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Autore: Niglia    27/07/2015    2 recensioni
[Kagome/Sesshoumaru]
In cui Kagome Higurashi cade nel pozzo da bambina, un piccolo Sesshoumaru la trova e decide di tenerla per sé.
Una storia raccontata a piccoli pezzi.
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: inu taisho, Kagome, Sesshoumaru, Signora Madre | Coppie: Kagome/Sesshoumaru
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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{7}
Stubbornness









In un primo momento Kagome aveva creduto che lui volesse farle del male, ma quanto poteva essere cattivo un bambino che faceva le fusa?
Sentiva la lieve vibrazione dei suoi versi – versi che nessun umano sarebbe stato capace di emettere – trasmettersi ai palmi delle proprie mani, facendole un piacevole solletico. Le scappò un mezzo sorriso, e tirò su col naso per l’ultima volta.
Le ricordava Buyo, quando per farsi perdonare faceva le fusa e le si strofinava contro la caviglia dopo averla graffiata per sbaglio.
Mentre lui continuava con il suo ronfo tranquillizzante, guardandola attraverso le sopracciglia socchiuse, Kagome spostò la sua attenzione sulle dita munite di artigli affilati che sfioravano appena le sue. Solo perché appariva pericoloso non voleva di certo dire che lo fosse, pensò saggiamente la bambina. Spinta da uno strano desiderio, mosse la propria mano destra in modo che accarezzasse appena la guancia morbida come seta del ragazzo, in direzione dei curiosi disegni che gli attraversavano le gote come graffi.
Quando si guardò la punta delle dita per controllare se quello strano trucco le aveva macchiato la pelle, rimase sorpresa nel vedersi completamente pulita. Strinse le labbra, decisa, e strofinò con maggior insistenza le dita sui marchi, facendolo sussultare. Il colore, tuttavia, continuava a non venire via.
«Che cosa sei?» Gli chiese incuriosita, seguendo con un altro dito il profilo di un’orecchia appuntita e osservando le sue iridi dorate e la pupilla sottile come quella di un gatto. Somigliava a quelle creature dei libri di favole – elfi, se non ricordava male. E gli elfi non erano cattivi, giusto?
Possibile che non avesse mai visto un demone? «Sono un inuyoukai», le rispose piano, studiando la sua espressione. «Erede delle Terre dell’Ovest.»
Kagome trattenne bruscamente il fiato – addio alla teoria sugli elfi. «Ma Jii-san… Lui dice che gli youkai sono solo leggende.»
Sesshoumaru aggrottò la fronte – gli stava capitando sempre più spesso in sua presenza. «Il tuo villaggio dev’essere ben isolato se il tuo Jii-san dice cose simili, ed è convinto che siano vere.»
La bambina sbuffò, irritata che qualcuno osasse parlar male di suo nonno. «Il mio Jii-san sa un sacco di cose», dichiarò, con la cieca fiducia tipica dell’infanzia.
Fu il turno del giovane demone di mostrare irritazione. «Beh, chiaramente no, se si è sbagliato sul conto degli youkai», ribatté, abbassando le mani e incrociando le braccia sul petto. «Come fai a credere ancora alle sue parole se adesso sei qui, circondata da demoni?»
Inevitabilmente, Kagome impallidì. «Cir-circondata?» Mormorò.
Sesshoumaru si limitò a fare un cenno secco di assenso col capo. «Sei nel mio accampamento», disse con tono solenne. «Hn, di mio padre», si corresse, in caso il vecchio Generale fosse in ascolto.
«Perché sono qui?» Volle sapere lei, guardandosi intorno come se si aspettasse di venire aggredita da un momento all’altro. «Perché non mi hai riportato a casa?»
Hn, gli umani fanno un sacco di domande. «Dal momento che io ti ho trovato, sei sotto la mia protezione; quindi ti ho portato nell’unico luogo sicuro», le rispose, storcendo leggermente il naso nel sentire l’odore del suo nervosismo riempire nuovamente la tenda. «Inoltre, non so dove sia casa tua», ammise di malavoglia.
«Abito al tempio! Il tempio Higurashi», rispose subito, recitando a memoria le brevi indicazioni che sua madre le aveva fatto memorizzare in caso si fosse persa. «Adesso mi ci puoi portare!»
Irrigidendosi davanti al palese desiderio dell’umana di andarsene da lui, Sesshoumaru strinse i pugni e scattò in piedi. «Non so dove sia questo tempio», ribatté, più freddamente di quanto intendesse. «E ti ho già detto che sei sotto la mia protezione. Non puoi andartene!»
Kagome sgranò gli occhi, senza capire. Poi, infuriata dall’atteggiamento prepotente del giovane demone, si alzò in piedi a sua volta e si piantò le mani sui fianchi. «Voglio parlare con tuo padre!» Esclamò. Gli adulti ne sapevano sempre di più rispetto ai bambini, giusto?
Preso alla sprovvista, Sesshoumaru le diede furiosamente le spalle e fece per uscire.
«Resta qui», ringhiò, prima di lasciare la tenda.





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Drabble: 666 parole.
   
 
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