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Autore: SabrinaSala    27/07/2015    2 recensioni
Emanava un fascino particolare. Qualcosa di antico mescolato a un qualcosa di moderno. La pelle chiara, il naso perfetto. Gli zigomi alti e marcati, gli occhi di quel particolare punto di blu, in grado di apparire quasi neri a volte, ma non ancora contaminati dagli effetti del passaggio, costellati da ciglia chiare come i capelli corti. E le labbra… oh, le labbra! Labbra disegnate. Da togliere il fiato. Rosse e sensuali.
Ed era suo.
Lo era sempre stato...
***
«Allora non hai proprio capito, Rose! » Sean la guardò con disprezzo «C’è chi farebbe carte false pur di ottenere una possibilità. Una sola possibilità di avere quello che a te è stato semplicemente offerto! »
***
Nord America. XXI° secolo. L’inquieta Rose si chiede perché mettere in discussione tutto. Una vita perfetta, un fidanzato perfetto, un futuro perfetto. Ma quel "patto di sangue", sancito più di duecento anni prima, sembra soffocarla mentre due caldi occhi nocciola potrebbero indicarle l’unica via d’uscita. L’unica deviazione dalla strada che qualcuno ha già scritto per lei…
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 4 - Leggende
 
 
 
«Rosalinda Van Dyk! »
Rose si volse di scatto, catturata dagli occhi del ragazzo che l’aveva raggiunta, attraversando il piccolo ma affollatissimo locale.
I capelli finalmente asciutti, una profumata camicia di flanella rossa, un paio di jeans freschi di bucato.
«Scott Davenport…» mormorò a fior di labbra.
Quante ore erano passate dal loro incontro in caffetteria?
Poche! Troppo poche, pensò Rose…
Scott si appoggiò con le spalle al bancone del bar, una bottiglia di birra in mano. «Non immaginavo che una città così piccola nascondesse tanta gente! » osservò indicando con un cenno del capo la confusione che li avvolgeva, fagocitandoli. Poi i suoi occhi tornarono su di lei, suscitandole un piacevole sussulto.
Faceva caldo, e nel locale brulicante di gente l’aria era diventata irrespirabile. Rose era accaldata e le guance avevano assunto un acceso color cremisi.
«Usciamo!» suggerì Scott prendendola inaspettatamente per mano, avvicinandosi al suo viso perché la musica non sovrastasse le sue parole e sfiorandole inavvertitamente il lobo di un orecchio con le labbra. Quel contatto involontario li sorprese, entrambi.
Scott si ritrasse con un sorriso indecifrabile e trascinandola con sé, tagliò la folla ed emerse nell’aria fresca della sera.
Si issò sulla staccionata che circondava il locale e, sedendo sulla traversa levigata, guardò in alto, verso il cielo trapunto di stelle minuscole, assaporando il ricordo della sua pelle sulle labbra, ascoltando il ritmo ansioso del suo respiro, pieno e rotondo. Sorrise di nuovo.
«Rosalinda Van Dyk…» ripeté tornando improvvisamente a fissarla.
Rose ricambiò il suo sguardo e il suo sorriso, incuriosita dal fatto che ripetesse continuamente il suo nome e al tempo stesso irritata per tutto quello che proprio quel nome le ricordava…
Scott sembrò leggerle nel pensiero. Almeno in parte.
«Quei Van Dyk…», mormorò con un cenno della testa al monumento commemorativo installato nella piazza principale della città.
Quindi, sapeva!
Rose annuì.
«Come lo hai scoperto? »
Scott rise brevemente prima di sorseggiare la birra, direttamente dal collo della bottiglia.
«In biblioteca ho preso un libro sulle origini della città…» rispose «Non è stato difficile scoprire che i Van Dyk sono praticamente i padri fondatori di questa comunità insieme ai MacKenzie… »
Rose si rabbuiò. No, non era difficile scoprirlo…  
Annuì nuovamente, trincerandosi dietro un insopportabile silenzio.
Scott le porse la bottiglia e dopo una momentanea esitazione, Rose l’afferrò. Sfiorò con le labbra il vetro tiepido, nelle stesso punto in cui Scott aveva appoggiato le sue,  e avvertì il cuore pulsarle direttamente in gola. Dissimulò un tremito. Scott rivolse la propria attenzione altrove, rimproverandosi quel gesto istintivo. Sentendosi improvvisamente stupido. Non erano ancora così in confidenza!
«Mi piace il tuo nome… Rosalinda. » mormorò in un sorriso, dissimulando l’imbarazzo e insieme un certo piacere.
Rose sigillò con le proprie labbra la bottiglia. Avvampò. Sorseggiò la birra ancora fresca. Poi si perse sul suo profilo.
Le piaceva! Le piaceva come non le era mai piaciuto nessuno.
E questo non andava bene. Non andava affatto bene…
«E’ un nome come un altro» si schermì tentando di chiudere immediatamente il discorso. Ma il battito accelerato del cuore le rendeva difficile ogni tentativo di razionalità. Gli restituì la bottiglia, con un gesto quasi secco. Come se con quel gesto potesse staccarsi da lui e da tutto ciò che lo rappresentava. E si lasciò andare di schiena contro lo steccato.
«Non credo tu abbia trovato tutto, su quel libro…» disse allora, cambiando strategia. Puntando tutto sugli elementi che avrebbero dovuto redarguirla e tenerla ben salda. Lontana da ogni pericolo o tentazione.
Scott le rivolse un’occhiata interrogativa.
«Certe cose non si trovano sui libri… » sorrise socchiudendo gli occhi e guardando dritto davanti a sé.
«Racconta! » la esortò il ragazzo guardandola fissamente.
Rose poteva avvertire il calore di quello sguardo. Osservò qualche istante di silenzio. Poi si volse, agganciando improvvisamente i suoi occhi scuri.  Limitandosi a guardarlo e a chiedersi se esporsi veramente oppure no, se continuare oppure no.
«Si dice che in seguito ad un patto diabolico, Joseph Van Dyk, il mio avo, abbia ottenuto fama, successo e una vita sorprendentemente lunga, tanto da conoscere i nipoti dei suoi nipoti…»
Ecco, l’ho detto! Pensò prendendosi una pausa di silenzio.
Scott avvertì un brivido. Gli occhi di Rose si erano assottigliati in due  fessure nocciola e la sua voce, calda e sensuale, era scesa di un tono vibrando nelle sue orecchie tese ad ascoltare. Poi sorrise, piegandosi verso di lei con fare da cospiratore.
«E i MacKenzie?» domandò sarcastico.
«Non lo indovini?» ironizzò lei cinicamente «Sono l’altra metà del patto».
«Demoni? » ridacchiò Scott, decidendo di stare al suo gioco. Bizzarro ma divertente.
«Principi della notte… » rettificò lei.
«Una leggenda… »
«Che porta ogni anno centinaia di curiosi qui a Sunsetville dal resto del Canada occidentale e non solo… »
«Tutti vampiri qui? » rise Scott, scettico, allargando un braccio in direzione del locale gremito di gente.
«No, non tutti… Quelli che non sono vampiri, sono fanatici attirati qui dalla vecchia leggenda, nella sciocca speranza di ottenere il “bacio” del vampiro» Rose tornò a fissare lontano, un punto imprecisato in fondo al prato ingoiato dall’oscurità.
Il ragazzo abbassò la testa sul petto e sorridendo la scosse lievemente ridacchiando in silenzio.
«Ti stai prendendo gioco di me…» disse.
Rose non rispose subito. Tentata di raccontare tutto.
«Già» mormorò poi, con un accenno di sorriso.
Scott inspirò profondamente, seguendo il suo sguardo.
«E va bene… » disse «Facciamo finta di credere alla leggenda… » fece una breve pausa «Come dovrei comportarmi con te? ».
Rose arrossì. La stava forse corteggiando?
Si  morse il labbro inferiore. Poi decise di rispondere.
«Dovresti starmi lontano. Molto lontano… » rise, ma avrebbe voluto gridargli di crederle.
Scott sorrise, passandosi una mano tra i capelli scuri. Lanciò un’occhiata all’orologio da polso e scese dallo steccato. Face scivolare una mano nella tasca posteriore dei jeans e si portò di fronte alla ragazza
«Credo che accetterò il tuo consiglio, Rosalinda» mormorò fermandosi per un istante. «Per stasera» sorrise guardandola negli occhi. «Domattina devo alzarmi presto! Andrò al cottege per vedere la situazione e capire come organizzarmi. Ma voglio tornare in città prima del tramonto… » scherzò, muovendo i primi passi intorno, esitando ad allontanarsi.
«Mi porteresti con te? »
Le era uscito così! Spontaneamente. Tutto d’un tratto e spontaneamente. Rose trasalì, poi si trovò a trattenere il fiato e a guardare Scott come nessuna lo aveva guardato mai.
«Ah! » sgranò gli occhi nocciola. «Certo! Certo che ti porterei con me! »
Rose accennò un sorriso. Ancora incredula di aver osato tanto. Sollevata dalla sua risposta. Il sangue raggelato nelle vene.
«Ne sei sicura? Potrei essere chiunque, anche un serial killer per quanto ne sai…» Scott gesticolava come un ragazzino e lei allargò il proprio sorriso.
Incosciente, si disse… Incosciente!
«Dimentichi che sono una Van Dyk…» mormorò.
Scott si batté un pugno chiuso sul petto. Guardandola fisso e sorridendole in modo disarmante.
«Giusto! Sono io quello che dovrebbe stare attendo! » rise. Poi, galvanizzato dalla piega che stavano prendendo le cose, girò un paio di volte su se stesso allontanandosi in direzione del furgone «D’accordo! Allora io vado… Appuntamento domattina alle sei e mezza. Passo a prenderti? »
Rose scosse la testa.
«Ci vediamo al tuo albergo»
«Misteriosa… » la schernì lasciandole la bottiglia e il suo ultimo sorso di birra.
Misteriosa… pensò chiudendo lo sportello e avviando il motore.
Rose strinse le dita attorno al vetro ormai caldo.
Il profumo amaro della birra le solleticò il naso, scivolandole in gola.
«Però! »
Sussultò.
Si volse, accolta dallo sguardo magnetico di Rebecca MacKenzie, bellissima e seducente come sempre. Stretta in un tubino blu elettrico in grado di mettere in risalto il fisico perfetto,  i capelli biondi, corti e ribelli, e gli occhi turchesi.
Le belle labbra rosso corallo di Rebecca si piegarono in un sorriso volutamente complice.
«Carino per essere un umano…» osservò dall’alto dei suoi tacchi vertiginosi.
Rose volse leggermente la testa.
«E’ solo un forestiero di passaggio» disse, cercando di chiudere l’argomento.
Rebecca rise di quella risata cristallina che la caratterizzava.
«E’ così strano sentirti pronunciare quella parola, Rosalinda… »
La ragazza trasalì. Tanto era eccitante sentire il proprio nome pronunciato da Scott, tanto era opprimente sentirlo pronunciare da Rebecca.
Decise di non cogliere la sua osservazione anche se aveva capito esattamente a quale parola si riferisse… Passaggio. Ecco a cosa alludeva.
«Ethan è qui? » domandò cambiando discorso e appoggiando la bottiglia vuota sullo steccato.
«Mio fratello è appena arrivato… Ottimo tempismo, vero? » rispose la giovane donna guardando verso il parcheggio e la macchina sportiva di Ethan.
Rose ne soppesò la figura perfettamente tirata a lucido con una smorfia. Rebecca amava usare quella parola, “fratello”. Ma non erano veramente fratelli, lei ed Ethan. E non potevano essere più diversi…
Ethan emerse dal buio. La sua mano scivolò leggera sulla vita di Rose, allacciandola al suo fianco.
«Rosalinda! » le mormorò all’orecchio.
Rose trasalì per l’ennesima volta. Possibile si fossero messi tutti d’accordo, quella sera?
Ethan le sfiorò una guancia con un bacio e lei si irrigidì.
«Rebecca ti sta importunando? » equivocando la sua reazione, il ragazzo lanciò un’occhiata tagliente alla sorellastra.
«No» mormorò Rose, mentendo e sapendo di mentire «Stavamo solo parlando».
Rebecca non fiatò. Consapevole che nulla avrebbe contato per Ethan più della parola della sua Rose…
Ethan piegò le belle labbra in un sorriso soddisfatto.
«Entriamo? » domandò sospingendo la fidanzata verso il locale.
Rose annuì. Lanciò un’occhiata a Rebecca e si lasciò condurre da Ethan lontano da lei.
Rimasta sola, Rebecca MacKenzie sfiorò con le esili dita diafane il collo di vetro della bottiglia che Rose aveva lasciato sulla staccionata e si concesse un sorriso cinico. Senza voltarsi, si rivolse al giovane addossato al muro esterno del locale, immerso nell’ombra. Perso nella sua contemplazione.
«Buonasera, Sean».
Sean Van Dyk avvampò.




LE CRONACHE DI SUNSETVILLE (ossia l'angolo dell'autrice):
Eccoci al quarto capitolo di questa storia! Oltre al ritorno di ETHAN e di SEAN,  assistiamo alla  comparsa della seducente  REBECCA MACKENZIE... Che ne pensate dell'amorevole sorellina? Intanto, qualche altro tassello è stato scoperto! 
Cos'altro dire... mai una bottiglia di birra mi era sembrata tanto seducente, ahahahah!

 
   
 
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