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Autore: purepura    24/01/2009    2 recensioni
Una donna non dovrebbe avere ricordi.
I ricordi in una donna sono l'inizio della sua decadenza.
Si può sempre capire dal cappello di una donna se vive o no di ricordi.
Oscar Wilde

Spero sia di vostro gradimento!
Genere: Drammatico, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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CAPITOLO 4


Se avessi temuto il mio ritrovamento, non mi sarei certo andato a nascondere a Spinner’s End. Era un luogo troppo prevedibile, e di sicuro mi sarebbero venuti a cercare, per chiedere spiegazione alla mancata riunione di quel giorno. Come se per festeggiare Halloween bisognasse uccidere qualcuno.

Non so, ma la voglia di parteciparvi era evaporata, così come la voglia di stare lontano da quel pezzo di puzzle ingrigito che era casa mia. Avevo asserito che non ci sarei più entrato, ma sentendo quel giuramento malsano, per fino mia madre si era messa a ridere, non soppesando la dichiarazione come qualcosa di veritiero o anche solo possibile.

Seduto sul divano, i ricordi a gironzolarmi attorno ma incapaci di attaccarmi, osservavo fisso la candela di fronte a me, sul tavolino di vetro che tante volte avevo riparato con la bacchetta di mia madre, perché, con un calcio ben assestato, mio padre vi sfogava sopra le sue frustrazioni da uomo fallito e prossimo a una morte agonizzante, che io speravo di donargli molto presto.

Aspettavo che l’unica fonte di luce in quel dannato salotto mi lasciasse solo, per poter così lodare l’esistenza dell’oscurità, l’unica che non mi avesse mai giudicato.

Severus e l’Oscurità, due entità perfettamente compatibili, come ci si aspetta da ogni Serpeverde che si rispetti.

Mia madre, fin dall’età di quattro anni, al posto di leggermi le favole o rimboccarmi le coperte, mi ripeteva tutto questo come una nenia immortale, dolce e rassicurante. Ma era l’unico momento della giornata in cui le sue attenzioni erano rivolte a me, e così, avevo finito per rendere ciò che lei diceva come una verità incomputabile: il suo tono mielato mi aveva invaso, e ogni volta che mi chiedevo perché mai la casa di Serpeverde fosse così lodata da mia madre, o se davvero fosse quella da prediligere, il suo tono dolce mi ritornava alla mente, poiché materno e serafico.

Giunto a Hogwarts, poi, tutti i miei compagni di Casa ripetevano le medesime parole come poesie imparate all’asilo, o preghiere recitate prima di mangiare, e allora mi convinsi senza alcuno scrupolo che quella era la realtà.

Mi alzai scomposto dalla poltrona, abbandonando il bicchiere sul tavolo. Una fitta acuta allo stomaco mi aveva risvegliato dal torpore creato dall’alcol, nel quale stavo cercando di annegarmi, per non dover sentir più nulla. Mi sentii improvvisamente euforico, come se tutto a un tratto mi fossi ritrovato accanto a lei

Mi diressi veloce verso le scale, nascoste come sempre dalla libreria, e, con un colpo di bacchetta, feci aprire la pesante porta abbastanza da passarci veloce all’interno, per ritrovarmi poi sul primo gradino di una stretta scalinata. Quando la porta si chiuse alle mie spalle, l’oscurità fu totale, ma conoscevo a memoria l’andatura e l’intervallo tra uno scalino e l’altro.

Iniziai a percorrere la salita stando attento a non inciampare, finché non mi ritrovai lungo un corridoio spento e buio, freddoloso e opaco, quasi avesse avuto voglia di svanire con me.

Svoltai a sinistra, raggiungendo una porta socchiusa. La aprii del tutto, infilando prima la testa e poi il resto del corpo all’interno della stanza, che ospitava un armadio, un letto e un minuscolo comodino.

Sapevo esattamente dove trovarla.

Era rimasta sotto il cuscino per tanti anni, da quando lei me l’aveva regalata per il compleanno dei quattordici anni. L’avevo nascosta sotto al cuscino per evitare che mia madre o mio padre la trovassero, perché nessuno dei due avrebbe mai immaginato che avessi custodito la memoria più importante della mia vita, raffigurante la persona più importante della mia vita, in un posto così insicuro come lo era il cuscino del mio letto e, di conseguenza, nessuno ci avrebbe mai guardato.

Non capii perché proprio in quel momento mi si fosse affacciato nella mente il desiderio di rivederla, ma ecco che stavo tirando fuori la sottile foto, mai più esaminata da quel patetico giugno, per poi osservarla con meticolosa attenzione.

Mi aveva colto alla sprovvista, facendomi sobbalzare. Stavo badando ai fatti miei come al solito, seduto sulla riva del lago dove tirava un’aria più respirabile paragonata a quella di casa mia, inquinata dalla ciminiera, quando mi aveva abbracciato di spalle, facendomi alzare la testa di colpo. Allora la telecamera era scattata e aveva filmato quella serie di innocenti sequenze.

Lei che rideva, io che la guardavo, sorridendo per il semplice fatto di averla accanto a me, e per la consapevolezza che l’avrei vista per sempre.

Povero illuso, pensai amaramente, guarda che fine hanno fatto tutti i tuoi buoni pensieri.

Riabbandonai quel frammento sotto al cuscino, che non poteva in alcun modo completare il puzzle.



Ciao, ecco qua!
Come state? Io bene grazie
Oh, avevo voglia di cambiare punto di vista, ed ecco a voi Severus. Spero che si sia capito il motivo per cui ha sentito una sorta di "strattone" allo stomaco, perchè se così non fosse, il mio lavoro qui è finito.
Manca ancora un capitolo, e poi ho finito davvero... se siete in grado di sopportarmi ulteriormente.
Ringrzio tutti voi per le vostre recensioni. Un bacio
  
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