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Autore: LunaNera17    26/07/2015    4 recensioni
Nuova generazione, una Rose un po' stravagante e lunatica, uno Scorpius riflessivo e per niente arrogante. Niente odio, niente insulti, nessuna inimicizia secolare. No.
Rose e Scorpius non si sono praticamente mai parlati, e tra loro non c'è altro che un'inconsapevole curiosità nei confronti dell'altro.
Due mondi diversi, due famiglie agli antipodi, ma due anime più affini di quanto si possa pensare. A loro l'arduo compito di decidere se dare ascolto ai pregiudizi e al proprio orgoglio o guardare avanti e, perchè no, scoprire anche l'amore.
Una Rose/Scorpius senza pretese, preludio di ciò che inizialmente avrei voluto scrivere (e che forse prima o poi scriverò). Buona lettura!
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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 Love is in the air

S.

 

La mattina di Sabato mi svegliai con la sgradevole sensazione di aver sbagliato tutto nella mia vita. Non avevo voglia di alzarmi, perché l’unico posto dove avrei voluto essere era già occupato… affianco a Rose. Mi ero bruciato l’unica occasione per creare con lei qualcosa di più che un’amicizia, per uscire con lei, per farle capire quello che, ormai l’avevo capito, provavo nei suoi confronti. Ma tanto che futuro avremmo potuto avere io e lei? Una storia tenuta nascosta, oppure continui litigi tra famiglie. Che romantica passeggiata avremmo fatto a Hogsmeade, perennemente preoccupati di non farci vedere da anima viva.

Mentre la mia testa veniva martellata da pensieri infelici, Mike spalancò le cortine del mio letto, riversandomi nelle orecchie fiumi di parole e mandando all’aria ogni mio tentativo di dormire.

“Sveglia Scorp! Dobbiamo andare a Hogsmeade oggi, è l’ultima occasione dell’anno! Devo passare da Zonko e Mielandia, tra poco è il compleanno della mia cuginetta, le voglio mandare qualcosa… pensi sia meglio una scatola di dolci assortiti o le confezioni “scherzi per tutti i gusti”? Oppure tutt’e due… Però sta diventando grande ormai, e se preferisse un mantello da sera? Anche dei guanti di raso, ‘ste ragazzine sono sempre più esigen…”

“La vuoi piantare di parlare, cretino?” mugugnai, lanciandogli il cuscino in faccia per farlo smettere. Mi misi a sedere sul letto e mi stiracchiai le braccia. Mike, già vestito di tutto punto, mi incalzava per farmi preparare in fretta. Con un grugnito mi trascinai verso il bagno. In fondo glielo dovevo.

Dopo una serie di spintoni, qualche pugno e vari amichevoli insulti riuscimmo finalmente a uscire tutti interi. Lungo il tragitto fummo intrattenuti da diverse persone, per lo più ragazze. Io e lui insieme avevamo sempre attirato l’attenzione: eravamo diversi come il giorno e la notte, io biondo, pallido, occhi grigi e freddi, lui moro, dalla pelle scura, con profondi occhi neri, a detta delle ragazze magnetici.

Michael aveva i lineamenti molto più delicati dei miei, era perfettamente proporzionato sia nel volto che nel corpo, e si era guadagnato il titolo di Bello e impossibile tra la popolazione femminile di Hogwarts. Io facevo la mia parte, non ero bello come lui, ma la mia reputazione da tenebroso e i miei colori particolari avevano fatto il resto.

Due ragazze ci si avvicinarono, indossavano i colori di Serpeverde e le riconobbi come due ragazze del quarto anno. Una di loro era sorella di una nostra compagna, Samantha Belby.

Le due ragazzine intraprendenti, fin troppo per i miei gusti, ci presero sottobraccio, cominciando a civettare da brave ochette con gli ormoni in subbuglio. Michael sembrava conoscere bene Lydia Belby, li sentii parlare alludendo a qualche evento passato, e nel mentre scambiarsi carezze piuttosto equivoche.

“Che dici, Scorpius, ci accompagnate a bere qualcosa a Hogsmeade?” mi chiese la ragazza abbracciata a me, con tono suadente da piccola adescatrice. La osservai meglio: era carina, ma decisamente frivola.

“Lavinia giusto? Non credo che avremo tempo, Mike ha degli acquisti da fare” tergiversai. Mike, lì accanto, mi diede man forte.

“Esatto! E poi è un’uscita tra uomini questa, non accettiamo accompagnatrici… mi dispiace ragazze sarà per un’altra volta” chiuse la questione.

Le due parvero deluse, ma non si persero d’animo.

“Almeno fino al paese possiamo accompagnarvi, però, vero Mikey?” chiese Lydia, la più spigliata. Mike rabbrividì per quell’orrendo nomignolo, ma acconsentì comunque. Per un intero chilometro dovetti sorbirmi le chiacchiere frivole di Lavinia, che non mi aveva mollato il braccio per un secondo.

“Ehi ma quella non è la Weasley?” fece a un certo punto la biondina accanto a me, a voce troppo alta. Mio malgrado mi voltai nella direzione che lei indicava e scorsi la chioma rossa di Rose accanto al corpo scoordinato di Benson.  Stavano ridendo insieme, non si tenevano per mano, né a braccetto, stavano semplicemente l’uno accanto all’altra. E Ridevano. Insieme. Quindi Rose si stava divertendo…

“E quello con lei non è quel tonto di Benson?” rincarò Lydia, da brava pettegola. Rose, forse sentendo il suo nome quasi gridato, si girò nella nostra direzione. Mi parve che il suo sguardo si soffermasse su di me e sulla ragazza appesa al mio braccio destro, poi però arrossì impercettibilmente e tornò a rivolgersi al suo accompagnatore.

“Dite che ci ha sentito?” commentò Lydia, per nulla dispiaciuta, facendo l’occhiolino a Lavinia.

Una volta giunti a Hogsmeade, liberarci delle due oche fu un sollievo, persino per Mike, che nonostante fosse un donnaiolo si stufava in fretta di tipe del genere.

Girammo vari negozi, in cerca del regalo perfetto per la cuginetta preferita di Michael. La bimba aveva nove anni, e ormai per gli standard Purosangue stava diventando una nobile ragazza a tutti gli effetti. Non si poteva più permettere  giochi e vezzi da bimba, sebbene le coetanee giocassero ancora con le bambole. Mike però amava viziarla e spesso le comprava giochi che le consegnava di nascosto.

Optammo alla fine per un cappellino estivo a con un fiore appuntato di lato, in cui nascondemmo un pacco di dolci tutti colorati.

Nel primo pomeriggio ci rifugiammo ai Tre Manici di Scopa, dove Madame Hanna ci servì due Burrobirre. Non incontrai Rose per il resto della giornata. Mi chiesi se lei e Benson avessero preso un tè da Madama Piediburro, quell’orribile locale pieno di trine e cuoricini. Rose sicuramente non avrebbe apprezzato, ma  non mi aspettavo certo che Benson capisse una finezza del genere, non sapeva niente di Rose, avrebbe potuto benissimo trascinarla a forza nel bar per tentare di conquistarla.

Capìì che il mio pomeriggio era finito quando Mike adocchiò l’ennesima preda. Era una moretta di un anno più piccola, di non so quale casa. Lo vidi tentennare, incerto se restare con me o partire all’inseguimento.

“Non fare il coglione, Mike, vai. Io non ho più voglia di stare in giro, me ne torno su”

“Sei un amico, Scorp. Ci vediamo in Sala Comune!” esclamò, prima di scattare su dalla sedia e dirigersi con un sorriso smagliante verso il tavolo della mora e delle sue amiche.

Io pagai la mia Burrobirra e uscii nell’aria calda e immobile. Avevo urgente bisogno di qualcosa per rinfrescarmi. Ponderai per un po’ se farmi una nuotata nel bagno dei Prefetti o godermi l’aria fresca di un volo sopra al parco, ma proprio quando ormai ero all’uscita del paese vidi una furia rossa precipitarsi giù dalla discesa che portava alla Stamberga Strillante. Rose mi sfrecciò davanti senza vedermi, e continuò la sua corsa forsennata verso il castello. Feci a tempo solamente a scorgere l’espressione sconvolta della ragazza e qualcosa che assomigliava a uno strappo sul retro della camicetta, che Rose era già parecchi metri avanti a me.

Di Benson non c’era traccia. Sentii la rabbia verso quella sottospecie di ragazzo fluire fino al cervello, come sangue bollente nelle vene. Se aveva anche solo provato a far del male a Rose… Carico di adrenalina sperai di vederlo scendere dalla collinetta dietro a Rose, ma ne rimasi deluso. Stavo per andarlo a cercare, ma ricordai che Rose sembrava in lacrime, non potevo lasciarla sola.

In un lampo decisi che la furia omicida che provavo verso Benson poteva anche aspettare, e mi lanciai all’inseguimento della mia rossa.

La vidi in lontananza svoltare una curva, sulla strada verso i cancelli di Hogwarts. Corsi a perdifiato, ringraziando gli allenamenti di Quidditch per la velocità che avevo acquisito.

Rose riuscì a entrare nel castello prima che riuscissi a raggiungerla. Provai anche a chiamarla un paio di volte, ma non mi sentì, o non volle sentirmi.

L’atrio ombroso era deserto, gran parte degli studenti di Hogwarts erano usciti a godersi la bella giornata, oppure si erano rinchiusi in biblioteca cercando di non vedere il cielo azzurro tentatore. Grazie a quel silenzio mi fu facile distinguere lo scalpiccio di due scarpette sulla scalinata di marmo. Salii i gradini a due a due, e finalmente la vidi, a poca distanza da me. Non sembrava avere una meta, perché improvvisamente cambiò rotta e virò a destra in un corridoio a caso. Probabilmente, mi dissi, cercava un posto tranquillo dove sfogare la sua rabbia e la tristezza.

La afferrai per un braccio, facendola sobbalzare e indietreggiare. I suoi occhi si posarono sorpresi sul mio volto accaldato e sulla maglietta madida di sudore. Infine crollò, abbracciandomi con impeto e riversandomi addosso lacrime amare.

 

***

 

R.

 

“Sssh, Rosie. E’ tutto apposto, tranquilla” la voce calda di Scorpius mi rassicurò. Sentivo la sua mano accarezzarmi i capelli dolcemente, come farebbe un padre con la figlia, o un amante con la sua innamorata. Finalmente, tra le sue braccia, mi sentii al sicuro. Singhiozzai fino a consumare il respiro, tentando di calmare il nervoso e l’angoscia. Non ero solo spaventata, ma anche triste, delusa, arrabbiata. Maledissi il mio buonismo e la mia eccessiva fiducia nel prossimo, che mi avevano spinta a fidarmi di quell’idiota di Benson. Ogni tanto percepivo la voce di Scorpius, come proveniente da un mondo parallelo, pormi delle domande o rassicurarmi con parole dolci, ma non ci feci caso e non risposi. Non ne sarei stata in grado.

Non appena sentii i singhiozzi farsi più radi, feci un paio di respiri profondi, per calmarmi del tutto. Scorpius mi stringeva ancora, protettivo, e gliene fui grata.

“Come stai ora?” mi chiese.

“Meglio”

“Ora mi vuoi dire cos’è successo? Cosa ti ha fatto?” la sua voce era preoccupata e fremente di rabbia.

Gli strinsi un braccio, allontanandomi un po’ da lui. “Non mi ha fatto del male fisicamente, se è questo a cui stai pensando” lo rassicurai. Vidi il volto del biondo rilassarsi un poco, ma non del tutto.

“E questo allora come lo spieghi?” chiese, afferrando con impeto un lembo della mia camicia. Tastai il tessuto dietro la schiena, scoprendovi uno strappo piuttosto profondo. Feci una smorfia di disappunto, era persino riuscito a rovinare la mia camicetta preferita…

“Deve aver cercato di fermarmi mentre correvo via” ragionai, non trovando altra spiegazione. Scorpius non rispose, ma dallo sguardo capii che si aspettava una spiegazione. Il piccolo corridoio in cui ci trovavamo era deserto, praticamente nessuno passava mai di li, a parte qualche primino che aveva smarrito la strada.

Con un sospiro iniziai a raccontare la mia giornata, di come ci eravamo divertiti a parlare di Quidditch, delle nostre famiglie, di scuola. Mi ero illusa che Roy potesse essere una persona piacevole, un buon amico con cui passare una bella giornata, fino a quel momento.

“Filava tutto liscio, ci stavamo anche divertendo… a un certo punto mi ha proposto una passeggiata verso la Stamberga Strillante, figurati, non mi sembrava vero… un uomo che propone di passeggiare è quasi un alieno. Siam saliti fino al poggio, sedendoci sul prato. Giuro, io non ho fatto niente di provocatorio o simili… lui all’improvviso mi ha tirato verso di sé e ha provato a baciarmi” feci una pausa, per riprendere fiato. Scorpius, accanto a me, era una statua di sale.

“Io l’ho allontanato con un gomito e sono balzata in piedi. Gli ho detto che non mi sembrava il caso, che era un’uscita tra amici e lo consideravo tale, e lui è esploso… mi ha urlato che l’ho illuso, che gli ho fatto credere che mi piacesse, che ho fatto la sgualdrina con lui solo per divertimento e poi mi sono rivelata la solita frigida secchiona” la mia voce tremò, al ricordo di tutte le brutte cose che mi ero sentita rinfacciare.

“A quel punto sono corsa via” conclusi, a occhi bassi. Mi vergognavo, sia per le mie lacrime sia per la paura che tutte quelle accuse fossero vere.

Sentii il lieve solletico dei polpastrelli sotto al mento, e alzando lo sguardo mi persi dentro quello magnetico e insondabile di Scorpius.

“Tu… non sei neanche un briciolo di tutto ciò che ti ha detto quel bastardo” mi sussurrò dolcemente. “Sei gentile con tutti, mai sgarbata, sei simpatica e sagace, spesso trascuri i tuoi desideri pur di far felice il prossimo, sei la persona meno egoista che io conosca… e sei bellissima”.

Arrossii violentemente, sentendo i battiti cardiaci aumentare a dismisura. Le parole di Scorpius erano bellissime, mai avrei immaginato che pensasse tutto questo di me. Mi sorrise nervosamente, aspettando una mia reazione. Io non riuscivo più a ragionare, i miei pensieri si concentravano sulla pelle del mio viso, che bruciava a contatto con le sue dita. Poi però mi balenò nella mente il ricordo di una certa biondina che rideva allegramente appesa al braccio del ragazzo.

“Sei stato così bravo con le parole anche con la tua nuova fiamma?” ribattei piccata.

Lui mi guardò senza capire, poi i suoi occhi divennero consapevoli, stupefatti e infine angosciati.

“Oh no… No, c’è un errore, intendi Lavinia? Quella tipa mi si è appiccicata come una piovra, non l’ho mica chiamata io… E non me la sono scrollata di dosso solo per fare un piacere a Mike, che stava tubando allegramente con la sua amica. Credimi Rose, quella lì è solo una palla al piede, neanche la conosco” spiegò in fretta, mangiandosi le parole dall’ansia e incespicando un paio di volte.

Lo fissai severamente, ma di fronte alla sua espressione tesa e speranzosa non potei far altro che credergli.

“Io… ok. Allora g-grazie…”risposi, imbarazzata.

“Scorp…” riuscii a dire dopo parecchi secondi “io… non sono neanche frigida, vero?”

Stupida. Idiota. Mentalmente disturbata. Tra tutte le cose che mi potevano venire in mente, dovevo uscirmene proprio con questa?

Scorpius mi fissò sbigottito, come se l’avessi appena informato che avevano cancellato il Natale.

“Hai paura di essere frigida?” mi chiese, avvicinandosi ancora un po’. I nostri volti erano a un respiro l’uno dall’altro, le mani di Scorpius scivolate saggiamente sui miei fianchi.

Io scossi appena la testa, incerta. Non potevo sperare che non si accorgesse della mia bugia, e così fu.

“Sei piena di calore, Rose. Tu doni a chi ti sta intorno una montagna di calore” mi sussurrò in un orecchio, facendomi rabbrividire.

“Sai, Rosie, io sono davvero un’idiota. Non avrei mai dovuto permettere che tu uscissi con quel pallone gonfiato di Benson. Avrei voluto essere io al suo posto, uscire con te alla luce del sole, senza dover pensare alle reazioni della gente. Ma sono stato un codardo, non ho avuto il coraggio di dirti tutto ciò che provavo e così ti ho lasciata andare… ma ora sono qui e non perderò anche questa occasione. Sei diventata troppo importante per me, mi piaci da impazzire”

Io ascoltavo, felice ma imbarazzata, confusa, terrorizzata, innamorata. Scorpius non mollò nemmeno per un secondo i miei occhi, ma io non riuscivo ad essere altrettanto ferma.

Avevo appena sentito tutto ciò che anelavo sentirgli dire da tempo ormai, e il mio cuore urlava a gran voce di rispondergli, di rivelargli che anch’io avevo bisogno di lui, anch’io lo avrei voluto sempre al mio fianco.

Provai a parlare, ma la mia voce sembrava essersi rifugiata in fondo allo stomaco, tra le farfalle festanti. Così mi sporsi verso di lui e gli regalai un lieve bacio sulla guancia sinistra, accanto al labbro. Non so neanch’io dove trovai il coraggio, ma fu abbastanza. Scorpius mi sorrise felice, poi intrecciò le dita tra i miei capelli e posò le sue labbra sulle mie. Erano morbide, lievemente umide, calde. Sapevano di lui.  Il mio cuore fece una capriola, impazzito, e fu allora che la voce tornò.

“Anche tu mi piaci, non sai quanto” gli dissi, poi risposi al bacio, con amore, con passione, dimenticando ogni problema e ogni angoscia. Mi strinsi a lui, finalmente felice.

 

Due giorni dopo Roy Benson fu ritrovato in uno sgabuzzino, Schiantato e in mutande, con un bel due di picche disegnato sul petto.

  
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