarsi.
«Via, sciò! Trovati un’altra grotta!» 
Anna scagliò un ultima sfera che esplose a pochi centimetri dal mammifero, dissolvendosi nell’aria senza provocare danni. L’orso emise un guaito per la paura e alla fine fuggì terrorizzato dalla caverna.
Infine, con un leggero movimento del polso, la rossa estinse tutte le fiamme che aveva creato, riportando la grotta nella semioscurità. 
Kristoff, che nel frattempo era riuscito a rialzarsi, la guardava senza fiatare, gli occhi sgranati e la bocca spalancata dallo stupore. Anna si voltò verso di lui, e gli rivolse un sorriso pieno di timore e imbarazzo. 
«Posso spiegare»




ANGOLO AUTORE: Salve a tutti, rieccomi qua con un nuovo capitolo della mia fic preferita ^^ (come si dice a Napoli “ogne scarrafone e bell’ a mamma soja” XD). 
Il capitolo stavolta è denso di eventi, come del resto lo è anche la scrittura, quasi del tutto priva di spazi. Sicuramente qualcuno di voi si sarà chiesto “ma per quale motivo questo qua scrive ogni capitolo diverso dall'altro?!?”; beh, in effetti stavo sperimentando diverse presentazioni del testo per trovare quello che fosse più piacevole da leggere e pensavo di averlo trovato con quello precedente, ma di recente mi hanno fatto giustamente notare che lasciando troppi spazi inutili spezzettavo la scorrevolezza della storia, e per questo ho deciso di tornare alla forma del primo capitolo, dove inserivo gli spazi solo per i salti di tempo o di luogo (la forma dovrebbe rimanere finalmente così, ma nel caso non vi piaccia non esitate a farmelo sapere :)). 
Per le note e l’analisi del capitolo direi invece di partire dall’inizio: 
Il primo pezzo è un missing moment dedicato ad Hans che ho inserito per creare un parallelismo con quello di Elsa del capitolo precedente. Il povero principe non è libero di dormire neanche la notte (ho pensato che in una situazione di crisi fosse normale) e finalmente si scopre cosa gli frulla veramente in testa. Per quanto provi qualcosa per Elsa, lui la odia e la reputa un mostro perché assomiglia a questa misteriosa persona che gli ha rovinato la vita (o più precisamente hanno entrambi dei poteri, ma non gli stessi) e che a quanto pare solo lui e suo padre sanno essere ancora in vita. Hans si trova perciò ad odiarla e ad amarla allo stesso tempo, ma l’odio sembra prevalere sull’amore, e quindi ha intenzione di ucciderla ad ogni costo.
Le scene successive sono invece sia dal punto di vista di Anna che di Kristoff, ed è stata la parte più divertente da scrivere XD. Il nostro montanaro, mentre è alla ricerca di un rifugio per la notte (si trovano ancora nel bosco prima del burrone), finalmente ha modo di sfogarsi con Anna (dopotutto nel film lo faceva durante l’inseguimento, ma in questa fic non ne aveva avuto il tempo ;)), ma questa gli rigira la frittata facendolo sentire in colpa XP. Inoltre si scopre come già sospettasse di Anna, ma ovviamente non poteva immaginare che avesse dei poteri ;). Anna alla fine trova una caverna e gli fa una bella ramanzina per convincerlo ad entrare (mi sono ispirato alla scena di quando gli regala la slitta nuova XD), ma quando sembra essere tutto risolto, ecco che spunta l’orso XP (Pacha e Kusco: “è un classico -.-” Io: “tornatevene nel vostro film!”). Kristoff cerca di fare l’eroe per salvare Anna ma alla fine è lei a dover salvare lui con i suoi poteri. E adesso come reagirà Kristoff alla scoperta? Vi dico solo che, ora che Anna non deve più nascondere i suoi poteri, nei prossimi capitoli vedrete quello di cui è realmente capace ;)
Spero che il capitolo vi sia piaciuto (scusatemi di nuovo per l’immenso angolo autore) e ci vediamo al prossimo aggiornamento, ciaoooo :)

   
 
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