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Autore: Velvetoscar    27/07/2015    1 recensioni
Louis, con suo sommo orrore, frequenta un'università d'élite in cui Zayn Malik è un nome che conta, Niall Horan non sta zitto un momento, ci sono pianoforti dappertutto, e Harry Styles, l'unico figlio maschio di un ex cantante rock strafatto e pazzo clinico, ha un sorriso perfetto e due occhi spenti. [Larry/minor-Ziam]
Genere: Angst, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 18.

È Halloween.

È Halloween e Louis viene svegliato da Niall che gli brandisce della birra alla zucca in faccia.

“Buon Halloween, ciccio!! Offro io!!” tuona Niall, il suo sorriso radioso che invade il suo spazio personale, premendogli bottiglie fredde sulle guance, e Louis pensa che questa potrebbe essere la prima volta che pensa davvero sarebbe stato meglio essere svegliato dal pianoforte.

“Ma che cazzo, che hai che non va?” gracchia, tentando di orientarsi, registrando il fatto che è mattina, è sabato, e la festa di Zayn è solo tra una manciata d’ore. La gloriosa festa a costume obbligatorio, fornita d’alcol, fighissima e costosissima.

Che davvero è l’unica ragione per cui Niall non si becca una di quelle bottiglie in testa.

“Hai il costume pronto?” chiede il raggio lucente di sole irritante del cazzo, gli occhi accesi mentre si stappa una delle birre, prima di mandarla giù come se niente fosse, ingoiandone metà senza battere ciglio.

Louis lo fissa, ammirato, strofinandosi il sonno dalle ciglia e dagli occhi, mettendosi meglio a sedere.

“Pronto per andare, amico mio. Tu invece?” Ci riflette un attimo. “A proposito, da che ti vesti? Alla fine non me l’hai ancora detto.”

Niall fa un sorrisone, poggiando la bottiglia ora vuota, le labbra umide. “È una sorpresa.” Si asciuga la bocca con la t-shirt degli Styx.

“Promettente,” conclude in tono piatto, prima di gemere e saltare giù dal letto (perché deve avercelo lui il coinquilino esagitato? Perché?), infilandosi dei pantaloni e stiracchiando le braccia sopra la testa. “Mi azzarderei a dire che sono piuttosto emozionato per stasera però. È passato un po’ dalla mia ultima festa… festa seria, dico.”

Aspetta la risposta di Niall facendo un passo fuori dalla camera da letto e, oh. 

Capperi.

Nell'appartamento c’è un orto di zucche.

“Stiamo intagliando le zucche!” esplode improvvisamente Niall, balzando in avanti proprio mentre Rory trasporta all'interno l'ennesima zucca enorme, posizionandola con non poca fatica sul pavimento della cucina. Louis accarezza l'idea di aiutarli, ha voglia di aiutarli – vuole bene a Rory – ma, no. No. È troppo presto per trascinare zucche. E così, invece, si siede, strofinandosi il sonno dagli occhi e poggiando i piedi sull'ortaggio più vicino.

“Faccio schifo a intagliare facce sulle zucche,” sbadiglia, grattandosi ciuffi di capelli, ma non può negare che da fuori sembri una cosa divertente. Perlomeno, più divertente dei suoi consueti sabati con Niall che consistono nel guardare tv, mangiare, uscire con i ragazzi, e bere troppo. Che, sinceramente, dopo un po’ stufa.

“Sarà una delle nostre attività per Halloween. Bisogna portare avanti le tradizioni, no?” si esalta Niall, colpendolo.

Louis alza lo sguardo su di lui, ferocemente. “A casa mia non abbiamo mai intagliato le zucche. Quindi no. Nessuna tradizione.”

“Come dici? Mai?”

Scuote la testa. “Mai. A mamma non piace l’odore. Diceva che odiava la polpa di zucca.”

Niall lo fissa fermamente. “Okay. Io e Jo dobbiamo fare due chiacchiere. È assolutamente inaccettabile. Non avevi delle sorelle minori tu?”

“Cinque,” Louis sbadiglia, e Niall sbuffa, scandalizzato.

“No, non va proprio bene. Parliamo di infanzia, Louis, infanzia!”

“Sì, sì.”

Rory porta dentro ancora un’altra zucca enorme, le ginocchia che gli tremano visibilmente.

La luce del mattino splende attraverso le finestre senza fine disposte lungo i muri del loro appartamento, e anche solo per l'intensità che emana sembra autunno. C’è un odore pungente di foglie bruciate che permea l’aria fresca che sfugge oltre le finestre, e gli studenti appena fuori le loro mura, quelli che passeggiano e flirtano e messaggiano e parlano animatamente dei loro progetti per la serata, sono imbacuccati in maglioni pesanti e in tinte lussuose o arancioni.

Louis è sveglio solo da circa cinque minuti, eppure non era così in vena di feste da anni, probabilmente. È bello.

“Allora ci offri la colazione?” gli chiede con innocenza, sbattendogli le ciglia. “Visto che è Halloween, eccetera eccetera.”

“Pensavo a dolci per colazione. Dal momento che non posso più andare a fare dolcetto o scherzetto. Bella merda.”

“Potremmo, però. Che ci possono fare? Chiamare la polizia? Aprire un'indagine?”

Quello scrolla le spalle. “Però mi sento un po’ inquietante. Chissà, magari più tardi. Vediamo. Il punto è che voglio dolci per colazione. Quindi andiamo al Tesco più vicino, ci ricarichiamo, poi giù a quella pasticciera sulla Main. Ti va?”

Oh, sì che gli va. Louis di solito non è uno che preferisce il dolce, ma può fare un’eccezione per un giorno all’anno. E se lo merita dopo l’anno che ha passato.

“Mi va un sacco, Irlanda. Portami via da qui.”

“Benissimo,” Niall fa un gran sorriso, e poggia le mani sui fianchi, guardando Rory che sta giusto per lasciare la stanza, presumibilmente per andare a prendere un’altra zucca. “Ehi, amico. Vieni con noi a fare colazione.”

“Niall, ho altre quattordici zucche nel baga-“

Niall agita la mano con sprezzo, camminando verso camera sua. “Lasciale perdere. Vieni con noi, offro io.”

Rory sembra più esasperato che grato mentre Niall fa per vestirsi, e Louis si volta sul divano, sistemando le braccia sul retro e sorridendo.

“Però, Rory, puoi mangiare solo cose al gusto di zucca. GIUSTO, NIALLER?” urla, e si sente di rimando un lontano “Giustissimo!”.

“Giusto, d’accordo,” Rory sospira, portando gli occhi al cielo, e Louis sorride prima di trotterellare verso la sua stanza, arraffando i primi vestiti arancioni che vede, sentendosi già soddisfatto per la giornata e le persone che la compongono.

**

È pomeriggio, hanno bevuto succo di zucca e sidro di miele caldo corretto con del whiskey (grazie all’insistenza di Niall: “perché cazzo dovrei bere pipì di miele bollente se non posso avere qualcosa in cambio?”), guardato film paurosi in sottofondo, e intagliato zucche non-stop.

Incredibile ma vero, Niall è molto bravo, crea cartoni animati in miniatura e facce buffe (anche se alcune sono sinceramente terrificanti, e Louis si è già impuntato perché venissero messe fuori, in quanto ritenute ‘inadatte’ alla santità della loro dimora), ed è anche veloce, per cui ormai l’appartamento è abbondantemente costellato di incantevoli zucche intagliate, mentre le candele annidate all’interno gocciolano cera bollente arancione e nera sulle parti interne ancora umide. I loro volti tremolano sui muri, perfino nelle ore di luce del giorno, e diffondono per la stanza profumi deliziosi e apparentemente commestibili che fanno scorrere la birra con più facilità e che fanno sembrare i maglioni che hanno addosso più caldi.

Louis stesso prova a creare qualcosa che ricordi una faccia, ci prova davvero, ma per la maggior parte trafigge il fianco della zucca un paio di volte, e ogni tanto fa un rettangolo a mo’ di bocca. (“Mi sa che l’anno prossimo mi limiterò a trasportarle le zucche, con Rory. La scultura non è mai stato il mio forte.” “Non credo che qui si parli di scultura, Louis.” “Sta’ zitto, Niall, la gente che se la tira non piace a nessuno.”) Fa comunque delle foto alle sue creazioni, mandandole a Zayn e Liam, e una persino a Harry, una zucca particolarmente feroce con gli occhi tagliuzzati in due fessure rabbiose, un grande cipiglio seghettato che gli occupa gran parte della faccia. Gliela manda, insieme alle parole, ‘Quand’è che sei diventato una zucca, Curly?’ e sa che non otterrà risposta, ma almeno sa che lo vedrà, e gli piace pensare che lo farà sorridere e magari ricucirà un po’ della distanza che ancora c’è tra di loro.

Probabilmente no, però.

In ogni caso, l’intaglio continua.

Al momento, Louis è completamente ricoperto di polpa di zucca, così come il pavimento circostante. Ma quello è più che altro da attribuire alla battaglia di melma di zucca da lui istigata, dopo aver tirato fuori di proposito le parti interne della zucca più grossa per scaricarle sulla testolina ignara di Niall.

Era scoppiato il caos. Così come bestemmie irlandesi.

Ma adesso hanno polpa incrostata addosso e la stanza ha un odore pungente a dispetto delle candele, e la mano di Louis ha i crampi per il troppo intagliare, per cui si mette comodo e lascia che Niall continui a canticchiare le sue canzoncine folk e a ridere alle parti particolarmente cruente dei film che stanno guardando.

E allora, beh, la mente di Louis inizia a vagare. Su stasera, più che altro. E si chiede se ora Zayn e Liam stiano intagliando zucche o se stiano facendo invece una tranquilla passeggiata autunnale. O ancora se magari stiano scegliendo i costumi per stasera.

E si chiede se Harry è con loro.

Probabilmente no, probabilmente è impegnato nella sua orgia di Halloween, ma a Louis piace pensare che anche lui stia intagliando zucche, avvolto in un maglione confortevole (con sopra qualcosa di ridicolo come una testa di strega gigante), forse intento a sorseggiare sidro di miele da qualche tazza vintage orribilmente barocca e poco funzionale.

Sorride al pensiero. Sorride ancora di più quando si ricorda del loro ultimo incontro, e del fatto che, probabilmente, adesso sono veri e propri amici. Perché era così di buon umore, un umore sospettosamente buono, sinceramente…

Il che… boh.

Forse c’è dietro una ragione molto precisa.

Perché non c’ha pensato prima?

“Allora, così tanto per sapere, ci vai più allo studio? A registrare le parti di batteria per il nuovo singolo di Des?” chiede all’improvviso, steso sulla polpa arancione e appiccicosa sul pavimento, e lancia uno sguardo a Niall, che ha una zucca incredibilmente grande infilata tra le gambe e le mani affondate dentro in profondità.

“È in pausa,” risponde lui, attento solo per metà mentre senza battere ciglio la tv e la famiglia perseguitata da un clown furioso.

“In pausa?” preme Louis come se niente fosse.

“Già. Mio padre non vuole dirmi perché, ma sospetto che c'entri Des. È da un po’ che non lo sento nominare. Non è venuto allo studio neanche una volta. Anche Grimshaw non parla di lui. C’è qualcosa che non va. Ma non so altro.”

“Oh,” si sgonfia subito, speranza perduta. “Ma non mi dire.”

Beh, poco importa, allora. Forse Harry era davvero semplicemente di buon umore.



(Improbabile. C’è sempre una ragione.)

“Perché lo chiedi?” Niall lo guarda un attimo, e Louis è costretto a riscuotersi dai suoi stessi pensieri.

“Oh. Così. Mi chiedevo solo come andasse la vita familiare di Harry. Sai, no. Il solito.”

Niall ride e scuote la testa, proprio quando Rory si scaraventa nella stanza con un’infinità di borse della spesa piene di candele, accessori per Halloween, cibo e liquore, e non viene detto altro sull’argomento mentre Niall e Louis festeggiano rumorosamente il suo arrivo.

**

La sera arriva presto, e la giornata di intaglio zucche, bevute e generale rilassamento si trasforma velocemente in trepidazione, adrenalina e urla, con la musica che va a tutto volume da ogni altoparlante del loro appartamento mentre si preparano per la serata.

“Ma che cazzo sei?” ride Louis istericamente sopra il ritmo roboante di La Roux, tutte le luci accese, e quasi si piega in due, un asciugamano legato ai fianchi, mentre fissa Niall. È appena uscito dalla doccia.

Ed è leggermente ubriaco.

“Sono un cartone del latte!” fa Niall ridendo fragorosamente, e già, è un cartone del latte, braccia e gambe che calzano un'enorme struttura di poliplat, la testolina solare che sbuca fuori da sopra. È una riproduzione grande, massiccia e fedele, certo, ma Louis non riesce a smettere di ridere, davvero… che cazzo?

“Hai delle gambe scheletriche!” piange, indicando le gambe a stecchetto che fanno capolino dal fondo piatto del cartone, le ginocchia nodose che sbattono l’una contro l’altra e fanno sembrare le sue nike bianche già troppo grandi ancora più grandi.

Niall ride più forte, il volume della canzone si alza, la notte si scurisce, e Louis incespica fino alla sua camera prima che gli cada l’asciugamano di dosso, strafatto di dolci e alcol, tutto emozionato per il suo costume e per l’orgoglio che prova.

Perché sarà una serata incredibile, e Louis questo l’ha già deciso.

**

“Sono troppo ubriaco per tutto questo,” ridacchia Louis, traballando sullo sgabello, mentre Niall lo trucca al posto suo.

“Pure io,” ride quello, facendo del suo meglio per concentrarsi mentre stende delicatamente i glitter sugli occhi di Louis.

“No che non lo sei. Hai intagliato quelle zucche a sangue prima. Non sapevo avessi talenti!”

“So intagliare, ma non so disegnare.”

“Ma che cazzo, Nialler! Adesso me lo dici!” urla Louis, ma rutta, poi ridacchia e oscilla su se stesso, aggrappandosi agli angoli del cartone di latte di Niall.

“Sto facendo un discreto lavoro. Il sussidio visivo aiuta.”

“Google immagini salva vite.”

“Sissignore.”

“Ma perlomeno ci somiglia a una stella?”

“È una stella magnifica, cavolo.”

“Superglitterata?”

“Davvero, Tommo, non so bene come farai a sopravvivere una serata intera senza accecarti,” commenta lui, e sorride quando la sua opera è conclusa.

“Perfetto,” Louis fa un gran sorriso, prima di ispezionare la stella glitterata sull'occhio destro che ancora si sta asciugando. Ed è fighissima, davvero (o Niall è in realtà molto capace o Louis è solo parecchio ubriaco), e le linee sono dritte e perfettamente proporzionate. E allora squittisce, “SUPER PERFETTA!” prima di cadere addosso a Niall e ridacchiare mentre il suo costume si piega sotto di lui.

**

Arrivano alle stanze di Zayn attorno alle nove.

Louis non ha smesso di sorridere dagli shot di succo di zucca che lui e Niall si sono scolati all’appartamento (dopo che si erano preparati avevano avuto un po’ di tempo da buttare), e mentre camminano per la scuola, si sente di sangue blu: marcia fiero in avanti, a braccetto con Niall, e perfino lo spigolo fastidioso del cartone del latte di Niall che gli pungola il fianco non scalfisce il suo umore mentre scivolano verso la torre.

Louis ha deciso di travestirsi da ‘glitter’ per Halloween, e non aveva un’idea così bella da anni.

Ha i capelli scompigliati e acconciati stile folletto, le punte impolverate d'oro. I glitter gli ricoprono il corpo, il collo e il petto, e la maglia e i pantaloni dolorosamente stretti hanno dei lustrini, che in sostanza sono glitter. Come se non bastasse, lui e Niall avevano deciso che, per cogliere la vera essenza del glitter e la sua capacità di attacarsi-a-qualunque-cazzo-di-cosa, Louis avrebbe dovuto imitarlo. E così si sono fermati all’angolo del mercato, hanno comprato un grosso secchio di plastica, tutti i glitter disponibili, e hanno versato i suddetti glitter nel suddetto secchio. La chiamano “la Roba Segreta di Louis” e per qualche ragione sono convinti di essere le anime più astute del regno.

Louis ne lancia manciate a ignari passanti, al cielo, ai fiori e ai marciapiedi, e Niall non riesce a smettere di ridere, e Louis non riesce a smettere di lanciare.

“Basta!” Niall ride istericamente mentre salgono le scale che portano alle stanze di Zayn, riuscendo soltanto a fargliene lanciare di più grosse. “Così li finisci!!” insiste, ma Louis non lo sente, e, finalmente, arrivano in cima. I capelli girasole di Niall si sono trasformati in soffici ciocche di glitter arcobaleno che scendono a picchiettare il pavimento a ogni suo movimento, mentre qualcuno resta aggrappato al cartone del latte.

“Ragazzi miei!” esclama subito Louis spalancando la porta e gettando una manciata di glitter al suo ingresso.

Liam, ignaro su quello che sta succedendo o del perché ci sia adesso una montagna di glitter sul pavimento, sorride animatamente, elettrizzato da qualunque cosa faccia Louis.

“Fantastico!” spiega; è un pirata, vestito di nero e di pelle, ma con il suo petto ampio e i pantaloni stretti assomiglierebbe più a un supereroe, se non fosse per la benda sull'occhio.

Zayn fuma un sigaro accanto a lui, naturalmente elegante nel suo completo da gangster anni Venti, un mitra paurosamente realistico in mano. “Io sono Al Capone,” svela, e offre un sigaro a Niall, poi a Louis, facendo un sorriso così grande che può essere attribuito solo a parecchi martini.

Harry ovviamente non c’è, ma Louis non ci fa molto caso con tutta quella luce, e Liam e Zayn si rotolano dalle risate per il costume di Niall, di cui si sono resi conto solo ora.

“Un cartone del latte!” esclama Liam, con le lacrime agli occhi.

Niall si erge orgoglioso davanti a loro.

“E tu cosa sei, Louis? Il cielo?”

“Io sono il glitter!” esclama, spargendone una piccola manciata nell’aria con un soffio.

“Posso averne un po’?” chiede Zayn, e okay, è ubriaco, ma Louis si intenerisce lo stesso e gliene deposita un pizzico in tasca, il sorriso allargato dall'entusiasmo.

“Pronti per la serata, ragazzi?” urla Louis mentre Liam versa un altro bicchiere di vino a Zayn, gli occhi che ancora brillano dalla risata isterica di prima.

“Prontooo,” canticchia Niall, battendo le mani a tempo, e Liam passa dei bicchieri di vino agli altri.

“Un brindisi!” dichiara quando i quattro ragazzi si sono raggruppati in un piccolo cerchio. “Al miglior Halloween di sempre!”

“Cin, Cin!” grida Louis esageratamente, e ridono buttando giù i bicchieri, il liquido che scivola liscio per le loro gole già intorpidite.

Poi la porta si apre.

Ed ecco che entra Harry.

“Sono arrivato, adesso possiamo andare,” li saluta, compiaciuto e ghignante, gli occhi calmi e vigili mentre analizza ogni costume.

“Oh, ma davvero? Che fortuna,” dice Louis portando gli occhi al cielo, ma il suo sorriso non si è oscurato e tiene stretto il suo bicchiere vuoto, e Harry ha addosso velluto nero e scarpe coi tacchi, e sembra uscito da Dracula, quindi va tutto bene.

Harry a malapena si accorge del suo sarcasmo mentre si avvicina a loro con un mezzo sorriso.

“Zayn, sei perfetto,” fa le fusa, premendogli un bacio sulle labbra prima di scivolare verso Liam. “Mi sa che con quelli ti verrà caldo, gioia.” Passa un dito sulla benda di Liam, poi arriva di fronte a Louis. “Che casino,” dice soltanto (maleducato) e poi si congela quando vede Niall, che aspetta il suo commento nel suo costume ridicolo, le mani giunte davanti a sé. “Non… non so che dire,” conclude infine, e questo li risveglia tutti.

“E tu cosa saresti, allora?” chiede Louis, guardando Harry da capo a piedi (dev’essere una specie di abito vittoriano del tardo diciannovesimo secolo, con tanto di sciarpa cremisi, bastone da passeggio e garofano verde appuntato al bavero). Ha i capelli più ricci e sontuosi del solito, raccolti in cima alla testa, e Louis potrebbe quasi giurare che si sia messo del mascara, magari dell’eyeliner? E un velo di rossetto, in effetti. Ma ripensandoci, con Harry non si può mai dire, visto che il pool genico tende a leccargli il culo.

“Sei un vampiro!” prova Liam, e Zayn fa una risata nasale, portandosi una mano a nascondere il suo sorriso sconcertato mentre vede l’orrore spiaccicarsi sulla faccia di Harry.

“Sono Dorian Gray,” dice, come se la mancata identificazione fosse la cosa più offensiva del mondo, e volta la testa altrove alzando il mento con l’aria di chi ha subito un'onta gravissima, il bastone stretto in mano in una posa perfetta.

“Il libro di Oscar Wilde?” commenta Louis, felice di citare il sapere acquisito durante le loro lezioni. Perché “Il ritratto di Dorian Gray” è il romanzo preferito di Harry, scritto dall’uomo di cui sopra, e Louis lo ha sentito tessere le sue lodi fin troppe volte. Un po’ gli fa male pensare che proprio Harry si identifichi con quel personaggio. Non poteva vestirsi da coniglio o cose così?

Ma poco importa. È Halloween, c'è un'aria allegra, e sono tutti vestiti benissimo.

Harry si gira a guardarlo.

“Esatto,” dice tranquillamente, e potrebbe essere la sua immaginazione, ma crede di aver percepito una punta di orgoglio.

“Gesù,” Niall alza gli occhi al cielo. “Ti pareva che eri un cazzo di libro.”

“Non un libro qualunque!” protesta Harry, accigliandosi.

Zayn sorride in silenzio, poggiando delicatamente una mano sulla schiena di Liam. “È un libro geniale, Harry. Ma sarà meglio che andiamo, no? Sono in ritardo alla mia festa.”

“Beh, è solo in ritardo che ci si può presentare, non ti pare?” Louis sorride.

E si allontanano in un turbine di glitter, tacchi e tessuti inamidati che frusciano l’uno contro l’altro, puzzando di prodotti per capelli e trucco economico, e la notte sembra far loro un piccolo inchino.

**

È la prima volta che non prendono l’auto d’epoca – Louis è riuscito a convincere Zayn a riporla in garage per l'inverno e a sostituirla con una macchina più pratica e isolante – ma è una serata piacevole, fresca da pizzicare la pelle, ma caldo quel che basta per stare bene senza una giacca se c’è bisogno di correre un po’. Che gli fa venire un po' voglia di stare tutti ammassati in quella vecchia ferraglia, a volare giù per le strade col gelo a lambire i loro sorrisi.

Ma la limousine – sì, la limousine – va bene lo stesso, e si versano altri giri di vino di zucca che si rovescia oltre l’orlo dei bicchieri fin sulle loro mani, e si levano solo altre risa.

“Andiamo a fare dolcetto o scherzetto, Niall! Sono pronto!” urla Louis entusiasta, e Zayn scuote la testa con un sorriso mentre Liam praticamente squittisce, Niall ride concordando con lui, e Harry alza appena un sopracciglio.

“Non mi piacciono i dolci,” biascica.

“I tuoi li prendo io!” Louis fa un sorrisone, prima che Niall gli pizzichi il braccio.

“Tu dividi con me, ciccio.”

“Non lo facciamo sempre?”

E Niall lo atterra sul suo sedile buttandoglisi addosso, il cartone del latte che occupa metà macchina, e, come di consuetudine per questa serata, come ha iniziato a rendersi conto, si levano solo altre risa mentre il vino si versa e i bicchieri tintinnano.

**

“Porca vacca,” sbotta Louis, all'entrata dell’hotel.

È magnifico, naturalmente, con i suoi soffitti neri a volta e le fioche luci viola. Le soglie delle porte e tutti gli angoli sono cosparsi di ragnatele che avvolgono ogni superficie, e Louis si vede costretto ad abbassarsi per evitare che gli si impiglino nei capelli glitterati. Delle stelle filanti nere e arancioni – o sono nastri di raso? – ricadono dal soffitto in infiniti viticci, solleticando gli ospiti mentre passano a frotte, le mani protese che ne accarezzano le estremità. C’è una grossa zuppiera di punch che si trova al centro dell’ingresso, viola, sinistra e luccicante, circondata da interminabili file di tazzine di cristallo, e cameriere camuffate da mummie poco vestite ci sculettano attorno con dei vassoi adorni e arrugginiti con sopra vari shot dall’aspetto sospetto che contengono bulbi galleggianti, petit four riccamente decorati, cupcake fatti a ragno, mani mozzate e insetti di plastica.

È una figata coi controcazzi.

“Porca vacca,” ripete, e lancia uno sguardo a Zayn che gli sta sorridendo, valutando la sua reazione.

“Ti piace, Louis?” chiede, e anche Liam rimane a fissare impalato, le braccia che stringono la vita di Zayn.

“Non fare domande stupide, Zayn!” lo stuzzica Louis, e i ragazzi sorridono.

“Zayn Malik! È arrivato!” urla improvvisamente una ragazza, e una marea di corpi inizia a corrergli incontro, togliendo Louis di mezzo mentre chiocciano e blaterano, profondendo lodi per il talento di Zayn per le feste e le decorazioni barocche.

“Bene, allora,” grida, individuando Niall che sta incontrando qualche problema a mantenere in equilibrio il suo corpo scatoloso. “Andiamocene da questo casino.” Afferra Niall per il cartone del latte e lo trascina a fatica al sicuro, dando soltanto un'occhiata dietro di sé per vedere Zayn e Liam che vengono inghiottiti dalla folla, e poi Harry che, il suo sorriso affascinante al solito posto, ha una mano poggiata in maniera invitante sul gomito di un ragazzo.

Ma al pensiero Louis scuote solo la testa e si trascina Niall fino alla scodella di punch.

**

Alla festa c'è un’orchestra che suona musica tetra per circa due ore, e crea davvero l’atmosfera, fornendo alla serata eleganza e i brividi adatti a Halloween.

Nel frattempo, gli ospiti si mescolano e chiacchierano, facendo tintinnare i bicchieri e scattando foto dei loro costumi coi cellulari, complimentandosi a vicenda.

Louis si trattiene nei pressi del punch insieme a Niall, giudicando ogni costume che gli passa davanti (eccetto quello di Spiderman, perché quello era figo).

“Non capisco perché si sia sprecata a mettersi la gonna. Poteva risparmiarsi dei soldi e indossare solo il corsetto,” dice Louis sorseggiando punch, e Niall ride mentre riceve l’ennesimo complimento da un passante per il suo abbigliamento.

Niall ha ricevuto quattordici complimenti da quando è arrivato, e Louis diciannove. Non che li stia contando. Ma, se così fosse, sarebbe assolutamente in vantaggio.

Alla fine, Zayn, Liam, e perfino Harry riemergono dalle masse, i sorrisi ancora stampati in faccia e bicchieri alla mano.

“Beh, è stato divertente,” Liam fa un gran sorriso, i denti bianchi che luccicano sotto le luci nere.

Harry si porta il bicchiere alle labbra, esaminando la folla.

Louis cerca di non guardarlo.

“Mi concedi questo ballo?” chiede improvvisamente Zayn a Liam. “L’orchestra sta per andarsene e dubito che dopo ci saranno altri lenti.”

Tutti li fissano, sorpresi, ed è così che capiscono fino a che punto Zayn è ubriaco. Perché ripete sempre che non balla mai, e spesso la sua faccia si tinge di un colore malaticcio quando se ne parla. Eppure eccolo lì.

“Beh divertitevi,” Louis sorride, dando una pacca sulla schiena a entrambi mentre Liam, gli occhi spalancati e gioiosi, viene scortato alla pista da ballo da uno Zayn sorridente.

Zayn lo saluta pigramente con una mano, trascinato ora da un Liam molto impaziente, e Louis ride insieme agli altri – beh, Harry fa un ghigno – guardando la scena, prima di riempire nuovamente i loro bicchieri di punch.

“Felice Halloween, ragazzi,” annuncia Louis. “Nialler,” gli fa con un cenno del capo, facendo tintinnare il bicchiere con il suo. Poi, “Curly,” dice, e i suoi occhi indugiano su Harry quando i bicchieri si incontrano, mentre lui gli restituisce lo sguardo, svuotato di ogni espressione. Non che sia inusuale ma, seriamente? Potrebbe perlomeno annuire o cose così.

Bevono come una persona sola, Niall che lo butta giù come uno shot, mentre Harry sorseggia finemente.

“Sarà una serata fantastica,” Niall sorride mettendo giù il bicchiere, facendo un cenno con la testa a una bellissima bionda vestita da farfalla che lo sta occhieggiando.

“Io lo amo Halloween,” riflette Louis ad alta voce, continuando a guardarsi nei paraggi.

“Come si può non amarlo?” borbotta Harry, la voce sciropposa e densa. “Una notte dove puoi fare finta di essere qualcun altro? È la perfezione.”

“Buffo però che tu abbia scelto proprio Dorian Gray,” dice Louis, guardando gli occhi di Harry saettare oltre la folla. “Finale un filino tragico, no?”

Harry scuote la spalle mentre Niall e la farfalla cominciano le prime fasi del rituale dell’accoppiamento. “Dipende dalla tua definizione di tragico.”

Okay.

“Ti conviene non diventarmi triste e poetico stasera, Curly. Dico sul serio: è Halloween, abbiamo tutto il tempo del mondo, e io dissemino glitter, cazzo. Quindi niente musi lunghi, capito?” gli ordina, puntandogli un dito in faccia.

Lui alza un sopracciglio, evitando il dito di Louis, e facendo vibrare un, “Ma certo,” ma non sembra molto autentico, non sembra nemmeno che Harry lo stia ascoltando pienamente, ma almeno fa un sorrisetto divertito mentre lo studia, facendo oscillare il bastone avanti e indietro. “Sei parecchio prepotente, lo sai.”

“Lo so.”

“Non mi piacciono le persone prepotenti.”

“Nemmeno a me,” concorda Louis, e scaccia un po’ di glitter in direzione di un ragazzo con una toga.

“Ti piaci?”

Louis incontra lo sguardo di Harry, con un enorme sorriso. “Io mi adoro.” E lancia altro glitter.

Harry porta gli occhi al cielo; le spalle lisce e ammantate di velluto color ebano sono spesse e sontuose alle tenui luci viola e nere, enfatizzano il suo pallore, dando una profondità più oscura ai suoi occhi pesti. “Sai che c’è, mi sa che ne abbiamo avuto abbastanza della tua presenza. L'ha detto Zayn. È troppo educato per dirtelo, quindi te lo dico io. È stato bello finché è durata. Buona fortuna per tutte le tue imprese future.”

Il sorriso di Louis si ricompone, mentre gli cosparge i capelli di glitter, facendolo trasalire e perdere goffamente terreno. “Strano, perché mi ha già invitato al pranzo di domani!”

Harry sputacchia mentre dei glitter gli finiscono sulle labbra, gli si appigliano al velluto della giacca. “Ma davvero,” riesce a dire in tono piatto, lanciando un’occhiata raggelante nella sua direzione e asciugandosi la bocca con il dorso della mano.

“Davvero davvero. Ti dovrai sforzare un po' di più. Non basta così poco per liberarsi di me.” E accennando un sorrisetto contento, Louis gli dà una botta sulle palle.

Harry si piega in due, una mano che si stringe la zona interessata, l’altra che si àncora al tavolo del punch.

“Che barbaro del cazzo,” rantola a denti stretti e con gli occhi arrossati. “Non ti farò ripetizione mai più.”

“Sono quello che sono, passerotto,” sorride, prima di dargli una pacca sulla spalla. “E guardala così: qualunque cosa succeda stasera, fisicamente ti sentirai sicuramente meglio di come ti senti adesso!”

E Harry sta per rispondere, ancora mezzo piegato e con le mani che cercano di picchiarlo, mentre Louis gli sfugge saltellando via tutto contento, quando all’improvviso la musica scoppia dagli altoparlanti, e Zayn e Liam si avvicinano di corsa.

“È stato così romantico! Ci avete visti?? Avete fatto delle foto? O un video, avete fatto un video?” chiede insistentemente Liam mentre Zayn si mette al fianco di Harry, chiedendogli quale fosse il problema, cosa di cui Louis non può fare a meno di ridere.

“Mi spiace, Li, no. Ma non importa perché ci rimangono i nostri ricordi. Adesso, facciamoci un paio di shot e balliamo fino alla morte!” canticchia Louis, sparando le braccia in aria in un turbine di glitter e luci stroboscopiche, e i ragazzi urlano, Niall torna da loro con la farfalla al seguito e Harry pur scuotendo la testa li segue, finalmente in grado di stare in piedi.

**

Il resto della serata è colorata e scura allo stesso tempo, sa di vodka alla zucca, profuma di auto nuova e acqua di colonia, e sembra calda come una notte d'estate.

Louis salta di qua e di là a ogni canzone che esplode dallo stereo, lanciando glitter nei drink di Niall quando lui è distratto (e Harry a un certo punto lo vede e ride davvero, porca miseria, ma è ubriaco quindi forse non vale) e si fa un’infinità di selfie perché, beh, è spettacolare.

A un certo punto si accorge che Harry continua a tirar fuori una penna d’oca, scribacchiando chissà cosa su pezzi di tovaglioli e carta e facendoli scivolare furtivamente nelle tasche degli altri. Ne allunga uno nei pantaloni fatti su misura di Zayn mentre quello è impegnato a chiacchiere con un gruppo di ragazze con la bava alla bocca, e Louis sta per dire qualcosa ma non lo fa, proprio nel momento in cui un ritmo familiare inizia a diffondersi per la sala.

Parte la canzone più ridicola del mondo e, anche se alla sobria luce del giorno Louis punterebbe il naso al cielo di fronte a certe canzoncine, il Louis notturno e ubriaco urla cantando: “She’s up all night ‘till the sun, I’m up all night to get some, she’s up all for good fun, I’m up all night to get lucky!” mentre balla con Niall, sferrando pugni all'aria.

Cantano insieme, tutti e cinque – persino Harry che è sorprendentemente sprovvisto di arpie, sventola le mani in alto come una principessa e ridacchia incessantemente –, e ballano in un cerchio che consiste di nessun altro al mondo, ridendo e gridando le parole.

We’re up all night to get lucky! We’re up all night to get lucky!”

Sbattono l’uno contro l’altro, ridono, urlano, e sono ubriachi mentre cantano, cantano, cantano.

We’re up all night to get lucky! We’re up all night to get lucky! We’re up all night to get lucky! We’re up all night…

Ed è tutto ridicolo, e divertente, e chiassoso, e stancante, e probabilmente imbarazzante, ma proprio non gliene frega un cazzo: Niall rotola nel suo cartone del latte, Liam fa finta di avere una gamba di legno, Zayn (che, dopo essere finalmente riuscito a riprendersi di soppiatto la pistola che Niall che aveva preso in ostaggio, scorrazza di qua e di là facendo finta di sparare alla gente) spinge la pistola verso l'alto a ritmo di musica, sbronzo come quella volta che gli ha vomitato sulle pantofole.

È bello. È proprio bello.

Persino Harry resta con loro, ignorando le orde di sanguisughe che premono le bocche luccicanti di sudore sul suo gilè e sulle scapole; dopo un po' se ne vanno, rendendosi conto che stanotte non avranno niente.

Al solo pensiero il sorriso di Louis si allarga mentre canta, lanciando glitter in alto e ingoiandone la maggior parte tra le risate, e la musica continua, mescolando i loro flussi sanguigni e illuminando gli shot.

We’re up all night for good fun! We’re up all night to get lucky…

**

“Vado a prendermi da bere!” urla Louis a Niall (che al momento è molto indaffarato con due brunette carine vestite da gattine, la farfalla ormai un lontano ricordo) prima di scattare oltre, facendo un saluto militare a Liam e Zayn quando passa accanto a loro, e avvicinandosi alla zuppiera di punch.

È una serata fantastica. Ci hanno provato con lui per tutta la serata lupi, vigili del fuoco, maghi, e perfino l’incredibile Hulk, ha buttato via praticamente tutti i suoi glitter, ha scattato foto magnifiche, ed è anche riuscito a persuadere il DJ a mandare in loop per venti minuti “Get Lucky”, con la somma (nonché inaspettata) gioia di tutti invitati.

Louis pensa a questa serata come a un completo successo.

“Scusa,” mormora, inciampando su un alieno, e alla fine, alla fine, raggiunge il punch, analizzando il tavolo alla ricerca di una bottiglia d’acqua vagante. Ne trova una (grazie a Dio) e la ribalta, buttandola giù in un sorso, e quando riprende il fiato, ha gli occhi umidi e il mento che cola, ma si sente finalmente idratato, e le ossa gli sembrano un po' più solide.

Sta per voltarsi, pronto a lanciarsi di nuovo nel caos – Zayn sta facendo finta di sparare a un gruppo di calciatori con il mitra e Louis una cosa così non può perdersela – quando all’improvviso intravede  all’entrata una figura slanciata, incorniciata dal cielo della notte, solitaria e immobile. E a un tratto Louis non riesce a muoversi perché dov’è finito Harry? Sarà lui, quello lì?

Senza pensarci, i suoi piedi iniziano a muoversi, guidandolo verso la figura solitaria, ed è abbastanza ubriaco da razionalizzare che praticamente ormai sono amici, che non sarà strano avvicinarsi a lui, non sarà troppo improvviso o imbarazzante. Gli ha parlato tante volte prima. Innumerevoli volte. Niente di nuovo.

“Eccolo qui,” canta ubriaco Louis dopo aver scoperto che è effettivamente Harry, e si accascia contro la porta mentre lui fissa in alto il cielo.

Non fa alcun movimento che tradisca la consapevolezza della sua presenza; piuttosto, preferisce stringere il suo bicchierino di cristallo di punch con entrambe le mani, i piedi uniti, i fronzoli del costume che si afflosciano alla luce della luna.

“Che combini?” chiede alla fine, aspettando che Harry lo guardi.

Nessuna risposta, solo uno sbattere languido di ciglia.

“Che guardi?” riprova, scostandosi i capelli dagli occhi e facendo cadere puntine di glitter sulla giacca morbida e vellutata di Harry che si mescola al cielo che lo ingoia.

“Il cielo.”

Beh. Facciamo progressi.

Louis sospira, la testa che gli gira, facendo fatica a ricordare se anche prima era così difficile parlare con Harry. Non gli sembra.

Comunque sia, tra loro c’è un silenzio sereno, riempito da una brezza che soffia da fuori e da qualche frammento di frase delle persone che escono ed entrano dalla porta, e gli occhi di Harry restano in alto e gli occhi di Louis restano su Harry.

“Che stai scrivendo? Su quei pezzi di carta che vai a infilare nelle tasche di tutti? Ti ho visto darne uno a Zayn. Non credo ci abbia fatto caso, però,” dice, la voce strascicata, ma continua a tenere gli occhi fissi sul ragazzo davanti a lui, che adesso, nota, porta delle orecchie da gatto, quasi seppellite sotto i ricci, e ha delle larghe macchie sbavate di trucco nero e luccicante sugli occhi. C'è un che di bello nell'insieme, e un che di brutto, ma Louis è troppo ubriaco per approfondire il pensiero.

“Citazioni,” risponde, labbra inclinate verso il cielo.

“Citazioni di Oscar Wilde?”

“Citazioni di Dorian Gray.”

“Oh,” dice Louis, giocando con i glitter nel secchio. “È la stessa cosa, però, no? Però. Arguto.”

Harry scrolla le spalle.

“Hanno un significato particolare? O le hai scelte a caso?” chiede, cercando di trattenere un rutto e rimanere tutto di un pezzo, mentre l’alcol gli nuota nel sangue, gli fa le bollicine nello stomaco, e gli guida la vista. Sta cercando di rimanere serio, di fare finta di essere sobrio. Perché forse Harry ha bisogno di parlare di tanto in tanto.

Ma dice solo, “Sì. Le ho scelte tutte specificamente,” e non aggiunge altro, le labbra che si stringono in una linea sottile.

Le nuvole scivolano sulla luna. Si adatta bene alla festività che stanno celebrando.

“Mi sa che ti ho appiccicato glitter su tutta la pelle,” nota Louis, osservando le superfici brillanti della pelle di Harry sotto la luce cerulea.

Harry scrolla ancora le spalle, questa volta sorseggiando il punch.

Louis si sposta, sentendosi fuori posto (e davvero ora avrebbe solo voglia di divertirsi, non certo di affrontare la complessità titanica della sua amicizia con Harry, ma allo stesso tempo si sente combattuto), e inclina la testa di lato, cercando di guardare Harry completamente piuttosto che di profilo.

“Ti diverti?” chiede come ultimo tentativo.

Lentamente, Harry si volta a guardarlo, una smorfia di sorriso tatuata sulle labbra.

Il cuore gli fa un tuffo.

Beh, merda. Di nuovo qui.

Ma non è così drammatico come aveva pensato che sarebbe stato: l’atmosfera è calma e tranquilla, gli occhi di Harry sono adombrati e invisibili, e si limita a voltargli le spalle e a fondersi con la folla in un unico, silenzioso movimento, senza mai rispondergli.

E Louis è ancora tanto ubriaco e la vita gli sembra ancora divertente e Harry Styles sembra ancora un problema lontano, quindi seppellisce qualunque malessere che minaccia di venire a galla, scattando di nuovo dentro e seguendo la vista del cartone del latte che balla.

**

Si è fatta un’ora assurda quando vengono riportati a scuola dallo chauffeur di Zayn, ed è la prima volta che Harry torna a casa con loro – e non è nemmeno accompagnata da una sanguisuga, cosa su che lo stupirebbe ancora di più se solo non fosse ancora tanto schifosamente ubriaco.

Si ammassano fuori dal veicolo, puzzando di sudore e alcol stantio, la pelle appiccicosa che trema nella fresca aria notturna. Il sonno ha iniziato a solleticargli le membra, hanno le voci più basse e i le gambe più lente; persino Liam resta zitto, la guancia poggiata sulla spalla di Zayn, che adesso ha gli occhi lucidi e sbatte le palpebre molto, molto lentamente.

“Io vado a casa, ragazzi,” annuncia Niall non appena i suoi piedi toccano il suolo della scuola. “Devo levarmi questa roba di dosso. E farmi una doccia. E dormire.” E senza guardarsi indietro, si allontana, da solo.

E Louis normalmente sarebbe furioso – ancora una volta, Niall abbandona senza pensarci – ma sta ancora nuotando nell’alcol e il cielo è affascinante, per cui rimane a dondolare da fermo e saluta con la mano la sua figura che si allontana, il cartone del latte che va piano piano su e giù.

“A dire il vero sono parecchio stanco anch’io,” ammette Liam, gli occhi che gli si chiudono e affossati, la benda che gli ciondola dal collo, e guarda Zayn, la mano stretta alla sua.

Zayn annuisce, passandosi una mano sul volto. “Sì. Andiamo, Liam.” Fa un cenno di saluto a Harry, che sta facendo roteare il suo bastone passeggiando lungo il bordo del marciapiede che conduce ai giardini.

Segue un momento imbarazzante: Louis non dice niente, non interviene per dire che anche lui è pronto a ritirarsi, e il punto cruciale per la decisione è quasi giunto. Se ne resta in piedi, letteralmente in mezzo ai due gruppi, e sa che dovrebbe andare a letto, dovrebbe dormire su questa serata che l’ha lasciato al contempo esaurito e rinvigorito, ma i muscoli gli sobbalzano con quel poco di energia che gli basta per voler rimanere sveglio, per voler rimanere a vagare per il mondo.

Liam lo guarda incuriosito e lo sguardo di Zayn continua a passare da lui a Harry, che ha già iniziato a sparire dal suo campo visivo, gli occhi rivolti al cielo.

“Io rimango, ragazzi. Voi andate,” si sente dire, e non gli sfugge il sorrisetto che sfiora per un attimo le labbra di Zayn.

“Va bene, allora. Buonanotte Louis,” mormora Zayn.

“'Notte,” aggiunge Liam sovrappensiero, sbadigliando e inciampando dietro Zayn, che se lo tira dolcemente dietro.

Louis saluta con una mano, facendo un sorriso imbambolato, prima di cercare con lo sguardo la figura che si mescola all’oscurità, percorrendo il sentiero del giardino.

È probabile che sia un’idea sciocca, a essere sinceri. Un Louis molto ubriaco che segue un potenzialmente non poi così ubriaco Harry: è una ricetta di puro disastro e battibecchi, e forse ancora un altro passo indietro per loro (riuscirà mai ad andare da qualche parte con questo ragazzo? È possibile essere veri amici di Harry Styles?) ma non è in sé, il bisogno di parlare e farsi intrattenere è il suo unico pensiero, quindi fa una corsetta per raggiungerlo, senza più titubare.

Harry, che continua a scivolare verso i giardini, probabilmente diretto al centro, dove si annidano cespugli di rose a grappoli e l’edera si avviluppa alle panche di pietra antica che li circondano. Lancia uno sguardo di sbieco a Louis.

“Che stai facendo?”

“Ti seguo,” si limita a dire, la lingua senza freni. “Dove stiamo andando?”

“Non dovresti andare a letto?” E ha un tono quasi irritato, ma a Louis piace pensare sia soltanto curioso.

“Nah. Non ho sonno. La notte è giovane, Curly, è Halloween, e io sono il glitter – te l’ho detto che sono vestito da glitter? – ed è così bello qui fuori, tanto, tanto bello, che ho sentito dentro di me l'urgenza di restare.” Parlare è divertente quando è ubriaco. Ancora più divertente del solito. “Adesso mi stai dando ripetizioni serie, quindi siamo amici. E l’altro giorno siamo andati d’accordo. Te lo ricordi? Quando siamo andati d’accordo?” Gli scappa un singhiozzo, piccolo piccino.

L’espressione di Harry è neutra mentre continua a camminare a pigre falcate, il bastone da passeggio che ticchetta sul sentiero acciottolato. “È stato ieri.”

“Sì! Ieri siamo andati d’accordo, Curly, quindi praticamente ormai siamo amici, presumo.”

“Ah sì? Presumi?”

“Già,” dice semplicemente, e camminano avanti.

Il fiato di Harry diventa nebbiolina, turbina in aria ed evapora. Louis prova a far fare la stessa cosa con il suo, ma non ci riesce. E non ha poi molto senso, no? Non è mai stato bravo in scienze.

Ma prima di poterci riflettere ulteriormente, si ricorda del secchio di glitter che ha in mano. E la sua mente ubriaca trova grande importanza ed entusiasmo in questo dettaglio.

“Me l'ero dimenticato!” esclama rumorosamente, gettandolo in alto.

Harry gli dà un'occhiata ma non dice nulla.

Poi a Louis viene la brillante idea di lasciare una scia di glitter al loro cammino, perché è tutto divertente ed è tutto un’avventura e perché diavolo non dovrebbe lasciare una scia di glitter?

“Guarda, come in Hansel e Gretel!” esclama, indicando quello che sta facendo, e si pensa molto intelligente, le guance calde e i capelli che iniziano a finirgli negli occhi.

E di tutte le cose che Louis ha detto quella sera, quella è l’ultima cosa che si aspetta possa far sorridere Harry.

“È vero,” dice, fermandosi a esaminare il lavoro di Louis. Fa un passo avanti. “Dai, dammene un po’,” continua, ancora sorridente; gli sfugge qualche risatina. “Facciamo un’altra scia. Ma molto complessa.” Comincia a spruzzare il glitter in cerchi, facendoci degli otto e usandolo per circondare i cespugli di rose, e Louis non può fare a meno di fissarlo a bocca aperta perché, beh, sarà mica che Harry è più ubriaco di quanto pensasse?

O forse Harry è un bambino. In ogni caso, non riesce a distogliere lo sguardo e non riesce a soffocare il sorriso che gli apre il volto.

Lo guarda creare dei motivi complicati, usando quel che rimane dei glitter. “Stai facendo in modo da non farci trovare più?” ride, e il secchio penzola dalle sue dita allentate.

Il sorriso di Harry vacilla subito mentre lascia cadere gli ultimi glitter della sua manciata.

“Più o meno.” Si passa le mani sui pantaloni, e in men che non si dica, è tornato alla sua stoica poesia. “Tu puoi farti trovare, se vuoi. Ma io non voglio.”

Louis si ammutolisce, fissandolo, e non sa davvero cosa dire. Sono questioni che gli sembrano troppo grandi, troppo importanti anche solo per abbozzare una riflessione in questo stato, soprattutto vestito com'è di lustrini e brillantini sudati.

Continuano a camminare fino alle rose. E poi, senza alcuna transizione, Harry si lascia cadere a terra, si stiracchia, e si distende sull’erba morente e sulle foglie cadute, le rose appassite assiepate attorno alla testa.

“Ci sediamo sull’erba, eh?” chiede, e inciampa un po’ per stendersi accanto a Harry, a debita distanza.

“Zitto,” dice Harry piano, e ha gli occhi incollati sopra di sé, vitrei, miti e tristi.

Louis obbedisce.

Se ne stanno lì in silenzio, i respiri calmi che si mescolano alla brezza, e fa un freddo cane, ma le guance di Louis sono ancora calde per l’alcol, per cui non si lamenta; ascolta soltanto il respiro di Harry e sbircia di nascosto il suo profilo immobile, velato da una luce tenue e da ombre senza prismi.

E poi Louis parla.

“Non si vedono le stelle. Non vedo neanche la luna,” mormora, e forse sono le rose a bloccargli la visuale.

Via le torce. Celate la luna. Celate le stelle,” recita in un respiro, e Louis chiude gli occhi al suono del suo sussurro.

“Bello,” dice piano, e gli pare quasi di sentire l'ebbrezza che lentamente scivola via.

Harry non risponde. Ha ancora le orecchie da gatto sulla testa, impigliate ai ricci ribelli, e gli zigomi sono affilati e infossati. È Halloween in persona.

“Dovresti andare,” dice improvvisamente la voce di Harry, tagliando l'aria con la sua dolcezza.

Ma Louis non si muove.

E Harry non si ripete.

Crede che Harry abbia ragione, crede che dovrebbe davvero andarsene, ma non ci riesce, ha le membra pesanti, l’adrenalina e l’eccitazione finalmente vanno scemando, per lasciare spazio solo alla stanchezza.

Le palpebre iniziano a calargli, la testa si è accoccolata su foglie morte e petali di fiori appassiti, e l’aria è fresca, limpida, piacevole. E l’alcol gli trascina i muscoli verso il basso e gli culla il cervello, e forse gli pare di sentire il battito di Harry, sincronizzato al suo.

Rimane così per un po’, le palpebre che si socchiudono pigramente e il corpo che si prepara a dormire, e restano sdraiati per minuti, forse ore? Dev’essere parecchio tempo perché il sole sta ora facendo capolino all’orizzonte, riflettendosi sui glitter che ancora sono attaccati alla loro pelle.

Louis sta per addormentarsi, sì, ma prima di riuscirci, sente un languido sorriso ubriaco formarsi sulle sue labbra.

L’aria è immobile.

Un uccello solitario cinguetta debolmente in lontananza.

Harry respira, calmo e silenzioso.

We’re up all night till the sun,” canta Louis, ridacchiando tra sé e sé, le parole strascicate che si sforzano di uscire dalle sue labbra fiacche, ma non si ferma, gli occhi che gli si chiudono, l'ebrezza che ancora gli rimbomba dentro, gradevole, quanto basta per assicurargli che questa sia una buona idea. Perché sono parole adatte al momento, sul serio, e sì, si sente proprio come fosse la persona più furba del circondario.

E mentre canta, “We’re up all night to get some,” gli pare di sentire un fievole baritono che canta piano assieme a lui.

We’re up all night for good fun. We’re up all night to get lucky.”

La voce bassa e roca di Harry scivola accanto alla sua, che è leggera e squillante, il che è molto, molto ridicolo, ma è anche una conclusione assolutamente perfetta alla loro serata, e, mentre gli occhi di Louis si chiudono per l’ultima volta, i versi che ancora gli scappano dalle labbra, sente l'affiorare di un sorriso, accompagnato dalle prime schegge di sole che aleggiano sulla sua pelle. 

**

Si risveglia come previsto: da solo.

Harry non è da nessuna parte. Ma probabilmente è meglio così, perché Louis si sente uno straccio e ha questioni più incresciose per la testa.

Ha i vestiti umidi, come la sua pelle, accoccolato com'è sull’erba zuppata di rugiada, e il sole brilla in modo allarmante, tanto da bruciargli la retina e friggergli la gola e il cervello molto, molto secco.

E cazzo merda culo.

Come ha potuto pensare di addormentarsi all'aperto?

Costringe i muscoli intorpiditi a sollevarsi da terra, le ossa che scricchiolano, e si passa una mano sulla faccia increspata dal sonno prima di incespicare in direzione del suo appartamento, secchio alla mano, granelli di glitter umidi attaccati ai lati.

Sentendo un freddo incredibile – sta morendo? Può essere – infila la mano libera in tasca, sperando di assorbire almeno un po’ di calore-

Ma cosa?

Si ferma, le dita sfiorano un pezzettino di carta. Curioso e confuso, lo estrae, aprendolo dagli angoli e riconoscendo immediatamente la calligrafia.

Conoscevo soltanto ombre e le prendevo per vere.

Louis fissa le parole, piccole e scribacchiate in fretta e furia. Sono nella sua mano, silenziose e modeste.

Harry. Dorian Gray. Le citazioni.

Come ha fatto a non sentirlo quando gliel'ha infilato in tasca alla festa?

Come ha fatto a non accorgersi che era lì?

Fisicamente, Louis si sente una merda, tra i postumi di sbornia, il gelo, l’umidità e la sete. Ma vede le parole di Harry, e, al diavolo la citazione, hanno fatto centro, troppo centro, tanto che il cuore mezzo addormentato di Louis si serra per la frustrazione.

Perché colpiscono nel segno.

Riascolta la loro conversazione della notte precedente, gli fa eco nel cervello.

Hanno un significato particolare? O le hai scelte a caso?

Sì. Le ho scelte tutte specificamente.

Merda.

Sa di non poter ricucire ogni ferita. Questo lo sa: per quanto si impegni, Harry continuerà a essere problematico e inquieto, troppo preso dalle tonnellate di merda assurda della sua vita.

Eppure.

Ha promesso a Zayn che l'avrebbe aiutato.

Accidenti, praticamente si era ripromesso di prendersi cura di Harry molto prima della sua conversazione con Zayn.

E sono le cazzatine come questa – quelle cazzatine che non fanno rumore che vengono messe da parte perché giudicate superflue o frivole – che Louis non può ignorare, essendo perfettamente in grado di notarle, e il pensiero gli lascia un peso sullo stomaco.

O forse quello è solo colpa dei postumi da sbornia, chi lo sa.

In ogni modo, invece di richiedere l'asilo del suo appartamento, prende una decisione. Strappa un pezzo di carta da una delle bacheche degli annunci nei corridoi, googla “citazioni Dorian Gray” sul cellulare, e scrolla lo schermo troppo luminoso fin quando non ne trova una perfetta, letteralmente perfetta.

Dietro esistenze sublimi c'è sempre qualcosa di tragico.

E se questo non è Harry, allora alza le mani.

Afferra meccanicamente una penna dal bancone di un negozio chiuso, scribacchia la frase nella sua scrittura più leggibile, e senza sprecare un altro istante, si avvia in direzione delle stanze di Harry, ignorando l’urgenza di fare pipì e il mal di testa che pulsa a tempo con i suoi piedi.

Però va a passo spedito, ci mette relativamente poco tempo considerata la schiena dolente, e fa scivolare il pezzo di carta sotto la porta di Harry, sperando che non si perda o che non venga calpestato.

Compiuta la missione (e con un letto che invoca il suo nome), Louis si avvia ancora una volta verso l’appartamento, sentendosi bene con se stesso e con la situazione che ha appena affrontato.

Perché almeno ha fatto qualcosa. Ed è stato qualcosa di altruista. E, chissà, magari potrebbe anche riuscire a sbloccare Harry in qualche modo.

È solo dopo che è rientrato al sicuro nell’appartamento, dopo che ha oltrepassato un Niall privo di sensi sul divano (è stravaccato e sbava, la sua pancia nuda è una discarica di carte di caramelle vuote) camminando sulle punte, e dopo che si è chiuso a chiave nella calda solitudine della sua stanza, che infila l’altra mano nella tasca, e trova un altro foglietto accartocciato.

Si mette a sedere, aprendolo sotto il fiotto di luce che si riversa dalle finestre, la vista che gli si appanna dalla stanchezza e dall'infelicità fisica generale.

Mi vorrai sempre bene. Per te rappresento tutti i peccati che non hai mai avuto il coraggio di commettere.

E bam.

Le parole gli vanno dritto al petto.

Un piccolo ritaglio di carta. Diciannove parole. Trovate per caso. Avrebbe potuto facilmente non vederle mai, avrebbe potuto facilmente vivere il resto della giornata nella beata ignoranza. Ma bam, l’ha trovato, bam, l’ha letto, e bam, così, le parole lo travolgono. Sono corrotte, sono contorte, sono scritte con una risata sarcastica e priva di allegria, e Louis non vede altro che un ragazzo che interpreta la sua gentilezza come un mezzo per affascinare anziché per solidificare i rapporti.

Harry ha scelto questa citazione specificamente per Louis.

E questo… è come pensa che Louis lo veda.

Cosa che… cazzo.

Veramente?

Veramente?

Quindi Louis fissa, fissa, continua a fissare il vuoto, fino a che il sole è alto in cielo, e sente Niall che a tentoni si sveglia, il foglio schiacciato nella mano, inondato dalla luce di mezzogiorno, e bam.

Louis si sente di merda.


NdT. La prima parte del capitolo è ispirata a Get Lucky dei Daft Punk e la seconda a Cosmic Love di Florence and the Machine. In quanto all'immenso ritardo, ragazzi, che vi devo dire: la sessione estiva è quello che è, e si può dire che è stata doppiamente spietata con questa traduzione (ovvero, io e mia sorella siamo entrambe semplici studenti universitarie). Io però non mollo, spero neanche voi. :p
   
 
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