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Autore: Mrs Carstairs    28/07/2015    1 recensioni
-tratto dalla storia-
A svegliare Tris fu la luce del sole che entrava dalle finestre. La sera prima doveva essersi dimenticata di chiudere le veneziane. Si accorse poco dopo di non essere a letto ma… in poltrona. Aveva dormito tutta la notte in quella scomoda posizione, appollaiata su quella poltrona infossata, perché? D’istinto, lo sguardo corse al letto, trovandosi a rimirare le coperte sfatte, il lenzuolo attorcigliato e uno dei due cuscini a piedi del letto. Andrea sussurrò. E decise finalmente di alzarsi per sgranchirsi quelle povere gambe piegate da chissà quante ore. Come si avvicinò al materasso dalla parte dello scendiletto, vide qualcosa, incastrato tra le pieghe del piumone. Allungò una mano e lo prese tra due dita. Un biglietto. “Grazie.” A.
in un certo senso la storia è presa dalla realtà. quello che ho sentito ho descritto.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Dopo tre ore di viaggio in rettilineo, Tris si era addormentata con l testa appoggiata al finestrino del treno. Poi, il sobbalzo del cambio binario l’aveva svegliata, con un colpo poco gentile del vetro alla tempia. Pian piano aprì gli occhi, corrugando la fronte per il fastidio. Ormai doveva essere ora di pranzo. Chissà se la nonna ha fatto il pasticcio… il pensiero della ragazza era volato di nuovo alla villa di campagna con nient’altro attorno che prati, il profumo della menta piperita che cresceva ai lati del sentiero.. al cielo plumbeo che accompagnava le estati più intense.
Nel frattempo il treno si era fermato ancora. Aveva perso il cartello con il nome della stazione, ma sapeva di essere ancora lontana da casa sua. Dovevano essere in una cittadina, forse anche… a Cardiff.
Tris si sporse dal sedile per guardare fuori dal finestrino opposto alla sua parte di corridoio e cercò freneticamente tra i passeggeri che scendevano una testa dai capelli ricci e arruffati, delle spalle larghe, una tracolla piena di scritte e versi di canzoni.. ed eccolo lì. In mezzo alla fiumana di gente che saliva e scendeva dal treno, Andrea stava fermo, come a fare da spartitraffico, guardando verso la vettura. Poi le porte del treno si chiusero e tutto ricominciò a muoversi di nuovo, lentamente. Tris piantò le unghie nel metallo della cornice lucida del finestrino, la mascella serrata, il cuore che le martellava nel petto, gli occhi ancora sulla figura del ragazzo. Stava per accendersi una sigaretta, ma d’improvviso alzò lo sguardo. Tris non seppe dire se l’aveva fatto apposta o no, ma l’espressione che ritrovò sul viso di Andrea le suggerì che niente di tutto quello che stava accadendo era stato calcolato. Gli occhi del ragazzo incontrarono i suoi per un momento, le mani sollevate, una a proteggere la sigaretta dal vento, l’altra a far scattare l’accendino; tra le labbra una Marlboro rossa. E d’improvviso la sua espressione mutò. Un angolo della bocca si curvò all’insù, delineando il suo solito sorrisetto compiaciuto, l’accendino scattò, accendendo la sigaretta e la mano che non la proteggeva più le rivolse un cenno di saluto quasi alla militare. Dopo di che il treno aveva cominciato a correre sulle rotaie e la stazione era ormai svanita dalla vista sfocata della ragazza. Si spinse via dal finestrino, lasciandosi cadere di nuovo al suo posto, allungando le gambe sul sedile di fronte al suo. Il suo scompartimento era vuoto, fatta eccezione per un gruppo di ragazzi che chiacchieravano tra loro.
Bello spettacolo, Tris. Complimenti. Alcuni di loro, infatti, guardavano nella sua direzione, sorridendo o ammiccando.
***  
Quando Tris riaprì gli occhi, dopo un piccolo sonno, si ritrovò a scattare in piedi come una molla. Il cartello che riportava il nome della sua stazione era apparso davanti ai suoi occhi assonnati già da un po’.
Raccolse le sue cianfrusaglie e sciolse i capelli dalla coda improvvisata per la comodità del viaggio. Prima che se ne accorgesse sul serio, aveva messo piede sulla banchina dalle piastrelle chiare del binario.  
Betws-y-Coed, ripeteva l’incisione sopra l’arco d’uscita della stazione. Sospirò. Finalmente era arrivata.
Alla vista della pietra familiare dell’edificio della stazione sorrise. Era un bel po’ che non ci rimetteva piede. Aveva passato il Natale a Londra, da sua madre, senza potersi godere la neve a Betws-y-Coed e quell’atmosfera terribile e scura tipica del suo inverno. Adesso sentiva il profumo del fiume e l’aria dolce delle cascate di Swallow Falls e il familiare peso di quel luogo, la sacralità dell’abbazia di St. Mary, poco lontana e in fine la brezza leggera che scuoteva le fronde e i rami più alti degli alberi dei boschi circostanti.
I piedi di Tris si mossero da soli, senza che lei stessa lo volesse, quasi, cominciando a camminare sulla strada principale del paese. La casa dov’era cresciuta si trovava poco fuori dal centro della piccola cittadina, appena la strada finiva e cominciavano i sentieri, avrebbe dovuto attraversare il ponte della battaglia di Waterloo, seguire il sentiero del bosco, giungendo alla deliziosa villetta immersa nel verde.  Il trolley la seguiva fedelmente, graffiato  dai sassolini dei primi sentieri e ormai impolverato del selciato. Ma fu tutti più semplice sul ponte di Waterloo. Tris lo percorse fino a metà, appoggiandosi alla balaustra per guardare l’acqua. Un gruppetto di anatre scivolava sull’acqua fluida e verde del fiume, qualche foglia ne colorava il riflesso, riempiendo d’arancione e giallo la riva rocciosa. Un venticello leggero, ma fresco -un rimasuglio della brezza invernale- le scostò i capelli dalle spalle, come una carezza di bentornato, per poi annullarsi come s’era creato.
Tris sospirò. Quanto avrebbe voluto che Andrea potesse ammirare quello spettacolo di colori con lei… glie lo aveva promesso qualche mese prima. Gli aveva promesso di portarlo con sé per mostrargli quei luoghi di cui lei parlava sempre con ardore. Gli aveva promesso di insegnargli ad andare a cavallo, di guidarlo nei boschi per vedere le Swallow Falls..
Sarebbero rimasti in silenzio ad ascoltare tutto quello che le rocce avevano da raccontare, che l’acqua cantava a squarcia gola alle cascate. Avrebbero camminato fino all’abbazia per ammirarne l’aspetto solido e sacro. Si sarebbero stesi sull’erba del giardino, a guardare le nuvole che correvano veloci… a raccontarsi stupidate o qualcosa di importante… e invece sul ponte di Waterloo c’era solo lei. 
   
 
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